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TRACTADO PRIMERO

Comincia con “pues” come marca di oralità del testo; lazaro parla della sua discendenza come se

fosse un personaggio alto, ma in realtà evidentemente non lo è. L’origine tipica degli eroi era quella

dell’essere ritorvari in un fiume o in un bosco, dunque anche qui abbiamo una parodia anche della

tradizione letteraria ( ricordiamo “Amadis de gaula”). Suo padre lavorava in un mulino vicino al

fiume e la madre lo partorì lì; il padre rubava il grano e perciò fu preso e castigato, giustiziato. Dal

presente della redazione della lettera, parla al passato del padre sperando che dio lo abbia in gloria.

Il padre era tstao mandato in guerra contro i mori e lì morì; la madre, rimasta vedova, andò a vivere

dalla periferia alla città per ascendere verso i nobili. Penetrano gli elementi della realtà sociale

infatti la madre di lazaro se la cava ospitando degli studenti. Tramite un linguaggio estremamente

allusivo, si capisce che la madre frequentava le scuderie e si unì ad un uomo di colore che li aiutava,

in realtà, a vivere.

A parlare sembra non essere lazaro adulto, la prospettiva è proprio quella ingenua del bambino. La

madre e l’uomo di colore ebbero un bambino che lazaro guardava e se ne prendeva cura; il piccolo

si spaventava del padre che era di colore che si adirava chiamandolo “figlio di puttana”, quello che

in realtà era, tutto ciò è detto come breve scorcio di vita famigliare sempre collegato all’intento di

lazaro di narrare le sue origini. Rimasta sola di nuovo la madre, non si prese più cura di lazaro, una

volta adolescente, venne ad alloggiare presso la locanda un cieco che voleva lazaro per essere

aiutato e lo riceveva come figlio e non come servo. Comincia qui la carriera di lazaro de tormes, che

deve lasciare la madre, una separazione definitiva durante la quale la madre gli dice di badare a sé

stesso.

Usciti da salamanca, il cieco invita lazaro ad avvicinarsi al toro ( la statua) per sentire un rumore

che in realtà non c’era, il cieco si burla di lui, giovane e sciocco. Questo è il primo insegnamento

per lazaro, che deve essere meno ingenuo ( il cielo lo fa per suo interesse perché non può avere un

aiutante sciocco).

C’è il primo momento di monodialogo dove lazaro capisce di essere solo al mondo e non potersi

fidare di nessuno ( come gli aveva suggerito la madre). Lazaro nasce davvero come individuo

quando i consigli del cieco lo fanno passare dall’ingenuità dell’infanzia alla vita adulta.

Lazaro sfrutta il modo espositivo degli “exempla” poiché prima ha raccontato un episodio passato e

poi ritorna al presente della narrazione, della stesura della lettera nel rivolgersi a Vossignoria.

LA STRUTTURA DELL’OPERA( ARGOMENTI DEI TRACTADOS)

L’opera è suddivisa in sette trattati suddivisi né per materia né per lunghezza. La struttura è

aschiglionata cioè con episodi della vita di lazaro presentati in maniera giustapposta, con la

presentazione in successione delle avventure di lazaro, questa struttura conferisce organicità

all’opera, essendo autobiografica, e l’io narrante fa da filo conduttore ed è presente il suo punto di

vista degli eventi narrati.

I primi tre trattati hanno corrispondenza di lunghezza ed esperienze: il primo narra l’esperienza

della servitù, il secondo è un’estensione vicina al primo ed è presentata la seconda esperienza di

servitù presso un chierico ed il terzo trattato comprende il terzo servizio di lazaro.

Dal quarto trattato in poi egli narra più di un’esperienza in un trattato o un’esperienza si protrae per

più trattati poiché, probabilmente, la seconda parte è stata composta in maniera più affrettata.

Tutte le azioni di lazaro hanno un solo movente, quello di soddisfare la fame; ciò che lo rende

meritevole di perdono è il suo bisogno di cibo, il soddisfacimento di esigenze come fame e sete.

Il linguaggio sicuramente satirizza contro le figure ecclesiastiche, lazaro contempla il vino come

dio.

TRACTADO PRIMERO

Parliamo ora delle cinque beffe che sono presenti nel primo trattato. La prima, già analizzata, è

quella ai danni di lazaro che,. Per opera del cieco, dà una testata al toro di pietra. La seconda

stavolta è ai danni del cieco al quale lazaro ruba il vino dalla brocca senza farsene accorgere per del

tempo; un giorno il cieco se ne accorse e scaraventò il vino sul volto del giovane servitore. La terza

burla è quella del grappolo d’uva: il cieco e lazaro avevano ricevuto dell’uva ed il padrone aveva

proposto di prenderne un acino ciascuno per mangiarne entrambi la stessa quantità, ma lazaro aveva

ingannato mangiandone di più e ricevuto poi i rimproveri del cieco che se n’era accorto. La quarta

beffa è nuovamente ai danni del cieco, con lazaro che si mangia la sua salsiccia, sostituendola poi

con una rapa oblunga, il cieco, intuita la beffa cominca ad annusare lazaro, infilando il naso nella

sua bocca, assumendo dei tratti animaleschi ( ricorda i giganti gargantua e pantagruel dell’opera di

rabelais), abbiamo dunque l’effetto della zoomorfizzazione. Tramite un eufemismo si capisce che

lazaro vomita tutto. Passiamo poi alla “codificazione” poiché il naso del cieco è paragonato ad una

tromba. Il cieco comincia a malmenare lazaro a tal punto da far accorrere le persone alle quali il

cieco raccontava le marachelle del ragazzo.

