Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
L'opera è divisa in due fasce, in quella in basso
la madonna è i santi fanno cerchio e pregano
per il cristo risorto.
Nella fascia in altro, cristo adornato da una
mandorladi putti co la bandiera crociata
simboleggia la vittoria e ascende al cielo
Crocifissione
a Circoncisione è la scena più raffinata
del trittico, dove Mantegna ricrea appieno
un interno classicheggiante, con una
profusione di eleganti decorazioni che
non si ritrova in nessuna altra sua opera
di questo formato. Iconograficamente
presenta una rara unione di due episodi,
cioè la presentazione al Tempio e la
circoncisione. L'atto del sacerdote
rimanda infatti al secondo episodio, non
frequentemente raffigurato nell'arte del
tempo, mentre il resto della scena fa
riferimento alla presentazione: vi compare
infatti la profetessa Anna e san
Giuseppe che porta in offerta due tortore,
necessarie per il rito di purificazione di
Maria, che avveniva, secondo il rito
ebraico, dopo la nascita del primo figlio
maschio.
Morte della
Vergine che
oggi si trova al
museo del
Padro, Madrid,
è caratterizzata
da questa
ampia veduta
del lago di
Mantova che è
una reale
veduta dalla
camera degli
sposi.
Le candele sono
il simbolo della morte e della vita con la
speranza della resurrezione della vergine
morta sul letto e gli apostoli che si preparano
al rito funebre.
È in questo affresco che si notato di più il
recupero dei modelli orientali.
La scena non ha niente di spettacolare, è una
morte semplice umana, mantegna rende i suoi
personaggi più reali, i gesti sono più veriieri, il
panneggio è molto sottolieato e la prospettiva
anche grazie al classico pavimento a
scacchiera.
- Mantegna veniva usato anche dei Gonzaga,
non solo per affermare spesso il potere dei
principati italiani, come allora succedeva ma
anche per opere minori e personali.
Altre commissioni
importanti alla corte dei
Gonzaga fu sicuramente la
Pala di San Bernardino e il
San Sebastiano che fu
inviato a Gilbert de
Montpensier come parte
della dote di Chiara
Gonzaga.
San Sebastiano , tempera su tela
l dipinto raffigura il santo seminudo
trafitto dalle frecce del martirio e legato
alla colonna di un'imponente costruzione
architettonica all'antica, ormai diroccata e
in rovina. Ai suoi piedi ci sono vari
frammenti classici, tra cui il piede d'una
statua: Mantegna era infatti appassionato
di reperti antichi, che collezionava e
inseriva spesso nelle sue opere. In primo
piano, nell'angolo in basso a destra, si
notano i due giustizieri, l'arciere e un
compagno, che sono raffigurati con
quell'insistenzachiaroscurale sui solchi
del viso tipica delle opere di Mantegna più
espressive. Alcuni dettagli grotteschi o
iperrealistici (come l'espressione truce
dell'arciere o la finezza con cui sono
disegnati uno per uno i peli della sua
barba) rimandano ad operefiamminghe, in
particolare alla lezione di Rogier van der
Weyden che Mantegna ebbe modo di
assimilare in gioventù.Il santo, come
consueto nelle rappresentazioni dalla
seconda metà del Quattrocento in poi,
diede l'opportunità al pittore di eseguire
una virtuosa
rappresentazione anatomica del nudo
maschile, con il torace trattato con una
particolare morbidezza di toni, su cui
spicca per contrasto la durezza
quasi marmorea del panneggio
del perizoma. Le frecce, a differenza della
tavola viennese, entrano ed escono da
corpo martirizzato, scorrendo talvolta
sottopelle, per aumentare il senso tragico
di dolore del martirio, che Sebastiano
sembra tra l'altro sopportare con pietosa
rassegnazione grazie alla fede religiosa,
come suggerisce il suo viso rivolto al
cielo. Da notare alcuni virtuosismi, come
l'effetto delle corde che stringono le carni
con grande reali.
Capitello Corinzio.
Nel 1465 Mantegna da il via alla decorazione
della camera degli sposi, uno dei capolavori
Italiani del 500.
Le due pareti sono dipinte con scene
narrative che ovviamente esortano la
dinastia dei Gonzaga.
Uno dei principale è
Ritratto di corte
La famiglia Gonzaga con il marchese Ludovico
la moglie e i figli che riceve una lettera dal
segretario in cui si richiede la sua presenza a
Milano per le gravi condizione di salute di
Francesco Sforza.
Lungo la
strada
incontra
il figlio
Francesco
che aveva
ricevuto
la nomina
di
cardinale
e stava andando a Roma, passando prima per
Mantova.
L'incontro infatti è l'opera adiacente a ritratto
di corte.
Nell'incontro si
vede Ludovico II
saluta il figlio neo
cardinale, a destra
federico che
succederà a
Ludovico II che
tiene la mano del
fratello Ludovico
futuro cardinale.
Il dipinto mostra la
dinastia politica e
religiosa
raggiuntasi sotto
Ludovico II.
L'imperatore cristiano I simboleggia i legami
che i Gonzaga avevano fuori dall'italia.
Sullo sfondo dell'incontro una roma che però
non è roma, ma è mantova simbolo che i
Gonzaga volevano fare di Mantova una nuova
Roma.
Nella volta di conseguenza di vedono i busti
degli imperatori Romani, partendo da Giulio
Cesare,.
