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In conclusione l'interazione delle variabili considerate se esplicitata in tutti i suoi dettagli, genera
molte più formulazioni di quelle che abbiamo trattato come punti di riferimento nel continuum. Per
di più un certo numero di queste altre formulazioni alternative non è graduabile, nel senso che tende
a disporsi sullo stesso gradino a lato di una delle realizzazioni 1-11 senza che si possa dire che
rappresenti propriamente una formulazione più alta (o più bassa) nel continuum.
Riassumendo le osservazioni che abbiamo fatto circa il frammento di continuum che abbiamo
provato ad esemplificare possiamo situare le 11 formulazioni di riferimento nella varietà che
rappresentano anche se una collocazione precisa e discreta è difficile.
Nemmeno per quello che riguarda l'eventuale analisi attraverso scale di implicazione di un
frammento di continuum multidimensionale di varietà dell'italiano, la situazione italiana è
effettivamente paragonabile ai continua trattati in creolistica. Sembra che nel continuum
dell'italiano non esistano isoletti, vale a dire grammatiche di una varietà ben determinata formate da
un insieme di regole compatibili l'una con l'altra, ma che escludono ogni alternativa. Uno stesso
tratto può essere implicato in un più di una dimensione di variazione, e l'isolarlo su una singola
dimensione rischia di far torto allo status di quel tratto nel complesso del repertorio. Una terza
possibilità per rendere più facilmente analizzabile il continuum, sta nell'isolare una dimensione
come la più significativa, fondamentale, centrale, azzerando le altre, e trattando quindi la gamma di
varietà nei termini propri di un continuum con addensamenti. Per finire il discorso sulla natura del
continuum delle varietà dell'italiano, converrà un cenno sui rapporti fra le varietà e i parlanti.
È ovvio che i parlanti membri di una comunità linguistica hanno accesso e possiedono in maniera
differenziata la gamma di varietà. I fattori che intervengono sono molteplici, ma i principali sono
ovviamente da ricondurre alla stratificazione sociale, e in primo luogo al grado di istruzione, al tipo
di occupazione, e alle aspirazioni sociali, e anche il redditto è un fattore importante.
È già dubbio se esistano parlanti che padroneggino attivamente tutta la gamma dei registri. Il
repertorio dell'individuo è sempre una sottosezione del repertorio della comunità, a volte molto
ridotta. La conseguenza di ciò è che la collocazione dei registri può variare molto da parlante a
parlante: quello che per un parlante con una gamma più ristretta di varietà è il registro più alto a
disposizione, per un parante con una gamma più ampia sarà non più che un registro medio. Il
profilo della variazione di stile contestuale nella situazione italiana sembra però sostanzialmente
diverso da quello esemplarmente studiato in situazioni angloamericane. Ogni parlante, insomma, ha
la sua varietà, che spazia fra i tratti del continuum globale anche indipendentemente
dall'addensamento di questi in varietà determinate. Altro problema: i confini tra le varietà del
continuum non sono netti nemmeno riguardo ai tipi di parlanti con cui corrispondono.
1.4 Varietà marginali e semplificazione linguistica.
Il continuum rappresentato nel paragrafo 1.2 non esaurisce la gamma possibile di varietà
dell'italiano contemporaneo. In esso non si teneva conto di varietà che stanno per così dire ai
margini di quella gamma di varietà che costituiscono una lingua in senso proprio, in particolare,
delle varietà di lingua sviluppate ed usate da parlanti poco competenti dell'italiano perché aventi
come repertorio nativo un repertorio non italiano. Si tratta quindi delle cosiddette interlingue o
varietà di apprendimento, e, in secondo luogo, anche delle varietà impoverite e ridotte conservate
come resti più o meno fossilizzati a volte presso la seconda ma più spesso e specialmente presso la
terza generazione di emigrati italiani all'estero. Varietà di apprendimento e varietà in via di
decadenza hanno pieno titolo per apparire in un quadro che voglia cogliere nella maniera più piena
la gamma delle varietà dell'italiano contemporaneo. Tali varietà sono infatti tipicamente
contrassegnate da un grado più o meno spiccato di semplificazione rispetto all'italiano standard. La
nozione di semplificazione è un rapporto fra due forme o strutture linguistiche, che si può definire
come il processo secondo cui a una forma o struttura X di una lingua si contrappone o si sostituisce
una corrispondente forma o struttura Y della stessa lingua o di un'altra lingua più semplice, dove più
semplice significa di più immediata processabilità, vale a dire più facile, più agevole, meno
complesso, meno impegnativo eccetera, a qualche livello per l'utente. Ferguson elenca: per il
lessico: un vocabolario più ridotto
– parole monomorfemiche e parafrasi di parole complesse.
