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ISHIGURO
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Questione dello scienziato pazzo e questione bioetica. Il Frankestein è il romanzo che mette a tema in maniera
prepotente la possibilità stessa di creare artificialmente non solo la vita umana, ma addirittura un doppio della vita e
del corpo umano. Nel romanzo di Ishiguro questo tema torna in maniera prepotente con tutte le questioni bioetiche
che sono connesse a questo aspetto preponderante in M.Shelley. Dunque a distanza di due secoli il tema ritorna,
Ishiguro si ispira proprio a M. Shelley. Vediamo le peculiarità di questo testo e qual è lo sfondo in cui si inscrive
l’operazione di Ishiguro, che sì mette in scena il clone e la possibilità di doppiare l’umano, ma anche sullo sfondo di
un’interrogazione sull’umano che tiene conto di alcuni episodi, di scoperte scientifiche ma anche episodi biografici che
caratterizzano l’epoca di Ishiguro. Titolo Non lasciarmi, pubblicato nel 2005. C’è un esergo nel testo che introduce,
ancora prima del primo capitolo, e ci avvisa che siamo in Inghilterra nei tardi anni ’90 (anni cruciali dell’evoluzione della
bioingegneria e della scoperta scientifica). Collocazione particolare. Il termine clone ha un’origine etimologica dal greco,
indica il ramo o il ramoscello (da qui la scelta di Einaudi della copertina, di eco visiva tra i capelli della fanciulla Clone e
l’albero). La prima applicazione del termine è in botanica, dove il termine clone indica l’utilizzo di innesti o bulbi per
produrre nuove piante a partire da un tralcio originario. Il termine è antico, viene utilizzato soprattutto nell’ambito della
botanica, ma subisce uno slittamento molto significativo, proprio a partire dagli anni ’90. Questo perché negli anni ’90
il termine clone entra nella genetica del 1997 all’università di Edimburgo con la clonazione di un animale (primo
esperimento di clonazione di un mammifero, cui seguirà la clonazione di embrioni umani). Quindi il riferimento
all’Inghilterra fa riferimento all’esordio di questi esperimenti genetici con la clonazione dei primi mammiferi, a cui segue
quella di embrioni umani. Gli anni dal 1990 al 2003 vedono anche la nascita e lo sviluppo del cosiddetto “progetto
genoma umano”, cioè la mappatura che si completa e si ottiene nel 2003, completa del DNA. Questa mappatura segna
la spinta fortissima alla bioingegneria, cioè all’ipotesi della produzione di coppie geneticamente identiche di organismi
viventi tramite manipolazione genetica. Una volta mappato completamente il DNA, la bioingegneria è nella posizione di
poter clonare e duplicare un essere umano attraverso la manipolazione, l’artificio. Quindi l’Inghilterra dei tardi anni ’90
rievoca un’epoca in cui questa ricerca e quello che era stato per M. Shelley un sogno (quando la duplicazione dell’umano
rimaneva un’utopia o distopia) che poi si realizza negli anni 90 del secolo scorso grazie a queste scoperte. Dal punto di
vista storico ciò di significativo, che precede gli anni di pubblicazione di Non lasciarmi, è nel 2001 l’attentato alle torri
gemelle (epoca di terrorismo). Concetto di torri gemelle: le stesse torri erano la visualizzazione di un doppio. Quindi il
clima è un clima di rinnovato terrore e paura, clima di attentati a dei simboli della civiltà occidentale che rappresentano
ancora una volta una clonazione, anche se in maniera fantastica ed estetica. Siamo negli anni che seguono
immediatamente l’attentato, in un clima di guerra di civiltà perché c’è una rinnovata guerra del Golfo (2003), quindi
clima di sconvolgimento del nuovo secolo. Nel 2004 è famoso ed è passato alla storia lo scandalo di Abu Ghraib. Abu
Ghraib è il nome di una prigione in Iraq (*Gli Americani occupano l’Iraq e prendono prigionieri dei soldati e civili Iracheni,
li tengono nella prigione di Abu Ghraib, prigione Irachena più importante. Gli americani iniziano a praticare violenze e
abusi sui detenuti della prigione, e scattano fotografie, selfie, che fanno circolare in una forma di autocelebrazione.
