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Tra il 1695 e il 1697 una serie di leggi faranno cadere tutti i vincoli alla libertà di stampa.
Con l’Act of Settlement del 1701 ci si occupa della successione dinastica, che stabiliva l’esplicita
cancellazione dei discendenti di Giacomo a favore del ramo degli Hannover, protestanti e tedeschi. Non
tutto il popolo scozzese aveva accettato la scelta del Parlamento nella Glorious Revolution, Giacomo II
aveva dei seguaci chiamati Giacobiti; questo determinerà la debolezza del Partito Tories, e la scena politica
verrà dominata dai Whigs: ciò alimentò la conflittualità politica tra scozzesi (ostili alla soluzione della
Glorious Revolution) e inglesi. Nel 1707 verrà soppresso il Parlamento Scozzese con drastica diminuzione
dell’autonomia politica della Scozia. L’Union Act avviene sotto il regno di Anna, sorella di Maria.
Gli Hannover
Alla Morte di Anna sale sul Trono Giorgio I di Hannover: le elezioni politiche del 1715 danno una forte
vittoria ai Whigs. Il loro leader di riferimento governerà per 20 anni: Robert Walpole. Solo con Giorgio III si
ricompatterà il partito Tories.
Nel 1714 venne approvato il Settenial Act, che porta a 7 anni la durata della sessione parlamentare.
Dal punto di vista elettorale, non si risolse il problema dell’esistenza dei Borghi Putridi; non esisteva un
principio univoco del riconoscimento del diritto di voto: in quasi tutte le contee era legato al censo; in alcuni
era attribuito a tutti gli elettori maschi. Si delineerà la trasformazione dalla Monarchia Costituzionale in una
specifica forma di governo parlamentare, il governo di Gabinetto. Le riunioni del consiglio di Gabinetto per
la prima volta si svolgono in assenza del Re (perché non sapeva bene l’inglese…) e i membri del gabinetto
sono espressione della maggioranza parlamentare. La mancata presenza del sovrano sarà l’elemento
decisivo per spostare il vincolo di fiducia tra governo e corona al vincolo tra governo e parlamento.
Bisognerà aspettare il secolo successivo per avere il regime parlamentare nell’Europa continentale.
Sacro romano Impero Germanico
Il caso dell’impero tedesco è elemento di discontinuità rispetto al processo graduale ma lineare di
accentramento del potere nelle mani del monarca tipico della Francia e anche, in parte, in Inghilterra.
Nell’impero germanico, nell’età moderna, si assiste a un processo centrifugo: il potere centrale
dell’imperatore diventerà blando a favore dei singoli stati territoriali dell’impero. Possiamo datare l’inizio di
questo processo nel 1356 con l’emanazione di Carlo IV della Bolla d’Oro, solenne documento molto vasto
composto da 31 capitoli che verteva su due aspetti fondamentali:
• Modalità per l’elezione dell’imperatore;
• L’amministrazione della giustizia nei territori dell’impero germanico.
L’acceso al trovo avviene per elezione e così sarà anche nei secoli successivi: la Bolla introdurrà la
sottrazione all’influenza del Papa. Il potere di nomina dell’imperatore viene attribuito in via esclusiva a sette
grandi elettori: 3 ecclesiastici e 4 laici, interni all’impero germanico:
• Laici: re di Boemia, duca di Sassonia, Margravio del Brandeburgo, conte del Palatinato;
• Ecclesiastici: arcivescovi di Colonia, Magonza e Treviri.
Si aggiungeranno poi il re di Baviera e poi il principe di Hannover.
La bolla d’ora assegnerà ai singoli principi territoriali il diritto di amministrare autonomamente la giustizia
all’interno dei propri territori.
Quale era la caratteristica comune degli stati territoriali riguardo l’assetto politico istituzionale interno?
A partire dal basso medioevo è la gestione di tipo dualistico, accanto al principe a partire del ‘400 avranno
sempre maggior peso le assemblee cetuali dei singoli stati territoriali, che diverranno permanenti e
competenti in via esclusiva a votare i tributi.
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Il carattere di permanenza di questo istituto, non soggetto al potere arbitrario di convocazione e
scioglimento, connota tipicamente l’esperienza tedesca e ci fa parlare di potere dualistico: Standestaat. Lo
Stato di Stati, uno stato caratterizzato e retto dal ruolo dagli Stati nel senso di ceti. Questa particolarità ha
due conseguenze politiche:
• Indebolire il ruolo centrale dell’imperatore;
• Impossibilità di evoluzione degli Stati territoriali nel senso assolutistico.
Il ruolo dell’imperatore diventerà così sempre meno rilevante, ma nel 1483 si assiste ad una battuta
d’arresto di questo processo di indebolimento del ruolo imperiale, cioè con l’elezione di Massimiliano
d’Asburgo. Egli infatti cercherà di imprimere una svolta politica, cercando di sviluppare le istituzioni centrali
già presenti, rendendo più frequenti le convocazioni della “Dieta imperiale”, formata dai tre collegi:
• Gli elettori dell’imperatore;
• I Principi;
• Città imperiali.
Egli introdusse il diritto romano, nella Dieta di Worms nel 1495, facendolo adottare al tribunale camerale
dell’Impero e nella stessa Dieta venne proclamata la pace perpetua e il divieto assoluto di faida.
Queste scelte politiche di Massimiliano ebbero brevissima durata, la sua morte nel 1519 proseguì in modo
inarrestabile la disgregazione dell’impero.
