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Storia e teorie dell'architettura contemporanea - Lezione 6, 11 marzo 2022

Artigianale vs industriale (III)

Rossi non era un esempio di architetto artigiano, oggi invece vedremo degli architetti che rispecchiano di più questo tema. Architetti di diversa cultura e origine. In maniera diversa provano a riprendere in mano il processo produttivo, cercano di impossessarsi di tecniche, costruzioni e del processo produttivo.

Luis Barragan

Architetto messicano che si sviluppa in un paese che nel '900 aveva subito la colonizzazione spagnola, era diventato la nuova Spagna. Nel 1821 aveva trovato la sua indipendenza ma poi ci furono diverse rivolte politiche, era un paese instabile. Era anche un paese nel quale nel 1917 ci fu un'importante rivoluzione che andò nella stessa direzione della rivoluzione sovietica, si voleva andare verso un socialismo realizzato. Questa rivoluzione darà vita a una serie di forze politiche che si istituzionalizzano. Negli anni '20 in una

delMessico, dove lui opera, si vede questa casa che ha dei caratteri che riflettono ancora l'architettura coloniale (caratteri spagnoli) che erano quelli che avevano segnato la crescita, ciò che precede il messico moderno. Con gli spagnoli si istituisce un'architettura dai caratteri europei. Barragan va poi in Europa per conoscere l'architettura europea, andrà anche nello studio di LC. Nel suo fare c'è un'intensità che gli fa guadagnare un ruolo umanamente significativo. Inizia come architetto neocoloniale. Inizia poi una presa di coscienza quando inizia a lavorare nelle grandi periferie di città del Messico, dove è come se mettesse a fuoco la natura straordinaria e rigogliosa. Il suo linguaggio si inscrive dentro e con questi elementi. Natura e artificio, un'architettura che riesce a figurare come qualcosa di nativo. casa che realizza per se stesso a Città del Messico. Pianta labirintica, intrecci di piani.dove il tutto si sostanzia in un'architettura che (dal punto di vista del giardino) si sposa perfettamente con le preesistenze. È un po' anche un lavoro di pulitura e sostanzializzazione, nelle poche cose in realtà c'è molto. Linguaggio di rinuncia all'eccesso. Capiamo che Barragan ha individuato un modo di interpretare l'architettura che va oltre la mera funzionalità, libera delle forze poetiche dove la dimensione poetica si sviluppa dal poco. Il fare architettura diventa il produrre qualcosa. Da qui in avanti ci sono esempi con questo sottile equilibrio: forme pure, corte e pietra: legami tra materiali che Barragan sa gestire perfettamente. Gioco a togliere e non apparire. È un convento di suore di clausura in una sorta di lotto gotico e questo è il fronte che si apre sulla strada. Ci sono le celle per le suore, una chiesa e lo spazio aperto. Crea degli spazi significativi, è capace di trasfigurare lo spazio attraverso delle

scelte che fa ad esempio con la canalizzazione della luce. Barragan non scrive e teorizza nulla, produce e basta, non è un architetto speculativo. Trasfigura le cose che sono quotidiane in altro. La capacità trasformativa rispetto al quotidiano non può essere tradotta in una formula, anzi fare ciò sarebbe pericoloso.

Muro Rosso: è come una scansione dello spazio, è una cosa che ci orienta ma non chiude lo spazio. Nulla che definisce lo spazio in maniera ultimativa. Vive in simbiosi con la natura, capacità di fare un luogo.

Viene poi incaricato di realizzare in un'isola pedonale in mezzo alle strade che circondano città del Messico una piazza delle 5 torri. Questo progetto dice che nell'era della motorizzazione mettere qualcosa che è capace di "stare", di creare un ancoraggio dentro un movimento frenetico. Le torri stanno, come se fossero una presenza aliena. Bisogna capire che cosa significa questo stare:

significa riuscire ad esserci e mandare un messaggio chiaro e forte. Sculture e architetture nello stesso tempo. Barragan è concentrato e intenso nei suoi interventi. Cala certe soluzioni in certi contesti che funzionano, se le si sposta non funzionano più. La stessa soluzione non può valere allo stesso tempo dappertutto. Vasi in terracotta che non sono standard, è come se fossero delle presenze individuali. È come se fossero un segno, una radice, un po' come la pianta che sta accanto. All'interno è presente un corridoio d'ingresso con elementi gialli. Nell'accettazione del Pritzer Price dice che gli hanno dedicato il premio perché lui si è occupato dell'architettura come con un atto sublime dell'immaginazione poetica, cosa che ha fatto di lui un simbolo di tutti coloro che sono stati toccati dalla bellezza. Lui nomina questa cosa con un certo pudore: ha acceso in qualcuno il senso della bellezza, ma

èpreoccupante che le pubblicazioni dedicate all’architettura abbiano bandito dalle loro pagine i concetti di bellezza, incanto, serenità ecc.

La bellezza non è soltanto nel mondo passato, ma anche nei prodotti industriali della moderna tecnologia.

Difficile lavorare sulla materia dell’emozione, lui costruisce un mondo di emozioni. Lui cerca di andare oltre l’ovvio. Non ricorre a nessuna straordinarietà, sta dentro le forme e gli spazi lavorando in maniera intensa.

