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ALFONSO X, EL SABIO
Figlio di Ferdinando III, Alfonso sale al trono nel 1252 all’età di 31 anni. Da principe aveva
combattuto contro i musulmani e guidato la riconquista di Murcia. Una volta diventato re, però, la
politica militare interna, per secoli incentrata sulla lotta contro i Mori, passa in secondo piano ed
Alfonso cerca di inserire la Castiglia fra le maggiori potenze europee; un intento che si chiuderà
con un fallimento, dovuto soprattutto alla totale mancanza di interessamento da parte dei
castigliani, i cui orizzonti si chiudevano ad obiettivi prettamente peninsulari. In questo modo, le
energie fino ad allora impiegate per la lotta contro i musulmani vengono riversate in conflitti interni,
ai quali Alfonso dovette far fronte. Sposò nel 1249, prima di salire al trono, donna Violante con cui
ebbe numerosi figli, oltre a molti altri illegittimi. Fra questi, Sancho, nominato erede al trono dal
padre, a cui Alfonso darà inizialmente appoggio nella lotta contro i musulmani. Nonostante ciò, il re
saggio non verrà mai visto di buon occhio dalla chiesa per colpa della sua volontà di dividere il
potere politico da quello religioso. In più, il suo interesse verso le materie scientifiche come
l’astronomia, destava sospetti del ceto religioso.
Alfonso si dedicò per tutta la vita alla scrittura e alla traduzione, lasciando in eredità al patrimonio
spagnolo la più grande produzione letteraria del medioevo, di cui fanno parte:
- Più di 400 poesie dedicate alla Vergine, scritte in galego (Cantigas de Santa Maria)
- Le Siete Partidas, monumentale compilazione legislativa.
- Fuero real, opera giuridica
- Due compilazioni storiche, Estoria de Espana e General e grand Estoria.
- Una collezione di libri magici, 15 trattati astronomici e le Tablas alfonsies.
- 11 trattati astrologici fra cui un Lapidario.
- Un libro sugli scacchi e altre opere minori.
Per quanto riguarda la traduzione, ruolo centrale ha ovviamente la Escuela de traductores de
Toledo, a cui il re fa aggiungere un laboratorio di ricerca chiamato Camara real, in cui studiosi di
ogni cultura si riunivano per tradurre opere arabe, indiane, latine e greche. La grande novità che
Alfonso X porta alla scuola dei traduttori consiste nel fatto che, se prima la traduzione avveniva in
due fasi e culminava nella traduzione in latino, adesso essa si concludeva con il castigliano. Si
tratta di un castillano drecho, un castigliano puro in cui dovevano essere svolte le traduzioni nella
Camara real. Molte volte i testi necessitavano l’apporto di neologismi a causa della loro
provenienza da lingue in cui erano presenti referenti sconosciuti. Per coniare questi neologismi ci
si rifaceva al latino (accompagnati con la spiegazione dei termini), o altrimenti al latino e al greco
(spiegazioni meno precise) o, come ultima spiaggia all’arabo (con spiegazioni molto precise grazie
alla presenza di molti arabi nel laboratorio di traduzione). Il lavoro di traduzione era svolto da una
squadra di collaboratori divisa in modo molto preciso secondo i compiti da svolgere. C’erano:
traduttori, estrettori di fonti, compilatori ed estensori. Nonostante il re avesse un compito marginale
nel lavoro pratico, viene considerato lui il “fattore” di tutte queste opere, in quanto coordinatore e
supervisore nonché fattore determinate di tutta l’opera, per questo motivo ne merita la paternità
come affermato nella General Estoria. Tuttavia, la produzione letteraria di Alfonso X non si limita
alla semplice traduzione, bensì ad essa le si affianca ben presto una produzione ex-novo. Tra le
opere più importanti, troviamo le Siete Partidas, originariamente chiamate Libro de las leyes o
Libro del fuero. Si tratta di una raccolta di circa 2500 leggi divise in 7 parti dalle cui l’opera prende
nome. Saranno pubblicate nel 1348 come le leggi di Alfonso X con il titolo che troviamo ora. Le
leggi riportate riguardano tutti gli aspetti della società dell’epoca e puntano a dare uniformità al
sistema giuridico della Spagna. L’opera vuole essere uno specchio della società spagnola
medievale ed è solo parzialmente legislativa: accanto alle leggi, prendono posto le spiegazioni
razionali delle singole riflessioni morali e filosofiche che hanno portato la nascita di quella legge. Le
Partidas sono quindi simili ad un codice moderno e risultano molto ricche da un punto di vista
letterario, la cui valenza si affianca a quella giuridica.
Un’altra opera fondamentale è la Primera cronica general, anche ricordata come Estoria de
Espana. Iniziata nel 1270 e conclusa poco prima della morte di Alfonso, racchiude la storia della
penisola dalla dominazione araba fino all’epoca contemporanea ad Alfonso. Le fonti a cui si ispira
sono le cronache latine ed arabe, i cantares de gesta, la Bibbia e le leggende religiose. Da un
punto di vista storico non rappresenta un’opera di grande valore, in quanto il repertorio a cui ha
attinto è quasi del tutto noto; l’importanza è data dall’ampiezza dell’impianto e dalla novità della
prospettiva: non ci vengono narrate solo le imprese dei re, ma anche del mondo nobiliare e del
modo di vivere in generale. Rappresenta inoltre un importante via di accesso allo studio dei
cantares de gesta, quasi tutti persi, di cui conosciamo qualcosa solo grazie alle cronicas. In ogni
caso, il fatto che le altre fonti ci siano note, aiuta a individuare meglio la tecnica espressiva
alfonsina che risulta guidata da due principi: la selezione della fonta e della sua riduzione al dato
informativo da un lato, e dall’altro la precisazione semantica con seguente amplificazione tramite
tecniche retoriche. Il progetto più ambizioso, rimasto in cantiere incompleto proprio perché troppo
vasto, è la General Historia, in cui Alfonso voleva narrare tutta la storia del mondo. Il progetto
doveva constare di 6 libri (si è interrotto a metà del sesto) e ha come base la Bibbia, tant’è che
l’opera parte proprio dall’Antico Testamento.
