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AMPLIAMENTO E CAMBIAMENTO DEI SIGNIFICATI
Nel passaggio dal latino all’italiano, il significato di una parola cambia e può trattarsi di cambiamenti
dovuti a fattori culturali e religiosi, al cambiamento di percezione qualitativa oppure ad altri fattori.
Esistono anche parole che al vecchio significato latino, che si è conservato, ne hanno aggiunti di nuovi,
che si sono formati nelle lingue romanze. Per esempio: lat. “Pater” > it. “Padre”; il senso di “uomo che
ha concepito un figlio” si trasmette dal latino all’italiano, ma nell’italiano si sono sviluppati una serie
di significati nuovi per esempio “titola che si dà ai religiosi”. Oppure, lat. “Lectus” aveva solo il
significato di “letto” e tutti i significati nell’ambito settoriale sono nati dopo, molti solo recentemente.
Questo vale per i cultismi, parole di origine dotta, per esempio: lat. “Actor” significava solo
“esecutore” (significato ancora presente nel diritto), mentre il significato di “attore” si sviluppa a
partire dal ‘300 ed è un’innovazione dell’italiano assente nel latino. I fattori decisivi per l’ampliamento
o il cambiamento di un significato sembrano essere la METAFORA e l’ANALOGIA. La metafora consiste
nel fatto che una parola viene usata, “trasportata” in un contesto diverso rispetto a quello abituale in
base alla somiglianza del significato letterale, ci sono parecchi casi in cui la metafora è così consolidata
e ripetuta da non essere più nemmeno percepita come tale e in questo caso si parla di “metafore
spente”. Per esempio: la gamba del tavolo, collo della bottiglia … Metafore ed analogie sono alla base
della nascita di migliaia di nuovi significati. La contiguità (cioè vicinanza) tra due o più parti di un
oggetto, corpo o elemento naturale determina spesso il cambiamento del significato di una parola,
con l’estinzione del significato precedente dopo un periodo di convivenza tra i due (l’ambiguità viene
normalmente risolta con la sopravvivenza di quello più diffuso). Il fenomeno è detto METONIMIA che
dal greco significa “scambio di nome”. Per esempio “focus” in latino significava “focolare”, mentre
oggi il suo continuatore “fuoco” designa le fiamme; tra i due sensi c’è continuità.
Oppure: lat. “Coxa” > anca, nel frattempo si è evoluto in “coscia” e ha cambiato significato perché
queste due parti della gamba sono molto vicine. Esistono poi fattori di importanza più limitata per lo
sviluppo della polisemia, come la SINEDDOCHE cioè il fatto di nominare la parte per il tutto; per
esempio: tetto per dire l’intera casa, oppure il tutto per la parte, per esempio: l’America per indicare
gli USA. Le dinamiche del cambiamento di significato sono molto complesse e riguardano anche fatti
legati alla formazione delle parole, soprattutto nel periodo di transizione tra latino ed italiano.
CAPITOLO 6: “I PRESTITI”
PREMESSA
Le parole che entrano in una lingua in seguito a fenomeni di interferenza tra sistemi linguistici
vengono definite come “prestiti”. Il prestito è una delle modalità di arricchimento del lessico della
nostra lingua e l’importazione di parole straniere è una delle componenti fondamentali del lessico
italiano. Anche i cultismi sono prestiti, però si tratta di prestiti da lingue estinte anziché viventi. Il
fenomeno chiama in causa fattori extralinguistici, vale a dire fenomeni sociali, economici, culturali,
storici e di costume. Il bilinguismo ha determinato in modo fortissimo gli scambi di parole tra lingue,
ma anche lo sviluppo del turismo di massa ha determinato un’apertura mentale alle lingue e alle
culture diverse dalla propria. Oggi gioca un ruolo fondamentale lo sviluppo dei media e, un fattore
non trascurabile è la corrispondenza via mail. Quando tra due popoli si stabiliscono rapporti su
qualunque genere, c’è sempre una ripercussione sul lessico; c’è da tener conto del PRESTIGIO, perché
la lingua sentita dal parlante come più prestigiosa è quella che da più prestiti alla lingua sentita come
meno prestigiosa, ma il rapporto, per quanto possa essere squilibrato, è quasi sempre reciproco.
Tracciare la storia dei prestiti dell’italiano significa scrivere un pezzo significativo della storia non solo
linguistica del nostro paese. Il fenomeno inizia in un periodo molto antico, quando le forze
disgregatrici dell’Impero romano d’Occidente provocarono l’entrata di numerose parole dei nuovi
arrivati: germanici, bizantini, slavi e arabi e, in direzione inversa, la civiltà antico cristiana determinò
l’accoglimento di parola latine da parte dei popoli germanici. Un prestito è generalmente il frutto di
un’acquisizione individuale che poi si allarga fino a coinvolgere una quota sempre più alta di parlanti.
Un altro fattore che favorisce o penalizza l’acquisizione di un prestito è la somiglianza lessicale e
strutturale tra la lingua donatrice e quella ricevente. L’arabo per esempio ha fornito centinaia di
parole all’italiano e alle altre lingue romanze che sono quasi sempre nomi, pochi aggettivi e mai verbi.
