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LINGUAGGIO TEATRALE:
― Deissi
― Linguaggio performativo (cinesica, prossemica, parola-azione)
― Esempi di funzioni del linguaggio
― Analisi da calibrare su scene selezionate
POETICHE DI RIFERIMENTO E CONTESTO TEORICO:
― È opportuno riferirsi alle norme canoniche per il genere discutendo il genere stesso:
es. dibattito aristotelico del Cinquecento, riflessioni sull’unità di tempo e luogo in
Manzoni ecc.
INTERPRETAZIONE:
― Individuazione del genere ove non segnalato e rapporto con le convenzioni del
medesimo in quel tempo e in quello spazio
― Dinamiche: soggetto che compie l’azione, l’oggetto su cui ricade, aiutante,
oppositore, ecc.
― Destinatari.
― Rapporti con altri testi drammatici del tempo
― Rapporti con altri testi drammatici precedenti
― Sintesi del significato (in breve) e sua valenza ideologica
― Si tratta di valutare il significato del testo in rapporto al suo contesto e ai destinatari
interni ed esterni al testo (pubblico di riferimento). Se siamo in presenza di un autore,
è bene cogliere anche i nessi con le altre sue opere. La dinamica attanziale del testo
aiuta a chiarire il soggetto (la fabula) dall’intreccio
ANALISI DEI PERSONAGGI in rapporto al SOGGETTO:
― Non sempre è possibile compiere questo esercizio e non sempre è opportuno farlo.
Il personaggio è innanzitutto una funzione del testo drammatico.
METATEATRALITÀ eventuale:
― Riscontrare gli elementi del testo che alludono al teatro, alla messinscena, all’opera
teatrale ecc. e il loro significato
Scheda teatrale su “Sik-Sik, l’artefice mago”, 1929, Eduardo De Filippo. Nella seconda
si caratterizza perché la parte la didascalia non è più indicazione di scena ma diventa
uno spazio corale- cantuccio per l’autore dove esprime una sua meditazione, da
rappresentazione impura ad una sorta di teatro di lettura (contrario del tipico teatro
eduardiano- momenti di autoriflessione che si apprezzano solo leggendo il testo).
Sezioni su LINGUA: -registro, - lessico, sintassi, -eventuale metrica, -complesso
retorico.
Registro: medio, alto, basso, mediano, aulico… (?). si capisce dal lessico, le parole
usate dell’autore. Uso del dialetto (che in De Filippo è fondamentale).
Metrica: in quanto alcuni testi sono in versi.
Complesso retorico: presenza rilevante di figure retoriche (nei testi più solenni
abbondanza).
LINGUAGGIO TEATRALE: -deissi, -linguaggio performativo (cinesica, prossemica,
parola-azione), -esempi di funzione del linguaggio, -esempi di atti linguistici
-deissi: localizza nello spazio e nel tempo l’azione di un personaggio
-linguaggio performativo: quando l’azione viene descritta dalla battuta, movimenti del
corpo (cinesica), movimenti nello spazio e azioni nei confronti di altri personaggi
(prossemica), evidenziati dalle battute.
-esempi di funzioni di linguaggio, spiegazione di ciò che attiene al rapporto
realtà/finzione, poetiche di riferimento e contesto teorico. Analisi di cosa rappresenta il
personaggio, le azioni… cosa il linguaggio vuole rappresentare
-esempi di atti linguistici
INTERPRETAZIONE: descrive ciò che riguarda le dinamiche tra i vari attori sulla scena e
i rapporti anche degli altri testi. Sintesi del significato. Interpretativo.
-individuazione del genere ove non segnalato e rapporto con le convenzioni del
medesimo in quel tempo e in quello spazio.
-Dinamiche: soggetto che compie l’azione, oggetto su cui ricade. Aiutante, oppositore.
Destinatari.
-Rapporti con altri testi drammatici del tempo.
-Rapporti con altri testi drammatici precedenti.
-Sintesi del significato (in breve) e la sua valenza ideologica (lieto fine o finale non
lieto).
ANALISI DEL/I PERSONAGGIO/I (ove possibile) in rapporto al SOGGETTO (il tema
dell’opera): come viene relazionato il tema con l’attore. Parte interpretativa, ragionare
sull’attore, personaggio interpretato dall’attore e il rapporto che hanno con soggetto,
possibili riflessioni su maschera, travestimento (qui rapporto di Eduardo con Sik-Sik,
qua metafora del rapporto di Eduardo col teatro).
Se intreccio è “qualunque”, dove il personaggio viene scaraventato senza particolare
legame personale tra soggetto e personaggio.
METATEATRALITA’ eventuale: quanto parla un’opera del teatro stesso (Sik-sik,
Pirandello, è tutto metateatrale).
Visione “sik-sik”, didascalia: asciugatura scenografia- stessi anni di Pirandello- far
vedere il teatro nella sua essenza, nudità. Descrizione di Sik, quasi autobiografico di
Eduardo.
Genere non chiaro neanche alla fine, fa ridere ma tono malinconico sottolineato
soprattutto dalle didascalie. Sentimento del contrario pirandelliano.
12/03/2024
CONTINUO SCHEDA
Ricorda sempre le fonti
Paratesto: ibrido, che non viene recitato, a parte dell’autore, di cui solo il lettore può
fare esperienza.
-Servo padrone ricalcato da Sik Sik e Rafele dalla tradizione classica- incomunicabilità
tra i personaggi.
Sik Sik vuole isolarsi, dandosi un tono fallendo. Idea dell’uomo del nord più colto-
creando equivoci. nel corso dell’atto la dinamica tra i personaggi si trasforma, Sik Sik
che è marito, padre poi intrattenitore e mago cinese. Così cambia il linguaggio
arrivando a livelli barocchi.
