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Estratto del documento

PCI

 PSI

 DC

Per evitare una deriva autoritaria. Berlingar temeva che in questa situazione difficile,

di terrorismo, qualcuno potesse fare un colpo di stato. Temeva l’esperienza del 1973

in Cile con Salvator Deiende. Era stato eletto nel 1970 in Cile, era un socialista che

avviò una politica, definita la via cilena al socialismo: strada di riforme, come quella

agraria, sanitaria ma che si scontrò con la destra cilena e l’appoggio degli Stati Uniti,

ci fu un colpo di stato da parte di Pinochet. Deiende fu ucciso e si passò ad una

dittatura.

Berlinguer temeva che anche in Italia potesse succedere una cosa del genere.

L’obiettivo era quello di pacificare il paese attraverso vie democratiche, bisognava

sconfiggere il terrorismo senza smettere di essere una democrazia.

Il PCI era sempre stato escluso dal governo. Berlinguer fece questa proposta in cui il

PCI non fosse al governo, ma dando la fiducia ai governi guidati dai democristiani.

Questa alleanza ricordava quella antifascista tra il 1943-1945. Dall’interno della DC

(definita balena bianca con tantissime correnti), rispose Aldo Moro che apprezzò

questa proposta e contribuì a dar vita al compromesso storico insieme al PCI. Tutta

l’ala destra della DC era assolutamente contraria al compromesso storico.

Aldo Moro: presidente della DC e per due volte presidente del consiglio. Professore

universitario di diritto ed era stato un padre costituente e, da allora, era sempre stato

eletto in parlamento. Agli inizi degli anni ’70 era l’uomo politico più influente d’Italia.

Era destinato a diventare il futuro presidente della repubblica.

La mattina del 16 marzo 1978 le BR organizzarono un’imboscata e prendono Aldo

Moro come ostaggio. Fu scelto questo giorno perché Aldo Moro era uscito di casa per

recarsi al Parlamento dove Andreotti, presidente del consiglio, presenterà un nuovo

governo del compromesso storico. È il primo governo al quale i comunisti daranno i

loro voti. In via Fani due macchine delle BR bloccano l’auto di Moro e quella della

scorta, uccidono i 5 uomini della scorta e rapiscono Moro, tutto questo nel centro di

Roma. Nascosero Moro in un nascondiglio, ma non si sa dove fosse. Lo tengono

prigioniero per 55 giorni, primavera del 1978. Poco dopo, alle 10 di mattina Moretti,

brigadista, annuncia ad una sede di giornale il rapimento. Subito i sindacati

proclamano uno sciopero generale perché, in qualche modo, le BR hanno superato i

limiti prendendo un uomo così influente ed onesto.

Due giorni dopo le BR fanno ritrovare il primo di 9 comunicati. Nel giro di questi 55

giorni, le BR fanno arrivare 9 comunicati via giornale dove, attraverso un linguaggio

molto ideologico, comunicano con il resto del paese e sostengono di voler colpire Moro

in quanto cardine del SIIM: Stato Imperialista delle imprese multinazionali.

Avevano pensato di rapire anche Andreotti ma questo viveva in centro e la sua scorta

era molto più fornita rispetto a quella di Moro.

Il mondo politico si divide in due:

Partito della trattativa: trattare con le BR che volevano scambiare brigatisti

 in carcere con Aldo Moro. Fa parte Bettino Craxi e il partito radicale (minoranza

del mondo politico) 72

Partito della fermezza: non trattare a costo della vita di Aldo Moro. Fa parte la

 DC e il PCI. Partito liberale e repubblicano

Trattare con i brigatisti significava anche legittimarli nelle loro richieste, era una resa

da parte dello Stato. Le BR si rapportavano allo Stato in una sorta di parità e per

questo per lo Stato era difficile intervenire.

Il PCI era nel partito della fermezza per una ragione ben precisa: le BR, come tutti i

movimenti rivoluzionari di sinistra, appartenevano alla sua stessa parte politica, quindi

il PCI si sarebbe trovato in una posizione difficile a dire di trattare con le BR perché

sarebbe stato accusato di parteggiare per le BR.

La DC “abbandona” Moro: uscirono una serie di prese di posizione da parte dei leader

più importanti della DC in cui dicono: Moro non è Moro, Moro non è più lo stesso.

Durante questi 55 giorni di prigionia Moro scrisse 86 lettere ai suoi compagni di

partito, alla famiglia e al Papa, Paolo VI. Alcune di queste lettere arrivarono a

destinazione, i brigatisti le recapitarono, altre no e sono state scoperte solo in un covo

delle BR a Milano.

In qualche modo le BR speravano che lo stesso Moro fosse artefice delle trattative. In

molte lettere ai compagni di partito chiede e implora la trattativa, chiede di essere

salvato. Si rivolge ai singoli soggetti del partito perché lui, in casi di altri rapimenti, si

era sempre esposto a favore della trattativa. In qualche modo li implora anche in

nome della famiglia.

Queste lettere venivano pubblicate dai giornali. Contemporaneamente ci fu una

ricerca di Moro, non si sa dove fosse stato tenuto, probabilmente a Roma in Via

Montalcini, ma sembra impossibile che lo stato italiano non fosse stato in grado di

trovarlo. Il ministro degli interni, Cossiga, creò subito dei comitati di intervento,

servizi segreti, carabinieri e polizia, ma non riescono a trovare nulla.

Gli stessi democristiani abbandonano Moro perché credono che le lettere scritte da

Moro siano scritte sotto dettatura, che sia influenzato dalle BR e per questo

delegittimano le sue richieste di trattare. Ci fu un misto di incapacità da parte dello

stato, durezza per non trattare e di inefficienza. Ci si è a lungo chiesti se in queste

lettere Moro inserisse dei messaggi criptici che riguardasse il luogo in cui era

prigioniero.

