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Effetti psicologici della comunicazione online

Nell'effetto camera dell'eco (echo chamber) invece, le informazioni, idee o credenze vengono amplificate o rafforzate dalla comunicazione e dalla ripetizione all'interno di un sistema definito, in genere composto da persone che la pensano già come noi.

L'effetto innesco (priming effect) lo si ha quando l'esposizione a uno stimolo influenza, inconsapevolmente, una risposta a uno stimolo successivo.

L'effetto diavolo (devil effect) è un bias cognitivo per cui le informazioni negative sono più resistenti di quelle positive e attribuiamo a loro un peso sproporzionato rispetto al quadro generale.

Odio esplicito e metadiscorso

La definizione di hate speech dell'ECRI non è completa, perché non bisognerebbe mettere sullo stesso piano "sopruso" (atto generico), "insulto" (atto linguistico più preciso) e "stereotipo negativo" (un'idea che può essere veicolata anche nel)

discorso).“bastardo” a chi?L’odio se è esplicito, è metadiscorsivo, ma anche quando espresso da chiari insulti. L’insulto è una materiafluttuante dal punto di vista linguistico, e polisemico, sul piano lessicale. Per insulto si può intendere sial’atto sia la parola che reca “grave offesa ai sentimenti e alla dignità, all’onore di una persona”. Esistonoinsulti lemmatizzati come tali sui dizionari (indicati con la marca d’uso “spregiativo”), o insulti che vengonopercepiti tali a seconda del contesto, o quelli considerati ingiuria o vilipendio dalla giurisprudenza.

Capitolo 4: come funziona in pratica?

Le hate words

Chi ha cercato di descrivere linguisticamente l’hate speech e le sue “forme d’espressione” tentando diindividuarne specifici elementi, è partito dal livello più visibile: quello lessicale, quello delle parole d’odio ohate words. Le hate

Le parole sono "termini odiosi che provocano dolore perché sono dispregiativi per natura". Odiosi nel senso che vogliono offendere, esercitare odio, provocare dolore. Dipendenti dal contesto, queste parole per ferire apparterrebbero a precise tipologie, quali:

  • Parole evocanti stereotipi negativi, ovvero sostantivi e aggettivi etnici ("americanata" per grossolanità vistosa e superficiale)
  • Sostantivi o aggettivi tratti da nomi di regioni o città italiane e impiegati in modo dispregiativo (genovese per avaro)
  • Sostantivi, aggettivi indicanti una particolare professione/attività o socialmente disprezzata oppure considerata sotto un particolare profilo valutato negativamente (accademico per verboso/pomposo)
  • Aggettivi e nomi indicanti diversità e disabilità fisiche o psichiche (handicappato)
  • Parole per disabilità intellettuali (analfabeta, idiota)
  • Aggettivi e nomi indicanti difetti morali e comportamentali
(bacchettone per moralista particolarmente ottuso)
  • Espressioni indicanti inferiorità socioeconomica (morto di fame, miserabile)

Ci sono parole che, pur senza ricorrere a stereotipi, oppure hanno un valore prevalentemente neutro e descrittivo, ma "nelle pieghe del loro significato hanno accezioni che nascono da usi spregiativi e ne permettono l'utilizzazione in tale funzione":

  • Insulti derivanti dal mondo vegetale o animale
  • Insulti derivanti dagli apparati sessuali maschile o femminile
  • Insulti derivanti dal mondo della prostituzione
  • Insulti relativi all'omosessualità, soprattutto maschile
  • Parole varie con valore descrittivo che hanno tuttavia anche qualche accezione marcatamente spregiativa
  • Parole varie costantemente spregiative

Si tratta spesso di combinazioni (sostantivo+aggettivo con funzione di predicato) così ricorrente da risultare binomi o pattern lessicali fissi, pressoché inalterabili.

La connotazione di un

Il termine si ricava solo esaminandone il co-testo e il contesto: le relazioni tra le varie parti del testo, la sua tipologia, i suoi scopi, i suoi aspetti pragmatici, i suoi riferimenti extra testuali. A meno che non vengano adottati software di concordanze, o tecniche di machine learning che istruiscano la macchina a interpretare anche i livelli non lessicali e letterari del testo, i filtri automatici per mezzo di algoritmi possono rivelarsi fallaci.

Un vocabolario d'odio in continua evoluzione

Il body shaming è una forma frequentissima di bullismo che prende di mira la persona per caratteristiche "fisiche" come l'adiposità (fat shaming) o la magrezza. Questo insieme allo slut-shaming ("derisione della puttana", il tentativo di far sentire una donna colpevole o inferiore per presunti comportamenti che si discostino dalle aspettative di genere tradizionali, come il vestirsi in modo provocante) può essere ricondotto al discorso d'odio.

sessista. Chi odia gli odiatori

Oltre che in espressioni come "linguaggio d'odio" e "clima d'odio", la parola odio la si ritrova in una serie aperta e molto produttiva di pattern lessicali (odio+aggettivo, +preopsizione+sostantivo, etc.); inoltre è un oggetto di una selezione di verbi che reggono un complemento diretto o indiretto come combattere, creare e incitare o che presuppongono l'agency di un soggetto generalmente animato.

