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Il costume dei Borboni in Spagna
I Borboni (Austria), Filippo V, Ferdinando VI, Carlo IV ma soprattutto Carlo III portarono in Spagna un ambiente nuovo, i primi impulsi di una ripresa economica e sociale. Promossero generose riforme dell'amministrazione, della scuola, dell'agricoltura; favorirono la formazione e la diffusione di una nuova cultura; riconobbero e resero funzionali le migliori forze della nazione. È anche vero che l'opinione pubblica non fece subito buon viso alla nuova dinastia, molti erano preoccupati per la tendenza francese che avrebbe assunto la politica e il costume spagnoli. Data dal fatto che i Francesi a corte non erano pochi e soprattutto non svolgevano mansioni di poco conto, anzi gli incarichi politici più delicati, a cominciare con quello di primo ministro, furono affidati a Francesi o ad Italiani, prevalendo quelli in primo momento e questi dopo almeno fino al Moratín de Esquilache (Esquilache fu vittima di una rivoluzione molto dura. Carlo
III fucostretto a farlo ripartire con tutta la sua famiglia, questo gli fece capire che le mode sonodure a morire). Il vistoso mutamento dell'apparato burocratico favorì il diffondersi dellamoda francese, specialmente nella capitale; e soprattutto si diffusero le nuove ideefilosofiche come lo strutturalismo. Notevole fu anche il continuo scambio con l'arteitaliana, che godette il favore della corte. Nomi italiani troviamo in tutti i settori e a tutti ilivelli della borghesia colta: dai politici come Alberini, Squillace e Grimaldi, agliarchitetti che lavorarono per Filippo V; agli economisti e giuristi; ai pittori che concorseroa decorare la corte. Ma l'influsso più cospicuo fu quello della musica, che dominò per tuttoil secolo la scena spagnola, introducendovi il gusto del melodramma. Tra i nomi piùimportanti ricordiamo Domenico Scarlatti che fu chiamato a Madrid come maestro dicamera di Barbara di Braganza, la moglie di Ferdinando VI;
Carlo Broschi fu il cantante preferito di Ferdinando VI che lo nominò direttore di tutti gli spettacoli teatrali del regno. Si può dire che non vi sia stato letterato spagnolo del diciottesimo secolo che non abbia avuto contatto con la cultura italiana, sia nelle proprie sedi sia in patria, frequentando i letterati che andavano in Spagna o vi si stabilivano.
Sintomi di ripresa
Il vento di novità che percorse la Spagna cominciò a liquidare la pesante eredità barocca e contrariformistica, tanto in letteratura quanto in politica. Per Carlo III furono preziosi e formativi i venticinque anni di esperienza in Italia, come re di Napoli (nel 700 centro rinomato di progresso e di raffinata cultura). Molteplici furono le innovazioni introdotte dai Borboni nell'organizzazione politica e amministrativa dello Stato; nella restaurazione dell'economia nazionale, gli sforzi compiuti per migliorare le condizioni delle classi più povere; o le riforme agrarie.
industriale e commerciale. Miglioramenti si avvertono anche nelle condizioni di vita, specialmente nella città. Le più vistose modifiche avverranno nel campo dell'urbanistica: pavimentazione delle strade, costruzione di fognature, illuminazione notturna delle città, progettazione e costruzione di canali e progressi nell'agricoltura, nell'industria, negli studi matematici e scientifici. Molto spesso gli ingegneri furono Italiani come Sabatini al quale Carlo III commise l'incarico di dare un volto confacente alla capitale. Madrid fu la papilla dei Borboni: Filippo fece costruire il ponte di Toledo, il Seminario dei Nobili, i Teatri della Cruz e del Principe, le chiese di San Thomàs. per non parlare di Carlo III di cui si disse che trovò una città d'argilla e la lasciò di marmo. Sotto il suo regno furono edificati il Museo del Prado, la Dogana, il Palazzo delle poste, l'Ospedale generale, l'Osservatorio
Astronomico e le fabbriche. Nel 1761 il re emise una severa ordinanza che ordinava i proprietari di case, sia privati che comunità religiose, la costruzione di marciapiedi e di fognature; la costruzione delle strade a spese pubbliche. Non bisogna dimenticare che per quanto illuminato e potesse o volesse apparire di trattava sempre di un dispotismo. Carlo III che fu certamente il più aperto e illuminato dei quattro Borboni fu anche il più assolutista. L'opera di riassetto fu continuata da Carlo IV, ma si trattò di provvedimenti di carattere economico, come l'abolizione delle dogane interne, la protezione di alcune industrie, la ripopolazione della Sierra Morena e tante altre riforme. Riforme della scuola Per quanto riguarda la scuola molti furono i provvedimenti presi in suo favore, dalle disposizioni dettate da Carlo III per l'istruzione pubblica, secondo i principi del Pestalozzi, all'estensione della scuola elementare obbligatoria a tutti gli.stati sociali promossa dal primo ministro Godoy, alle proposte per l'insegnamento universitario. Proprio perché partivano da una forma nuova di conoscenza e aspiravano a una trasformazione totale della società, gli illuministi non potevano trascurare il delicato settore dell'educazione. La quale fu indirizzata alle scienze applicate piuttosto che alla teologia e al vecchio umanesimo. Jovellanos, nella sua relazione sull'educazione proponeva l'abolizione del latino in vantaggio delle lingue straniere e uno studio più intensivo delle matematiche. Furono creati vari istituti di divulgazione scientifica, come gli osservatori meteorologici, la scuola di mineralogia, l'orto botanico, il collegio di chirurgia di san Carlo, le prime scuole di ingegneria. Più lento fu l'iter della riforma universitaria che fu programmata dall'inizio del secolo e si protrasse fino al 1807, quando Carlo IV emanò un decreto sugli.studiuniversitari che non soddisfece nessuno. Solo nel 1771, dopo l’espulsione dei gesuiti,Carlo III promulgò un Plan de estudios, che dettava alcune norme parziali per l’università.L’università continuò ad essere un privilegio delle classi agiate. Essa rimase l’unica cosaimmobile in un mondo che si rinnovava continuamente, neanche le proposte di Jovellanos(plan para arreglar los estudios de la universidades) furono presi in considerazione data lascarsa partecipazione di questo ultimo al potere.
