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Il ruolo di Anchise nell'Eneide
ANCHISEE’ ricordati diffusamente nell’Eneide in tre distinti momenti, nel 2 libro e lungo il corso del3 e nel 5 con i ludi funebri. Di Anchise Virgilio conosceva quel poco che ne dicel’Iliade,era figlio di Capys, discendente di Dardano, e cugino di secondo grado di Priamo;Enea è figlio di Afrodite e di Anchise, unitisi in una valle dell’Ida, un mortale e una dea.Nell’Eneide tale personaggio ha le caratteristiche che presenta l’Anchise di Nevio, cioèvecchiaia e inabilità fisica, che in un primo momento gli fanno desiderare la morte nel rogodi Troia, ma anche profonda religiosità che successivamente lo salva insieme ai suoidiscendenti.Proprio per la sua vecchiaia Anchise è il capo della spedizione che muove da Troia, ed èperciò lui a dare gli ordini della partenza, e così nelle tappe successive, in linea con ilprincipio di autctoritas della quale per l’età, l’esperienza ecc.
è rivestito il pater Anchises. Finché Anchise è vivo, nell’Eneide il capo è lui, in tutta la pienezza dei poteri connessi, religiosi. Infatti Anchise nel 3 libro è l’interprete della volontà degli dei, soprattutto Anchise esegue i sacrifici e rappresenta la volontà dell’intero gruppo di profughi da Troia. Poco dopo un perfetto e improvviso colpo di scena, Anchise senza alcun indizio preannunciante, viene a morte. Ora è Enea il pater Aeneas, subentra in tutte le funzioni fin qui svolte dal pater Anchises. Per gli ultimi due episodi dove vi è Anchise, cioè i ludi e l’incontro con Enea nella discesa agli inferi, Virgilio prende spunto per la descrizione dei ludi da Omero, nel libro 23 dell’Iliade, ma anche dalle contemporanee celebrazioni che Ottaviano aveva indette nel 29 a.C per il padre divinizzato.
ASCANIO
Figlio di Enea e di Creusa chiamato anche Iulo. Nell’Eneide Virgilio
Alternaindifferentemente i due nomi di Ascanio e Iulo, anche se forse Iulo sembra più usato con una leggera connotazione affettiva. Il fatto di avere un doppio nome dà al personaggio qualcosa in più, quasi un simbolo rispetto a un passato troiano verso cui richiama e ancora lo collega il nome Ascanio, e un futuro che significherà soltanto Roma richiamato dal nome Iulo. Ascanio è il personaggio che simboleggia, anche con l'adozione del doppio nome, la transizione fra due momenti storici, o meglio, fra mito e storia.
Nell'Eneide Giove predice a Venere (primo libro) che alla morte del padre Enea, tre anni dopo lo sbarco nel Lazio, Ascanio regnerà per 30 anni e passeranno poi 300 anni di interrotto regno fino alla nascita di Romolo e Remo da Ilia e Marte. Conforme a questa profezia, nell'Eneide il personaggio di Ascanio lo si incontra fino all'ultimo libro, con una presenza che aumenta progressivamente di importanza fino al 9 libro.
Nel quale Ascanio, in assenza del padre Enea, assume un ruolo di vicario anche sul piano del comando, per poi subire un'evocazione negli ultimi 3 libri, ove invece il suo nome è citato rispetto alla preoccupazione del padre, o come anticipazione del futuro che sarà Roma.
In conclusione Ascanio è caratterizzato come personaggio autonomo, presenta anche molte contraddizioni dal punto di vista dell'età, sembra che sia sempre considerato un puer (...)
FURORE
Nell'Eneide i seguenti personaggi sono descritti con questa parola più volte: Didone, Turno, Enea, Amata, Giunone, la Sibilla, i Troiani, Camilla, Cassandra, Eecole, Etruschi, donne troiane.
Fra i tipi di azione che il furore provoca il più comune è l'impulso che conduce alla lotta o la condizione mentale di coloro che sono in lotta in una situazione di guerra. Ma può riferirsi anche all'impulso di uccidere in una situazione non di guerra, oppure ad...
Inacondotta turbolenta, l'impulso a distruggere o la collera. Alcuni usi di furor riguardano forze naturali come i venti, il fuoco o le tempesta. Ben 11 esempi alludono all'amore, e 10 alla condizione della mente che precede il suicidio, o l'autodistruzione.
La maggior parte degli studiosi considerano furor come opposto di pietas, la missione e il destino di Enea. Questo è suggerito specialmente dal Furor impius.
RELIGIO
La complessità di significati inerente al concetto di religio si riflette anche nell'opera di Virgilio e rende difficile una sicura interpretazione, anche a causa del mutare prospettive ermeneutiche da parte degli studiosi moderni. Religio per alcuni studiosi consiste nel "impressione di timore reverenziale e di ansietà provati in un luogo sacro, ritenuto residenza di un numen", ovvero timore a causa della presenza in quel luogo di una divinità. Tuttavia è più probabile che l'aspetto
Il concetto di religio, secondo Virgilio, è più caratterizzato dalla diligentia, lo scrupolo dal quale dipende la buona esecuzione dei riti, dunque la loro efficacia. Anche la formazione politico-religiosa, la priorità della nozione "scrupolo" rispetto a quella di "timore" tanto perché al poeta appare ben nota la scientia pontificia regolatrice del concetto di religio, religiosus e della sua applicazione.
