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Estratto del documento

Monumento della ricostruzione, Rotterdam (1955), che è gioco per bambini in spazio pubblico.

[Homo ludens, teoria che invece che combattere la guerra, un paradigma perduto della società umana è quello del

gioco, parte costitutiva. Paradigma di relazione sociale è serietà. Forse uomo, prima di essere fabers, era ludens]

Constant è incaricato da Van Eyck di costruire strutture per i playground di Amsterdam, di cui Van Eyck si occupò

da 1947 a 1978: spazi vuoti (scoperti nella deriva di Amsterdam), dimenticati e di risulta, trasformati in piccoli campi

giochi (in totale 700). Operazione minuta e colossale allo stesso tempo, ci ricorda idea situazionista, piccole

trasformazioni che moltiplicate possono diventare grandi. Playground di Van Eyck diventeranno paradigma per

azione dal basso!

Tornando a Constant, è artista e in quanto tale si muove; ad Alba, in Italia, crocevia in cui popolazioni nomadi si

riuniscono e passano, fa Progetto per un campo di zingari (1957): tensostruttura come accampamento provvisorio,

utile per quelle circostanze di riunione. Idea di grande copertura leggera, non architettura pesante e impattante. Ci dà

indicazione di come Constant pensa a queste cose, e di come zingari tornino spesso in mente a lui. Città situazionista

dovrebbe essere per un popolo nomade. Se si dovessero cambiare i paradigmi della società e della nuova città:

essere homo ludens invece che faber

essere nomadi invece che stanziali

Da qui progetto di New Babylon (1959-74):

grandi strutture che poggiano in alcuni punti sul terreno sovrastandolo

struttura che si dipana come rete che raffigura in vari modi (es. su mappa di Parigi si supplementa alla città,

come sorta di surrealtà, non procede per linee rette, di utilità, di funzionalità, è nomade)

città dove chi la abita sia nomade, quindi continuum

settori

10. Reale vs virtuale (II) 7

Nel momento in cui Constant inizia a divertirsi troppo con questa cosa viene espulso dal gruppo, perché sta creando

qualcosa, impostando qualcosa, producendo qualcosa che potrebbe essere riassorbito da società che stanno cercando

di trasformare! Non è trasformabile, non è di breve durata, sebbene le persone che dovrebbero viverle sarebbero

nomadi.

Yona Friedman (1923-2020), ungherese di nascita, ma poi avrà persecuzioni politiche durante la guerra, andrà in

Israele e poi a Parigi a metà anni ‘50, dove entra in risonanza con ambienti visti. Inizia a teorizzare (poco a praticare,

utopista per eccellenza) nel 1956 al X CIAM, organizzato da Team 10, il manifesto dell’Architecture Mobile,

concetto che incrocia il suo essere nomade, precarietà costitutiva:

strutturazione urbana che cerca di venire incontro a esigenze di abitanti sottoposti continuamente ad imposizione

del sistema sociale, che devono invece potersi liberare ed agire sullo spazio

non arriva molto lontano rispetto a Constant, perché la struttura sta sopra la città vera (surreale), non si

sostituisce alla realtà

anche i colori esprimono grande ingenuità, architetture molto esili che non si capisca come funzionino

Evolverà in una serie di progetti come Paris spatiale (1959), sovra-costruzione che fa saltare in aria regole del gioco.

Pensa inoltre idea che spazio sotto la sua città dovrebbe diventare spazio di agricoltura urbana (riemergono pensieri

della Garden City).

Tutte idee irrealizzate, nonostante il suo libro Utopie realizzabili (1976), in cui sostiene realizzabilità delle sue tante

piccole missioni, con cui si possono cambiare cose.

10. Reale vs virtuale (II) 8

11. Reale vs virtuale (III)

Materia Storia dell'architettura

Argomenti Archigram Indipendent Group

Creazione @March 28, 2022 1:31 PM

Architettura e utopia (2)

Nel 1934 mostra organizzata da Herbert Read, Art and Industry, sancisce quello che aveva iniziato Philips con

mostra dell’arte industriale: mostra di oggetti moderni, dove moderno non è più una categoria avanguardistica, il

moderno inizia a diventare mainstream, e Read è una delle figure chiave verso la canonicizzazione di tale

movimento.

[Bauhaus è emblema del design che diventa la perfetta sintesi di funzionalità e bellezza]

Ci sono invece alcuni che percepiscono in questa concezione del moderno un pericolo, perché quello che era

rivoluzionario diventa uno stile, ripetizioni di elementi senza chiedersi che valore effettivamente abbiano.

Reyner Banham, storico, pubblica nel 1955 l’articolo New

Brutalism nella rivista The Architectural Review; concetto di

arte brutta, brutta perché non cerca la bellezza facile! Rifiuta di

adattarsi al canone, di essere bella, a favore di qualcosa di

caotico…

Banham si farà guida di questo movimento nel 1952, è storico

che aderisce alle cose, tanto che insieme ad altri storici, artisti,

intellettuali tutti contrari a questa modernità canonicizzata

forma il Indipendent Group, che creano una produzione

inizialmente soltanto loro, in discussioni di fantascienza, ciò

che sarà (non ciò che è già stato).

11. Reale vs virtuale (III) 1

Poi però nel 1953 aprono una mostra a ICA, Londra (l’esatto contrario di quello che predicava Herbert Read). La

mostra si chiama Parallel of Life and Art, fatta di immagini mescolate per generi che esprimono una volontà di non

fare qualcosa di estetico, ma di tornare a ragionare su certe questioni: è un’estetica informale, un’accozzaglia contro

la super-perfezione del moderno. E’ una chiara provocazione di quelle mostre in cui tutto è al suo posto, dove nulla è

messo in discussione e nulla crea ragionamento!

