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RANDUCATO DI OSCANA ETTINO
R , liberale moderato (il liberalismo è un principio teorico che va al di là delle posizioni
ICASOLI
politiche e che è il punto fermo di questi intellettuali pur nella loro diversità) e che dunque voleva la
costituzione, la divisione dei poteri, la liberà di espressione.
Ricasoli si fece promotore di un pamphlet, uscito nel marzo 1847 e firmato anche da R AFFAELLO
L e V S , intitolato in modo un po’ anonimo Discorso sullo stato
AMBRUSCHINI INCENZO ALVAGNOLI
politico della Toscana, un titolo molto generico per un testo che parlava della libertà di stampa e
della necessità di avvicinarsi agli stati moderni e alla civiltà, sostenendo che proprio nel Granducato
di Toscana non c’era da temere la libertà di stampa perché il sistema sociale era molto stabile, la
garanzia contro le rivoluzioni era il (metà del prodotto al padrone e metà
CONTRATTO DI MEZZADRIA
alla famiglia contadina), un contratto modello che regolava nel modo migliore il rapporto con i
contadini, in più in Toscana non ci sono industrie. Il modello di civiltà e progresso a cui guardare è
sempre l’Inghilterra.
Sotto tutte queste pressioni alla fine il governo del Granducato promulga una legge sulla stampa,
molto simile a quella dello Stato Pontificio. Anche in questo caso la delusione fu molta.
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In questo caso fu Montanelli ad affermare un principio molto importante: «alcuni stanno
pedantescamente a sofisticare sulla maggiore o minore larghezza delle disposizioni della legge, non
calcolano che messa in pratica sarebbe o tutto o nulla. Se la rivoluzione fosse più forte del governo,
avremmo potuto dir tutto malgrado le restrizioni; se il governo torna più forte della rivoluzione non
potremmo più dir nulla, malgrado la concessione».
Quindi parafrasando, Montanelli sosteneva che le leggi sono sì importanti, ma che quando si parla
di libertà d’espressione c’è un altro fattore che è più importante della legge, vale a dire i RAPPORTI
: senza la libertà di stampa, attraverso la stampa clandestina si riesce comunque a
DI FORZA POLITICI
far sentire la propria voce, perché in quel dato momento la rivoluzione è forte e quindi i rapporti di
forza sono a loro favore.
Montanelli insistette su questo punto con un pamphlet Li scrittori e i revisori dopo la legge toscana
del 6 maggio 1847, dove chiedeva la soppressione della censura preventiva in favore di una
(a posteriori).
CENSURA REPRESSIVA
Intanto queste due leggi (romana e toscana) aprirono un varco, e in un clima di grande fervore i
revisori iniziarono a essere di “manica larga”, quindi aveva ragione montanelli: cioè nonostante
queste leggi fossero molto prudenti, visti i rapporti di forza, i revisori furono molto larghi con la
censura.
Tra il 1847 e il 1848 in Italia la censura appariva quasi impotente, tanta era la pressione degli
intellettuali.
Così in quei mesi i giornali già esistenti si facevano sempre più agguerriti e pressanti, in particolare
il Contemporaneo, e ne nascono molti altri.
La situazione più interessante è quella toscana, dove nascono
tre importantissimi giornali: L’Alba, La Patria, L’Italia;
importantissimi perché dimostravano la articolazione del
movimento liberale italiano, con la Toscana a fare da cartina di
tornasole.
L’A : giornale fiorentino pubblicato tra il 1847 e il 1848,
LBA
diretto da G L F : patriota siciliano, esule in
IUSEPPE A ARINA
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toscana, di idee democratiche vicino a Mazzini; il giornale nasce proprio ispirato alle idee
democratiche mazziniane.
Il giornale è su tre colonne, legato alla tradizione giornalistica, ma moderno nelle idee: inizia a
invocare l’indipendenza del Granducato dall’influenza austriaca e un ampliamento delle libertà; la
prima richiesta fu proprio il cambiamento della censura preventiva con una censura repressiva, e poi
una divisione del potere civile da quello ecclesiastico secondo gli ideali laici (in quel momento
anche in toscana c’è una forte presenza del potere della chiesa).
La più importante caratteristica della rivista sono però le sue posizioni sociali, questo è il primo
giornale che nasce con una forte sensibilità nei confronti delle classi sociali più disagiate (il tema è
una delle colonne portanti del giornale). Il punto di riferimento filosofico-politico erano le teorie di
Louis Blanc, socialista utopista, che aveva pubblicato qualche anno prima un libro L’organizzazione
del lavoro, nel quale proponeva la costruzione di grandi opifici manifatturieri per assorbire la
manodopera disoccupata; fu uno dei primi pensatori a teorizzare il diritto al lavoro per tutti.
Questo interesse per i temi sociali e per le classi più povere gli fanno valere il titolo di GIORNALE
, e accendono la curiosità e l’attenzione di K M , che nel maggio del 1848
SOCIALISTA ARL ARX
scriverà una lettera al giornale dove dichiarerà di sentire il giornale particolarmente vicino alle sue
idee.
Aspirando ad arrivare anche alle classi più povere il linguaggio utilizzato era semplice, chiaro,
piano, didattico, in modo da poter essere letto da chiunque fosse alfabetizzato.
