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Francia
In Francia vennero combattute le guerre più pesanti e uno dei problemi principali fu la
riconversione bellica. La classe politica era divisa in radicali (centro-sinistra) e moderati
(conservatori del centro-destra) e si ritrovò a dover gestire la questione delle rivendicazioni
sindacali come la richiesta di riduzione delle ore lavorative a fronte di salari equi (la guerra portò
una larga deflagrazione). Anche la Francia risentì della crisi del ’29: dopo un’alternanza di governi
nel febbraio del 1934 la destra tenta un colpo di stato con la marcia sul parlamento, che però
fallisce. Si instaura così un regime autoritario che permetterà la vittoria del fronte popolare alle
elezioni dell’aprile del 1936 e il cui presidente divenne Leon Blum. Blum cercherà di guidare
un’alleanza politica tra comunisti, socialisti e radicali di sinistra e avviò varie riforme importanti:
• Introduzione delle relazioni industriali, nel quale i datori di lavoro e i rappresentanti dei
lavoratori avevano diritto alla contrattazione per legge.
• Ferie retribuite (grazie al quale nacque il turismo)
• Settimana lavorativa di 40-42 ore (8 ore giornaliere)
• Aumenti salariali
Queste riforme furono condivise dal “movimento di piazza” e ci fu un grande coinvolgimento delle
masse. Tutto questo portò delle conseguenze altrettanto negative come la fuga del capitale che
impoverì il paese; inoltre il governo non si schierò di fronte a quello che stava accadendo in Spagna
nel 1936 con la guerra civile e di fronte alla mancata presa di posizione il governo si indebolì. Nel
1938 salirono al potere i radicali.
Dal punto di vista economico invece l’industria rimaneva debole ma con eccellenze nel campo
dell’automobile e della chimica. La maggiore importanza si dava all’agricoltura che rendeva la
Francia autosufficiente ma anche questo settore era in crisi in quanto a causa della guerra si
assistette a un crollo demografico che portò alla perdita di forza lavoro giovane e a una forte
migrazione sia dai paesi europei (come l’Italia) sia dalle colonie (Tunisia, Algeria).
Gran Bretagna
La Gran Bretagna, che dopo la guerra mondiale rimase comunque il più vasto impero, nella fase
successiva al conflitto politicamente vide prevalere i governi conservatori anche se, dopo varie
alternanze di forze politiche, vide tra il 1924-26 salire al potere il partito laburista, ossia dei
socialisti moderati che avevano uno stretto rapporto con il sindacato britannico. Il primo ministro di
questo governo fu Ramsay MacDonald che salì nuovamente al governo nel 1935. Nella fase più
acuta della crisi venne appoggiato anche dal partito dei conservatori, in una sorta di governo di
solidarietà nazionale, soprattutto per natura economica. Per rispondere alla crisi venne svalutata la
sterlina, per facilitare le esportazioni e venne creata una gabbia protezionistica che coinvolgeva
tutto l’impero.
Commonwealth nel 1931, organizzazione tesa a creare un grande mercato per far circolare le merci
e per poter riattivare l’economia. Tutto questo permise una lenta ripresa e stimolò la produzione
all’interno dei dominions (di quei paesi che dovevano far fronte alla madre-patria).
Questione irlandese: l’Irlanda nonostante fosse un territorio molto diverso soprattutto dal punto di
vista religioso era comunque legato alla Gran Bretagna. Gli irlandesi erano prevalentemente
cattolici (ad eccezione dell’Irlanda del Nord protestante fortemente legata alla Gran Bretagna). Una
grande differenza la si ha anche nella lingua che ha derivazione gaelica e non anglosassone.
Il periodo fu buio dell’Irlanda fu nel 1840 con la crisi della patata (una malattia che attaccò i tuberi)
che costrinse a una grande migrazione verso gli USA che continuò anche nel 1848.
Nell’affrontare la situazione di dislivello tra sudisti britannici e irlandesi si pensò ad una forma di
autogoverno che sfociò nella legge del HOME RULE, discussa in parlamento tra il 1911-14 fu poi
sospesa per lo scoppio della guerra. Questo fece precipitare la situazione gli irlandesi iniziarono
un’azione terroristica contro gli inglesi; inoltre si formò un nuovo partito, il Sinn Fein contro gli
inglesi, appoggiati da un braccio armato, l’IRA (irish republican Army). L’home rule avrebbe
dovuto dichiarare l’indipendenza ma a causa della guerra non venne mai applicato, così nel 1919
scoppiò la guerra d’indipendenza che finì nel 1921 con il trattato anglo-irlandese che sanciva la
divisione tra Irlanda e Irlanda del Nord (appartenente alla Gran Bretagna): l’Irlanda diventò dunque
il libero stato d’Irlanda. Questo però non bastò a far cessare i malcontenti e scoppiò un’altra guerra
civile tra favorevoli al libero stato d’Irlanda e non; vinsero i favorevoli e nel 1937 l’Irlanda scriverà
una nuova costituzione diventando Repubblica d’Irlanda.
Liberal-democrazie tra le due guerre: gli Stati Uniti d’America
Questo periodo può essere suddiviso in tre fasi:
• I ruggenti anni ’20 (1920-29): così come per l’Europa, anche negli Stati Uniti la guerra ebbe
ripercussioni negative e non risolve, o solo in parte, la questione sociale. Questo periodo è
caratterizzato da un ritorno alla normalità, in cui il business torna ad essere al centro degli
affari.
