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Il movimento della lingua e gli arcaismi

Il movimento della lingua si manifesta anche dall'invecchiamento di una parte del vocabolario e di una parte di significati e dalla loro progressiva scomparsa: gli arcaismi. Oltre agli arcaismi morfologici e sintattici, ci sono gli arcaismi lessicali, costituiti dalle parole uscite fuori dall'uso, che non esistono più nell'italiano di oggi come "pelago" in vece di "mare". Alcune parole della "Divina commedia" esistono ancora oggi in italiano, ma con significati diversi da quelli che avevano nel Trecento. Si tratta degli arcaismi semantici, come "volume" inteso come "raccolta delle opere".

5. L'uso delle parole: la correttezza politica

La correttezza politica è l'esigenza di usare parole secondo caratteri non sessisti e non offensivi verso minoranze politiche, etniche o religiose; essa ha determinato negli ultimi anni un consistente cambio di mentalità e di

comportamenti linguistici. Nei confronti di alcune situazioni di disagio per esempio, si è scelto con nettezza di preferire denominazioni come "portatore di handicap" o "disabile" ad "handicappato" considerata volgare e offensiva. Capitolo 5: Il latino come matrice: trafila ereditaria e trafila dotta 1. Premessa Il patrimonio lessicale, dal punto di vista dell'origine delle parole può essere suddiviso in: 1) parole di tradizione ininterrotta dal latino fino ad oggi; 2) parole anch'esse di tradizione latina (o greca) ma giunte all'italiano per via dotta (cultismi); 3) prestiti e calchi da lingue straniere o dai dialetti locali e regionali; 4) neoformazioni (suffissati, prefissati, composti) 2. Trafila ereditaria e trafila dotta Il patrimonio lessicale dell'italiano è formato principalmente da parole usate ininterrottamente dall'età latina fino ad oggi (trafila ereditaria) e da parole una volta estinte ma poi riprese.

Dagli intellettuali (trafila dotta). Il passaggio dal latino alle lingue neolatine è stato il risultato di un processo progressivo, lento, graduale e ininterrotto, la cui documentazione inizialmente è molto esigua, ma che con il passare del tempo si fa tuttavia più abbondante finché la nuova lingua non acquista anche una sua autonomia e dignità scritta: siamo dopo l'anno Mille e il passaggio dal latino alla nuova lingua si è già compiuto nel parlato da molto tempo. Essa presenta due condizioni: deriva dal latino parlato ed è stata usata ininterrottamente.

Le parole di tradizione ininterrotta si concentrano ininterrottamente in campi dell'attività umana di grande importanza per la vita di tutti i giorni, come per esempio la designazione delle parti del corpo. Anche parole come "ala", "dare", "acqua" erano ugualmente usate dai latini; ma il processo in alcuni casi coinvolge il cambiamento di

significato: la parola "casa" era usata dai latini per indicare una casa di campagna, mentre per designare le abitazioni vi era la parola "domus", quest'ultima ormai è caduta in disuso e viene utilizzata solo la prima per indicare tutti i tipi di abitazioni.

3. I cultismi

Accanto alle parole che si sono conservate, c'è un grosso gruppo che si è estinto. Tuttavia vari uomini dotti (di Chiesa, di diritto o di lettere) hanno ripescato alcuni termini dal serbatoio del dimenticatoio, per potervi attingere in caso di necessità particolari. Grazie a questo processo di "ripescaggio" alcuni di questi cosiddetti cultismi hanno a poco a poco attecchito nella lingua comune dei parlanti di qualunque estrazione sociale e in qualunque contesto.

Per esempio il latino "ignis", che vuol dire fuoco, è stato utilizzato da molti autori latini di grande prestigio e quindi rimaneva lì a disposizione per un eventuale riutilizzo.

come è in effetti è avvenuto: la parola "ignifugo" (che impedisce o ritarda la combustione) infatti, è una ripresa dotta di "ignis". Per l'individuazione di questi cultismi ci avvaliamo degli strumenti della fonetica, della morfologia e della semantica. 4. Gli allotropi Gli allotropi sono quelle parole quelle in italiano (o in altre lingue), si rifanno alla stessa parola latina, ma si presentano in forma diversa. L'allotropo dotto è più vicino alla forma latina di quello popolare, che ha subito un processo di alterazione più accentuato: ad esempio la parola latina "circulum" ha come derivato di trafila popolare "cerchio" e come derivato di trafila dotta "circolo". È evidente che le due parole hanno significati molto diversi: "figura geometrica piana racchiusa in una circonferenza" contro "associazione di persone". Un altro tipo di allotropia è quella in cui si

producono due parole che risalgono alla stessa baselatina, una attraverso la trafila ereditaria e una come prestito, attraverso un'altra lingua romanza:voci latine giunte a noi una prima volta direttamente dal latino, e una seconda volta attraverso il francese.

