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Vi sono molti esempi di motivi strutturali e ciò rivela che la struttura terziaria delle proteine è stata
conservata in maniera più fedele rispetto alla struttura primaria.
Proteine con somiglianze sigificative nella struttura primaria e con struttura terziaria e funzione simili
fanno parte della stessa famiglia; in alcuni casi due o più famiglie fanno parte della stessa superfamiglia
in quanto fanno uso dello stesso motivo strutturale. E' probabile che tali proteine siano evolutivamente
correlate ma il tempo ha cancellato molte delle relazioni fra le sequenze.
La struttura quaternaria comprende strutture proteiche che vanno dai dimeri a complessi più
grandi
Molte proteine sono formate da più subunità polipeptidiche, molte delle quali hanno funzioni regolatrici.
Alcune associazioni, come quelle delle proteine fibrose, hanno principalmente significato strutturale,
altre invece hanno scopi più complessi. Le proteine costituite da più subunità sono definite multimeri.
Un multimero costituito da poche subunità è detto oligomero. La maggioranza dei multimeri ha subunità
identiche che conferiscono alla proteina una certa simmetria. L'unità strutturale ripetitiva di una proteina
multimerica, sia essa una subunità o un gruppo di subunità, viene detta protomero. La prima proteina
oligomerica di cui è stata determinata la struttura è l'emoglobina. Essa può essere considerata un
tetramero o un dimero formato da due protomeri alfa beta (alfa e beta non si riferiscono alla struttura
secondaria). Esistono vari tipi di simmetria che si possono riscontrare in una proteina: gli oligodimeri
possiedono o una simmetria rotazionale o una simmetria elicoidale cioè le singole subunità possono
essere sovrapposte tramite la rotazione intorno ad uno o più assi rotazionali oppure tramite una
rotazione elicoidale. Nelle prime le subunità sono riunite attorno agli assi rotazionali in modo da formare
strutture chiuse. Nell'altro caso invece esse formano strutture aperte e le subunità si dispongono a
spirale una di seguito all'altra. Tra le simmetrie rotazionali abbiamo la simmetria ciclica che implica la
rotazione attorno a un singolo asse e la simmetria diedrica in cui un asse rotazionale binario interseca
un altro asse n volte rotazionale. La simmetria icosaedrica invece è tipica dei capsidi di alcuni virus: un
icosaedro è un poliedro a 12 vertici costituito da 20 facce. Anche la simmetria elicoidale si ritrova nei
capsidi (virus del mosaico del tabacco) ed inoltre è tipica del filamento di actina.
Denaturazione e ripiegamento delle proteine
I polipeptidi si ripiegano durante e dopo la sintesi ed assumono la loro conformazione nativa.
La perdita della struttura provoca la perdita della funzione delle proteine
Le proteine si sono evolute per svolgere la loro funzione nelle particolari condizioni ambientali della
cellula. Se esposte ad ambienti diversi esse possono andare in contro a variazioni anche di notevoli
entità. La perdita della struttura tridimensionale di una proteina è detta denaturazione. Nella maggior
parte dei casi le proteine denaturate assumono delle conformazioni parzialmente ripiegate ancora non
ben definite. Le proteine si denaturano al calore, il quale rompe le interazioni deboli e legami a
idrogeno. La perdita di struttura di una regione induce la destabilizzazione di altre regioni: infatti se
aumentiamo gradualmente la temperatura osserviamo che la conformazione rimane intatta finché non
si ha un brusco cambiamento. Le proteine si denaturano anche a certi pH (che ne alterano la carica
netta causando repulsioni elettrostatiche) e in solventi miscibili con l'acqua quali alcol e acetone, o in
soluti come l'urea: ciascuna di queste sostanze mantiene tuttavia intatti i legami covalenti delle catene
polipeptidiche. Le strutture che si ottengono con questi trattamenti non sono necessariamente le
stesse. La sequenza degli amminoacidi determina la struttura terziaria
La prova di questa affermazione la si ha se si osserva che la denaturazione di alcune proteine è
reversibile → rinaturazione. Un classico esempio di denaturazione e rinaturazione è l'esperimento
condotto da Anfinsen sulla Ribonucleasi A. Essa venne denaturata ad opera di una soluzione di urea e
agente riducente ma quando le due sostanze venivano rimosse la ribonucleasi si riavvolgeva
spontaneamente riacquistando la sua attività catalitica. La formazione dei ponti disolfuro nelle giuste
posizioni dipende dalle interazioni deboli che si formano precedentemente; essi si formano
casualmente se si mantiene l'agente denaturante e si sottrae solo l'agente riducente. In seguito gli
stessi risultati sono stati ottenuti con la ribonucleasi sintetizzata chimicamente. La rinaturazione è una
prerogativa di poche e piccole proteine dotate di un'intrinseca stabilità. La gran parte delle proteine
richiede la presenza di altre proteine per ripiegarsi.