Il 9 maggio 1978 le BR, con una telefonata, annunciano di aver giustiziato Moro e di

aver lasciato il suo corpo dentro una Renault rossa in via Caetani a Roma.

Via Caetani è a metà strada tra la sede della DC, in piazza del Gesù e la sede del PCI in

via delle Botteghe oscure. Telefonarono da un telefono a gettoni dalla stazione Termini.

Ad un certo punto era stato diffuso un falso comunicato 7, che Moro era già stato

ucciso e fu indicato il luogo. Dopo due giorni fu mandata una foto di Moro con un

giornale in mano e si capisce che era ancora vivo.

La telefonata fu intercettata perché i brigadisti chiamarono un amico di famiglia di

Moro.

Con la morte di Moro si ha la fine del compromesso storico. La famiglia di Moro fu

molto critica nei confronti dello stato e di Cossiga che si dimise dal ruolo di ministro

dell’interno. La famiglia rifiuta il funerale di stato, che gli venga data una medaglia al

valore civile.

Iniziano una serie di processi a carico dei brigatisti e dietro a questo caso si è fatta

solo in parte verità. C’è una grandissima dietrologia: molte ipotesi su chi abbia

manovrato o chi abbia aiutato le BR. Serie di ipotesi non sempre supportate o solo in

parte da documenti e fonti.

Furono fatti molti processi. Quello che sembrò in una vittoria per le BR si tradusse in

una sconfitta: quelle parti del paese che pur essendo non violente ma simpatizzanti

per le BR, si distaccarono. Le BR erano una minoranza, ma una parte del paese le

73

copriva, come nelle fabbriche. Questo è un punto di non ritorno e le BR perdono il

consenso che avevano nel paese. Continuarono gli assassini, uccisero un giornalista e

un operaio, Guido Rossa, iscritto al PCI che aveva denunciato che nella sua fabbrica

‘cera materiale proveniente dalle BR, circolavano dei volantini delle BR. Egli lo fa da

comunista e da operaio comunista. Il fatto di uccidere un operaio comunista non torna

più a livello ideologico.

Si uscì dal terrorismo in parte per questo motivo, negli anni ’80. Il gruppo Lotta

continua scrisse un documento alle BR per far liberare Moro. Le posizioni, anche

all’interno della sinistra radicale, erano diverse.

In parte il terrorismo fu sconfitto anche grazie alla posizione assunta dal PCI che fu uno

strenuo difensione dello Stato e della democrazia; non ha ceduto a questi giovani che

appartenevano alla stessa parte politica. Se ne è usciti anche grazie ai processi e alle

leggi sui pentiti: chi si pente e collabora con lo Stato ottiene delle riduzioni di pena.

Questo ha portato alcuni brigadisti alla defezione: hanno cominciato a raccontare e a

collaborare con lo Stato. La legge sui pentiti, degli anni ’80, è stata una legge

importante e poi è stata utilizzata anche per la mafia, per i pentiti di mafia.

I brigadisti in carcere si dividono in tre gruppi. Rifiutano i processi e ogni forma di

difesa perché ritengono di essere dei prigionieri politici. Rifiutano lo stato borghese

che li processa con una giustizia borghese. I tre gruppi:

Irriducibili: coloro che restano legati a quell’idea politica

 Dissociati: si dissociano da quello che hanno fatto, però non collaborano con la

 giustizia perché non vogliono tradire i compagni

Pentiti: coloro che iniziano a parlare, raccontano

Due libri:

Affaire Moro

 Morte accidentale di un anarchico , di Dario Fo.

Morte accidentale di un anarchico

Quando scoppiò la bomba di Piazza Fontana la polizia accusa gli anarchici. In parte ne

mette in carcere e uno, Giuseppe Pinelli, fu interrogato dalla questura di Milano

anche se cadde dal IV piano e morì. La polizia parò di suicidio, era interrogato di notte

e al di là dei limiti legali. Il fermo di polizia ha dei tempi, che non può durare più di un

tot. Pinelli fu interrogato oltre il tempo concesso e precipitò dal IV piano. In realtà pare

che sia stato spinto, malmenato e poi spinto. Nei giorni successivi si scopre che dietro

alla strage non c’erano gli anarchici ma i neofascisti.

Fo scrisse questa commedia. Libro inchiesta che fa vedere come Pinelli non si sia

suicidato. Dimostra che, per come è caduto il corpo, non può esserci suicidato perché

la traiettoria è diversa rispetto a quella di un suicida. Con tutta una serie di prove.

Terrorismo di destra: della tensione. È un terrorismo che mette le bombe e uccide la

folla

Terrorismo di sinistra: non mettono bombe in mezzo alla gente, perché sarebbe

stato contrario ai loro ideali di sinistra, ma colpisce uomini di potere, i servi dello stato.

Buongiorno notte : film sul rapimento di Moro.

Lezione 16 74

La fine della prima Repubblica

1978: primo presidente della Repubblica socialista, Sandro Pertini. Dal 1948-1978,

per 30 anni i presidenti della Repubblica erano della DC. Pertini è stato uno dei

presidenti più amati in Italia. Uomo molto forte: antifascista, socialista, durante il

fascismo mandato al confino. Era un presidente popolare che andava in mezzo alla

folla e che conserva la memoria della resistenza, il suo passato giovanile viene da lì.

Nel 1981 darà l’incarico di formare il governo al primo presidente del consiglio non

democristiano, Spadol

Dettagli
Publisher
A.A. 2017-2018
114 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/04 Storia contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher flavia_395 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Tasca Luisa.