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KUHN, 1962, LA STRUTTURA DELLE RIVOLUZIONI SCIENTIFICHE

1)Con “metodo scientifico” si intende quel metodo perseguendo il quale lo scienziato dovrebbe

arrivare ad una conoscenza razionale, oggettiva e fondata. Sono proprio questi tre aggettivi, infatti,

che siamo soliti attribuiti alla scienza, campo di studio oggi riconosciuto come avente un certo

prestigio. L’intuizione comune è infatti che l’indagine scientifica operi su un terreno solido, scevro

dall’irrazionalità e dal relativismo che spesso vengono attribuiti ad altri campi del sapere.

Se il termine “scienziato” è relativamente giovane (ad autorizzarlo fu Whewell nel 19 secolo), di

filosofo naturale si parla sin dai tempi di Aristotele, uno dei massimi rappresentanti in questo

campo. Come si arriva alla conoscenza scientifica? Se la tradizione aristotelica aveva fatto

predominare un atteggiamento di tipo teorico-deduttivo nella formulazione di ipotesi circa la natura

del mondo circostante, durante il 16 secolo avviene una netta svolta: il progressivo disinteresse nei

confronti di quelle che Platone avrebbe chiamato “cause”, ovvero la ricerca di un ordine naturale di

tipo necessario e provvidenzialistico, la ricerca delle “con cause”, le cause efficienti, il

materialismo, la predilezione per l’osservazione diretta come base per la formulazione di ipotesi

eccetera eccetera. Copernico sradicamento tradizione incrostata, coraggio di affrontare ipotesi

nuove. Tycho Brahe grande osservatore, le sue scoperte sono utili a Keplero (le tre leggi de

“l’astronomia nova”). Galileo: ricerca della massima oggettività, esperimento, esclusione parametri

soggettivi

Bacone: grande teorico dell’induzione. Completamente rinnovata rispetto a quella semplicistica di

Aristotele (novum organum 1620) . Grande commistione tra esperienza e ragione. Induzione non

più per enumerazione ma per eliminazione. La sua tecnica si avvale del cosiddetto esperimento

cruciale (criticato dalla concezione olistica di Duhem)

Newton: esemplare della teoria di Bacone: commistione della ricerca su base empirica (le leggi

dinamiche sono ricercate a partire dall’osservazione dei fenomeni naturali, induzione) e su base

razionale (la sua scienza è esattamente esposta e dimostrata su principi matematici che derivano

dalle leggi ricavate induttivamente). Formulazione di leggi matematiche giustificate da

generalizzazioni induttive.

Egli sostiene che le ipotesi fatte nell’ambito della filosofia sperimentale siano cose non direttamente

deducibili dai fenomeni; pertanto, per non rischiar di ricorrere a ipotesi infondate, fonda un canone

metodologico basato su alcuni assiomi che chiama principi del filosofare: essi non sono nient’altro

che fondati sull’induzione. Un esempio di ipotesi “scientifica” è la sua teoria gravitazionale, che

egli asserisce non aver dedotto dai fenomeni

Le proposizioni non ipotetiche invece sono direttamente dedotte dai fenomeni e generalizzate

tramite induzione.

Quindi la sua scienza può definirsi paradigma dell’induttivismo ingenuo (le sue regole sul

filosofare, ovvero modi pertinenti di fare ipotesi, di basano sull’induzione)

Problematiche intorno all’induzione verranno sollevate da David Hume: non nega che essa sia un

procedimento effettivamente utilizzato, anzi afferma che sia indispensabile e necessario alla nostra

sopravvivenza. Tuttavia, non ha altra base che la nostra tendenza abitudinaria e psicologica ad

applicarla. Non ha fondamenti logici: l’induzione è una sorta di deduzione la cui premessa

principale non è del tutto certa: riposa infatti sul principio di uniformità della natura, a cui crediamo

per abitudine. L’abitudine ci fa credere nei nessi causali tra le cose, che non contemplano nessun

elemento di necessità (contiguità spazio temporale, aspettative). Hanno a che fare con le questioni

di fatto. Le relazioni tra idee sono invece deduttivamente concatenate, e questo ha un fondamento

logico.

2)Riflessione ottocentesca.

Mill:l’induzione è fondamento di tutte le scienze, tanto da asserire che la deduzione stessa è

giustificata in base alle nostre credenze assunte induttivamente, attraverso l’esperienza. Anche gli

assiomi della geometria e i principi della matematica. Insomma, la critica di hume all’induzione per

cui essa riposa su un circolo vizioso (la legge che giustifica l’induzione è a sua volta un’ induzione)

è valida solo se ci si attiene alla ferrea dottrina del sillogismo aristotelico, che come abbiamo visto

egli critica. Per tanto Mill non ha motivo di mettere nemmeno in discussione l’uniformità della

natura. Parte da un ‘analisi strettamente empirica e fiduciosa nei confronti dell’esperienza stessa. La

sua analisi logica è potremmo dire, dedicata al metodo dell’induzione. Va ad analizzare le varie

forme per cui da un effetto ricerchiamo la causa, e dalla causa l’effetto. I cosiddetti 5 canoni di

verificazione, il più efficiente dei quali sembra essere, come si evince dalla sua analisi , quello della

differenza. (concordanza, differenza, variazioni concomitanti, metodo dei residui)

