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Guerra nell'Egeo per bloccare le coste turche nel Mediterraneo orientale e assicurare all'Italia un elemento di scambio nelle future trattative di pace
26 aprile 1912: occupazione dell'isola di Stampalia
17 maggio: le forze di sbarco del generale Ameglio costringono i Turchi alla resa di Rodi, mentre le forze della marina completano l'occupazione del resto del Dodecaneso
18 luglio: siluranti italiane al comando di E.Millo penetrano per un'azione dimostrativa nei Dardanelli
18 ottobre 1912: con la Pace di Losanna viene riconosciuta la sovranità "piena e intera" dell'Italia sulla Cirenaica e sulla Tripolitania
Un anno di guerra costò all'Italia più di un miliardo, 4000 morti e 5000 feriti
Dopo la Pace di Losanna: l'occupazione del Fezzan e la Prima Guerra Mondiale
L'occupazione italiana prosegue a fasi alterne
Continuano anche gli attacchi dei ribelli e le molestie di questi
ultimi allevamenti di popolazioni che si erano sottomesse all'Italia Le truppe italiane sconfiggono ad Assaba i berberi capeggiati da Sulīmān Bāsā al-Bārūnī. Il governo italiano organizza una spedizione comandata dal colonnello Miani per occupare il Fezzan; l'impresa si conclude positivamente nel marzo del 1914. 28 novembre 1914: la grande rivolta araba obbligò tutti gli italiani a ritirarsi dall'interno del paese, con gravissime perdite (circa 5000 uomini, tra morti, dispersi e prigionieri). Cosa ancora più grave, i ribelli si impadronirono di moltissime armi (tra cui 37 cannoni, 20 mitragliatrici e 9000 fucili) e munizioni. Prima Guerra Mondiale: la presenza in Libia degli italiani si riduce ai porti di Tripoli e Al-Khums. Austriaci e tedeschi appoggiano la resistenza libica costringendo gli italiani ad arroccarsi sulle località costiere in posizione di difesa. Il pericolo diPerdere i possedimenti spinse gli italiani in Cirenaica a stringere accordi con la confraternita Senussa che controllava ormai il territorio oltre la linea della costa.
Gli italiani in Libia durante il regime fascista. Quando sale al potere, Mussolini sapeva ben poco in materia di politica coloniale, ma aveva capito che la posizione dell'Italia nel Mediterraneo, settore di capitale importanza, era troppo fragile.
Giuseppe Volpi di Misurata dichiarò in proposito: "Ricordo con emozione il primo incontro che, governatore della Tripolitania, ebbi con lui alla Consulta, tre giorni dopo la Marcia su Roma. Il suo pensiero era già chiaro. Occorreva innanzitutto 'riconquistare la Libia e dare conveniente assetto alle vecchie nostre colonie dell'Africa Orientale'." Nel ricordare la decisione del duce di portare avanti la riconquista della Libia senza più un attimo di indugio, Volpi si chiede: "Qual'è stata, in Africa, la linea?"
inaugurata da Benito Mussolini? E’ stata quella che noi coloniali siamo soliti chiamare ‘politica di prestigio’. Con tale espressione va intesa quell’azione di governo che dia alle popolazioni soggette – chiara ed inequivocabile - non solo la sensazione della nostra superiorità militare […], ma anche e soprattutto una superiorità morale che ci deriva dal valore e dalla forza delle nostre tradizioni storiche e dalla grandezza dl compito di civiltà che da secoli l’Italia ha assolto” Aggiunge infine Volpi: “ una civiltà come la nostra non può piegarsi, nei confronti dell’indigeno, ad alcuna transazione, né adattarsi a tortuosi accomodamenti, ma deve tendere alla sua affermazione, senza che nulla possa arrestarla, […] implacabile così perà punire come per premiare” svolta decisiva: Mussolini intende adottare metodi diversi da quelli usati in precedenza: l’Italiafascista non cerca più di accattivarsi gli avversari, ma è decisa a stroncarli. Cambiano il modus operandi e i mezzi bellici
Giuseppe Volpi, in 36 mesi di governo, conquista Misurata, la Jifarah, il Jebel Nefusa e Gharian con una spesa abbastanza contenuta, un bilancio di perdite non particolarmente pesante: 620 morti, 1924 feriti e 38 dispersi.
Ad ogni conquista di Volpi, si va consolidando anche la fama del giovane colonnello Rodolfo Graziani.
Il genocidio italiano in Cirenaica
Gennaio 1930: il generale Graziani viene nominato vicegovernatore della Cirenaica e insieme a Badoglio diventa uno dei personaggi chiave della fase finale. Graziani diede vita ai "tribunali volanti" con diritto di morte per reati quali possesso di arma da fuoco o pagamento di tributi ai ribelli; Badoglio propose l'utilizzo di strumenti terroristici quali le bombe ad aggressivi chimici per stroncare la resistenza libica.
Il fronte opposto era occupato dalla Sanūssiyya.
