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La storia dell'architettura parla di tutto, parla di noi. La realtà che ci circonda è quella dei giornali, di titoli, di avvenimenti, di cose che succedono. Una serie di avvenimenti che accadono, è il mondo che ci circonda.
Dentro questo mondo ci sono problematiche che incontrano la storia dell'architettura. Tutto può essere interessante o noioso, ma in questo si annida l'atteggiamento di indifferenza che ci caratterizza ma che cerca di allontanare il problema. Indifferenza che si tramuta in indeterminismo, tutto ciò è così, non si può fare nulla, deve accadere. In una certa misura è vero, ma il singolo ha una possibilità, si può risvegliare da quell'indifferenza e prendere conto di quella realtà. In ogni periodo storico esiste un pensiero egemonico, ossia un pensiero dominante che governa una certa condizione. È quel pensiero comune che tende a sedare ogni altro pensiero e ci addormenta rendendoci apatici. Il nostro compito deve essere invece quello di risvegliarci continuamente per uscire da quell'apatia e da quel determinismo. Le cose sono così per delle cause ma potrebbero anche non esser così. La storia è esattamente questo strumento, è qualcosa che risveglia il passato, quello strumento di studio, di indagine, di sollecitazione, qualcosa che entra dentro la realtà e ci aiuta a pensarla diversamente. Quando si parla di storia dell'architettura si pensa a ciò che sta in quei luoghi che maggiormente frequentiamo, quel mondo che ci è vicino, si chiama Occidente per convenzione. Ma Occidente rispetto a cosa?
Il mondo fuori da quello occidentale ha molto influenzato quello non occidentale, parti del mondo che hanno prodotto una loro cultura ed architettura come propria produzione autonoma, autoctona con i propri caratteri. Architettura che prova a ragionare su un pianeta che non è solo quella parte ristretta che siamo soliti a pensare, come se quel che è qui è tutto quel che c’è. Si accede in questo modo ad un altro modello di pensiero. Il modo occidentale è egemone ma non è l’unico al mondo. L’architettura non è ai una cosa separata dal mondo, è mondo si nutre da tutto ciò che arriva da fuori. Non è solo il contesto ma i presupposti su cui un pensiero si basa per arrivare al risultato.
Cartografia e storiografia
Due parole che possono sembrare noiose, un po' sì sa cosa sono, potrebbero anche chiamarsi storia e geografia. Ed in effetti l'una si occupa del tempo e l'altra dello spazio. Le due coordinate del nostro mondo. La cartografia è la traduzione dei luoghi fisici reali sulla carta, è una rappresentazione. C’è sempre un mediatore che traduce dalla cosa reale, a quella sulla carta. La cosa interessante è il catalogo di tutta la terra di steward Brend, che pubblica Whole Earth catalog, ed ogni anno dal 68 pubblica un catalogo di merci orientate alla cultura hippie. Ci sono libri, macchine, tende, attrezzi da giardino per volere impiantare una vita alternativa. Questo catalogo aveva in copertina l'immagine della rappresentazione del pianeta, la sua immagine. Era una sorta di progenitore di Google, anzi dopo infatti si arriva a Google Earth. Un applicazione geo spaziale, non geografica. È una costruzione fatto secondo un sistema di rappresentazione che è in realtà la stessa che un signore di molti anni prima aveva concepito, era Tolomeo. Vissuto nel 100d.c. Che abitava ad Alessandria d'Egitto, nella classicità ormai passata. Tolomeo è il primo che concepisce il mondo come oggetto solido nello spazio. Il problema di cui ci stiamo occupando è abbastanza semplice, come tradurre in 2d un 3d curvo. Il mondo è il globo che gli antichi già che percepiscono con aggettivi che hanno una caratteristica connotativa. Fenomeno globale che apparentemente si riferisce a questo ma in realtà non lo è mai. Quando si parla di mondo, di globo, di mondiale, si sta attribuendo ad altri quel che non gli appartiene. In realtà i fenomeni mondiali sono parziali. Ricordiamo anche le prime esposizioni universali, la città che è il centro del mondo, tutto ciò converge lì. Nel 1900 un astronomo propone che come simbolo di universalità debba essere costruito un grande globo. Una grande sfera del mondo alto 200m con disegnato sopra il mondo. I geografo aveva da poco pubblicato un atlante geografico e quindi sa quale sia il problema di traduzione grafica. L'idea viene bocciata. Viene portata una nuova idea su una sfera che però rappresenta la sfera celeste.
