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La Lupa - Giovanni Verga
Con il verismo si assiste al passaggio dal teatro romantico, dalla forma-tragedia a composizioni più ristrette. La Lupa viene messa in scena nel 1896. L'esordio di Verga come autore drammatico avviene nel 1884 con la rappresentazione a Torino di Cavalleria Rusticana. La differenza tra le prime opere teatrali di Verga e La Lupa consiste nella struttura drammatica: La Lupa è in 2 atti mentre le altre opere sono in 1 atto.
Si assiste alla rivoluzione delle forme drammatiche apportate dall'uso dell'atto unico, cioè dell'epilogo, che compare sulle scene, anche italiane, alla fine degli anni 70 che nel tempo è destinata a perdere quella forma di sperimentazione, quella rottura che ebbe inizialmente: dal dramma borghese in 3 atti si passa a rappresentazioni brevissime che spesso venivano accompagnate con altri testi. Nei teatri venivano rappresentati più testi proprio perché un testo
soggetti devono essere rappresentati in modo più realistico, senza l'uso eccessivo di retorica e discorsi verbali. Bisogna prestare attenzione alla rottura con l'artificio romantico e alla riduzione della parola per far agire i personaggi.I personaggi si esprimono in una forma sempre più condensata. Accanto al non detto dobbiamo allineare il non visto, cosa a cui in genere non si fa attenzione. Il non visto: quasi tutti gli scioglimenti vengono o sottratti alla vista (avvengono fuori dalla scena) si adotta "la Paravento è un oggetto scenico utilizzato nella strategia del paravento". In un testo di Stindberg "Sonata dei fantasmi". Viene portato un paravento in scena e i personaggi muoiono dietro. Il paravento utilizzato nella drammaturgia verista o nel teatro intimistico e psicologico (non c'è differenza tra questi due. De Roberto appartiene a entrambe le correnti) può essere una tettoia, una vetrata, una porta; tutti quegli oggetti scenici che hanno la funzione di coprire il colpo, il momento della ferita. Questo ricorso al non visto può avere varie spiegazioni. Non si trova più il divieto della morte sulla scena che animavano le discussioni sul teatro e la
tragedia dal 500 al 700, pur non di meno è un tipo di soluzione scenico-drammaturgica che vediamo adottata. Non troviamo una teorizzazione ma troviamo un'adozione, l'uso di questo tipo di finale che è sempre sottratto alla vista. Perché? Forse per le stesse ragioni per cui non si mette insieme il non visto con il non detto: che era l'universo romantico volendo il teatro dei veristi contrapporsi a quello mira a mostrare soltanto l'essenziale. La rappresentazione della morte si preferisce sottrarlo alla vista perché in questo modo si risalta il fatto in sé, elimina tutta una serie di strategie testuali e drammatiche fino ad ora adoperate contro cui prendere le distanze per apparire nuovi. (Manzoni condanna il teatro precedente; nel concreto, però non adotta quegli elementi che rompono con la tradizione ma altri che mantengono una certa continuità con la tradizione precedente). I veristi hanno questo problema nei confronti dei
romantici e della tradizione letteraria in genere: pur riconoscendo il valore dellaprecedente, Zola dirà nel saggio "il che il romanticismo( quellotradizione naturalismo a teatro"francese di Hugo) ha il merito di averli resi degli artisti liberi da tutta quella tradizione secolare delclassicismo che gravava da vari secoli sulla tragedia e sul dramma. Pur riconoscendo questo meritoZola prende le distanze da Hugo. Anche Verga prende le distanze dalla tragedia e dal drammaborghese dell'800.