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TERRACOTTA
terrasanta, pianoforte, mezzobusto, mezzanotte. Esistono anche i composti formati da 2 sostantivi,
cumulo di funzioni.
sono composti con Es.: il divano letto somma la funzione di un divano con
quella di un letto, cassapanca, casa museo. Due aggettivi: agrodolce, chiaroscuro. Poi ci sono dei
composti particolari in cui le parole vengono tagliate, es.: bio(logia) + chimica biomichimica, fanta-
scienza, ecc. Parole composte con 3: postelegrafonici. I composti con base nominale e verbale pos-
forme libere forme non libere.
sono anche essere analizzati in termini di e Es.: Pelapatate, accen-
disigaro, cassapanca sono tutti di forme libere perché vivono anche autonomamente in italiano;
ippodromo e nevralgia no, sono composti di forme non libere con base nominale.
unità polirematiche
Le sono sequenze fisse di più parole che non sono modificabili neanche
dall’aggiunta di un aggettivo che può essere messo prima o dopo il termine fraseologico ma non
può interromperlo. Es.: si può dire un rovente ferro da stiro ma non un ferro rovente da stiro, scale
mobili (unità polirematiche nominali), dare retta (unità polirematiche verbali), così così (unità poli-
rematiche avverbiali, ragazza acqua e sapone (unità polirematiche aggettivali).
paretimologia etimologia popolare
La o si ha nel momento in cui una parola ritenuta estranea
viene accostata ad o adattata ad un’altra già nota. Es.: liquirizia viene dal latino liquiritia. In altre
zone diventa acquarisia (avvicinamento ad acqua), logorizia (con avvicinamento a logorare), ecc.
Primo Levi in Se questo è un uomo si interroga sul perché i deportati più scheletrici vengono defi-
niti musulmani; in realtà proviene dal tedesco mühselig “debilitato” e Mann “uomo”. Darsi agli
stravizi è un adattamento del serbo-croato “sfida al bere”. Nelle principali lingue europee si usano
anche parole che nascono dall’accorciamento di parole preesistenti. Es.: aereo (aeroplano), auto,
sigle
moto, bici, prof, ecc. Anche nei nomi propri. Le sono ormai utilizzate come vere e proprie pa-
role. Es.: UIL (Unione Italiana Lavoro), INPS (Istituto Nazionale Previdenza Sociale). Anche con i
Partiti politici. Alcune sono modellate sulla base dell’italiano (UE, ONU), altre sulla base
dell’inglese (USA, NATO).
onomatopee voci espressive e imitative
Le e le sono un gruppo di parole che giocano un ruolo
molto importante e traggono origine da suoni che indicano o indicavano in origine rumori. Il suono
che le onomatopee tentano di riprodurre è piuttosto approssimativo, ma è l’unico gruppo di paro-
le motivato semanticamente. C’è una relazione diretta tra la parola usata e la cosa; il legame però
è parziale perché altrimenti i versi degli animali sarebbero uguali in tutte le lingue.
deonomastici
I sono nomi di persona o di luogo diventati essi stessi nomi comuni (una guida turi-
stica viene chiamata cicerone, in ambito religioso la parola giuda significa traditore, beniamino
prediletto, il vino Malvasia è un nome di luogo diventano nome comune, Vernaccia, Chianti, ecc.
gorgonzola si forma in origine come formaggio di Gorgonzola) e nomi, aggettivi e verbi derivati da
nomi di persona o da nomi geografici attraverso processi di suffissazione e prefissazione. O ancora,
da un nome di luogo si ottiene un derivato, es.: italiano da Italia. In pochi casi il derivato ha un
rapporto diretto e trasparente con il nome a cui si riferisce. Es.: gli abruzzesi sono aprutini, gli abi-
tanti di Nardò neretini, ecc. Frequentissimo è il caso in cui un oggetto prende il nome degli abitanti
di un luogo, es.: (bistecca alla) fiorentina, (formaggio) parmigiano.
marchionimi
I sono parole nate in italiano da marchi registrati disponibili in commercio. Es.: aspi-
rina, autogrill, cotton fioc, scotch, sottiletta (Naturalmente è necessario che il prodotto abbia un
successo universale per utilizzarlo come nome comune). Può, inoltre, accadere che una parola
errata lettura
venga letta male e che questa si sia stabilizzata dando origine a una nuova parola.
Es.: basalto viene da un’errata lettura della parola greca basanites, binomio viene dall’errata lettu-
ra del latino binominem (due nomi), il nome tulipano nasce dalla relazione di un ambasciatore che
aveva confuso il nome di un fiore con quello di un copricapo.
vocabolari
I sono un prodotto della civiltà moderna, in passato non esistevano; l’uomo riflette su
se stesso, sulla lingua che usa e prova a fissare i caratteri di una determinata civiltà. Tutte le lingue
europee hanno uno o più vocabolari di riferimento. Per gli italiani questa storia comincia nel 1912,
ma per lingue più importanti comincia molto prima (francese, spagnolo, ecc.). Abbiamo a che fare
con diversi dizionari: nelle scuole superiori ci siamo imbattuti prima nel vocabolario monolingue
bilingui plurilingui
(Zingarelli, ecc.). I o servono a tradurre le parole, le parole di una lingua sono
spiegate con le parole di un’altra lingua.
L’enciclopedia è un tipo sui generis di dizionario che comprende anche i nomi geografici.
