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LE AVANGUARDIE RUSSE:
IL RAGGISMO : nel manifesto il movimento è presentato come una sintesi di cubismo, futurismo, orfismo. Larianov mira alla
costruzione di uno spazio senza oggetti, assoluto, fatto soltanto di movimento e di luce: ritmo dinamico di raggi interferenti, che si
scompongono nei colori del cubismo. Prevale in lui il motivo orfico, mentre nella Goncarova prevale il motivo futurista del
dinamismo, del meccanismo pulsante, della velocità come sintesi dei corpi e dello spazio.
MICHAIJIL LARIONOV "UN SOLDATO A CAVALLO" E "LA BOTTEGA DI QUARTIERE": i soggetti sono popolari,
elaborati in modo gergale, è un'arte ispirata alla xilografia. L'artista era a Parigi per partecipare al salone d'autunno del 1906, dove
conobbe i fauves, da cui riprese la suggestione di usare il colore; inoltre le avanguardie russe potevano venire a contatto con la
pittura europea tramite le collezioni private, soprattutto quella di Schukin. Si ispira a Gauguin nel "CAVALIERE".
NATALIE GONCIAROVA "DUE SEMINATRICI" quadro del 1906 ispirato a uno di Gauguin presente nella collezione
Schuckin con raccoglitrici tahitiane di frutti. Entrambi questi artisti filtrano le avanguardie nella tradizione russa, ma nel 1912 c'è
una svolta futurista con le opere "LUCI NELLA STRADA" di LARIANOV ispirato a Boccioni, che non conosce direttamente,
ma da cui riprende la rifrazione, e da "DINAMISMO DI UN CICLISTA" di GONCIAROVA, ispirato dagli studi di Balla,
arricchito però dalla presenza delle lettere che introduce la profondità.
MALEVIC " L'ARROTINO" 1912: ispirato alla donna in blu di Leger, è una fase a metà fra cubismo e futurismo: la sagoma è
scomposta, c'è una successione delle diverse fasi del movimento e la scomposizione.
"L'INGLESE A MOSCA" e "DONNA A UN'AFFISSIONE PUBBLICITARIA" 1913-14: le parole vengono disegnate in libertà,
con associazioni mentali, c'è la compresenza di icone e parole, che va al di là della logica. La donna non si vede, solo la gonna, ma
sappiamo che il quadro è ambientato a Parigi.
LEZIONE TREDICI: LA PITTURA METAFISICA:
La metafisica italiana fa parte delle avanguardie precedenti alla prima guerra mondiale e ha come suo maggior rappresentante de
Chirico. Il critico d'arte Maurizio Calvesi dice che il 1800 è un secolo francese, mentre nel 1900 è un secolo italiano, perché i
movimenti nati in Italia, cioè il futurismo e la metafisica, sono all'origine di molti movimenti postbellici, ma anche prebellici,
come il dadaismo ed il surrealismo.
GIORGIO DE CHIRICO: È una personalità inquieta, uno sradicato. Il periodo monegasco è particolarmente interessante,
perché la città era un centro culturale molto vivo, là lavoravano Kandinskji e gli esponenti de "Il cavaliere azzurro". Là viene in
contatto con molti artisti, prediligendo Bocklin.
BOCKLIN "L'ISOLA DEI MORTI" 1880: questo quadro è una testimonianza della cultura simbolista, è rappresentata una barca
che si avvicina all'isola, l'intento è quello di suggestionare lo spettatore. Questa cultura simbolista è importante per de Chirico
perché è incentrata sulle suggestioni, riprese anche dalla filosofia di Nietzsche e Schopenauer.
DE CHIRICO "IL VIAGGIO DEGLI ARGONAUTI" 1909: c'è l'ispirazione all'universo mitico, la barca allude al viaggio, c'è
un'atmosfera d'attesa , la sospensione astorica collide con citazioni che rimandano alla realtà. Il calco della statua di Minerva è una
citazione di quella che si trovava nella città natale di de Chirico. Le due persone sulla spiaggia potrebbero essere Giorgio e il
fratello Andrea, il cui nome d'arte è Alberto Savinio. C'è un'allusione alla complicità creatrice dei due fratelli. La fattura è post
impressionista, la pennellata veloce.
Confronto fra BOCKLIN "ULISSE E CALIPSO" e DE CHIRICO "L'ENIGMA DELL'ORACOLO" 1909: nella prima opera
l'eroe guarda verso il mare, un tratto ripreso dal pittore da de Chirico. Il clima è di attesa inquieta, in entrambe le opere e le figure
sono ammantate. De Chirico parla di questo quadro nelle sue memorie, scritte nel secondo dopoguerra e ampiamente riviste. La
scena si svolge in un locale di collina scoperchiato, la statua che vediamo è un Mercurio proveniente da Olimpia, coperto da un
tendaggio. Avvertiamo il senso del presagio. La fattura si va semplificando, è il disegno in sé che si semplifica. A prima vista può
sembrare un quadro reazionario, sembra fuori tempo rispetto alle avanguardie, ma contiene riferimenti al simbolismo.
ENIGMA DI UN POMERIGGIO D'AUTUNNO 1909-1910: la parola enigma è connessa al relativismo di Nietzsche, che prevede
l'impossibilità di postulare delle verità il quadro è di piccole dimensioni, fu esposto al salon di autunno, e l'autore ne parla nei suoi
quaderni. Dice che l'ispirazione per il quadro di avvenuta in piazza Santa Croce a Firenze, in uno stato di sensibilità alterata dalla
lunga convalescenza a causa di un'infezione intestinale. Al centro della piazza allora c'era la statua di Dante, divenuta grigia per la
patina del tempo quando il sole illumina la piazza ha un'illuminazione enigmatica, che gli fa apparire il mito in vesti diver se e
totalmente nuove. Le cose gli appaiono nella loro essenza, semplifica la chiesa e la statua, la quale sembra un calco, calco che
denota la presenza e l'assenza dell'originale. Si vedono delle vele, in riferimento alla dimensione dell'oltre dell'altrove. Vuole
guardare al di là del fenomeno, fare a rivelare l'opera in se stessa.