I fascisti compresero che per rompere i legami organizzativi della resistenza dovevano eliminare la Sanūssiyya come fattore di mantenimento dell'ordine feudale. L'invasione fu vista come annientamento delle proprie risorse e della propria esistenza. Resistere significava tentare di sopravvivere, con un forte attaccamento per l'indipendenza che portò tutta la popolazione a collaborare coi ribelli, capeggiati da al-Mukhtār. I fascisti decisero un'azione radicale sulla collocazione geografica delle etnie. Per mezzo di movimenti coatti di popolazione, a partire dal 25 giugno 1930 si decise per la creazione di campi di concentramento che dovevano contenere le popolazioni del Jebel. OBIETTIVO: rompere ogni legame tra ribelli e popolazione e ogni possibilità di autosussistenza delle comunità. Badoglio, cosciente di cosa stava andando a fare, dice: "Non mi nascondo la portata e la gravità di questo".provvedimento che vorrà dire la rovina della popolazione cosiddetta sottomessa. Ma ormai la via ci è stata tracciata e noi dobbiamo perseguirla fino alla fine anche se dovesse perire tutta la popolazione della Cirenaica"
Il provvedimento di Badoglio non era comunque riuscito ad interrompere i contatti tra popolazione e Sanūssiyya;
a fine agosto fu deciso di muovere nuovamente i campi in zone costiere; furono inasprite le sanzioni verso i detenuti e irrigidite le norme riguardanti la detenzione
La popolazione del Jebel, una volta rinchiusa, divenne versatile serbatoio di forza lavoro a basso prezzo da inserire nelle innumerevoli opere pubbliche (soprattutto strade) che andavano di pari passo coll'occupazione
1930-1931: eliminazione del 90-95% del bestiame
Altro provvedimento per spezzare i legami con i ribelli fu la proibizione del commercio con l'Egitto, dove i circa 20.000 libici che vi si erano rifugiati erano certamente interessati a
dare man forte ai patrioti
Sempre al fine di impedire i rifornimenti dall'Egitto, il generale Graziani fece innalzare una lunga barriera di filo spinato lunga 270 chilometri, dal porto di Bardîyah all'oasi di al-Giagbūûb, controllata per mezzo di fortini e voli aerei
Settembre 1931: al-Mukhtār viene arrestato, processato nel salone del Palazzo Littorio a Bengasi e impiccato alle 9 del mattino del 16 settembre nel piazzale del campo di concentramento di Soluq ( ق#(" )
9 dicembre: si riunirono i rimanenti oppositori all'occupazione e decisero per la resa
L'uccisione di al-Mukhtār apparve come l'episodio definitivo di una serie che aveva portato a un veloce indebolimento della Sanūssiyya
Secondo fonti italiane i morti tra i ribelli per il periodo 1923-1931 sarebbero stati 6.500 ma c'è un vizio di forma in tali dati, che sono presi da materiale di parte. Impressionante diminuzione demografica nella
Cirenaicaà - Da dati del 1928 gli abitanti sarebbero stati 225.000, mentre dal censimento del 1931 risulterebbero essere 142.000 compresi gli italiani e i nuovi immigrati. Tenendo conto di quanti fuggirono dal Jebel verso e del tasso di incremento demografico, il genocidio fascista dovuto alla repressione sarebbe di circa 45-50.000 persone che crescono fino a 70.000 se ai dati italiani si sostituiscono quelli dell'antropologo Evans-Pritchard.
Una volta che la ribellione fu vinta le popolazioni non poterono tornare nei luoghi d'origine sul Jebel, poiché, essendo le zone più fertili, erano destinate agli italiani. I libici subirono così la radicale modifica dei principali aspetti della vita materiale e in quanto seminomadi furono rinchiusi in riserve, dove essere sfruttati come manodopera.
'Omar al-Mukhtār eroe della resistenza - Nel 1923, al-Mukhtār assume per delega di Idris I, capo della Sanūssiyya, la guida della resistenza anti-italiana in Cirenaica.
all'età di 63 anni. Il generale Graziani lo descrive "di statura media, piuttosto tarchiato, con capelli, barba e baffi bianchi, dotato di intelligenza pronta e vivace; era colto in materia religiosa, palesava carattere energico ed irruente, disinteressato ed intransigente; infine, era rimasto molto religioso e povero, sebbene fosse stato uno dei personaggi più rilevanti della Sanussiyya". Genio militare: con appena 2-3 mila uomini (ma in certi periodi anche solo con mille) al-Mukhtār riesce a tener testa a 20 mila uomini dotati dei mezzi più moderni. ʿOmar al-Mukhtār sfrutta la perfetta conoscenza della natura impervia dei territori in cui opera e si fa forte del sostegno incondizionato delle popolazioni del Jebel Akhdar che lo riforniscono di uomini, armi, cibo e denaro. Graziani sa che per sconfiggere al-Mukhtār è necessario fargli il vuoto intorno, prosciugare le sue casse, tagliare le sue linee di.Rifornimento con l'Egitto ʿOmar
11 settembre 1931: al-Mukhtār viene circondato dalle milizie italiane;v riesce a mettere in salvo i suoi uomini ma viene ferito ad un braccio, mentre il suo cavallo viene abbattuto per impedirgli la fuga. Tradotto a Bengasi e condannato a morte, viene impiccato pubblicamente nel piazzale del campo di concentramento di Soluq il 16 settembre
Dal governatorato generale alla dichiarazione d'indipendenza
1934: proclamazione del governatorato generale della Libiaà "cittadini italiani libici"
Dopo il '34 Mussolini inizia una politica favorevole agli Arabi libici v chiamandoli "musulmani italiani della Quarta Sponda d'Italia" e interviene con l'edificazione di edifici pubblici a loro destinati
Italo Balbo, primo governatore, costruì la Libia