L’enciclopedia oggi versa in una profondissima crisi in tutto il pianeta a causa di internet. E’ un og-
getto costoso e non c’è motivo per comprare un’enciclopedia costosa quando si può andare su
Wikipedia e avere la stessa informazione. I dizionari tecnici o specialistici fanno un po’ meno parte
della cultura scolastica, non sono generalisti, non per tutti. Es.: Il Tesoro della lingua italiana delle
origini è un vocabolario che si dedica esclusivamente alla lingua italiana del 300. I dizionari sono
anche prodotti commerciali, sono imprese che devono trovare sul mercato anche i fondi per so-
pravvivere, sono marchi registrati e a parte qualcuno sono gestiti con risorse pubbliche o diretta-
mente dallo Stato. Es.: quello dell’italiano del 300 è gestito dal CNR. Il vocabolario più diffuso in
Italia, Zingarelli, prende il proprio nome da Zingarelli morto nel 1935. Dopo la sua morte il nome
non è comunque cambiato, è diventato un marchio. Stesso discorso per il Devoto-Oli che si conti-
nua a rielaborare anche dopo la morte dei due autori. Il Garzanti ha scelto direttamente il nome
della casa editrice. I vocabolari si equivalgono in termini di quantità, parole, peso, impostazione, si
tende a prendere dall’altro le cose migliori. Contengono 100.000-150.000, si inseriscono ovvia-
mente le parole più diffuse. Contrassegnano, inoltre, il lessico fondamentale, cioè le parole basilari
che servono per parlare. Vocabolario e dizionario sono sinonimi ma relativi.
dizionario vocabolario
Il è uno strumento in cui è raccolto e ordinato il lessico. Il può anche desi-
gnare l’insieme delle parole usate da qualcuno. Es.: il vocabolario di Dante. L’insieme delle parole
nomenclatura lemmario. voce, lemmi entrate,
di un vocabolario si chiama o Le voci si chiamano o
sono in ordine alfabetico (è una convenzione umana che pian piano si è costruita nel tempo). La
prima lingua al mondo dotata di vocabolari è stata il francese. I protovocabolari del 300-400 non
erano in ordine alfabetico ma logico. Si arrivò all’idea di metterli in ordine alfabetico grazie ad un
geniale organizzatore anonimo della Francia ottocentesca. Inizialmente le parole vengono classifi-
cate secondo l’ordine alfabetico ma soltanto guardando alla prima lettera. Es.: aceto può venire
prima di abete e dopo alto. La seconda tappa consiste in una classificazione che tiene conto delle
prime due lettere e poi così via. Esiste anche un altro criterio per classificare la nomenclatura,
famiglie di parole).
quello del raggruppamento morfologico (cioè delle Per esempio il DIR mette
insieme, sotto un unico blocco, tutte le voci che per affinità di significati e di origine sono legate
tra loro. Es.: battericamente, battericida, batterico, ecc. Il vocabolario è uno strumento tenden-
zialmente stabile. La scelta dei vocaboli da inserire in un dizionario è un’operazione preordinata a
determinati scopi: dimensioni e finalità dell’opera, pubblico a cui si rivolge, criteri di scelta dei neo-
logismi, delle forme dotte, delle varianti, tipologia dell’opera che si intende realizzare. Per gli alte-
rati si scelgono ovviamente quelli maggiormente in circolazione. Ormai tutti i più importanti voca-
lessico fondamentale.
bolari hanno inserito espedienti grafici per segnalare il Es.: il Sabatini-
Coletti un fondino grigio o rosso per le parole ad alta disponibilità, il Garzanti in azzurro.
Un vocabolario ha una sua grammatica interna, una sua struttura logica. Bisogna considerare 3
area dell’entrata, area della semantica area delle informazioni complementari.
aree: e L’area
dell’entrata è di importanza fondamentale, compaiono la parola considerata in grassetto, la pro-
nuncia o la sillabazione e l’informazione grammaticale. Per convenzione si è stabilito che i sostan-
tivi e gli aggettivi debbano essere al singolare, i verbi all’infinito (quelli latini I persona singolare). I
vocabolari tengono anche conto dei femminili di nome mobile, cioè sostantivi per cui esiste sia il
sillabazione
maschile sia il femminile (sindaco, sindaca, ecc.). Per la pronuncia e l’italiano si scrive
quasi come si legge, la pronuncia delle parole straniere, invece, è indicata con un alfabeto fonetico
internazionale che si chiama IPA, alfabeto difficilmente comprensibile per la massa. Il Sabatini-
Coletti e il Devoto-Oli forniscono anche la pronuncia adattata, cioè quella che è effettivamente
corrente in italiano. Es.: club viene pronunciato più clab che cleb.
marca grammaticale,
La invece, è l’informazione sulla natura grammaticale della parole e viene
espressa generalmente con delle informazioni. Es.: s.m. per sostantivo maschile, agg. Per aggetti-
vo, v. tr. Verbi transitivi, prep. preposizioni, ecc. Nell’area della semantica vengono disposti i signi-
ficati, gli esempi d’uso e la fraseologia e gli eventuali alterati e derivati avverbiali. In questo campo
si avvertono le differenze tra vocabolario e vocabolario. La classificazione dei significati non è in
storico,
ordine casuale, generalmente si predilige quello che non è detto sia anche quello di mag-
logico,
giore diffusione. Es.: rabbia. Un secondo sistema è l’ordine in cui si predilige prima il signifi-
cato letterale e poi quello metaforico. Il terzo sistema è l’ordine di diffusione ma non è più utilizza-
to perché difficile da calcolare e soggettivo. Veniva utilizzato maggiormente nell’800. Oggi nor-
malmente la definizione di un dizionario dovrebbe essere il più possib