Eduardo Paolozzi (1924-2005), considerato il padre della Pop-Art (arte per e delle masse), dove la cultura popolare

americana viene estrapolata dalla sua origine e riutilizzata per dare un messaggio altro. Stessa cosa fa Richard

Hamilton (1922-2011), e così anche il fotografo Nigel Anderson (1949), dentro l’Independent Group, con una vera

volontà anti-estetica (non vi è ricerca di un centro, di un equilibrio, della bellezza...).

Realizza anche foto di bambini che giocano nell’East End, che

giocheranno un ruolo fondamentale nell’architettura del tempo.

La carta d’Atene diceva infatti, nel quarto punto, che le strade

sono fatte per la circolazione; ma Anderson dimostra che può

essere anche luogo di socialità, gioco e incontro!

Al IX CIAM gli Smithson con le fotografie di Anderson contrappongono ai temi ricordati della carta d’Atene i nuovi

vocaboli House, Street, District, City, Relationship. La cosa che manca alla città moderna e alla macchina sociale

che vorrebbe essere è proprio questo, la relazione! Città non più griglia ma cluster, non più zonizzata ma ibrida.

Sempre gli Smithson nel 1956 ragionano sul tema della casa del futuro in una condizione post-atomica (lontano da

utopia, ma comunque futuro…), in cui non vi è relazione con l’esterno:

sinuosità, qualcosa che fluisce

patio interno naturale

tentativo di oltrepassare modernità più ovvia cercando di indovinare verso dove il futuro andrà

11. Reale vs virtuale (III) 2

Sempre nel 1956 l’Independent Group organizza una seconda mostra, This is tomorrow, alla White Chapel Gallery,

Londra, già ad esprimere volontà a spingersi in avanti nel futuro. Il manifesto sarà realizzato da Richard Hamilton,

che renderà con un collage lo spirito giocoso e scherzoso, attraente, voluto (racchetta POP, salotto borghese invaso da

presenze stravaganti, registratore a bobine, tutti elementi che simbolizzano cultura popolare e affermano “questo è il

futuro”).

La mostra sancisce anche la fine dell’Indipendent Group, a causa di contrasti, per cui decidono di fare sotto un unico

titolo 12 mostre differenti: noi ci fermiamo per vedere sezione degli Smithson, di Paolozzi e di Anderson: Patio and

Pavillion, specie di padiglione come luogo di sopravvivenza estrema, quello che i quattro insieme pensano come il

domani. Luogo non tanto raccomandabile, che ci dà meno di quello che l’oggi ci può dare, quindi sorta di monito

verso un futuro che vedono come incerto:

padiglione in assi di legno

plastica ondulata come copertura

oggetti casuali posati in giro

ritratto fatto da tanti ritratti, un po’ macabro e sfigurato

nel catalogo questo spazio è descritto in modo informale

11. Reale vs virtuale (III) 3

Nasce in questo periodo Archigram (1961-74), di cui usciranno in tutto 9 numeri. Ma che cos’è Archigram? Viene

da architecture e il suffissio -gram, inteso come sistema di comunicazione rapida e veloce, architettura per giovani!

Ne fanno parte Warren Chalk, David Greene, Peter Cook, Ron Herron, Dennis Crompton, Mike Webb, studenti

appena laureati profondamente annoiati e disgustati dal panorama architettonico del tempo. Cosa si può fare?

Iniziano a pubblicare una rivista, in cui il primo

numero (la cui copertina è molto vicina a figurazione

del catalogo della mostra dell’Indipendent Group) dà

inizio ad un discorso di rifiuto di precetti del moderno,

e della creazione di una nuova architettura, di un nuovo

universo oltre il moderno.

Rifiuto di incanalarsi, prendono come riferimento

diverse culture, pop, fantascienza, ecc…

La rivista inizia a finire nelle mani di figure importanti, come direttore di Architecture Rewiev! Anche questa

controcorrente inizia ad avere visibilità…

In Archigram 3 (1963) - grafica sempre molto diversa, varia ogni volta a secondo di quello che hanno da dire -

mettono piano a piano nuovi temi, in questo caso “Towards throwaway architecture”; vivono in un momento di vera

esplosione del consumismo, a cui sono fermamente contro.

Tra le immagini proposte vediamo progetti di Richard Buckminster Fuller, che aveva messo appunto dei modelli di

Dymaxion House (1927-39), casa che dovrebbe essere costruibile facilmente, cercando di arrivare ad una sintesi tra

una produzione industriale che sia però anche molto leggero e facile; o ancora Wichita House (1940-49). Il suo

pezzo forte saranno le cupole geodetiche, di tutti i tipi e dimensioni, ed è proprio questa cupola che sta in copertina!

Poi, nel 1963 (stesso anno di Archigram 3) riescono a ottenere una mostra - dove 10 anni prima l’Indipendent Group

aveva fatto la sua - chiamata Living City. Qui allestiscono una sorta di costruzione cristallina, tracce delle cupole

geodetiche, composta da una successione di temi. Suddivisa per zone, o loop, tematiche: survival, situation,

comunication…immersione rapida dentro città odierna vista attraverso determinati temi!

11. Reale vs virtuale (III) 4

E’ uno spazio non uniforme, frammentato, aggressione continua di immagini miste. E’ anche proposto un kit di

so

Dettagli
A.A. 2021-2022
60 pagine
SSD Ingegneria civile e Architettura ICAR/18 Storia dell'architettura

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher martina.mattioli21 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia e teorie dell'architettura contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Politecnico di Milano o del prof Biraghi Marco.