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PIENAMENTE CONSAPEVOLE
Non molto diversamente SMITH propone un modello che tenta di spiegare l'emergere nel bambino
dell'accesso conscio alla conoscenza, anche linguistica,attraverso un PROCESSO CICLICO IN 3
FASI per il quale sequenze di informazioni acquisite in modo implicito nella I fase vengono
recuperate e analizzate nella II mentre solo nella III fase si registra quell'accesso alla coscienza che
rende possibile una nuova definizione delle info. che sotto la spinta del bisogno di coerenza , di
ricerca di nessi e collegamenti interni, si trasformano in nuovi e maturi equilibri. Il bambino potrà
solo in questa fase esercitare una forma di controllo su quella parte delle sue conoscenze che sono
diventate accessibili alla coscienza e che, pertanto, sarà in grado di verbalizzare.
Il libro della Lo Duca ( partendo dall'educazione degli allievi più giovani a prendere sul serio le loro
curiosità, e dal dotarli allo stesso tempo di : Riflessione grammaticale, terminologia adeguata per
parlarne, metodologia di ricerca idonea a indagarne la specificità) vuole proporre una serie di
Esperimenti grammaticali che fanno della riflessione grammaticale un'attività di PROBLEM
SOLVING,finalizzati a scoprire la grammatica inconscia e a farla emergere partendo
dall'affermazione di SOBRERO che afferma che :
< il percorso didattico sia fondamentalmente un percorso di scoperta che parte dal
problema linguistico per giungere alla definizione della regola>.
Per poter funzionare come stimolo all'apprendimento il problema grammaticale
proposto deve prima di tutto alla portata degli alunni poiché è fondamentale che sia
1. COMPRESO → (Berretta:<l'attività scolastica non può anticipare i
tempi dello sviluppo cognitivo>)
es: chiedere a bambini di prima elementare di raggruppare in 2 insiemi le parole
mamma, nonnino, tavolino, mammina, dente, dentino, tavolo, nonno,sperando che
essi scoprano la presenza del suffisso ino/a è prematuro in quanto a 6 anni approdano
a suddivisioni di tipo semantico e metteranno assieme
Mamma,mammi Tavolo, tavolino
na, Dente, dentino
nonno,nonnino
2. SI AI TECNICISMI → Sabatini :< i bambini sono abituati a misurarsi col lessico.
La nuova parola non li sgomenterà se sarà accompagnata da
un nuovo significato che permette loro di individuare chiaramente .
Chiarito ciò iniziamo con le modalità di presentazione del Tema Grammaticale su cui si vuole
condurre la Riflessione Grammaticale, una decisione che determinerà il successo
dell'esperimento in quanto il primo scoglio è ottenere l'interesse e la curiosità della classe.
• Sarà un “PROBLEMA” posto in forma di DOMANDA
es: in italiano l'articolo precede sempre il nome?
Bisogna mettere in discussione non solo le regole più complesse o gli errori in cui i nostri alunni
incorrono più spesso, ma anche le certezze più ovvie e consolidate, e questo non al fine di
distruggere le loro certezze, ma per abituarli alla riflessione (Dewey: al pensiero riflessivo).
Oggetti reali(dati linguistici nei fumetti..)
Per ottenere tale obiettivo ci muoveremo su 2 fronti: Classe come momento di scambio culturale
Se si riflette sul linguaggio si scopre presto che il concetto di regola non preesiste al linguaggio, ma
che viceversa le regole sono il frutto delle sue ipotesi e dunque sono meri punti di vista ( Nietzsche:
per ben pensare bisogna liberarsi di quella servetta che è la grammatica) In questo libro per
regola s'intende quella che gli studenti hanno interiorizzato riguardo l'uso della lingua, andando in
controtendenza con la tradizione scolastica che vede nel concetto di regola i tratti della certezza e
dell'inequivocabilità. Tutto ciò si riflette, soprattutto negli studenti più grandi, in una riluttanza ad
abbandonare l'idea che per regola s'intenda qualcosa di certo. Tuttavia il rischio che corriamo, è
quello che si possa fraintendere il concetto di regola rendendo precaria ogni regolarizzazione del
linguaggio. Compito di un buon insegnante sarà quello di stimolare i cosiddetti
“GIUDIZI DI GRAMMATICALITà” ovvero di stimolare domande del tipo : <useresti questa
frase? La trovi corretta? >Tutto ciò per rendere coscienti quelle regole che coscienti non sono.
Per far ciò, occorre fare esperimenti sulla lingua e chiedersi :<che cosa succede se cambio
quest'ordine? E cosa succede se cancello quest'elemento da questa sequenza?> tutto ciò fino ai
limiti della agrammaticalità; occorre cioè, per vedere fino a che punto una regola tenga, conoscere i
limiti a partire dai quali essa perde la sua efficacia.
La pietra di paragone degli alunni potrà essere i propri genitori. Ad egli si rivolgerà per capire se
le loro espressioni sono corrette o meno. Tuttavia non si raggiungerà mai un'omogeneità della
lingua poiché l'articolazione della stessa è fortemente dipendente da questioni legate al territorio,
alla situazione sociale e situazionale. Vogliamo dire che ciò che per un alunno è considerato corretto
per un altro può essere scorretto o lontano. Ciò emerge in maniera chiara nella discrepanza dei modi
di parlare che vi è fra un individuo del sud e uno del nord Italia.
