vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
I
La bustina di veleno
Eduardo de Filippo nell’opinione di tanti italiani è l’uomo di tutti i
giorni ,la persona di famiglia, colui che ha portato nelle scene la vita
delle famiglie comuni, specie quelle del Sud: camere da letto , stanze
da pranzo, litigi, pianti, cose semplici. E tra l’altro è recente il ricordo
delle sue presenze al cinema , al teatro, in televisione. Si ha una
impressione di estrema familiarità. Ma Eduardo è anche dell’altro : è
un autore fortemente impegnato sul piano civile, sociale,
antropologico. E non solo. La sua opera si inserisce nel contesto
della letteratura realistica ma anche in quella popolare.
Nei suoi testi è sempre presente un conflitto tra individuo e società ,
sia nei testi scritti nel corso degli anni ’30 sia in tutti gli altri testi da
quelli con lo sfondo della guerra a quelli ambientati negli anni ’70.
Eduardo era un diverso : la sua origine di figlio illegittimo di Eduardo
Scarpetta era come un elemento di distinzione. Sì, si può dire che
fosse stato segnato dalla diversità: quando Scarpetta morì, lasciò il
suo repertorio al suo figlio legittimo Vincenzo. Edoardo pertanto,
“diverso” da Vincenzo, fu figlio d’arte sì, ma fu come l’erede obbliquo
di una tradizione. Il suo apprendistato fu molto precoce: aveva 4 anni
quando calcò per la prima volta il palcoscenico. A quei tempi, diversi
erano gli orientamenti del teatro : quello di Scarpetta seguiva le orme
della farsa napoletana che altro non era che la trasposizione della
farsa francese; quello di Salvatore di Giacomo era decisamente
antiscarpettiano; quello di Federico Stella si basava su temi di
miseria, disperazione con una chiara impronta populista e verista.;
ed altri tipi di teatro offrivano esempi di melodramma senza musica,
copioni storici a puntate, avanspettacoli ecc...: una gran varietà di
generi teatrali legati alle esigenze di un pubblico a volte molto
spietato, pronto a decretare la fine di una compagnia se la
rappresentazione non fosse stata di suo gradimento. I lavori prodotti
erano preparati in funzione del guadagno e del consumo e pertanto
c’era una gran cura ad accontentare i desideri del pubblico: lo stesso
Scarpetta, nel rielaborare i testi francesi vi si dedicò a tal punto da
potere essere definito quasi un riformatore. Egli propose l’abbandono
dei canovacci, dei tipi fissi, tutti retaggi della vecchia commedia
dell’arte proponendo l’uso più rigoroso del copione scritto.,
l’abbandono dell’improvvisazione ed il rinnovamento dell vecchie
maschere. Ma la cosa più interessante di Scarpetta è la sua
riflessione sulla comicità : questa, secondo lui deriva dal contrasto tra
l’essere ed il volere apparire del piccolo borghese, per esempio
quando cerca di parlare forbito ma usa invece un linguaggio
sgrammaticato con una serie di lapsus. Questo è un motivo che
ricorrerà nel teatro di Eduardo.
La sua attività artistica inizia molto presto presso le compagnie di
Enrico Altieri e del fratellastro Vincenzo Scarpetta non solo come
attore ma anche come autore , e, proprio per reagire all’anonimato
della sua partecipazione alle opere teatrali da subalterno, già da
giovanissimo comincia a firmare i suoi testi. Nel ’20 firma “ Farmacia
di turno”, un atto unico, commedia imperniata su un tradimento
coniugale e nella quale le azioni derivano da una bustina di veleno
scambiata con un medicinale, quindi nel ’22 “Uomo e galantuomo”,
imperniata sulla follia e, pure sulla follia è imperniata la commedia
“Ditegli sempre di sì” nel quale il protagonista , pazzo nel relazionarsi
con i componenti della sua famiglia, determina situazioni comiche..
Già nel ’30 Eduardo , pertanto , forte delle esperienze già maturate
accarezza l’idea di avere una compagnia tutta per sè e nel ’31 nasce
così “Il teatro umoristico dei De Filippo”, una nuova compagnia al
quale Eduardo vuole dare un’impronta nuova, una compagnia la
quale, per piacere al pubblico, risponda a criteri nuovi di comicità :
non più la comicità di stampo scarpettiano basata, sia pure con
cautela, sull’improvisazione, sul lazzo, sulla ripetizione ossessiva dei
gesti, sulla parola storpiata . La comicità invece secondo Eduardo
deve scaturire dalle caratterizzazioni dei personaggi; il pubblico deve
ridere ma di un riso “ verde” . Si tratta di un humour costituito da due
momenti, quello della comicità vera e propria che sollecita la risata
anche nel caso di avvenimenti tragici e quello della riflessione che
porta lo spettatore a cogliere nel personaggio la sua vera
dimensione. L’houmor diventa un inganno, un equivoco. Si ride ,sì,
ma subito dopo, nonostante il riso esorcizzi il dolore, la tragicità della
situazione prevale. Dolore e riso si intrecciano. E’ questo il nuovo
teatro di Eduardo. II
Il giocattolo rotto
Natale in casa Cupiello nasce come atto unico per poi diventare di
tre atti . La storia consiste in una lunga elaborazione di un presepe
da parte di Luca Cupiello, un presepe-giocattolo, trastullo del
protagonista, il quale , come è noto, gli dedica la sua vita. Ma il
Presepe, in famiglia, non trova ammirazione, per la moglie è