Balkrishna Doshi

Architetto indiano che lavora dopo il 1945. Ha un modo di lavorare molto calzante rispetto al tema industriale. È un architetto moderno che ha però recuperato un senso della tradizione.

Architettura vernacolare nella rivista.

È un maestro dell’architettura indiana e ha vinto il Pritzker nel 2018. Lui dice sempre che all’inizio della sua carriera voleva diventare un artigiano. Vince il P perché sa elaborare un vocabolario

architettonico in relazione con il contesto indiano. È una figura controversa perché si è formato inizialmente in India ma poi a fianco di LC in occidente. Vastu shilba foundation: il suo studio, legato al suo fare artigianale indiano. Lavora con LC e in una prima fase del suo lavoro è molto influenzato da lui, poi prende molto le distanze e si avvicina di più a Louis Kahn. C'è un forte legame tra l'opera di Kahn del progetto della AED e alcune delle opere di Doshi. K. deve progettare l'institute of menagement in India a Medabat. È considerato uno degli istituti fondamentali e Kahn lo ha progettato con un insieme di tradizionalità e modernità. Progetto di una scuola con diversi edifici, Kahn collega gli edifici tra di loro e li mette tutti in una scala urbana e dialogano tutti tra di loro. Il cuore del complesso è una piazza da cui poi si arriva a dei dormitori e infine al lago. È come se fosse un micro-villaggio.

lavora anche molto su come creare le ombre. Le piazze del campus di Kahn presentano sempre degli spazi verdi, attenzione al clima del luogo. Le caratteristiche distintive del progetto sono le aperture circolari, dove gli elementi in facciata diventano elementi di mediazione con luce e ombra. Cerca di fare sempre delle costruzioni armoniose. Tentativo di richiamare il tema del "forte". Questo fa quindi capire come Doshi abbia avuto due maestri completamente differenti. Inizialmente segue la linea di LC e poi si lega di più a Kahn, seguendo le caratteristiche del luogo, uso di materiali più economici, l'artigianalità ecc. Ha studiato in una delle poche scuole post-coloniali in India. Fonda nel 1962 il CEPT, uno dei centri di fermento della modernità in India. La figura dell'architetto indiano viene rivalorizzata nuovamente. Nella fondazione della scuola lui esplicita come sia fondamentale a suo parere la combinazione della tradizione e le

Possibilità del futuro. Rapporto tra modernità e tradizione. Il primo edificio progettato da Doshi per la scuola era a forma di L, edificio aperto dove non ci sono porte, vuole continuità tra spazio esterno e interno. L'edificio è orientato secondo il clima. L'aria passa all'interno dell'edificio e lo mantiene areato. Utilizza nella maggior parte dei casi il mattone e crea diversi dettagli attraverso differenti disposizioni. Lo lavora facendo scavi, gradonate. L'accesso è diretto e ricorda molto il Ghandi museum.

Gandhi Labour Institute, Ahmedabad, altro progetto: importante corte centrale da cui si dispongono gli spazi. Volume che viene scomposto in diverse forme. In facciata utilizza la pietra locale. Riflette sulle condizioni climatiche e infatti l'edificio permette di raccogliere l'acqua piovana e riutilizzarla quando non ci sono monsoni. Tutte le rientranze dell'edificio sono pensate in base alle ombre.

Sangath,

È il suo ufficio. Spiega bene la capacità di doshi di reinterpretare la tradizione in chiave moderna. È un progetto fatto in collaborazione con artigiani locali. Non è un edificio unico ma si compone di tanti padiglioni differenti che ricordano i villaggi indiani. C'è la stessa attenzione tra interno ed esterno. Lo spazio esterno si sviluppa con un luogo collettivo, uno spazio di teatro. L'idea di collettività/comunità è molto radicata nel suo background. L'edificio è adagiato sul terreno. L'acqua ha il simbolo di purificazione e in questo caso corre lungo tutto l'edificio per arrivare fino all'ingresso. L'acqua è quella dei monsoni che viene raccolta. Gli artigiani locali hanno creato i diversi mosaici delle facciate. Lavora anche ad una galleria espositiva che si trova all'interno del Sept, università. Idea di architettura plastica, collegamento con i pozzi scavati nella terra. Idea

dientrare nellaterra.Foresta di colonne con alcune pitture.L'esterno è molto dinamico e anche qui vengono utilizzati i mosaici.Il colore bianco è utilizzato per mantenere l'edificio fresco.Gli viene dato anche un altro progetto che poi modifica in base alle esigenze del luogo. Cambia l'orientamento delle strade per permettere l'ombreggiamento e la ventilazione. Organizza le strade in principali e secondarie. Piano piano trasforma la pianta da regolare a irregolare. Le strade per lui sono un prolungamento dell'interno.Capacità di relazionarsi con la comunità.Lui è un architetto che non accetta ciò che gli viene dato ma lo

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SSD Ingegneria civile e Architettura ICAR/18 Storia dell'architettura

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher valentinademo_ di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia e teorie dell'architettura contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Politecnico di Milano o del prof Biraghi Marco.