La prima rappresentazione del mondo è su una pietra babilonese e rappresenta ciò che i babilonesi pensavano fosse il mondo. Un mondo che è parte da un punto di vista e dalla deformazione. In Sicilia viene redata una carta geografica che è una delle più avanzate dal mondo medievale. Rappresenta il bacino mediterraneo, guardandola si fa un po' fatica a capirla.
Ma si vede mettendo sottosopra il mondo era tutto quasi corretto. Al-Drisi realizza una carta che vede il mondo rovesciato ma in realtà questa è solo una convenzione del fatto che il nord sta in alto e il sud in basso. Il metodo di rappresentazione di Tolomeo è un vincolo, una fetta di torta, una traduzione di ciò che è sferico su ciò non è bidimensionale. La deformazione in questo modo è limitata. Nei secoli successivi la rappresentazione cartografica ha una proiezione ellittica. Sono tutti tentativi di tradurre questa sfera in qualcosa che deve essere una figura piana. Ci sono per forza delle deformazioni che occorre capire dove farle deformare. Dove è il centro?
Ad esempio la carta di Mercatore, rappresenta il tutto in una grande griglia con una proiezione cilindrica con i due poli che vanno all’infinito. Il vantaggio di questa carta è la facilità della navigazione. Il problema di questa carta è che l'equatore rispetto alla rappresentazione cartografica è molto più in basso perché i sono più terre in alto che in basso, ciò comporta una deformazione di quelle terre e la maggior enfasi delle terre europee. Dal punto di vista culturale e fattuale si capisce che i territori colonizzati sono stati un po’ declassati. Un tedesco prova poi a rettificare questo giudizio eurocentricopro. Disegna una carta che restituisce i giusti spazi. Carta che pare sbagliata. La cartografia che dovrebbe essere un dato certo in realtà non lo è minimamente. Sulla base di tutto ciò e sui concetti di relatività ognuno fa una carta dal proprio punto di vista. Le carte hanno poi un uso, che servono per mostrare delle cose. Poi nel 2008 viene pubblicato un atlante del mondo reale, 366 mappe che a partire da una mappa di base con colori diverse, gli autori fanno delle altre carte che racconta un tema deformando la grandezza dei paesi a seconda di quegli indicatori.
Nord e sud, est e ovest, oriente e occidente, il concetto oriente è costruito rispetto alla colonizzazione occidentale. Sono categorie mentali, che stanno a dire delle cose. La storia è la geografia, due discipline estremamente complesse.
La storiografia è ancora di più un punto di vista, si parla spesso e volentieri di idee e ideologie, costruzioni di idee. Si è provato a partire dall’800 ad attribuirvi un valore di testimonianza, che però dipende dalla persona. Storia di adams che prova a raccontare inserendo mattoncini di volta in volta. Una specie di grande tassonomia che cerca di raccontare la storia senza interpretazione, è un'altra utopia come la carta perfetta, sono dei tentativi che non possono che fallire. In tempi più recenti, nel 1952 Arno Peters, prima di fare la carta concepisce un libro finanziato dal governo americano che finanziato dal governo americano produce un libro di storia che parte di tutti gli avvenimenti americani.
In anni recenti sono stati pubblicati atlanti dell’architettura mondiale. Le storie dell’architettura si occupano di Occidente una storia apparentemente senza qualificazioni ma in realtà si riferisce all’occidente. Questo i pone un problema. Che storia stiamo raccontando? Bisogna confessare che la storia rappresentata è una storia parziale e quindi correggere questa mancanza per esplorare altri pezzi di mondo.
Storia e geografia devono essere guardate con sospetto, non sono fondamentamenti. Ciò dovrebbe aiutare a risvegliarci, tutti dormiamo, dobbiamo continuamente risvegliarci. Occorre indagare le cose non sono date.