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MES
mercato stesso è più concorrenziale o più monopolistico.
Se l’impresa che opera nel mercato ha una funzione del in cui la (l’output
Cme MES
che minimizza il dell’impresa che opera un quel mercato, è molto piccola rispetto
Cme) x,
alla quantità del vettore di domandato dal mercato di quell’industria, con ogni
Q
probabilità abbiamo di fronte un mercato che tenderà strutturalmente al mercato
concorrenziale. C’è spazio affinché molte imprese (o comunque un numero superiore a
due) producano quell’output, in quanto sarebbe troppo oneroso produrlo da una sola
impresa (costi troppo alti da sopportare). Il caso inverso vede questa situazione: e
el
Mi
le
ua
sq
Pa
Il mercato sarà tendenzialmente monopolistico perché una sola impresa è in grado di
soddisfare quasi interamente la domanda con la sua scala minima efficiente di
di
produzione: quando sta producendo al minimo, e al contempo in modo più efficiente
possibile, sta soddisfacendo quasi l’intera domanda del mercato di riferimento. In un
i
mercato in cui la funzione di costo è di questo tipo l’impresa presente nel mercato non
nt
da spazio ad altre imprese di subentrare nello stesso. Ci sono degli elementi strutturali
pu
sul versante dei costi che sono funzionali al settore industriale dove si opera. Ci sono
alcune industrie che hanno una domanda tale che è talmente tanto superiore spetto a
Ap
quella minima efficiente di ogni singola impresa che sarà fortemente caratterizzato da
ulteriori imprese che entrano e offrono un output in modo tale da soddisfare l’intero
25
vettore richiesto dal mercato. Ma in altre industrie, questo non sarà possibile perché la
funzione di costo è tale per cui la sua permette di soddisfare quasi interamente la
MES
richiesta dal mercato.
Q 1.1. Perché il monopolio è un fallimento del mercato e crea allarme sociale?
Confrontiamo in uno stesso grafico l’equilibrio di concorrenza perfetta e l’equilibrio
di mercato monopolistico, applicandogli un’analisi prendendo in
welfaristica
considerazione, in funzione della forma di mercato, il ed il
surplus del consumatore surplus
Cerchiamo di capire con le misure del le ragioni per le
del produttore. welfaristiche surplus
quali i monopoli creano inefficienze allocative.
Ragionando in termini di domanda e di offerta possiamo affermare che questo
mercato sia il mercato e l’industria nel complesso del mercato concorrenziale in cui ho
la domanda e l’offerta. Tutte le imprese che operano soddisfano la quantità di
equilibrio indicata in (Q ). Per inserire nello stesso grafico una configurazione
;P
CP CP
industriale che sia monopolistica bisogna considerare che la domanda decrescente è
quella che affronta il singolo monopolista. Inseriamo la curva del e consideriamo il
Rmg
tratto crescente della curva di offerta come la somma dei L’equilibrio del
Cmg.
monopolista è dato dal punto di intersezione tra e I due equilibri possono
Rmg Cmg.
essere ora confrontati attraverso il surplus del consumatore e quello del produttore.
e
el
Mi
le
ua
sq
Queste componenti di perdita secca generano il danno sociale del monopolio, poiché
⇠Q
provocano la riduzione della quantità immessa del bene del mercato: Q . Questo
Pa M CP
conta più dell’aumento del prezzo, specie in mercati dove la quantità fa la differenza.
di
Perché va contrastato il monopolio:
due elementi fondamentali:
inefficienza statica,
‣ i
eccesso dei costi, in monopolio c’è una scarsa capacità manageriale interna che
- nt
porta alla minimizzazione dei costi;
costi da attività di dice che il monopolista spende risorse
Jean Tirole
rent-seeking,
- pu
in continuazione per garantirsi la rendita che si è conquistato - ovvero per
Ap
preservare la sua posizione di monopolista (spreco di risorse).
26
capacità da parte dell’impresa che opera nel mercato
inefficienza dinamica del monopolio,
‣ di produrre ed investire nell’innovazione tecnologica (dibattito tra e
Arrow Schumpeter:
il primo sosteneva che il monopolista, visto che non vive in competizione, ha basso
interesse ad investire in tecnologia perché quella che ha a disposizione gli basta per
coprire la domanda; il secondo, invece, riteneva che un monopolista, avendo una
struttura molto ampia, ha di default una maggiore propensione a ricercare
tecnologie per il lungo periodo).
1.2. Il monopolio naturale
La letteratura economica ha fatto passi da gigante e quindi dobbiamo prendere atto
che la nozione di monopolio naturale è totalmente nuova.
il concetto di monopolio naturale era esattamente il concetto
Vecchia definizione:
speculare delle economie di scale, ovvero quell’impresa che copre tutta la domanda e
che ha un di lungo periodo decrescente. Questa definizione è errata, poiché
Cme
l’economia di scala è una condizione sufficiente ma non necessaria affinché si abbia un
monopolio naturale: si può dire che abbiamo un monopolio naturale se ci sono
economie di scala, ma non il contrario.