L P : fiorentino, diretto da Bettino Ricasoli e da Raffaello
A ATRIA
Lambruschini, fu il primo giornale del gruppo liberale moderato
toscano.
Il primo punto ideologico del giornale, che è richiamato anche
dal nome, è la , cioè l’Italia doveva
NAZIONALITÀ
progressivamente arrivare all’unità attraverso un processo di
graduale unificazione degli ordinamenti, dei codici, dei pesi,
delle misure, delle monete, ecc.
Altra colonna portante erano le T .
RIFORME PER LA OSCANA
Essendo un giornale moderato, l’idea era che ci dovesse essere
una collaborazione tra governo e popolo, cioè il governo doveva
concedere per evitare la rivolta del popolo. ! 7
Il linguaggio è molto sostenuto, alto e a tratti dottrinario perché la scelta di pubblico è l’élite, i
circoli aristocratici, l’intellighenzia italiana. L’I : giornale pisano, diretto da Giuseppe
TALIA
Montanelli.
A differenza degli altri due, pur essendo su tre
colonne, inserisce i titoli per i vari paragrafi; il
carattere della testata è molto moderno, e poi
molto importante è l’affermazione e la cartina, che
sono un vero e proprio programma politico. Il
cardine politico, anche in questo caso, è il
principio della in senso giobertiano.
NAZIONALITÀ
Il pubblico a cui si rivolge è la di tutta Italia, la gioventù che poi avrebbe fatto la
GIOVENTÙ COLTA
rivoluzione del 1848 e l’unità d’Italia.
È un giornale molto combattivo che chiede con forza: , .
COSTITUZIONE LIBERTÀ DI STAMPA
Quindi è più radicale nelle sue richieste, rispetto a La Patria; se parte da una posizione di
liberalismo moderato, a poco a poco sposta le sue posizioni sempre più verso l’ala radicale e
progressista.
Per quanto riguarda il Lombardo-Veneto in questo momento è fuori dai giochi, perché vige una
censura e una repressione fortissima, fino allo scoppio delle Cinque Giornate di Milano la
repressione è totale; l’Austria ha un controllo diretto sul territorio.
Diversa è la situazione negli S S , ultimo polo da tenere presente in questo momento. Il
TATI ARDI
sovrano al momento è C A , che non è propriamente un liberale, che intendeva
ARLO LBERTO
contenere il più possibile il rinnovamento e che in questa fase rifiutava assolutamente un’apertura in
senso liberale; quindi non si distinguono per una particolare apertura nei confronti di un giornalismo
politico.
Ma comunque anche negli stati sardi, sopratutto a Torino e a Genova, ci sono moltissimi intellettuali
e giornalisti che vogliono fare politica, e cercano altre modalità: non il giornale politico, ma quello
culturale. ! 8
Questo è un fenomeno molto diffuso a Torino dove, dal 1846, molti giornali letterari e culturali
iniziano ad alludere a temi politici, quindi non nascono giornale politici ex novo ma i giornali
culturali ed artistici iniziano parlare di politica.
L’esempio più rappresentativo è quello delle L
ETTURE DI
, un settimanale di educazione civica, morale e
FAMIGLIA
religiosa. Questo era un giornale di letture fondato da
L V , un liberale progressista, che a partire
ORENZO ALERIO
dal 1847 iniziò a fare attenzione alle questioni politiche e
sociali, iniziando ad inserire tra un racconto e l’altro
articoli di politica e società, arrivando addirittura a
pubblicare nel maggio 1947 un articolo sulla necessità di
una maggiore libertà di stampa. Il giornale viene
ovviamente soppresso.
Ma per la censura diventa sempre più difficile arginare
questo fenomeno, soprattutto in questo tipo di giornali. A questo punto un ruolo fondamentale per
l’editoria torinese del periodo lo gioca G P , uno dei primi grandi editori italiani (è
IUSEPPE OMBA
l’editore della casa editrice P che diventerà poi la UTET).
OMBA EDITORE
In quel momento è uno dei principali editori di libri, ma è anche il primo a capire la sete di giornali
dell’Italia del tempo, ed è l’iniziatore di alcuni dei giornali più belli e interessanti dell’epoca.
Un esempio per tutti è I , un
L MONDO ILLUSTRATO
settimanale che nasce nel gennaio 1847 e esce fino al
1949, ed è importante dal punto di editoriale e politico.
Dal punto di vista perché di fatto con questo
EDITORIALE
giornale inizia la storia del settimanale illustrato italiano.
In Italia c’erano già stati esempi analoghi con il Magazzino
pittorico e con il Museo scientifico letterario ed artistico e
l’Omnibus pittoresco, ma la differenza sta nel fatto che
questi antecedenti sono dei contenitori di immagini hanno
contenuti giornalistici, mentre il giornale di Pomba è un
vero è proprio giornale.
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I punti di riferimento di Pomba non sono infatti i giornali italiani, ma due giornali uno inglese e uno
francese: il T (il più avanzato e moderno esempio di giornale illustrato) e il
HE PENNY MAGAZINE
parigino M .
AGASIN PITTORESQUE
Il pubblico a cui si rivolge è composto dalla media e piccola borghesia, per il tempo un pubblico
molto vasto, e infatti il giornale è affidato al direttore G M .
IUSEPPE ASSARI
Nel lanciare il giornale Pomba faceva esplicito riferimento ai giornali stranieri, e diceva: «l’impresa
la qual