I polipeptidi si ripiegano rapidamente secondo un processo a tappe
Se le proteine provassero tutte le conformazioni possibili prima di raggiungere la conformazione nativa
esse impiegherebbero dei tempi incompatibili con la vita. Il ripiegamento dunque non è un processo
casuale fatto di tentativi e errori → paradosso di Levinthal. Il processo di ripiegamento delle proteine
non è stato ancora chiarito. Un modello prevede che il processo di ripiegamento abbia un carattere
gerarchico (prima struttura secondaria, poi terziaria). Secondo un modello alternativo inizialmente il
ripiegamento è favorito dalla formazione di uno stato compatto mediato da interazioni idrofobiche tra
residui non polari (collasso idrofobico → molten globule). La maggior parte delle proteine probabilmente
si ripiega attraverso un processo che segue ambedue i modelli. Dal punto di vista termodinamico il
processo di ripiegamento può essere descritto come un processo in cui l'energia libera ha un
andamento a imbuto. La proteina passa da un alto a un più basso stato di entropia. La stabilità
termodinamica non si distribuisce uniformemente su tutta la struttura della proteina: la molecola spesso
presenta regioni ad alta e bassa stabilità.
Il ripiegamento di alcune proteine è un processo assistito
Non tutte le proteine si ripiegano autonomamente: molte hanno bisogno della presenza di chaperoni
molecolari. Si tratta di proteine che si legano a proteine non ripiegate o ripiegate non correttamente per
facilitarne il ripiegamento (per esempio creando un microambiente adatto). Sono state individuate due
classi di chaperoni molecolari. La prima classe è costituita da una famiglia di proteine chiamate Hsp70
(heat shock protein): esse si legano a regioni di polipeptidi ricche di residui idrofobici impedendo
aggregazioni improprie. Inoltre esse sono indispensabili quando si legano a proteine che devono
rimanere non ripiegate fino a che non sono state trasferite attraverso la membrana. Le proteine Hsp70
si legano e si staccano dai polipeptidi grazie all'intervento dell'ATP e che coinvolge altre proteine come
Hsp40. La seconda classe è quella delle chaperonine, complessi proteici più sofisticati. Vennero
individuate quando si scoprì che esse sono necessarie per la crescita di alcuni virus batterici: la
proteina che deve ripiegarsi entra all'interno di una sacca, GroEL, che viene transitoriamente chiuse dal
coperchio GroES. Anche questo tipo di proteine necessitano di ATP per svolgere il loro compito. Il
meccanismo con il quale le chaperonine GroEL e GroES facilitino in meccanismo di ripiegamento di
alcune proteine non è ben chiaro ma dipende dalle caratteristiche della tasca interna dove avviene il
ripiegamento peptidico. Infine il ripiegamento di alcune proteine richiede la presenza di enzimi che
catalizzano le reazioni di isomerizzazione. La proteina disolfuro isomerasi catalizza l'interscambio dei
ponti disolfuro finché non si formano i ponti della conformazione nativa. La propil cis-trans isomerasi.
I difetti nell'avvolgimento delle proteine sono la base molecolare di un vasto numero di malattie
genetiche
Non tutti i processi di ripiegamento vanno a buon fine. Si pensa che circa ¼ di tutti i polipeptidi
sintetizzati venga distrutto poiché non riesce a ripiegarsi correttamente. Molte patologie come il diabete
di tipo 2, il morbo di Parkinson e di Huntington hanno in comune un meccanismo di avvolgimento
sbagliato simile che non va in contro a degradazione. In molti casi la proteina mal ripiegata viene
escreta dalla cellula e forma una fibra amiloide. Le malattie che ne derivano sono chiamate amiloidosi.
Tali fibre solo insolubili e altamente ordinate in quanto presentano un elevato numero di foglietti beta
ordinati perpendicolarmente all'asse della fibra. I foglietti beta di una o più proteine avvolte in modo
incompleto si associano parallelamente e danno vita a una fibra amiloide. Essa è stabilizzata
dall'interazione di gruppi R aromatici che di proteine differenti. Alcune amiloidosi sono sistemiche e
coinvolgono molti tessuti → amiloidosi sistemica primaria. Nell'altro caso la proteina che non riesce a
raggiungere la sua conformazione nativa viene degradata e perde la sua funzionalità (es fibrosi cistica).
Un malripiegamento di alcune proteine è alla base delle malattie prioniche, malattie rare come le
encefalopatie spongiformi (es → mucca pazza). L'agente infettivo è una singola proteina detta prione
che si ripiega scorrettamente. Questo genera una reazione a cascata che fa sì che molte proteine
seguano il suo corso. Cap 5 – La funzione delle proteine
Le proteine sono strutture dinamiche con una precisa struttura tridimensionale le cui funzioni dipendono
inevitabilmente dall'interazione con altre molecole (per la maggior parte questi contatti sono fugaci). La
funzione delle proteine fibrose come elementi strutturali delle cellule e dei tessuti dipende da interazioni
quaternarie stabili tra catene polipeptidiche simili. Di seguito i principi basilari sulla funzione delle
proteine:
- la funzione di molte proteine richiede il legame reversibile con altre molecole. Una molecola legata
reversibilmente a una proteina viene detta ligando
- un ligando si lega ad un sito sulla proteina detto sito di legame: l'interazione è specifica poiché il
ligando è complementare al sito di legame per forma, carica e carattere idrofobico/idrofilico. Una
proteina può avere più siti di legame. Le interazioni molecolari specifiche sono cruciali per il
mantenimento di un elevato grado di ordine all'interno dei sistemi viventi. L'acqua interagisce invece
debolmente ma in modo non specifico con molte parti di una proteina e può essere indispensabile per
l'azione di alcuni enzimi
- le proteine sono flessibili: le modificazioni conformazionali sono impercettibili, per questo si dice che la
proteina respira. In