Unica parte veramente dialogica, da pari la prima, ricorso al criptomonologo nella
seconda parte, Sik Sik che spiega a Rafele, quasi monologica perché non si
comprendono, due canali di dialogo differenti.
I dialoghi non servono, perché non si ascoltano tra di loro (colombo-gallina).
Dinamiche spazio-tempo
Didascalie con natura particolare: all’inizio classiche, su spazio e tempi, poi sempre più
elaborate nel definire i dettagli, poi lo spazio di riflessione dell’autore. Didascalie della
seconda parte definiscono il fallimento dello spettacolo non più in dialetto e con un
lessico di squallore, in italiano.
Analisi sulla lingua che qui ha un ruolo fondamentale, De Filippo che lavora sugli
equivoci, l’imitazione operando su più registri, rapporto tra dialetto ed italiano che è
irrisolto. Motivo non di ridicolizzare ma allusione e rafforzamento del tema dell’opera:
scopo di creare un’illusione, lingua che cerca di manomettere una realtà, abbellire
qualcosa che non ha nulla di bello.
Linguaggio teatrale, parte più pratica, battute particolarmente deittiche, con
riferimenti e se ci sono esempi di linguaggio performativo (fai questo, fai quello),
trovarne una da esempio, come base per il ragionamento interpretativo.
Poetiche di riferimento e contesto teorico: in che momento si è, contesto storico
trasformato in contesto teorico: cosa vuole dire l’autore, che logica fa sua (qui
momento della perdita delle certezze del primo Novecento, maestri del dubbio…).
Difficoltà nel distinguere maschera e vita.
Interpretazione: tutto ciò ce non rientra nelle caselle precedenti sull’interpretazione.
INIZIO SECONDA PARTE_ ANALISI DELLA COMMEDIA CINQUECENTESCA
Breve premessa:
la “reinvenzione” del teatro, testi teatrali che vengono ritrovati, riesumati nel XV. Nel
medioevo sostanziale tematica sacra. Sacra Rappresentazione, Passioni forme
prevalenti.
Contraddizione di fondo del teatro del Medioevo: eredità pagana (dèi che entrano in
scena), valori non cristiani (riferimento a realtà greca), prima reazione della Chiesa:
rifiuto e negazione, condanna del teatro- eredità pagana che porta valori e blasfemie
non accettabili.
Allo stesso tempo, è la Chiesa organizzatrice di spettacoli, teatro Sacro che diventa
recitato, Chiesa risolve il problema dicendo che il loro non è teatro, ma considerata
liturgia.
Nel 1400, primi cambiamenti: teatro fuori dalle chiese, Sacre Rappresentazione con
grande successo, ricreativi e piacevoli. Teatro sempre a tema sacro ma non più solo
nelle chiese ma anche in confraternite laiche, anche in forma privata, non solo in
occasioni in cui ci si lega alla funzione religiosa (Pasqua).
‘400: ritorno cultura umanista, riscoperta cultura erudita già fine ‘300 (Petrarca e
Boccaccio), dalle loro intuizioni, si passa ad un’idea condivisa dei massimi intellettuali,
recupero dei testi classici. Effetto sul teatro, che si sposta verso una rappresentazione
non più solo sacra. Fuori dalle chiese-> sulle scene anche temi pagani.
Riscoperta di Plauto e Terenzio a Ferrara negli ultimi anni del ‘400-> RISCOPERTA.
Teatro del Rinascimento:
-Primi centri di elaborazione teorica e partica: le ACCADEMIE. Unione di intellettuali
riuniti per riunirsi, cenacolo con gli stessi interessi. Recupero, si mette in scena ciò che
arriva dalla latinità, con tempo arriva l’elemento greco (caduta Impero Romano
d’Oriente, arrivo di intellettuali che diventano maestri di greco) sempre minoritario.
-poi il luogo diventa la corte (accademie non scompaiono). Grandi corti tra cui Ferrara,
Mantova, Urbino, Roma… che si trasformano in signorie, principati, attorno la figura
del principe che per celebrarli a scopo encomiastico, si sviluppa un apparato
celebrativo che comprende anche il teatro (non la parte più importante).
Qui avviene il totale distacco col teatro medievale, diventa evento privato per circolo
elitario, intellettualizzato. FESTA RINASCIMENTALE grande contenitore.
Tema della varietà delle passioni importante, esorcizzare possibili sfortune.
Autori latini: Plauto e Terenzio per la tragedia, Seneca per la commedia- colonne dei
testi teatrali del ‘500, per necessità. Fino alla volontà di rappresentare qualcosa di
inedito, nuovo.
I VOLGARIZZAMENTI A FERRARA_ centro dinamica reinvenzione del teatro e della
messinscena: volgarizzamento processo di traduzione. Primo volgarizzamento andato
in scena: Maneachmi nel 1486, anno successivo: Amphitruo (predominanza plautina).
Ercole I d’Este investe molto in questa operazione culturale, eseguita con cura
filologica estrema. Sempre più importante anche il ruolo della stampa- diffusione ed
influenza. Tra questi intellettuali Matteo Maria Boiardo, autore nel 1493 del Timone,
opera teatrale tratta da un dialogo di Luciano.
Inizia ad avere grande successo anche l’ambientazione pastorale, anche perché
l’egloga, oltre ad avere illustri precursori, meglio si adatta come toni e atmosfere alla
festa principesca. Messe in scena di scena arcadiche: ninfe, satiri, pastori… quando si
inizia a lavorare verso forme inedite ha sempre più successo; si adattano anche testi
passati. Apprezzate anche perché attutivano la forza delle passioni, erano inoffensive.
Sublimazione anche della trattazione del potere in modo innocuo.
L’esperienza dell&rsquo