Come suggerito dagli psicologi dell'apprendimento le conoscenze non vanno tenute isolate, ma
concatenate tra loro, così che risulta utile che dopo tali esperimenti sulla lingua, l'insegnante
suggerisca all'alunno di consultare un libro di grammatica tradizionale o un dizionario per far si che
egli veda come la tradizione ha affrontato l'argomento.
Questo confronto porterà sicuramente alla riconsiderazione di regole cristallizzate. Infine da tutto
ciò si capisce come non è messa in questione l'utilità dei libri di grammatica, dove l'alunno
apprenderà se non le regole corrette, quantomeno lo stile sintattico e retorico per poter parlare e
scrivere adeguatamente.
I procedimenti che si contendono il campo di battaglia in grammatica sono : quello INDUTTIVO
ovvero si procede dal PARTICOLARE AL GENERALE, cioè dagli esempi alla regola e quello
DEDUTTIVO dove si procede dal generale al particolare e quindi dalla regola agli
esempi,quest'ultimo è l'approccio dei tradizionalisti.
L'approccio che qui si propone è MISTO, nel senso che se si utilizza frequentemente l'approccio
induttivo quello deduttivo non è aprioristicamente scartato, ma va utilizzato premettendo agli allievi
come le regolarità della grammatica non sono dei precetti che vanno seguiti pedissequamente. Con
ciò, inoltre,andremo incontro alle diverse attitudini dei nostri allievi che come c'insegna la
Neurolinguistica possono essere più propensi all'uso di un emisfero cerebrale piuttosto che ad un
altro. Ad esempio si è visto che coloro che utilizzano maggiormente l'emisfero sinistro(esperto in
ragionamenti analitici) prediligono imparare col metodo deduttivo; viceversa coloro che utilizzano
il destro(esperto in ragionamenti intuitivi) prediligono il metodo induttivo.
LA DISCUSSIONE IN CLASSE: alcuni studi hanno messo in luce come il paradigma
tradizionale dell'insegnamento che vede l'insegnante trasmettere il sapere all'alunno
sia Improduttivo. Si è giunti in tal modo a proporre un intervento scolastico che modifichi le regole
della comunicazione tra insegnanti ed allievi per venire incontro all'idea di Piaget secondo cui una
certa INTERAZIONE SOCIALE Può ACCELLERARE LO SVILUPPO DELL'INTELLIGENZA.
La discussione di classe prevede la PARTECIPAZIONE CORALE INTORNO AD UN
PROBLEMA CONOSCITIVO REALE, ognuno dei parlanti ha pari dignità e il ruolo
dell'insegnante diventa quello di un arbitro regista che facilita la comunicazione, la promuove e
cerca di motivare gli alunni con sottolineature di questioni centrali, fornendo criteri di analisi. Per
far un esempio pratico la TECINCA DI “RISPECCHIAMENTO” attraverso cui un insegnante
tradizionale ripete l'enunciato dell'allievo per incoraggiarlo a produrne altri, viene modificata con
una riformulazione della tecnica che prevede non la riformulazione fedele dell'enunciato
dell'allievo, ma una modifica dello stesso con l'aggiunta d' informazioni e interpretazioni.
Es: durante l'esperimento 14 un alunno si rende conto di alcune proprietà dell'imperfetto e del
passato remoto e quando si chiede alla classe di spiegare la differenza c'è uno scambio di battute tra
alunno e insegnante:
- che differenza c'è tra passato remoto e imperfetto?
- l'imperfetto non ci dice se un fatto è finito o continua; il passato remoto si.
- Vuoi dire che l'imperfetto non ci da informazioni sulla conclusione dell'azione?E il passato R ?
- è più preciso e ci dice che l'azione è finita.
- hai ragione, infatti si dice che il passato remoto ha un aspetto perfettivo mentre l'imperfetto ha un
aspetto perfettivo.
Infine una qualità importate che deve possedere l'insegnante è quella della flessibilità, intendendo
con essa la disponibilità a rispondere a prospettive e domande inattese senza dare risposte
semplicistiche e preconfezionate.
Un aspetto importante di questa forma d'insegnamento è l'utilizzo da parte degli alunni di un
quaderno di grammatica. In tale quaderno deve essere trascritto in forma ordinata e chiara il
lavoro della classe e i risultati a cui la discussione ha condotto. Essendo che il lavoro che la classe
fa sulla grammatica è in PROGRESS si consiglia l'uso di quaderni ad anelli che permettono
aggiunte future. Il lavoro dell'insegnante è di supervisore e di facilitatore e chiarificatore delle
problematiche affrontate.
LA VERIFICA: gli studiosi di valutazione scolastica suddividono la fase valutativa in 3 fasi:
la 1° FASE ha come scopo la VERIFICA dei PREREQUISITI COGNITIVI E LINGUISTICI
per poter svolgere il lavoro e le conoscenze grammaticali possedute dagli allievi
la 2° FASE cioè quella della VALUTAZIONE PROCEDURALE, permetterà di rilevare le
difficoltà e gli ostacoli che l'allievo incontra nell'apprendimento. Per far ciò si farà attenzione al
quaderno personale dello studente e a come egli si comporta nella discussione collettiva. Per quanto
concerne il QUADERNO bisognerà valutare l'ordine nella presentazione degli argomenti , nella
organizzazione dei contenuti, la correttezza e chiarezza linguistica, la legibilità …per quanto
riguarda la REGISTRAZIONE DEI COMPORTAMENTI TENUTI NELLA DISCUSSIONE
COLLETTIVA, l'insegnante terrà conto della partecipazione e del coinvolgimento nella
discussione, della comprensione de