Salì al trono Carlo V d’Asburgo, che benché la carica non fosse ereditaria per molto tempo fu dominata
dagli Asburgo. L’elezione vedeva da un lato Carlo V, già re di Spagna, e il re di Francia Francesco I. Carlo
V era il figlio di Filippo il Bello e di Giovanna “La Pazza”. Il territorio sotto Carlo V era già un territorio
vastissimo (Fiandre, Spagna, Sicilia, Sardegna e Napoli, i possedimenti spagnoli nel continente
americano). Questi domini si unirono alla parte imperiale, visto che Carlo V ebbe l’appoggio dell’alta
finanza tedesca e fiamminga. Questo fu il preludio delle guerre franco-asburgico che molto riguardarono
l’Italia, il paese più popolato e ricco d’Europa nonostante la sua frammentazione.
Lo scontro riguardò in particolare il ducato di Milano, che mancava a Carlo V per congiungere Francia e
Germania, mentre Francesco I voleva evitare di essere accerchiato.
La battaglia di Pavia del 1525 vedrà sconfitta la Francia e Francesco I imprigionato e costretto ad accettare
il trattato di Madrid:
• La cessione della Borgogna
• La rinuncia alle pretese sul ducato di Milano
Sembrò rivivere in Carlo V l’ideale del monarca universale, tipico del medioevo. Tale sembrava essere la
personalità di Carlo V.
Però proprio durante il suo regno l’accelerazione al disgregamento fu fortissimo per via del dilagare della
riforma protestante in Germania. Fu la riforma luterana a costituire il primo banco di prova per l’imperatore.
Questi conflitti portarono nel 1555 ad una pacificazione ad un duro prezzo politico, cioè la facoltà ai principi
di professare e imporre la propria religione nel proprio Stato. La Pace di Augusta fu una delle tappe
fondamentali del disgregamento dell’impero.
Dopo la concessione della Pace di Augusta Carlo V abdicò e determinerà la fine del sogno dell’impero
universale. La Corona di Spagna e quella imperiale si separeranno. Carlo lascerà la Spagna al figlio Filippo
II mentre quella imperiale al fratello Ferdinando.
Un’altra data essenziale bisogna individuarla nel 1648, anno della pace di Westfalia, che aveva posto
termine al conflitto europeo che durò 30 anni e che segnarono la fine dell’unità politica dell’impero
germanico: i singoli principi poterono concludere alleanze politiche autonomamente rispetto all’imperatore.
Formalmente l’impero vivrà fino al 1806 e ufficialmente fino al congresso di Vienna. Tuttavia la sovranità
dell’imperatore si limiterà ai domini di casa d’Austria, Boemia e Ungheria, ma non sugli Stati tedeschi.
Nel corso del secolo successivo verrà meno anche l’assetto dualistico che aveva impedito l’assolutismo, e
quindi ci sarà un rafforzamento centrale delle strutture centrali di governo, in particolare in Prussia.
Spagna
Il processo di unificazione del territorio spagnolo è stato lento e complesso: l’inizio di tale processo può
essere individuato nel 1212; si avranno due Regni: quello di Aragona e quello di Castiglia. Nella metà del
‘400 nella penisola iberica abbiamo 4 regni Cristiani, oltre al regno del Portogallo abbiamo anche il regno di
Navarra: alla corona d’Aragona dipendevano anche i regni di Sicilia e Sardegna. Era presente anche il
regno musulmano di Granada. Nel 1479 Isabella, moglie di Ferdinando d’Aragona, viene riconosciuta
sovrana legittima di Castiglia, portando così all’unificazione personale dei regni d’Aragona e di Castiglia
sotto un’unica corona, senza dar vita ad un processo di annessione. Rimarranno le differenze dei due regni
e questo fino agli inizi del XVIII secolo, quando cioè con i decreti di Nueva Planta si realizzerà il processo di
Castiglizzazione nei confronti dell’Aragona. Il Regno di Ferdinando e Isabella, i re cattolici, segna l’avvio
verso l’accentramento del potere nelle mani del monarca, che si realizzerà tra la fine del ‘400 e i primi anni
del secolo successivo. Il regno dei re cattolici vedrà la conquista del regno di Granada nel 1492 e nel 1512
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dalla conquista della parte spagnola del regno di Navarra. In che modo Ferdinando tenta e riesce ad
attuare questa forma di accentramento del potere? Fece leva sulla religione e l’unità religiosa, condizione
sine qua non per una certa unità politica. La repressione delle minoranze e l’introduzione forzosa di una
unica fede fu elemento fondante della marcia spagnola verso l’assolutismo: anche la costituzione di Cadice
del 1812 esordirà con la proclamazione della religione cattolica come unica religione ammessa.
Ferdinando:
• Controllò la nomina dei vescovi, cercando di accaparrarsi le rendite degli ordini monastici e
cavallereschi, per godere di un’autonomia finanziaria per la Corona rispetto al controllo delle
istituzioni rappresentative (le Cortes);
• Impose forzatamente la conversione alle minoranze religiose presenti in Spagna. Dopo la conquista
di Granada ordina l’espulsione degli Ebrei che si rifiutavano di convertirsi al cristianesimo.
L’imposizione dell’unità religiosa porterà all’applicazione del principio dell’Inchiesa de Sangre per
l’attribuzione delle cariche pubbliche, sia civili che militari.
Questa marcia assolutistica seguirà un percorso piuttosto tortuoso: dopo la morte di Ferdinando e il regno
di Car