Con Herschel abbiamo un forte elemento innovativo: si inizia a intravedere una differenza tra quello

che verrà successivamente chiamato “contesto della scoperta” e “contesto della giustificazione”:

egli infatti sostiene che la scienza sia un campo del sapere che procede attraverso salite e discese,

dove con salite si intende l’avanzare di una o più ipotesi teoriche a partire da alcuni fatti osservati

(l’induzione qui non è un lungo procedimento meccanico come lo era per Bacone, ma molto più

immediato e , per cosi dire, istintivo) e per discese la verifica dell’ipotesi tramite controllo empirico,

deduttivo. C’è in quest’ottica, quindi, un uso alterno di deduzione e induzione; “una legge valida si

impone in modo quasi auto evidente per la quantità di conferme che si porta dietro” (elisa frilli)

Whewell rinnova con ancora maggiore radicalità il momento dell’induzione: non è meccanica

enumerazione (o eliminazione per dirla con bacon), ma illuminazione, creatività dello scienziato. I

dati dell’empiria non mi arrivano congiunti, è il mio cervello che li unisce tramite un’idea. Qui

viene riconsiderato un elemento aprioristico, fortemente svalutato da Bacone, circa la formulazione

di un’ ipotesi: avere dei presupposti ci è necessario al fine di sistematizzare la natura con le nostre

ipotesi, che altrimenti ci apparirebbe una massa informe e incomprensibile. Siamo noi che

strutturiamo i dati, i dati non arrivano già strutturati! Attività dello scienziato verso la natura e non

passività di questi.

3)L’empirismo logico attraversa due fasi. La prima corrisponde a quella della formazione del

cosiddetto circolo di Vienna (la cui data officiale è fatta risalire all’entrata di Schlick come membro

del circolo, nel 1924). Ciò che caratterizza maggiormente questa corrente di pensiero è l’astio nei

confronti della metafisica e dell’apriorismo. Potremmo riassumere in tre punti fondamentali le idee

di questi intellettuali (principalmente filosofi, matematici, uomini interessati alla scienza e alla

filosofia del linguaggio i cui massimi ispiratori sono Russel e Wittgenstein ):

La scienza come paradigma di ogni sapere

La verificabilità come criterio per discernere enunciati sensati da quelli privi di senso (ogni

enunciato deve poter essere scomposto attraverso l’analisi logica nei suoi termini minimi, i quali

altro non hanno che significato ostensivo, direttamente osservabile. “asserzioni elementari sui dati

sensibili”. Il significato delle parole deve essere indicato nella realtà.

Il verificazionismo assume varie forme; quella sostenuta da Schlick è un verificazionismo

logicamente possibile, ovvero, indipendente dalle effettive condizioni tecniche di cui posso

avvalermi per controllare empiricamente la validità di un enunciato. “in linea di principio”.

La filosofia è confinata ad un’ analisi linguistica che permetta di chiarire il significato degli

enunciati eliminando quindi quelli metafisici. I problemi filosofici tradizionali divengono cosi “in

parte pseudo problemi, in parte convertibili in problemi empirici”, risolvibili con la scienza

sperimentale.

Attenendosi al principio di verificazione, gli unici enunciati che appaiono ammissibili secondo

questa accezione sono quelli con significato empirico (sintetici a posteriori) e logico (analitici).

Per riprendere il manifesto del circolo di Vienna “qualcosa è reale nella misura in cui risulta inserito

nel quadro generale dell’esperienza.” Ogni asserzione generata dalla metafisica tradizionale o

sofisticata (l’apriorismo kantiano) è considerata priva di senso, dal momento che il puro pensiero

scevro di esperienza non può generare conoscenza

Questo riduzionismo linguistico a dati osservabili come criterio di significanza venne messo in

discussione da alcuni membri dell’empirismo logico, come Neurath e Carnap (il quale aveva

invece, nella prima parte della sua attività, appoggiato tale riduzionismo avviando un tentativo di

ricostruzione logica della realtà a partire dai cosiddetti enunciati protocollari, registrazioni dirette

dei fatti empirici).

Neurath, ad esempio, critica il concetto di enunciato protocollare così come lo aveva inteso Carnap;

sostenendo che nessun linguaggio è in grado di produrre enunciati p. puri, ovvero che esprimano i

dati originari dell’esperienza, ne da una propria ridefinizione sulla base di parametri soggettivi

(introduce come necessari i nomi propri e termini del linguaggio percettivo) e ammette la loro

fallibilità e rivedibilità.

Per quanto riguarda Carnap, egli decide di abbandonare il tentativo di riduzionismo radicale

proposto dal verificazionismo e avvia un progetto nuovo, per il quale il significato di un enunciato

non è più stabilito dalla sua immediata verificazione empirica ma dalla sua confermabilità.

(testability and meaning, 1936) Da qui entra in gioco ciò che segnerà la cosiddetta svolta all’interno

dell’empirismo logico, ovvero l’avvalersi della nozione di probabilità come conferma di un

enunciato: una teoria scientifica è tanto più confermata quanto più è alta la probabilità che essa sia

vera. L’impresa di Carnap ruota adesso attorno alla necessità di stabilire una buona teoria della

conferma per gli enunciati.

4) Il concetto di probabilità può essere utilizzato come rimedio al cosiddetto “problema

dell’induzione”, come testimonia il famose esempio del tacchino induttivista di Russel. Egl

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
7 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/02 Logica e filosofia della scienza

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher alice.c.floyd di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia della scienza e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Castellani Elena.