Molte delle persone de producono discorso d'osio attribuiscono agli altri la causa e la recrudenza del fenomeno. Gli odiatori quindi fanno le vittime, accusando le loro vittime di essere invece i veri odiatori.

Criptografie o scritture allusive

Una proprietà degli slurs (parole per ferire) è quella di mantenere il loro significato dispregiativo indipendentemente dalla forma dell'enunciato in cui compaiono, per cui anche enunciati che negano l'associazione tra la persona e il termine

Permettono a quest'ultimo di conservare la sua connotazione negativa, e di continuare a proiettarla sulla categoria designata. Uno dei mezzi sono i grafismi: perché il messaggio d'osio può essere innanzitutto nascosto per mezzo di parziali sostituzioni di lettere (n*gger) "misspellings" e "abbreviazioni", o celato alla steganografia con lo scopo di non rendere intellegibile il messaggio al di fuori di un certo gruppo. Le scritte sono criptate o criptico-allusive al font adottato. Relativamente poco studiate in relazione dell'hate speech, le scritture esposte sono di grande interesse, perché "sono in grado di amplificare il contenuto del loro messaggio sia in termini di potenziali riceventi, sia in termini di effetti interpretativi."

Noi, loro

Nelle scritture esposte sono frequenti i topoi. Con topoi si intendono risorse discorsive a disposizione di una comunità di parlanti: consensuali, ovvie, legate a credenze tradizionali.

funzionali a interpretare la realtà; generiche e iperboliche quanto basta per essere applicate a situazioni differenti. includono rappresentazioni stereotipiche che vanno contro il diverso, l'altro. Pur in assenza di hate speech, l'insistenza su questi topoi può veicolare, generare e giustificare discredito, diffidenza, rabbia, conflittualità e discriminazione verso persone o gruppi, e può risultare un generatore di hate speech.

Lo stereotipo è tanto più efficace quanto più può poggiare sul meccanismo dell'othering, ovvero su un insieme di dinamiche linguistiche che raggruppano dialetticamente i soggetti in un noi e loro, in gruppi presentati come omogenei e alternativi gli uni agli altri, non solo per caratteristiche ma anche per interessi.

L'othering si caratterizza per un uso sovraesteso di pronomi e aggettivi dimostrativi e di pronomi e aggettivi personali.

La polarizzazione noi vs loro si traduce anche in

strategie di perspectivation che chi scrive o parla usa per posizionare sé stesso rispetto agli altri, e per fornire la propria interpretazione di fatti e opinioni. L'uso di metafore. Esistono poi i tropi: espressioni che dal loro contenuto originario vengono dirette a "rivestire un altro contenuto". sono quindi le metafore e metonimie. Esempi più noti di metafore sono quelle che associano il fenomeno migratorio a eventi climatici minacciosi, o quelle delle guerre e conflitti con il proprio vocabolario, o quelle che fanno riferimento alla Bibbia o alle malattie. La metonimia si presenta come una analogia tra due concetti in rapporto di vicinanza all'interno dello stesso dominio concettuale. Metonimie e metafore sono strumenti cognitivi capaci di attivare un transfer che slega la produzione del discorso dalla realtà e farci percepire una realtà irreale ma la cui costruzione discorsiva risulta simbolicamente efficace. Iperboli e quantificatori. Questosganciamento del discorso dalla realtà può essere generato dalle iperboli, espressioni che amplificano un dato per fare un effetto e colpire l'attenzione, spesso utilizzando numeri o cifre per apparire tangibili e credibili. Le fallacie retorico-argomentative In retorica, l'accostamento di due premesse sganciate tra loro genera una fallacia di non consequenzialità; ovvero, il fatto che le due premesse si succedano una dopo l'altra porta a pensare che siano particomplementari della stessa struttura logica. Alcune sono: quella di autorità, di aneddotica, ad populum, del falso dilemma, dell'argomento fantoccio, dell'argomento ad hominem e del terreno sdrucciolevole. Impliciti e altri tranelli Questi meccanismi per funzionare richiedono che la comunicazione si svolga di solito in base ad un tacito accordo di cooperazione tra i partecipanti, per il quale ognuno fornisce un proprio contributo per far funzionare la comunicazione stessa. Il

Il principio di cooperazione di Grice si basa sulla quattro massime: di modo, quantità, qualità e relazione.

Il fine ultimo dell'hate speech non è odiare l'altro, ma rifiutarlo come interlocutore.

Capitolo quinto: contrastare l'hate speech

La forza dello storytelling

Uno dei modi principali con cui gli esseri umani conferiscono significato alle proprie esistenze e agli avvenimenti che li riguardano è la creazione di storie o narrazioni. Diamo a "storia" o "narrazione" il significato di fatti o eventi all'interno di un contesto, dove qualcuno fa succedere qualcosa.

Con narrazione possiamo anche riferirci all'atto di comunicare in sé: a una pratica comunicativa per mezzo della quale si condivide l'oggetto stesso del narrare. La narrazione in comunicazione è un istinto, una necessità cognitiva: il nostro cervello ha biologicamente bisogno di narrazione, al punto da sviluppare un istinto di narrare.

Perché la narrazione risponde al bisogno di prendere coscienza di sé e della realtà per aumentare le chance di sopravvivere.

Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
10 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-LIN/01 Glottologia e linguistica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher crala di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Linguistica generale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Udine o del prof Baldo Gianluca.