- Leggi del 1922-24 a causa delle grandi migrazioni vengono imposte delle restrizioni.
- Approvazione del 18esimo emendamento che proibisce la produzione di alcolici
(proibizionismo).
- Approvazione del 19esimo emendamento che da diritto di voto alle donne.
- Aumento però del contrabbando, ossia delle produzioni illcecite; questo ebbe enormi
ricadute sulla società.
- Periodo di stagnazione nel 1926 in cui si arresta la crescita economica
- 1928 elezioni presidenziali che vedono la vittoria del repubblicano Hoover.
• Grande depressione (1929-33): con il crollo della borsa di Wall Street inizia una crisi senza
precedenti. Tuttavia vari erano i segnali non colti che avrebbero preannunciato la crisi come
ad esempio la perdurante crisi dell’agricoltura, la sovrapproduzione, la stagnazione del 1926
che bloccò i salari e provocò la fase del sottoconsumo, ma anche la speculazione finanziaria
(grande bolla immobiliare). Inoltre questo periodo vede una trasformazione del capitalismo
industriale, in quanto non vengono più prodotte opere importanti come infrastrutture ma si
passa alla produzione di beni di largo consumo. Tutto questo provocò un forte squilibrio
della bilancia commerciale. Si può dire che la crisi del ’29 è una crisi strutturale, nel quale il
livello dei disoccupati salì al 25% in soli tre anni; era dunque necessario arrivare ad un
pareggio del bilancio per poter riavviare l’economia.
• New Deal (1932-38): il New Deal fu la risposta degli USA alla crisi messo iniziato da
Hoover ma continuato a praticare poi dal suo successore Roosevelt; era una logica nella
quale lo Stato doveva intervenire direttamente e lo possiamo dividere in due periodi:
- Il primo New Deal (9 marzo-16 giugno 1933) il quale prevede la chiusura delle
banche, grandi aiuti all’industria come il riconoscimento dei sindacati e la creazione
di quote di mercato e le norme di credito e regolamentazione della produzione
grazie alla quale vi è una riduzione dei debiti. Parallelamente vengono avviati dei
programmi di spesa pubblica e viene approvato il 21esimo emendamento che
cancella il proibizionismo. Roosevelt però si tiene lontano dalla questione razziale.
- Il secondo New Deal (estate del 1935) che prevede l’approvazione di tre leggi come
il warner act che introduce le relazioni industriali e riconosce ufficialmente il
sindacato (in Italia è lo Statuto dei lavoratori), il social security act che favorisce la
creazione delle pensioni e il work progress administration act (WPA) che è un
programma di lavori pubblici che coinvolse anche il settore culturale e artistico.
Si può concludere dicendo che il New Deal risollevò molto l’economia del paese ma non risolse
del tutto la crisi, bisognerà aspettare la Seconda Guerra Mondiale.
La nuova crisi europea e la seconda guerra mondiale
Dalla metà degli anni ’30 al 1939 l’Europa entrò nuovamente in uno stato di tensione. Le radici
della seconda guerra mondiale furono:
• Le condizioni troppo dure imposte alla Germania durante la conferenza di Versailles (non si
riuscì a creare un nuovo sistema di relazioni internazionali ma creò ancora più tensioni).
• Le ricadute che ebbe la crisi del ’29 che sfociò in Europa nel totalitarismo più pericoloso: il
nazismo.
• La tensione rivoluzionaria creata dai totalitarismi.
• La politica di appeasement (concessione e isolazionismo) nei confronti dei totalitarismi o
autoritarismi da parte delle liberaldemocrazie.
Vari esempi di tensioni sono:
- 1931: il Giappone occupa la Manciuria per cercare materie prime e nuove risorse.
- Ottobre del 1935: l’Italia occupa l’Etiopia e nel 1939 viene annessa anche l’Albania (la
Libia fu conquistata tra il 1911 e il 1916).
- 1938: la Germania annette l’Austria, occupa la Repubblica Ceca firma con la
Cecoslovacchia la pace di Monaco per la questione dei sudeti. Il 15 marzo 1939 le truppe
tedesche entrano in Cecoslovacchia,senza trovare resistenza.
L’evento, però, simbolo di queste tensioni fu la guerra civile spagnola (1936), nella quale
appariranno i due schieramenti che si formeranno anche durante la Seconda Guerra Mondiale.
La Spagna era uno dei paesi più arretrati dell’epoca, basata essenzialmente sull’agricoltura, non
avviò lo sviluppo industriale se non solamente in Catalogna. Durante il conflitto mondiale rimase
neutrale e fu colpita nel 1918 da un’epidemia influenzale che fece sprofondare ancora di più il paese
nella crisi. Nel corso degli anni ’20 si affermò la dittatura di Primo de Rivera, il quale cercò in tutti i
modi di risollevare il paese, trovando però masse molto difficili da gestire; allora nel gennaio del
1930 si dimise lasciando nuovamente il potere al sovrano che però, non riuscendo a gestire la
situazione, decise di abdicare. Così nel 1931 venne proclamata la Repubblica.
Si può dire che la Spagna,rispetto all’Europa, è caratterizzata da tre aspetti:
• Una grande importanza per le forze armate come garante della monarchia e dell’alta
borghesia.
• Un potere politico diretto gestito da una stretta cerchia di notai che si alterna nella gestione
del potere, e nella quale non vi sono né dibattito né lotta politica
• Una grande importanza della chiesa cattolica che lascia gestire