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11.L INTERVENTO NELL AMBITO DELLO SVILUPPO
La Psicopatologia dello sviluppo è una disciplina che si occupa dello sviluppo e delle sue deviazioni,
studiando l'origine e l'evoluzione del comportamento disadattato, i cambiamenti lungo le diverse fasi del ciclo
di vita; l'evoluzione dell'individuo dipende dall'interazione tra eventi sfavorevoli e favorevoli ossia tra fattori di
rischio e fattori protettivi. Multifattorialità dei disturbi dello sviluppo: per molti disturbi non esiste un unica
causa; può esserci una causa biologica ma anche l'intervento della relazione tra genitore-bambino; l'effetto
di un singolo fattore di rischio dipende dal momento in cui interviene e dalla combinazione con altri fattori. La
Greenberg ha individuato 4 domini di rischio: -caratteristiche interne al bambino come vulnerabilità biologica,
caratteristiche neurocognitive e temperamento -qualità delle relazioni di attaccamento primarie -stile
educativo parentale -eventi critici, stress e traumi familiari, rete sociale. È raro che uno solo di questi domini
di rischio può determinare un disturbo clinico. Lo sviluppo cognitivo, affettivo, sociale sono interconnessi tra
di loro. Esistono interventi precoci basati sulla stimolazione della sensibilità materna, sulla promozione della
sicurezza dell'attaccamento in gruppi di bambini normali o a rischio evolutivo (circostanze critiche familiari,
patologia del genitore, bambini prematuri, con malattie croniche, adottati, con disturbi del sonno, della
limitazione o del comportamento).
Prospettiva relazionale: i bambini vengono percepiti come più disturbati in momenti di particolare crisi
familiare o del legame di coppia coniugale; c'è una situazionalità con cui si presentano alcuni sintomi per cui
è possibile che un bambino mostri un comportamento oppositivo provocatorio o di rifiuto del cibo con la
madre ma non con altre figure di riferimento;tali problematiche derivano dalle caratteristiche della relazione
che il bambino ha costruito con la madre.
Sistemi di classificazione diagnostica: vi sono due sistemi: il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi
mentali DSM IV TR e la Classificazione delle sindromi di disturbi psichici e comportamentali. I limiti sono una
valutazione descrittiva contenuta in tali sistemi che non conosce e non sa interpretare la storia personale,
familiare e sociale del bambino e non sa fare previsioni sull'evoluzione della storia, non tiene conto che la
famiglia che può contribuire al deficit.
Campi di intervento e il setting di lavoro: tipi di intervento: 1.intervento preventivo: si divide in prevenzione
primaria, secondaria e terziaria; la prevenzione primaria è un intervento che protegge i soggetti sani,
annullando o riducendo il rischio di malattia, mi tiene, attiando azioni volte alla rimozione delle cause delle
malattie, la modifica dell'ambiente o delle abitudini di vita; la prevenzione secondaria è un intervento che
agisce su un processo patogeno già in corso in cui il soggetto è stato già colpito da un danno che però non
si è ancora manifestato a livello clinico; gli interventi, anche se non sono rivolti a curare la malattia, riducono
la futura possibilità di insorgenza es. obesità, scarsa crescita. 2.intervento terapeutico o clinico: un soggetto
affetto da una malattia clinicamente evidente, che mostra sintomi che arrecano sofferenze e danni, verrà
trattato in modo da eliminare la causa della malattia, bloccare l'effetto, attenuando il processo patologico e i
suoi sintomi e limitando i danni. 3.intervento riabilitativo o abilitativo: fa parte della prevenzione terziaria, si
effettua in situazioni in cui la malattia ha danneggiato il soggetto in seguito ad un decorso acuto e l'individuo
è stato progressivamente limitato nelle sue competenze e autonomia; dopo l'intervento terapeutico che
arresta il processo patologico, ne riduce l'impatto o rallenta il decorso, l'individuo deve affrontare un
adattamento al proprio abituale contesto di vita; l'intervento è volto al recupero dell'autonomia e del livello di
funzionamento. Se il soggetto si trova in una condizione atipica statica per cui ad esempio ha un'anomalia
cromosomica o un ritardo mentale, tutte condizioni che non si modificano nel tempo, l'intervento ha lo scopo
di massimizzare il livello di funzionamento e di autonomia del soggetto e viene definito abilitativo; esso però
non puo stabilire un livello di funzionamento che il soggetto non ha mai mostrato. Vi sono anche interventi
consulenziali ovvero di diagnosi e di consulenza, svolti da un counselor che opera in un tempo limitato; esso
può avere effetti nella definizione della situazione di crisi e della sua futura evoluzione. In generale qualsiasi
tipo di intervento deve essere preceduto da una fase di valutazione o diagnosi che contenga un esame
attento di: funzionamento psicologico del bambino, delle sue caratteristiche individuali di sviluppo emotivo,
cognitivo e sociale, delle caratteristiche del sistema di accudimento, del funzionamento psicologico dei
genitori, delle esperienze interpersonali del bambino. La situazione problematica viene analizzata nel suo
insieme come prodotto di fattori biologici, socio-economici, culturali e relazionali; per ogni area occorre
utilizzare strumenti di valutazione affidabili capaci di distinguere comportamenti normali da quelli devianti in
base all'età e tali strumenti sono i test di sviluppo.