Lo scambio tra lingue indoeuropee è stato continuo e larghissimo. La somiglianza lessicale tra le lingue
rende possibile il riconoscimento di molte parole che nelle varie lingue differiscono solo per dettagli
minimi come la desinenza o il suffisso. L’adozione di una parola dipende dalla necessità di esprimere
un certo significato e dall’efficacia con cui questa svolge tale compito; quello che viene preso
dall’estero sono più aggettivi o nuovi fenomeni che le azioni.
PRESTITI ADATTATI E NON ADATTATI
Si fa differenza tra i PRESTITI ADATTATI alla fonetica dell’italiano (per esempio: béchamel – francese >
besciamella) e i PRESTITI NON ADATTATI, che entrano in italiano così come sono nella lingua originale,
per esempio: crème caramel. Il prestito rappresenta una “risposta” attiva della lingua alle
sollecitazione e agli influssi provenienti da un’altra lingua. L’ostilità della nostra lingua a contemplare
parole che terminassero per consonante è stata, fino all’800, una potente spinta verso l’integrazione
dei prestiti nelle strutture fonetiche e morfologiche dell’italiano, e così per esempio parole come:
flanelle, patriote e hidrant sono diventate: flanella, patriota e idrante. Questa tendenza si è invertita
nel ‘900, tanto che non vengono più integrati i prestiti, che quindi entrano in forma non adattata:
camping, best –seller, al massimo giunge ad adattare alla prima coniugazione i verbi inglesi privi della
marca morfologica, così da “flirt” si ha “flirtare”. Generalmente i prestiti vengono assunti al singolare
e rimangono invariati anche al plurale, per esempio: il computer / i computer. Ci sono casi in cui il
plurale non viene identificato correttamente e viene scambiato con il singolare, ciò accade con lingue
lontane dalle nostre, come quelle semitiche infatti, per esempio, diciamo “cherubino” perché in
ebraico “kerubim” è stato scambiato per singolare anche se era plurale, questo può succede anche
con lingue vicine, come lo spagnolo, infatti diciamo “il silos” che in spagnolo è il plurale di “silo”.
Inoltre i prestiti possono contenere suono che nella lingua di arrivo non ci sono, come: garage o beige
che presentano il suono /ž/.
PRESTITI CHE ENTRANO ATTRAVERSO LA LINGUA SCRITTA
Sulle modalità di acquisizione dei prestiti, gran parte di questi viene a noi attraverso il parlato, anche
se il principale veicolo non è più tanto il contatto diretto tra persone, quanto il parlato televisivo o
radiofonico. Vengono riconosciuti facilmente perché li pronunciamo, più o meno, come nella lingua
originale: news. L’altro canale è lo scritto, per esempio in italiano siamo abituati a pronunciare
“tunnel” così come è scritto e non un ipotetico *tannel che è la pronuncia inglese. Pronunce di questo
genere stanno perdendo terreno in favore di quelle più vicine alla lingua originale per via della
maggior diffusione delle lingue straniere nel nostro paese.
PRESTITI DI NECESSITA’ E PRESTITI DI LUSSO
I PRESTITI DI NECESSITA’ riguardano l’acquisizione di nuovi oggetti e di nuovi concetti prima ignoti,
quindi si tratta di oggetti che giungono a noi con un nome che prima non c’era. Per esempio:
melanzana, carciofo, samurai, totem, bungalow, viaggio, patriota, sauna … I PRESTITI DI LUSSO sono
quelli per cui l’italiano ha già un corrispondente almeno approssimativo, per esempio: weekend è un
prestito di lusso perché in italiano ci sarebbe “fine settimana”, baby – sitter per bambinaia, record per
primato e news per notizie. La necessità in senso assoluto di un prestito non esiste perché ogni lingua
possiede i mezzi per indicare nuovi oggetti o concetti senza ricorrere a parole straniere e, inoltre, non
tutti i prestiti di lusso sono assolutamente “inutili” perché spesso la voce straniera contiene delle
sfumature di significato diverse.
PRESTITI DEFINITIVI E PRESTITI NON RIUSCITI
Questa distinzione tende ad accertare il successo del “trapianto” di un prestito nella nostra lingua,
misurandolo con il grado di durata. Ci sono prestiti che da secoli si sono ambientati nell’italiano e di
cui, magari, oggi il parlante medio ne ignora la provenienza pensando ad una “normale” parola
italiana. Per esempio: “mangiare” viene dal francese antico “mangier”. Per quanto riguarda il successo
si tratta di prestiti definitivi, ormai radicati da più di un millennio. Esistono anche molti casi di prestiti
non riusciti, cioè che non riescono ad entrare in italiano o che vengono usati per un breve periodo e
poi cadono in disuso. Le cause di ciò possono essere interne alla lingua o legate a vicende culturali.
Questi prestiti di breve vita sono culturalmente significativi perché rivelano il fatto che tra due lingue
(e quindi due culture) ci sono scambi e contatti intensi.
I CALCHI
I forestierismi non sono l’unico modo in cui altre lingue influenzano la nostra. Una parola italiana può
anche cambiare sotto l’influsso di una lingua straniera, sviluppando forme e significati non originali, in
questo cado abbiamo un CALCO o SOSTITUZIONE LESSEMATICA. La differenza tra il prestito e il calco è
che il prestito è una vera e propria parola straniera, mentre il calco è una parola italiana su c