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CAPITOLO QUINTO. LE UNITA' LINGUISTICHE
Ogni sistema linguistico si compone di segni a loro volta scomponibili in non‐segni (figure), anche
l'organizzazione biologica procede analiticamente: la presenza di questa doppia articolazione in altri sistemi
è oggetto di verifica, ma anche se non potesse essere confermata per tutti i sistemi semiotici, andrebbe
messa in stretta relazione con l'economia linguistica (che trascende il dato strettamente linguistico)
definibile come semiotica → è l'equilibrio tra la massima funzionalità e il minimo sforzo che trova
corrispondenza anche in biologia e genetica.
La distinzione più convenuta fra livelli linguistici è tra un livello semiotico (segni) e uno fonologico (non‐
segni); ci può anche essere un'analisi componenziale fonologica (terza articolazione) e una semantica
(quarta articolazione). Alla fine il numero dei livelli (ci sono anche quelli morfologico e sintattico,
fonematico e prosodico) può coincidere con le unità stesse cui fa riferimento. Ogni segno nasce in un
segno in isolamento assoluto ha significato: lo studioso si deve fermare ai limiti della sua
contesto e nessun
competenza → definito il testo come segno di massima estensione, la sua contestualizzazione ne rende
necessaria una nell'ambito superiore di contesti psicologici o neurologici, che costituiscono materia altra di
carattere monistico della teoria firthiana del contesto, cui è possibile
studio: dal testo alla cultura riaffiora il
giungere per gradi: dal contesto fonetico e verbale a quello di esperienza individuale, di situazione, prima di
approdare a quello di cultura.
SEGNI NON INVENTARIABILI. L’assunzione di un testo come unità di estensione massimale viene avanzata
anche da Hjelmslev nel quadro di un reperimento di unità linguistico‐semiotiche che non possono essere Æ
inventariate e al meglio consentono l’individuazione di una modalità di classificazione e di una regolarità
la possibilità di formalizzazione. Nell’analisi glossematica i testi sono invece occorrenze possibili, ma sempre
atti linguistici rispetto a una semantica‐
non inventariabili, di una testualità più generale (come gli
pragmatica del discorso e gli enunciati‐frasi rispetto a un’enunciazione‐frasalità). A un livello più basso
qualsiasi fusione combinata libera di segni (sintagma) può essere definita più o meno regolare,
riconducibile quindi a una linguistica della lingua, ma incapace di rientrare in un inventario della lingua.
Poste queste condizioni si può parlare di testi, frasi e sintagmi come segni.
SEGNI INVENTARIABILI. A livelli più bassi rispetto a quelli trattati sopra i segni possono costituire inventario
ed essere trattati come termini di relazione:
‐ Idiomatismi: andare nel pallone, mangiare la foglia
‐ locuzioni fraseologiche: su due piedi, a viso aperto
‐ proverbi
‐ parole‐frasi: guerra lampo, buste paga
‐ lessie: unità lessicali superiori che danno unità di significato anche se più ampie di una parola come
ferro da stiro, campo da gioco
‐ conglomerati: dormiveglia, tiramisù
‐ acronimi 15
‐ parole composte
‐ parole macedonia: fusione di più parole in una come autoferrotranviario
‐ parole semplici
‐ morfemi
La formazione del plurale nelle parole composte è soggetta a oscillazioni e sono in discussione, tra gli altri
segni, i criteri formali per la definizione della parola: pausabilità, mobilità, isolabilità, non intervallabilità;
lo studio della parola oscilla tra due approcci:
‐ approccio classificatorio che distingue tra 8/9 parti del discorso, variabili e non e non universali:
nome, aggettivo, verbo, avverbio, articolo, pronome, preposizione, congiunzione ed interiezione
(che è però priva di rapporti sintattici con gli altri costituenti la frase)
‐ approccio analitico che è più legato al contenuto e distingue fra parole composte, derivate,
variazioni flessionali (gioca ‐ giocatore), abbreviazioni, parole astratte, concrete, vuote (che hanno
valore, ma acquistano significato solo in rapporto a una situazione temporale o spaziale). Sfuma la
distinzione tra le categorie (come fra sostantivo e aggettivo), il pronome (sostituente) sostituisce
non solo il nome, ma anche aggettivi e verbi: ha un significato non completo, ma che indica che la
parte mancante dell’informazione deve essere cercata nel contesto.
Una modalità interessante di classificazione tipologica viene dalle differenze di genere: padre/madre sono
sostantivi mobili indipendenti con radice diversa, figlio/figlia sostantivi mobili con variazione della
desinenza, scrittore/scrittrice mobili con variazione mediante suffissi, il/la nipote sostantivi di genere
comune; quando la differenza di genere è solo grammaticale (formale), le stesse cose possono essere
come
indicate nelle lingue con nomi di genere diverso (il fiore/la fleur). Morfemi o monemi sono indicati
segni minimali di prima articolazione (se non c’è legame con il referente).