RELIGIOSITÀ
Le opere di Virgilio permettono di ricostruire un quadro abbastanza ampio e preciso della religione di Roma alla fine del I sec a.C. Il quadro di questa religione si delinea nei dati letterari, tramite notizie sui culti, sui riti, cerimonie, sulle divinità, le tradizioni mitologiche, le concezioni escatologiche, le istanze salvifiche. Soprattutto le Georgiche e l'Eneide sono opere ricche di dati religiosi, mentre le Bucoliche si prestano un po' meno.
un poeta come Virgilio. Le bucoliche sono infatti caratterizzate da un'atmosfera spirituale, in cui il poeta riesce a creare uno spazio ideale in cui esprimere le sue idee e i suoi stati d'animo. La religiosità individuale di Virgilio non è molto evidente in queste opere, ma emerge solo in alcuni passaggi in cui si riflette sulla filosofia. La critica si concentra quindi sulla coerenza e sull'originalità di Virgilio rispetto alla tradizionale religione romana, evidenziando il suo profondo legame con il culto degli dei e la sua capacità di idealizzare la materia per creare atmosfere spirituali.Virgilio nello stesso tempi in cuisi radicano nella sua coscienza.Virgilio non prescinde dal sostrato epicureo dell'epica, anche se echeggia concezionistoiche o platoniche, si esprime in una dizione lucreziana. Ciò significa che in Virgiliomolta poesia è frutto di un'istanza propriamente meditativa o per lo meno di una spintainteriore, epicurea, che non significa adesione a un sistema filosofico, ma comporta unasensibilità viva per specifiche tematiche e coscienza di valori.
LE GEORGICHE
Il poema presenta elementi di interesse sia per la religione nazionale sia per la pratica diculti privati e agresti. Le divinità menzionate nelle Georgiche se si escludono quelleprettamente romane di nome, riflettono il processo dell'interpretazio Graeca, che da tempoagiva all'interno della religione nazionale, dove annullava progressivamente le distinzionifra divinità greche e romane.
Il nesso fra arnesi da lavoro e ambito religioso-cultuale agrario,
va inserito, ci sembra in una serie di nozioni familiari alla cultura del tempo piuttosto che essere attribuito a un progetto cosciente di Virigilio di santificare la campagna mediante la religione eleusina. Poiché l'operare di Virgilio è di natura essenzialmente letteraria, l'esigenza di elementi religiosi greci insorge nello stesso momento in cui i modelli greci interferiscono con quelli latini. Nelle Georgiche emerge che Virigilio insiste sul concetto di lavoro come condotta e come lotta, voluto da Giove non per punire l'umanità di qualche colpa, ma per elevarla da uno stato d'animo d'inattivo torpore: in dialogo con Lucrezio, che è presente in varie espressioni, Virigilio accoglie sollecitazioni diverse, per giustificare il lavoro dato dagli dei, e propone una teodicea debole sul piano speculativo filosofico. Virgilio aveva una generica ansia religiosa più che interessi filosofici precisi, perciò il suo concetto difelicità è imperniato su argomentazioni epicuree, che pongono l'imperturbabilità come fine ultimo della conoscenza della natura, nello stesso tempo in cui è concepita in una dimensione autenticamente religiosa quale stato di vita a contatto delle divinità agresti e rifiuto dei beni mondani, identificabili negli onori della vita politica, nel lusso, nella ricchezza, beni fallaci; l'altra meta filosofica ha come alternativa quella religiosa. Si notano ancora varie linee di tendenza etico-filosofiche che trovano origine nella temperie culturale della società augustea, dove contraddizioni si addensavano proprio intorno alla valutazione dell'impegno politico. Un altro tema delle Georgiche è atto a dimostrare l'ordine della problematica religiosa virgiliana: l'escatologia che per l'uomo religioso convoglia il complesso delle paure e delle speranze. L'ENEIDE L'opera offre un vasto campo d'indagine per.gli studiosi dell'antica religione italica e della religione romana, sia perché in essa intervengono gli dei del pantheon politeistico greco-romano, sia perché vi sono descritti o illustrati nella loro etiologia i riti del Latinum vetus. È calcato fedelmente su quello sia della letteratura greca sia della religione romana, che in base all'ideologia del politeismo, non esclude le divinità straniere, né concepisce concetti quali quello moderno di "Verità". La presenza del mondo divino nel poemma è un debito verso i modelli greci epici: la personalità di ciascuna divinità conferita dal poeta scaturisce probabilmente dalla configurazione estetica più che religiosa dell'opera letteraria; i rapporti che sul piano della psicologia possono intrattenere gli dei con i personaggi derivano dalla conduzione dei singoli episodi e dalle connessioni tra gli episodi. Per questo laLa religiosità virgiliana si intravede soprattutto nelle domande che il poeta sembra porre sugli dei.