IL TRECENTO
Nel ‘300 troviamo i successori di Alfonso X: il figlio Sancho IV e don Juan Manuel. Sancho IV, a
differenza del padre, si interessa di più all’attività politica che letteraria, ma nonostante ciò la
diffusione delle opere di Alfonso contribuisce alla diminuzione dell’alfabetismo. Con la diffusione
dei testi in prosa, aumenta esponenzialmente la produzione di operette didattiche, che assumono
diverse sfaccettature tra cui quella scientifica. A tal proposito, Sancho IV ordina la traduzione del
Lucidario, parte dell’enciclopedia medievale “Speculum maius” di Vincenzo de Beauvais. Il
Lucidario risale al ‘200 e si divide in tre parti: naturale (sulla storia naturale), doctrinale (filosofia) e
historica (sulla storia). La struttura è quella classica orientale del maestro che dagli insegnamenti
al suo discepolo, che incontra le personificazioni della Natura e della Virtù. Un altro tipo di prosa
diffusa in quel periodo è quella di tipo didattico-morale, composte principalmente da ejemplos,
massime, proverbi e favole ma troviamo anche fonti bibliche classiche. L’opera più importante di
questo tipo è Libro de los castigos y documentos para vivir que don Sancho de Castilla dio a su
fijo, ma non si sa se l’opera sia stata scritta direttamente da lui (l’idea è sicuramente sua). Gli
insegnamenti attingono in particolar modo al pensiero aristotelico. Si tratta di 90 capitoli che ci
sono giunti completi e descrivono il modo corretto di vivere e di governare.
Abbiamo poi la prosa storico-romanza da cui abbiamo i primi romanzi cavallereschi. Il più antico
pare essere La Gran Conquista de Ultramar, di provenienza francese, composto nel 1293 ca.
Narra delle crociate in Terra Santa di Guglielmo di Tiro.
Il vero antecedente del romanzo cavalleresco è pero il Libro del Cavallero Zifar, composto molto
probabilmente dall’arcidiacono di Toledo Ferrand Martinez. Zifar è il classico eroe religioso, che
con la fede riesce a superare qualsiasi ostacolo Dio gli ponga davanti. L’opera è divisa in tre parti:
- nella prima, si narrano le peripezie di Zifar che scappa dalla sua patria insieme ai figli Roboan e
Garfin e sua moglie Grima, da cui l’eroe si divide involontariamente durante il viaggio. Dopo la
conquista di Zifar del regno di Menton, la famiglia si ricongiunge.
- nella seconda parte, Roboan esprime il desiderio di andare all’avventura per conquistarsi l’onore,
così troviamo gli insegnamenti e gli addestramenti del padre.
- nella terza parte Roboan dopo varie avventure cavalleresche diviene imperatore di Tigrida e trova
la moglie dei suoi sogni.
Ci sono anche due prologhi, in cui l’autore spiega come deve comportarsi un cavaliere e poi
inserisce un vademecum su come essere un buon principe.
MAGGIO
Juan Manuel nasce nel 1282 vicino Toledo, figlio dell’infante Manuel fratello di Alfonso X. Rimane
orfano di entrambi i genitori a soli 8 anni e crebbe a capo di un vastissimo dominio del regno di
Murcia, in cui giovanissimo combatté contro i Mori. Nella Reconquista avrà un ruolo fondamentale
tanto che vennero coniate monete con il suo volto. Invidiato da molti si scontrò con gli altri membri
della famiglia fra cui Alfonso XI, da cui riceve un oltraggio. Lo scontro fra i due viene evitato solo
dall’intervento del papato. Dopo una serie di avvenimenti negativi legati ai rapporti familiari, decide
di dedicarsi esclusivamente alla letteratura. La sua formazione letteraria è guidata dall’esempio
dello zio Alfonso X, da cui recepisce in particolar modo il valore del sapere di cui dice essere,
all’inizio del Libro del cavallero e del escudero, la “mejor cosa del mundo”. Nel caso di Juan
Manuel, il sapere assume una funzione molto più pratica: è un mezzo attraverso cui “gli uomini
acquisiscono onore, si impadroniscono e si fanno signori gli uni degli altri”. Una differenza
importante tra Juan Manuel e lo zio, è che quest’ultimo poneva molta più attenzione alla
correttezza linguistica (il cosiddetto castellano drecho), mentre Manuel tende ad un ideale
propriamente stilistico. E’ il primo autore a crearsi un proprio stile personale definitivo. Quasi tutte
le opere seguono lo schema “insegnante-discepolo”, l’esperto che da lezioni di vita al giovane
allievo. Il consigliere però non è mai una persona dotta, bensì maturata e dalla vita di corte. Le
opere maggiori sono 3:
- Libro del cavallero y del escudero
- El libro de los estados
- El libro de los ejemplos del conde Lucanor et de Patronio
Scrive anche opere minori, tutte andate perse, di cui sappiamo l’esistenza perché egli stesso ne
parla in una sorta di biografia, El libro de los castigos o consejos que fizo don Juan Manuel para
sus fijos o