Le istituzioni
Le grandi istituzioni culturali tipiche del settecento furono le biblioteche pubbliche e leaccademie. A Madrid furono fondate sia la Biblioteca Nazionale che le accademie dellaLingua e della Storia ciò indicava che la cultura cominciava a programmarsi come serviziopubblico.
La Biblioteca Nacional
La Biblioteca Nacional di Madrid nacque nel 1712, per volontà di Filippo V. Contenevacirca ottomila volumi, tra manoscritti
E stampe, che andavano moltiplicandosi grazie agli scritti e agli acquisti di famose biblioteche private e grazie soprattutto al diritto sancito dalla legge, di ricevere un esemplare di qualsiasi libro o pubblicazione venisse stampato nel regno. Un particolare curioso fu dato da Jovellanos che aveva proposto l'abolizione dalla scuola dell'insegnamento del latino ma che lo pretendeva assieme alla conoscenza del greco per tutti gli impiegati della libreria, come una qualificazione tecnica.
L'Academia de la lengua
La Real Academia Española de la Lengua o brevemente La Española nacque nello stesso periodo 1713 come iniziativa privata di Don Juan Manuel Fernández Pacheco, marchese di Villamediana e cinque volte viceré. Il fine principale dell'accademia fu quello di coltivare e fissare la purezza e l'eleganza della lingua castigliana, eliminando tutti gli errori che nei suoi vocaboli ha introdotto l'ignoranza, la trascuratezza e l'eccessiva
libertà di innovare. L'Accademia propose la compilazione di un Diccionario de la lengua castellana, in 6 volumi; di un'Ortografia e di una Grammatica. Da questi manuali si evince una lingua privilegiata e discriminante, di classe fortemente accentratrice nei confronti delle parlate periferiche, che si intendeva mortificare ed escludere. Il Diccionario propose solo termini della lingua scritta e documentati da esempi letterari, trascurando voci e costrutti della parlata popolare.
La Accademia de la Historia
Il 21 aprile 1738, fu istituita la reale accademia de la istoria. Era nata qualche anni prima come unione di un gruppo di amici storici e letterati, in gran parte accademici della Española. Tra i soci fondatori ricordiamo il Torrepalma, Salanca. Anche l'accademia de la historia si proponeva di purificare e ripulire la storia della nostra Spagna da quelle favole che la deturpavano, la sua prima impresa sarà la formazione degli Annali completi.
,dall'indice puntuale e copioso dei quali si possa ricavare un Dizionario storico universale di Spagna.Altre Accademie
La borghesia nascente pretendeva di partecipare anche alle manifestazioni esteriori della cultura, che appariva sempre di più come una prerogativa di classe. Le accademie erano di moda nella Spagna del XVI e del XVII, ma negli ultimi anni di regno di Filippo V erano entrate in crisi e si avvicinavano al completo declino in cui sarebbero cadute alla fine del secolo. Tra le cattive imitazioni e stanche sopravvivenze del passato non mancarono accademie a conduzione privata che seppero suscitare interesse e ebbero fama e fortuna. Di queste ricordiamo l'Accademia Valenciana, l'Accademia de Buenas Letras de Barcelona, l'Academia de Bellas Artes. Il modello sostitutivo saranno da li a poco le Sociedades Economicas de Amigos del País, fondate per promuovere e diffondere il progresso scientifico, economico e sociale.
La Academia del Buon Gustomancarono in quel periodo accademie poetiche di tipo tradizionale come quella del Trìpode che si tenne in casa del poeta Torrepalma a Granata. Ma una sopra tutte fugiustamente famosa, non solo per la sede sontuosa, per il decoroso livello artistico o perprestigio dei propri soci, ma specialmente per la sua validità e per la funzione di equilibrioche esercitò in un delicato momento di transazione: La Academia del Buen Gusto (1749-1751). Il merito dell’accademia fu quello di fare da mediatrice fra le due opposte tendenzequella popolare e barocca da un lato e quella dottrinaria e classicheggiante dall’altro. La stampa periodica Biblioteche, accademie e altre istituzioni restavano sempre privilegio di gruppi minoritari. Il vero veicolo i trasmissione e diffusione della nuova cultura, dalla rivoluzionecopernicana alle scienze sperimentali fu la stampa, e sopratutto al stampa periodica delsettecento. La sua diffusione avvenne tra l’ultimo periodo di regnodi Carlo III e l'inizio del regno di Carlo IV quando una folla di fogli, non solo scientifici ma anche politici, chiamavano a