FONEMI E ALTRE FIGURE. A livello di seconda articolazione la scomposizione dei morfemi individua dei
non‐segni, ossia delle figure: l’unità minimale di seconda articolazione è il fonema, invariante e forma di
Æ
carattere gestalistico per Saussure i fonemi sono caratterizzati dal fatto che non si confondono tra loro e
sono entità oppositive, relative e negative. La linguistica strutturale sottolinea, a sostegno della priorità
della forma sulla sostanza, l’accidentalità della base fonetica utilizzata, ma a questo punto va ricordato che
sempre inadeguata alla rappresentazione dei suoni reali
la trascrizione sia fonetica sia fonologica è
(nonostante si aggiorni l’Alfabeto Fonetico Internazionale) e assurda nella sua pretesa di una
rappresentazione universale di unità come i fonemi delle lingue, che sono per definizione differenziali.
Fonema: unità minimale di seconda articolazione
elemento discreto della catena parlata, è significativo ma non significante
fascio di tratti distintivi fonologicamente pertinenti
famiglia o gruppo di suoni affini
Per molti il fonema è ancora un mezzo descrittivo utile, ma ci sono anche figure di maggiore estensione: 16
Æ
‐ sillaba: aperta o chiusa, tonica o atona fonema o sequenza di fonemi che si possono articolare in
modo autonomo e compiuto con una sola emissione di voce
‐ logatomi: nessi fonematici o sequenze di sillabe non significative (usate spesso in logopedia)
INTERLIVELLI. Collocati a metà fra prima e seconda articolazione ci sono due livelli intermedi:
‐ morfofonemi: unità di due o più fonemi alternati all’interno di uno stesso morfema (amico/amici);
l’alternanza è fonologicamente imprevedibile e non veicola una funzione morfologica (in
amico/amici sono presenti i morfi grammaticali o, i); si deve quindi distinguere tra morfofonemi e
archi fonemi, che sono al solo livello fonologico il risultato di una neutralizzazione in una particolare
condizione di contesto (o aperta e chiusa implicano O in sillaba atona dell’italiano bottone)
‐ fonestemi: sono elementi submorfemici, presenti in varie lingue, come una sequenza fonematica
che svolge una funzione espressiva all’interno di un segno‐parola (il nesso sp in spray, splash,
spruzzo, sputo)
A metà fra segni e figure anche le ripetizioni di fonemi nel testo poetico portano un significato: Saussure ha
provato ad applicare la teoria dei segni al livello fonico, mettendo in evidenza il valore semiologico del
Æ
fonema in quanto espressione di un’idea è la base per una fonetica semiologica, disciplina progettata
dallo studioso.
Saussure definisce espressioni come forzare la mano, spezzare una lancia “locuzioni belle e fatte, nelle quali
l’uso vieta di cambiare alcunché”. Come gli enunciati‐frasi anche idiomatismi o sintemi sono segni
linguistici complessi posti a un livello intermedio fra testo e parola; sono definiti dalla sistematica come
sintagmi da definire in blocco, entità autonome di varia estensione che appartengono al discorso ripetuto;
si riconosce in essi almeno una parola autosemantica (soggetta a interpretazione diversa dal suo significato
normale funzione referenziale rende impredicibile il contenuto
usuale) che per la perdita della sua
Æ
dell’idiomatismo l’effetto è di figuralità (metafora o altro) in cui diminuisce la sorpresa se l’espressione
manifesta una base più naturale di comportamento: in greco tenere la mano su qualcuno significa
proteggere qualcuno. L’idiomaticità delle espressioni è verificata dalla possibilità di essere tradotte con
espressioni equivalenti e spiegare gli idiomatismi comporta anche il riferimento a una dimensione
socioculturale essendo ricavati da storielle, grandi testi, favole. La sintematica abbraccia le principali
distinzioni della linguistica (sincronia e diacronia, langue/parole, arbitrarietà e motivazione del segno,
sistema, ma nascono come
invarianza e variabilità, intralinguistico e interlinguistico); i sintemi sono unità di
atti linguistici individuali, hanno un alto grado di arbitrarietà e impredicibilità e la loro imprevedibilità
riguarda il più delle volte il loro senso originario: darsi ai bagordi obbliga a ricostruire il mutamento
anche se
semantico che da bagordo/tipo di lancia porta a gozzoviglia; hanno la fissità delle invarianti
possono manifestare variabilità sia sul piano dell’espressione (perdere la bussola/tramontana/trebisonda)
sia su quello del contenuto (fare gli occhi da basilisco è diverso che fare gli occhi di triglia); nella stampa e
nella pubblicità accanto al loro conservatorismo si realizza l’innovazione e malgrado la loro fissità che li
caratterizza come patrimonio di una lingua, il loro carattere storico‐culturale può favorire il viaggio da una
Æ
lingua all’altra tramite la traduzione si può individuare sia una equivalenza fra le lingue (mostrare i denti
zappa sui piedi mentre in tedesco segare il
si usa sia in tedesco sia in italiano) sia un diverso uso (darsi la
ramo su cui si è seduti) o una perifrasi che spiega il senso originario. Diversamente da un proverbio un
idiomatismo non forma un testo a sé perché deve essere inserito in un’entità più estesa per esprimere il
17
proprio contenuto (il proverbio è suo diretto superiore in un mini‐testo che è materiale (testema) in attesa
di trasformarsi in messaggio, inoltre sul piano del contenuto gli idiomatismi hanno più analogia con parole
composte ad alto grado di idiomaticità e il cui significato è completamente deviato (testone non si riferisce
a tes