Asse I, disturbi dello sviluppo emotivo, affettivo e relazionale: comprende i disturbi da internalizzazione
(disturbi d'ansia, disturbi ossessivo-compulsivo e disturbi dell'umore) e i disturbi da esternalizzazione
(disturbi della condotta, da deficit di attenzione e iperattività). I disturbi da internalizzazione sono dati da un
ipercontrollo sul comportamento e modalità rappresentative distorte e disfunzionali come catastrofizzazione
e autosvalutazione (distorsione cognitiva); i disturbi da esternalizzazione si manifestano con un ipocontrollo,
scarsa riflessione e carenza nel problem solving, deficit cognitivo, ma in grado di guidare in modo funzionale
il comportamento. 1)disturbi d'ansia: esistono diversi tipi: -sindrome d'ansia da separazione dell'infanzia:
ansia eccessiva del bambino quando si deve separare da qualcuno della famiglia cui è attaccato, di solito la
madre, ha un comportamento normale finché è in presenza della figura di attaccamento, ha paure
irrealistiche riguardo al verificarsi di eventi catastrofici che lo possa separare dei genitori; esso è causato
dalle esperienze primarie d'attaccamento, con sviluppo di pattern ansioso- resistenti dati dall'instabilità della
figura di attaccamento, profondamente insicura e insoddisfatta a sua volta dei propri legami affettivi con la
propria famiglia d'origine o nella relazione coniugale; il genitore manifesta comportamenti di tipo
iperprotettivo che mascherano la sua stessa difficoltà a tollerare la solitudine che viene gestita impedendo al
bambino l'esplorazione, descrivendo la realtà esterna come pericolosa e densa di minacce; in altri casi il
disagio della figura di attaccamento si manifesta con malesseri quotidiani, sintomi fisici, lamenti verso tutti i
familiari, minacce di separazione e di abbandono o attribuzione al figlio del proprio stato di malessere; il
bambino sviluppa la paura da separazione in quanto non ne ha mai potuto fare esperienza; col tempo può
portare a depressione o a successive difficoltà di separazione nella vita adulta come la difficoltà di
andarsene di casa o di cambiare lavoro -sindrome fobica dell'infanzia: paura verso particolari oggetti, animali
o situazioni eccessiva -sindrome da ansia sociale dell'infanzia: eccessiva timidezza in situazioni o verso
figure poco familiari tale da rendere impossibile i rapporti interpersonali -sindrome ansiosa generalizzata
dell'infanzia: stato d'ansia eccessiva, di preoccupazione irrealistica non collegabile a particolari cause
ambientali. Le cause che portano ai disturbi d'ansia sono date da vulnerabilità neuropsicologica,
temperamento, fattori relazionali e sociali. Gli strumenti di valutazione dell'ansia promuovono la discussione
col bambino e i genitori sulle possibili fonti di paura; i metodi sono: il colloquio clinico, l'osservazione e la
valutazione dei legami di attaccamento, lo stato mentale dei genitori per valutare una possibile causa
relazionale dei sintomi. L'intervento terapeutico aiuta il bambino a riconoscere i segnali dell'ansia e a fare in
modo che essi servano come indicatori per gestirla; si spinge il bambino verso la graduale esposizione alle
situazioni temute, prima immaginative, poi in vivo. Più stabile è l'ambiente del sistema di accudimento del
bambino, più il percorso terapeutico e le abilità di coping che il bambino ha acquisito sono in grado di
reggere l'impatto degli eventi critici futuri; occorre aiutare madre e bambino a comunicare sulle aree
emozionali critiche, offrire al genitore la possibilità di esprimere le emozioni connesse ad alcune dolorose
vicende nei propri legami primari d'attaccamento e permettergli di riconoscere meglio i bisogni emotivi e
affettivi del proprio figlio. 2)disturbi della condotta: condotta antisociale, aggressiva, provocatoria con
violazioni dei diritti fondamentali altrui e delle principali regole societarie; tali comportamenti devono
persistere per almeno sei mesi; esso è più diffuso tra i maschi e associato a condizioni ambientali sfavorevoli
come povertà, disoccupazione, sovraffollamento, frequente cambiamento di residenza e può portare a un
disturbo antisociale o disturbi correlati ad abuso di sostanze in età adulta. Occorre diagnosticare
precocemente i comportamenti aggressivi in quanto gli interventi precoci sono i più efficaci. Cause: influenza
tra un bambino che ha già difficoltà temperamentali e la madre la cui storia di vita e il suo attuale stato
mentale impediscono di relazionarsi in maniera adeguata con l'altro; il comportamento responsivo o
intrusivo, spaventante della madre le impedisce di prendersi cura del bambino; tali bambini hanno una
difficoltà a mentalizzare cioè a riflettere sui propri stati mentali, a comprendere la mente altrui e i loro
sentimenti, pensieri e intenzioni; un'attaccamento sicuro è una base solida per la comprensione della mente
altrui mentre attaccamenti di tipo insicuro o disorganizzato non favoriscono tale competenza. I bambini non
sanno sviluppare empatia col dolore e con la sofferenza altrui, non riescono ad inibire l'aggressività, vedendo
la vittima come priva di pensieri e sentimenti e incapace di soffrire. Le cause possono essere fattori socio-
familiari connessi a fattori biologici e temperamentali. Esistono percorsi psicoeducativi detti parent training,
(individuali o di gruppo) che promuovono nei genitori nuovi competenze comunicative, di g