un’inutile fissazione, il figlio Tommasino non lo considera nemmeno:
preferisce dedicarsi a qualche furterello in famiglia, la figlia Ninuccia
addirittura lo sfascia nel corso di una crisi isterica conseguente ad un
litigio familiare sorto quando la ragazza comunica alla madre la sua
intenzione di lasciare il marito . Ma è anche la commedia degli
equivoci. Nel primo atto Luca Cupiello consegna erroneamente una
lettera a Nicolino, il marito di sua figlia, e nell’ultimo atto scambia
Nicolino per Vittorio, l’amante : nascono, in entrambi i casi situazioni
davvero comiche ed in un certo qualmodo grottesche. Il secondo atto
costituisce la prova di come possa crearsi il comico: la carta da
cinque lire rubata dallo zio a Luca viene a sua volta rubata da
Tommasino ed il pubblico si diverte per questo passaggio così come
si diverte tra le urla, i rumori e il canto dei Re Magi. E’ questo
precipitarsi di situazioni che piace. Ed anche il finale colpisce il
pubblico. La scena è sempre all’interno della casa, ma nei suoi
luoghi intimi, Non un salotto Non uno spazio esterno. E’ il teatro del
quotidiano, qualcosa di nuovo a quei tempi. Ed a tale innovazione si
unisce un procedimento corale quasi da tragedia , una sorta di
racconto epico. Ne è la prova, appunto, la scena finale. Tutti i
personaggi sono raccolti intorno al capezzale del protagonista ed è
attraverso le loro testimonianze che il pubblico conosce i fatti
accaduti dopo la vigilia di Natale. Un altro motivo presente nella
commedia, un altro dei tanti segreti del suo successo consiste nel
fatto che i tipi presenti non sono tipi fissi legati a vecchi modelli
teatrali, sono personaggi contraddittori come ad esempio Ninuccia ,
figura deviante rispetto alla unità della famiglia o Tommasino che pur
negando il Presepe , altro non è che un doppio di Luca. Personaggi
ambigui quindi , come ancora Nicolino e Vittorio , entrambi interessati
alla figlia di Luca, due intrusi nel microcosmo familiare, l’uno che
ritiene di potere risolvere tutto con il denaro, Vittorio ironico su quel
Presepe , orgoglio del capofamiglia.
Luca Capiello è pure un personaggio insolito che si distacca dai
comuni modelli del teatro tradizionale. Egli è un grande bambino che
considera il mondo come un grande giocattolo, ma ne è deluso: la
sua famiglia non è unita ( non riesce a pronunciare la frase “ Noi ci
riuniamo” e si imbroglia e storpia la frase in ci rinuriamo e poi in ci
nuriniamo). Ed i suoi disagi così evidenziati sul piano psicologico, si
esplicano ancor di più nel riversare nel Presepe il suo sogno di
mondo bello. Il suo ultimo momento di vita è segnato dal suo
sguardo allucinato verso una visione incantevole, un Presepe grande
quanto il mondo mentre Tommasino gli rivela che quel Presepe gli
piace. Il sogno si è realizzato per lui: il valore mitico del Presepe si
rivela in pieno ma solo con la morte del protagonista. Crisi della
famiglia quindi in casa Cupiello? Sì, ma non solo, c’ è anche un
teatro innovativo in cui la macchina scenica oltre a comprendere il
sistema già consolidato dalla tradizione del rapporto dialettico tra
pesonaggi (madre-padre, padre con giocattolo Presepe - figlio con
giocattolo Pulcinella ), della presenza del triangolo marito-moglie-
amante, della morte come rituale di sacrificio, comprende anche il
pubblico come ultimo elemento. E’ un pubblico partecipe e custode di
segreti fondamentali per lo svolgimento dell’azione: il contenuto della
lettera che Luca trova casualmente e che erronemente consegna a
chi non dovrebbe, è noto al pubblico così come è noto al pubblico il
fatto che Vittorio, capitato la sera della vigilia di Natale in casa
Cupiello, è l’amante della ragazza. Il pubblico così diventa partecipe ,
assume il ruolo di terzo elemento nella triade “autore-spettacolo-
pubblico”. Più o meno come avviene nei film di Hitchcock , con lo
stesso crearsi di “suspence”. Ed è proprio attraverso il
“suspence”che il pubblico partecipa, si commuove, mentre il cuore
batte forte, o si diverte dietro gli storpiamenti linguistici o nel corso di
azioni movimentate come quella del capitone che sfugge. La
macchina scenica così ha un funzionamento perfetto.
III
L’ uomo dall’abito scuro
Napoli milionaria viene rappresentata nel 1945, alla fine della guerra
quindi. Si era appena formata la compagnia “ Il teatro di Eduardo”
con lo stesso Eduardo e sua sorella Titina De Filippo. Più che la
risata , in quel periodo, la commedia, e non solo del nostro De Filippo
, sollecita piuttosto la riflessione, rappresentando ciò che aveva
colpito non solo la coscienza degli italiani, ma anche l’inconscio.
L’azione si svolge in un contesto di guerra , il secondo anno di guerra
nel primo atto, dopo lo sbarco degli alleati negli altri due atti. E non
siamo in una casa come in Natale in casa Cupiello. Il primo scenario
è costituito dal “vascio ‘e donna Amalia” in un tempo che Eduardo
precisa, e cioè nel 1942, alla fine cioè del secondo anno di guerra.
Contrariamente a quanto avviene negli altri testi , Eduardo utilizza ,
per precisare l’ambiente, un’espressione dialettale: questo dimostra
che il nostro aut