ENIGMA DELL'ORA 1911: al centro c'è l'orologio che segna la sua ora preferita, le 14:55, dove c'è una luce particolarmente
buona per dipingere. La struttura dell'edificio si ispira allo Spedale degli innocenti, ma ricorda anche gli acquedotti della
campagna romana, che il pittore aveva visitato. Il portico acquista valore metafisico perché la materia si presenta come materia e
moto infinito. Elementi ulteriori sono la vasca quadrata della fontana, in cui l'oggetto è immobilizzato, vediamo una grande
incongruenza nella costruzione prospettica. L'elemento della casa è molto presente nell'arte italiana, gli spicchi di finestre invece
sono incongruenze prospettiche. Il colore è dato nitidamente, senza variazioni di tono, c'è un grande riferimento alla pittura
toscana del 1300-1400. Citazione molto morbida della tradizione, trasposta in una situazione incongrua, perché la prospettiva è
discordante. De chirico arriva a Parigi nel 1911 ed espone al salone d'autunno del 1912, la mostra aveva al centro la "Donna in
blu" di Leger, composto da contrasti di forme cilindriche e sferiche, che dal cubismo andava verso l'astrazione.
AUTORITRATTO 1912: esposto al salon d'autunno, costruito sulla figura di profilo che si staglia su un cielo limpido, e ci
rimanda ai ritratti quattrocenteschi (Piero della Francesca). De Chirico si è ispirato anche a una fotografia di Nietzche, in cui il
filosofo appare malinconico, e tale malinconia diventa generale, quasi archetipica in De Chirico. Identificazione del giovane
pittore col filosofo, soprattutto nella ricerca filosofica sulla verità e sul relativismo.
LE PIAZZE D'ITALIA: è una serie: nella primavera del 1912 de Chirico si trova a Torino per il servizio militare, ma diserta e
scappa a Parigi, tornando in Italia soltanto nel 1915. Una volta disertato, si aggirò per quattro giorni a Torino, un'esperienza di
follia che lo avvicinò alla pazzia di Nietzsche, parla come se ci fosse un passaggio di testimone fra i due, essendo per Nietzche la
follia uno stato di grazia, perché fa uscire dalla logica.
SOLITUDINE, MALINCONIA 1912: è la ricostruzione di una piazza italiana con le logge e è presente una reinterpretazione della
statua dell'Arianna dormiente, ovviamente un calco, presente ai musei vaticani. Vediamo forti incongruenze, il basamento della
statua per esempio è restituito con la prospettiva, ma c'è anche una grande assurdità spaziale. Le finestre sono serrate, c'è
un'ombra, ma non si vede la figura che la genera. Nelle sue memorie di Chirico parla dell'atmosfera nietzchiana, nel suo caso l'ha
trovata particolarmente nella città di Torino durante l'autunno, una città dove tutto è apparizione, i muri sono presenti ovunque e
sembra quasi che addirittura i treni scorrano dietro i muri, suggerendo la nostalgia dell'infinito.
LA TORRE:Dipinse piazze con torrioni, che suggeriscano l'idea di infinito. Quando Picasso vide i quadri di de Chirico disse che a
lui ricordava il doganiere Rousseau. Il torrione è una presenza muta, ci comunica solo la sua presenza, riducendo tutta la natura ad
un'apparizione oggettuale priva di senso. Anche il poeta Apollinaire sostiene la familiarità fra Rousseau e de Chirico.
LA SOLITUDINE DEL FILOSOFO: congerie di oggetti che non hanno niente in comune fra loro: vediamo un cannone, dei
carciofi metallici, presenti nel quadro per via di un sogno, un orologio e molta incongruità. Il carciofo metallico è il simbolo della
materializzazione. L'autore sostiene che queste nature morte nascano dai ricordi degli oggetti e, se il filo dei ricordi si spezza, lui
prova l'esistenza in loro stessi, da cui deriva l'intuizione metafisica. Il disegno è nitido, c'è una coesistenza di oggetti irrelati fra
loro, de Chirico vuole esporre oggetti diversi per stimolare l'intuizione.
CANTO D'AMORE: vediamo la testa dell'Apollo del Belvedere, un calco, un guanto, una palla. C'è la suggestione dello
sradicamento delle persone del 20º secolo vista attraverso i calchi: l'antico è irrecuperabile, fa parte della modernità come assenza.
Si vede una nuvola di fumo, senza provenienza e un guanto di gomma utilizzato dalle ostetriche, una citazione questa, della vita
quotidiana.
NATURA MORTA: vediamo un busto di Venere e un casco di banane, una citazione della natura morta con amorino di Cezanne.
TORINO A PRIMAVERA 1914: vediamo un monumento equestre, di cui Torino è piena, e le torri della Consiergerie di Parigi. In
primo piano vediamo una finestra con un libro, un uovo, un carciofo, e un dito che punta verso il basso, una chiara citazione dei
segnali parigini per l'ingresso delle toilettes nelle metropolitane. De chirico non voleva che le sue opere fossero decriptate, voleva
evidenziare l'enigma.
RITRATTO DI APOLLINAIRE: poeta amico del pittore, quadro dal funzionamento complesso, sono accorpati insieme elementi
irrelati, la scatola prospettica è incongrua, se seguiamo la linea della finestra, infatti, il fuoco &egr