5. L'altra lingua dell'antichità: il greco

Delle lingue classiche, anche il greco ha fornito un enorme contributo alla cultura moderna. La presenza di grecismi, come diceva anche Leopardi, sottolineava "il ruolo fondamentale per la diffusione in tutte le lingue di voci comuni giocato dalla comune organizzazione del sapere e dalla sua circolarità continentale". Dall'ambito umanistico e rinascimentale ricordiamo "catastrofe" e "catarsi". Ma soprattutto il greco ha un'importanza fondamentale negli ambiti specialistici della medicina o della chimica. Tra gli pseudo-grecismi, cioè le parole inesistenti in greco antico o esistenti in un altro significato, ricordiamo "antologia".

6.

La lingua si è arricchita di nuove parole e di nuovi significati in corrispondenza con l'aumento della complessità e con la trasformazione del mondo moderno. I fattori decisivi per l'ampliamento o il cambiamento di un significato sembrano essere la metafora e l'analogia. La prima consiste nel fatto che una parola viene usata, "trasportata", in un contesto diverso rispetto a quello abituale in base alla somiglianza del significato letterale. Ci sono invece parecchi casi in cui la metafora è talmente consolidata e ripetuta da non essere più neanche percepita come tale (metafore spente): come l'esempio di "gamba del tavolo", la quale è nata come metafora, anche se nel linguaggio comune è un'espressione così consolidata da non ricordarci più la gamba come parte del corpo umano. La contiguità, quindi la vicinanza, tra due o più parti di un oggetto,di un corpo, di un elemento naturale determina spesso il cambiamento del significato di una parola, con l'estinzione del significato precedente, dopo un periodo più o meno lungo di convivenza tra i due: il fenomeno è detto metonimia, da una parola greca che vuol dire "scambio di nome". Nell'ambito del corpo umano il latino "coxa" designava l'"anca", con il passare del tempo la destinazione si è trasformata in "coscia", per la vicinanza delle due parti del corpo. Capitolo 6: I prestiti 1. Premessa I prestiti sono le parole straniere che entrano in una lingua in seguito a fenomeni di interferenza tra sistemi linguistici. In fondo anche i cultismi, dunque, non sono altro che prestiti da lingue però estinte, non viventi. Il fenomeno chiama in campo fattori extralinguistici, vale a dire fenomeni sociali, economici, culturali, storici e di costume. Il bilinguismo ha influito tantissimo in questo campo, non acasonell'informatica sono stati diffusi in Italia tantissimi neologismi inglesi: il gruppo sociale che si occupa di informatica nel nostro paese è di fatto bilingue così come nella fisica, nella genetica, nella biologia e vari altri campi. Un ruolo fondamentale è inoltre giocato dai mass media in cui l'interazione tra i parlanti non è più necessaria e inoltre la corrispondenza via e-mail. E' indispensabile anche il prestigio: la lingua sentita dal parlante come più prestigiosa è quella che dà più prestiti alla lingua sentita come meno prestigiosa, anche se il rapporto è fondamentalmente reciproco; è inoltre essenziale la somiglianza lessicale e strutturale tra la lingua donatrice e la lingua ricevente cosicché è possibile il riconoscimento di moltissime parole che nelle varie lingue differiscono solo per dettagli minimi. In ogni caso i sostantivi hanno la maggioranza sugli aggettivi e suiverbi dato che, tra quello che si prende all'estero, sono molto più frequenti nuovi fenomeni che non qualità, procedimenti o azioni nuove. 2. Prestiti adattati e non adattati Si istituisce la differenza tra prestiti adattati alla fonetica dell'italiano (come il francese "béchamel", che in italiano viene adattato in "besciamella") e i prestiti non adattati (come il francese "creme caramel"). L'ostilità della nostra lingua a contemplare parole che terminassero per consonante è stata, fino all'Ottocento inoltrato, una potente spinta verso l'integrazione dei prestiti nelle strutture fonetiche e morfologiche dell'italiano. Ma la tendenza si è poi invertita nel corso del Novecento, e in modo sempre più veloce, tanto che l'italiano contemporaneo non integra quasi più i prestiti, che quindi entrano in forma non adattata. I prestiti vengono generalmente assunti al singolare; possono

contenere inoltre, suoni non supportati dalla lingua originaria.

3. Prestiti che entrano attraverso la lingua scritta

Il principale veicolo non è più tanto il contatto diretto tra le persone quanto il parlato televisivo e radiofonico. L'altro canale è lo scritto: per esempio nel dialetto veneziano le monetine vengono scherzosamente chiamate "schei", che deriva dalle monete ottocentesche dei dominatori austriaci, su cui era scritto "schei-demunze", cioè moneta divisionale, la cui pronuncia è ovviamente diversa e dunque, tramandata in via orale, sarebbe stata "sciai" o qualcosa di simile.

4. Prestiti di necessità e prestiti di lusso

I prestiti di necessità riguardano l'acquisizione di nuovi oggetti o di nuovi concetti prima ignoti. Come per esempio il "computer". I prestiti di lusso sono quelli per cui l'italiano ha già un corrispondente, almeno approssimativo: l'inglese "week

end corrisponde al nostro concetto di finesettimana.
5. Prestiti definitivi e prestiti non riusciti
Ci sono prestiti che si so
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A.A. 2011-2012
23 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/12 Linguistica italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Moses di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Linguistica italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Porro Marzio.