Si tratta di un tondo aperto
illusionisticamente verso il cielo, che
doveva ricordare il celebre oculo
del Pantheon, il monumento antico per
eccellenza celebrato dagli umanisti.
Nell'oculo, scorciati secondo
la prospettiva da "sott'in su", si vede una
balaustra dalla quale si sporgono una
dama di corte, accompagnata dalla serva
di colore, un gruppo di domestiche, una
dozzina di putti pvone che simboleggia il
matrimonio , fondamentale per la fortuna di
una dinastia.
I putti con
mela o
coroncina che
simboleggiano
la corona e lo
scettro.
I pennacchi
attorno alle
figure degli
imperatori rappresentano i miti di ercole,
arione e orfeo.
Nel 1492 Francesco II Gonzaga volle
ricompensare Mantegna per la sua dedizione
presso la famiglia Gonzaga da tanti anni e
dichiarò che doveva essere ricordate le opere
dell'artistia più celebri che un tempo aveva
dipinto del palazzo e nella camera degli sposi,
oltre agli affreschi realizzati per papa Innocenzo
VIII e anche il trionfo di Giulio Cesare che stava
dipingendo proprio in questi anni.
Il trionfo è composto da nove dipinti ed è
considetata l'opera più importante di Mantegna in
cui raffigura nove vittori di Giulio Cesare, scelto
perche figura leale e generale invincibile con il
quale poteva essere paragonato il condottiero
Francesco Gonzaga.
Il trinfo fu esposto a palazzo San Sebastiano e le
tele fecero da sfondo poiche il palazzo diventò un
palcoscenico per le apparizioni di Francesco in
pubblico. Trionfi di cesare
Tempera su tela.
La prima scena,
genericamente
chiamata Trombettieri e
portatori di insegne , mostra
l'inizio del corteo dove sfilano,
nell'ordine, i trombicini, i portatori di
insegne di Roma, tra cui spicca un
soldato nero in primo piano, probabile
riferimento all'estensione del potere della
Repubblica, e i portatori dei tabelloni con
i dipinti delle principali fasi della guerra e
delle città conquistate. Questi tabelloni,
un affascinante esempio di dipinto nel
dipinto, ritraggono ampi paesaggi con
vedute cittadine ricche di edifici
monumentali e in primo piano gli eserciti
con vistose macchine belliche come torri
e catapulte. Nell'ultimo tabellone si vede
una città data alle fiamme.
La seconda scena, Carri trionfali, trofei e
macchine belliche, mostra il tratto
successivo del corteo, con alcuni carri
che trasportano statue, quali trofei di
guerra, e, in secondo piano, le macchine
belliche usate negli assedi, tra cui si
riconosce chiaramente un ariete con la
tipica testa caprina.
a terza
scena, Carr
o con trofei
e portatori
di bottino,
mostra un
carro pieno
di armature
issate su pali, che si intravedevano
appena all'estremità del pannello
precedente. Si tratta delle armi prese ai
vinti. Nel groviglio di lance, corazze, asce,
elmi, spade, stivali, si intravedono alcuni
pezzi particolarmente pregiati, come gli
scudi dorati decorati da bassorilievi
La quarta
scena, Portat
ori di vasi, tori
sacrificali e
trombettieri,
continua la precedente, poiché si vede la
metà terminale del carro portato a spalle
carico di tesori: vi si vedono un grande
vaso buccellato colmo d'oro e piatti,
anfore e ampolle d'oro e d'argento. In
primo piano un uomo porta un braccio un
monumentale vaso di pietra pregiata
(agata?), riempito di oggetti preziosi d'oro
e cristallo di rocca. Dietro il carro si
vedono alcune insegne romane.
Seguono un nuovo gruppo
di trombicines, sui cui strumenti sono
appesi nastri con iscrizioni (SPQR IVLIVS
CAESAR P.M. e SPQR DIVO IVLIO
CAESARI D. P.P.P.), mentre due inservienti
conducono due tori sacrificali. In questa
tela compare un lontano sfondo,
composto da una collina sormontata da
edifici monumentali, ai piedi della quale si
intravedono anche campi con contadini al
lavoro. Come in altre opere di Mantegna,
la rievocazione architettonica del passato
non è filologica, ma organizzata secondo
la fantasia dell'artista, a cui interessava
un'ambientazione che fosse storicamente
plausibile.
La quinta
tela, Trombet
tieri, tori
sacrificali ed
elefanti,
continua la
precedente, come si nota dalla metà della
collina a sinistra e dai due trombettieri di
spalle in cima a questa porzione di
corteo. Seguita la processione di tori
sacrificali, a cui si aggiunge quella degli
elefanti, straordinari animali da guerra. Su
una piattaforma portata da un elefante in
secondo piano sono sistemate una serie
di fiaccole, badate da un personaggio
vestito di rosso e un inserviente che
guida l'animale. Nella seconda metà del
dipinto gli elefanti sono ben visibili in
primo piano, decorati da ghirlande sulla
testa, da fili di perle e pennacchi. Quello
in primissimo piano è cavalcato da un
ragazzo, con un ricco tappeto come sella.
, Portatori di
corsaletti, di
trofei e di
armature, è
continuata la
scena
precedente,
infatti a sinistra si scorge la coda di un
elefante. Su vassoi por