–
Per la sintassi: - mancanza di subordinate
ordine delle parole invariante
– assenza di copula, pronomi e parole funzionali
–
Per la morfologia: - mancanza di flessione
radici invarianti
– strutture monosillabiche cv e bisillabiche cvcv
–
Il significato concreto è più semplice del significato astratto; il lessico comune è più semplice di
quello specialistico; il rimando anaforico è più semplice di quello cataforico; la costruzione attiva è
più semplice di quella passiva; verbi e nomi sono più semplici degli aggettivi che sono più semplici
di preposizioni e congiunzioni che sono più semplici degli articoli.
Fenomeni di riduzione della grammatica e di restringimento delle funzioni si hanno anche nelle
varietà di lingua in via di decadenza, e fenomeni analoghi appaiono in quelli che ferguson chiama
appunto registri semplificati, rivolti da parlanti competenti a riceventi ritenuti poco competenti,
come il baby talk, il foreigner talk usato talvolta con stranieri, e simili; oltreché in varietà di registro
particolari come il cosiddetto linguaggio telegrafico, il linguaggio degli appunti eccetera.
Una sottocategoria del foreigner talk, ma meno toccata da fatti semplificativi, è il teacher talk, la
varietà talvolta usata da insegnanti che insegnano la propria lingua a stranieri per spigare o per
interagire con gli allievi.
Nei mutamenti che avvengono nelle lingue in via di decadenza si può fra l'altro scorgere l'azione di
una strategia di semplificazione, la quale tenderebbe a ridurre la grammatica, mediante la
cancellazione di informazione morfologica, in modo da renderla più facile da usare, senza
compromettere il successo della comunicazione.
Esiste una semplificazione effettuata da parlanti non nativi che si ricostruiscono il sistema
imparando la lingua.
La semplificazione è una dinamica normale in situazioni di sistemi in contatto e in cui nuove fasce
di utenti prendano ad utilizzare correntemente una varietà di lingua letteraria, così come è del tutto
fisiologica negli usi informali parlati della lingua rispetto agli usi scritti formali, maggiormente
focalizzati sulla struttura del sistema e sulla sua esplicitazione.
2 Tendenze di ristandardizzazione – 2.1 Lo standard
Negli anni 80 molti autori sono d'accordo nel vedere in atto un processo di ristandardizzazione
dell'italiano. La lingua italiana si sta rinormalizzando, si consolida una nuova norma, in più di un
punto difforme, se non in contrasto, rispetto alla norma tradizionale, l'italiano colto ancien régime.
C'è un avvicinamento fra scritto e parlato, nel senso che lo scritto tende ad accogliere tratti peculiari
del parlato: ciò significa anche che tratti sub-standard vengono attratti nella sfera dello standard,
dando luogo a quell'italiano neo-standard che abbiamo considerato come una delle varietà cardine
nell'architettura dell'italiano contemporaneo. L'italiano ha conquistato nuove classi di impieghi in
cui prima era usato il dialetto ed è divenuto sempre più lingua della socializzazione primaria e
lingua d'uso di una buona fetta della popolazione. La più nota delle definizioni di lingua standard è
quella di Garvin-Mathiot in termini di: stabilità flessibile, dovuta a istituzioni codificanti;
intellettualizzazione, cioè adattamento a render possibile la produzione di testi astratti; funzione
unificatrice, dato che una lingua standard serve come legame fra parlanti varietà sociografiche
diverse della stessa lingua e contribuisce così a farli sentire membri di un' unica comunità palrante;
allo stesso tempo, funzione separatrice, verso l'esterno, dato che uno standard si oppone ad altri
standard nazionali e che quindi serve da simbolo di una identità nazionale distinta; funzione di
prestigio, dato che lo standard è modello ammirato; e funzione di modello di riferimento, che
provvede una norma codificata costituente una pietra di paragone per correttezza. Dall'esame di
Ammon il criterio della codificazione può essere assunto come potenziale tratto discriminante per la
nozione di standard. La nozione di standard pare costituita dal confluire e sommarsi di criteri. La
proprietà di essere esplicitamente codificata è fondamentale per la nozione di lingua standard, ed è
chiaro che in Italia una lingua standard dotata di tutte le proprietà suindicate è esistita a partire dal
500. Come stanno le cose circa l'italiano contemporaneo? In Italia nessuno possiede l'italiano
standard come lingua materna. La pronuncia standard è il frutto artificiale di apposito
addestramento, e come tale è riservata a determinati gruppi socio-professionali. Il problema dello
standard è legato a quello della norma. Parlando di norma in linguistica si possono intendere 3 cose:
o una norma prescrittiva, il modello di comportamento cui ci si deve uniformare il più possibile; o
una norma descrittiva, dove norma significa allora più o meno ciò che è meno marcato; o una norma
statistica, vale a dire ciò che è più frequente, il comportamento a cui si attiene la maggior parte delle
persone. Secondo la norma prescrittiva una varietà (lo standard) è migliore delle altre, superiore. In
conclusione in Italia vi è stata per secoli un?identificazione fra standard e lingua letteraria scritta
propria di un certo canone classico che non poteva non entrare in crisi quando una massa di persone
lontane dalle humanae litterae si è avvicinata alla lingua naziona