Jack Baumol
Nuova definizione (William “Contestable markets and the theory of industry
la funzione di costo subadditiva spiega il concetto di monopolio
structure” - 1982):
naturale. La funzione di costo subadditiva è la funzione di costo sotto la somma, ovvero
ci deve essere una funzione di che deve essere sotto la somma di operatori
Cme
economici e di impresa. Il costo che sopporterebbe un'unica impresa per produrre tutta
la richiesta dal marcato è inferiore (sub) alla somma del costo che sopporterebbero
Q
due o più imprese nel suddividersi l’intero vettore di output. e
el
Questa funzione c’è sempre in presenza di economie di scala. Mi
le
ua
sq
Pa
di
i
nt
La ci permette di definire il monopolio naturale di industrie
funzione di costo subadditiva pu
di monoprodotto. Ap
Questo può avvenire anche quando ci sono Per questo motivo il
diseconomie di scala.
diventa la guida.
concetto di subadditività 27
L’economia di scala dunque non è condizione necessaria affinché ci sia un
monopolio naturale.
Nell’industria multiprodotto ci può essere un monopolio naturale. Per verificarlo c’è
bisogno di due misure:
costo medio (Cme) incrementale decrescente;
‣ presenza di (o dove produrre congiuntamente quei
economie di scopo economie di gamma),
‣ beni conviene perché diminuisce il aggregato di produzione.
Cme
Perché si interviene per garantire la concorrenze? Che tipo di concorrenza si deve
perseguire? introduce il concetto della concorrenza possibile (workable
John Bates Clark
a dispetto delle statuizioni strutturali dei mercati in cui facciamo una
competition): e
el
statuizione della concorrenza per come deve essere fatta (che non esiste in concreto se
non proprio andando a scavare proprio nel profondo per voler per forza argomentare a
Mi
favore dell’esistenza della concorrenza perfetta), emerge il concetto di concorrenza fattibile.
Si arriva a dire che bisogna promuovere, laddove possibile, le condizioni per rendere la
le
concorrenza più facile. In questo modo si prescinde dal numero degli operatori
economici, perché ci sono delle configurazioni industriali in cui è impossibile creare un
ua
sistema concorrenziale (es. costi enormi). Il punto fondamentale è garantire i mercati
sq
contendibili. Questi sono caratterizzati da:
assenza di barriere all’entrata o all’uscita;
‣ Pa
(incumbent);
libertà di acquisire la tecnologia di chi già opera nel mercato
‣ (costi affondati), ovvero quei costi che un operatore economico si
assenza dei sank cost
‣ di
sobbarca per entrare nel mercato. La caratteristica di questi costi è che hanno un
bassissimo valore dalla conversione di quel bene verso usi alternativi (c.d. investimento
i
specifico). nt
Perché i mercati contendibili sono molto preziosi? Perché si viene a creare il concetto
pu
di concorrenza potenziale: se i mercati sono contendibili (suscettibili di competizione da
Ap
parte degli operatori economici) chi sta fuori dal mercato rappresenta per chi sta nel
mercato una minaccia credibile. Il monopolista paradossalmente riduce gli extra profitti
assumendo un atteggiamento molto simile alla concorrenza perfetta.
28
2. I beni pubblici
Le categorie concettuali che si usano in economia per classificare i beni sono:
(nel consumo): c’è una interdipendenza nelle scelte, per cui l’influenza della
rivalità
‣ scelta di consumo di un individuo (rispetto a quel bene) condiziona il consumo (dello
stesso bene) da parte di altri individui. Questo comporta che:
(rivalità)
(non rivalità)
(dal beneficio): chi utilizza il bene può escludere gli altri soggetti dal
escludibilità
‣ consumo dello stesso bene. Tuttavia, se questo meccanismo di esclusione dal
beneficio dell’uso di quel bene può avvenire solo a costi molto elevati (tendenti ad
infinito), a quel punto il bene in questione diventa non escludibile.
Da queste si ricava che:
Come abbiamo visto con la i beni pubblici sono un volano che
legge di Wagner,
permette al privato di crescere a tassi più elevati, ma che creano quale problema.
Allora, è sempre vera quella concezione per cui bisogna ridurre sempre di più
l’intervento pubblico? In molti casi no, poiché non sempre i mercati funzionano in
e
modo perfetto (l'esperienza empirica ci conferma che i mercati falliscono). Palesemente,
el
infatti, ci sono dei beni o servizi che non vengono prodotti dal mercato, che che
Mi
vengono prodotti in modo sub-ottimale, che presuppongono necessariamente
l’intervento pubblico: non c’è un incentivo da parte dei privati di produrre beni
pubblici, perché non esistendo una curva di domanda, non esiste nemmeno un
le
mercato. I consumatori, in questo caso, non sono disposti a rivelare le loro preferenze e
ua
potrebbe verificarsi il fenomeno dei (alcuni usufruirebbero di un servizio senza
free-rider
corrisponderne il prezzo). Nel caso dei beni privati, invece, l’intervento pubblico deve
sq
essere minimizzato. Pa
Facendo un passo indietro, come si costruisce la curva di domanda per i beni privati?
Ovvero, in presenza di beni che sono rivali ed escludibili (beni – questa è una
privati)