Epoca della comunicazione, tecnologia. Violenza degli stessi americani, svilita e pubblicizzata, che erano andati in Iraq
per portare democrazia, invece hanno portato solo violenza. Immagini molto forti: ritorna la crocifissione, il bue
squartato, li Cristo crocifisso: umanità ridota a carne. Corpo svilito e strumentalizzato. Tema della vulnerabilità dei corpi
Torna la frammentazione, lo smembramento, il deposito dei frammenti *). Torna il doppio dell’umano, la ripetizione
dell’umano: nell’epoca della bioingegneria, della duplicazione della vita, abbiamo un Occidente che tratta alcune vite
come meno sacre di altre, riducendole in spazzature e frammenti. Si tratta di interrogare l’umano da un altro punto di
vista. Nel 2005 quando viene pubblicato il romanzo, non c’è solo la questione bioetica della clonazione scientifica, ma
c’è anche di nuovo la grande domanda “cosa rende alcuni umani più sacri o più degni di altri a tal punto da trattare
alcuni corpi come spazzatura?” domanda già trovata in M. Shelley. Ciclicamente ritorna l’idea di impossibilità di
distinguere tra l’Illuminismo, l’emancipazione della civiltà Occidentale, e la sua alterità, la sua ombra. Non è dunque
solo un romanzo sulla clonazione, ma attraverso la clonazione ci pone ben altre questioni e interrogativi. Dunque ci sono
sì ragioni storiche, ma ci sono ragioni biografiche. Kazuo Ishiguro è nato a Nagasaki nel 1954, all’età di 6 anni si trasferisce
nel Regno Unito dove resta per tutta la sua vita, e dove vive tutt’ora. Due cose sono interessanti su questo dato
biografico: la provenienza (la memoria dei crimini occidentali nei confronti del Giappone. Questione storica e culturale)
+ viene allevato in un ambiente Giapponese, quindi per molti anni della sua vita, benchè cresca nella cultura britannica
e studi nel Regno Unito, mantiene molto forti le radici della cultura Giapponese. Scrittore molto interessante perché
incarna non solo il tema della migrazione, ma anche il tema dell’abitare due mondi, da una parte è cittadino britannico
anche oggi, d’altra parte mantiene le sue origini Giapponesi: assume nella sua narrativa una prospettiva sulla cultura,
sulla politica, sulla civiltà decentrata e ambigua, come di chi non appartiene ad una cultura precisa, ma è in grado di
assumere prospettive altre, fino a quella radicalmente altra del romanzo Non lasciarmi (neanche più un umano come lo
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intendiamo noi, ma è un clone). È un fluttuare tra due mondi, è un non appartenere né all’uno né all’altro. Questo spiega
e detta il suo sguardo verso il concetto di mostruosità e gli atteggiamenti dei suoi personaggi. È un romanzo dunque che
torna e rilancia le questioni di M. Shelley in un’epoca che si carica di altre valenze, viste le scoperte scientifiche, ma che
infondo ripropone la stessa domanda del mostro “chi sei tu per dire a me che sono un mostro?”. In Ishiguro quindi la
questione bioetica e la questione del clone è presentata attraverso scelte molto peculiari. Per certi versi siamo
all’interno di un romanzo di fantascienza, sui cloni, su aspetti fantascientifici, all’interno di quella che con Orwell
abbiamo definito una distopia (genere distopico, immaginazione di un altro luogo e di un tempo altro che dovrebbe
rappresentare il futuro dove la tecnologia viene vista come mezzo per realizzare un’apocalisse, non come il massimo
strumento di progresso). Il romanzo è pubblicato nel 2005 ma gli eventi non sono pubblicati come tradizionalmente
avviene nelle distopie e o nelle utopie, ma sono collocati nel passato, cioè nell’Inghilterra degli anni ’90. Il futuro è
immaginato come un passato che è già accaduto e nel quale ci troviamo già inconsapevolmente. Questa variante della
distopia prende il nome di ucronia. All’interno del genere distopico non ci troviamo nell’ambito di un futuro immaginato,
ma di un futuro presente nel nostro mondo. La domanda che si fa l’ucronia in genere è “che cosa sarebbe successo
se…?”. L’esempio più lampante nelle ucronie più contemporanee è “che cosa sarebbe successo se Hitler avesse vinto la
seconda guerra mondiale?”. Si immagina attraverso un’ucronia, cioè un tempo che non esiste, un diverso corso della
storia. Un altro nome che il genere prende è “storia alternativa”. È una branca della fantascienza che non immagina un
futuro possibile, ma ipotizza un passato possibile. È un genere il cui termine è stato coniato per la prima volta dal filosofo
e scrittore francese Charles Renouvier con il romanzo “Uchronie” del 1876, cioè il genere nasce guarda caso con la
modernità e inizia a ipotizzare passati alternativi. L’800 inizia a ipotizzare che la storia ad un certo punto (al punto di
divergenza) abbia preso un’altra strada. Filone molto interessante di scrittori che già nell’800 iniziano a guardare
indietro nella storia e a proiettare il futuro nel passato. Questo è esattamente ciò che fa Ishiguro: la mossa è spiazzante
perché implicitamente l’ucronia collocando questo futuro nel passato insinua l’idea che stai già vivendo in quella
distopia. L’ucronia gioca su un sentimento di inquietudine più sottile. Idea che le cose tornano, ma non tornano sempre
uguali (come nella teoria dell’eterno ritorno), ma idea che le cose possono tornare con una variante. Teoria degli universi
paralleli: esiste un universo parallelo dove il clone esiste già, dove attorto a te è pieno di cloni. Idea maggiore di
inquietudine. Mentre la distopia mette in guardia l’umano perché il futuro potrebbe essere così, l’ucronia afferma che
è già accaduto, avvisa l’umano che sta vivendo un’epoca già avvenuta. Da una parte inquietudine perché è un destino
ineluttabile, e l’idea che il futuro sia già accaduto rende impotente il presente, d’altra parte pone l’idea che siamo
circondati da un mondo che si comporta come il peggiore dei futuri immaginati. Inghilterra anni ’90 anni cruciali per
lo sviluppo della clonazione; scelta ucronica: storia alternativa nella quale il lettore si trova immerso. Prima scelta
dunque l’ucronia. Seconda scelta spiazzante: 2005 anno di grande successo del film The Island di Michael Bay. Il
romanzo di Ishiguro esce nello stesso anno in cui esce questo film molto popolare di fantascienza che ha come
protagonisti dei cloni. The Island ripropone quello che è lo scenario tradizionale del racconto fantascientifico dei cloni
(cioè il laboratorio, i macchinari, l