Ritorna nuovamente il lazaro adulto secondi il quale il cieco è un profeta nel dirgli che il vino sarà

fondamentale. La quinta beffa succede quando i due vogliono lasciare Escalone in una notte con la

pioggia forte e per farlo dovevano aspettare che spiovesse in una locanda, ma per raggiungerla

bisognava attraversare un ruscello. Lazaro accompagna il cieco su di un porticato e lo invita a

saltare ( il cieco credeva di essere pronto ad attraversare il ruscello nella sua parte più secca), ma nel

saltare sbatte con la testa contro un pilastro.

Abbandonato il cieco alle cure dei soccorritori, se ne andò verso torrijos non interessandosi mai più

del suo primo padrone.

Il trattato è organizzato in cinque nuclei argomentali che corrispondono alle cinque burle. La prima

è in rapporto con la quinta ( la “calabazada” di lazaro contro il toro e del cieco contro il pilastro ed è

sfruttata l’immagine della corrida), queste due beffe sono antitetiche, ma speculari.

La seconda è in rapporto con la quarta con il soddisfacimento della sete e della fame,. La terza si

trova in mezzo,. Quella legata al grappolo d’uva che serve a sancire il principio dell’astuzia di

entrambi i personaggi.

TRACTADO SEGUNDO

Questo secondo trattato ospita il lavoro di lazaro presso un chierico che è l’incarnazione pura

dell’avarizia senza limiti. Qui è sottinteso il proposito di satira dell’opera che doveva smascherare i

peccati di alcune categorie sociali dell’epoca ( ogni categoria sociale è colta nel pieno dei propri

vizi). Il chierico dovrebbe essere generoso essendo un rappresentante della chiesa, eppure è avaro e

nega il sostegno a lazaro ( anche in questo caso si tratta di un tipo sociale).

Alla base dell’opera c’è l’idea di personaggio mai uguale a se stesso poiché lazaro si forma sulle

sue esperienze. Questo trattato si conclude di nuovo con lazaro che viene malmenato poiché una

notte il chierico aveva sentito un sibilo proveniente dal letto di lazaro ed era convinto fosse un

serpente, così comincia a fare dei colpi sulla coperta senza accorgersi che c’era lazaro che aveva in

bocca la chiave della cassetta del pane e per questo respirava male provocando il sibilo.

Per questo motivo lazaro decise di abbandonare anche questo secondo lavoro.

TRACTADO TERCERO

Lazaro arriva a Toledo ed è alla ricerca di un altro padrone. Lo sfondo della narrazione corrisponde

alla situazione spagnola dell’epoca: ricordiamo che la corte era itinerante e si sviluppò il moto

migratorio dalle campagne verso la corte che non poteva ospitare tutti, dando avvio al fenomeno dei

mendicanti. Mentre lazaro camminava, dio lo fece imbattere con uno scudiero ben vestito e

pettinato e con un’andatura ordinata che gli disse di seguirlo per diventare suo servitore. Seguendo

lo scudiero lazaro percorse gran parte della città; entrarono nella cattedrale dove lo scudiero seguì

devotamente la messa. Di tutto questo tragitto, il lettore vede solo quello che vede lazaro poiché non

vi è un narratore che descrive tutto ciò che c’è intorno, ma si nota il forte potere esercitato dall’io

sulla realtà; il monologo interiore di lazaro ci spiega, forse, perché lo scudiero non fa compere. Lo

scudiero ascoltava la messa devotamente poiché quello della messa era una delle pratiche sociali da

svolgere in quando “hidalgos”.

Dopo la messa, giunsero fuori la casa dello scudiero: l’entrata era scura e logora e all’interno

c’erano tante camere, sintomo di una ricchezza passata.

In casa non c’era servitù ad occuparsi della pulizia; lo scudiero chiese a lazaro le sue origini ed il

motivo per cui si trovava in quella città e lazaro mentì: lazaro alle due ancora non sentiva parlare di

pranzo, si accorse che in casa non c’era nessun altro e la casa era completamente nuda, senza

arredamento, Lo scudiero gli disse di aver mangiato al mattino presto e se ne sarebbe parlato per ora

di cena. Lazaro dissimula la fame dicendo che il suo merito è proprio quello di saper resistere alla

fame ( virtù molto apprezzata dallo scudiero).

Lazaro comincia a mangiare del pane duro che aveva conservato e quando lo vede lo scudiero si

prende il pezzo più grande di pane ( questo fa capire al lettore che lo scudiero patisce la fame più di

lazaro). L’elemento della fame fa saltare le gerarchie sociali, tanto che lazaro e lo scudiero

condividono il pane, il bisogno però li rende selvatici, tanto che lazaro si affretta per finire prima

dello scudiero e mangiare di più.

Si nota che lo scudiero è ossessionato dalla pulizia e dopo aver mangiato il pane, si scuote le

briciole, poi prende un bicchiere rotto sul bordo e beve acqua.

Il pregiudizio di classe non vale; prima dello scudiero nessuno mai si era informato sulla vita

personale di lazaro, mentre con lo scudiero nasce un dialogo che è alla base dell’affetto che il

giovane prova nei confronti del suo terzo padrone.

Non è normale che uno scudiero faccia da sé il letto, ma infatti non ha servitù in casa; in realtà il

letto era fatto da una rete di canne ricoperte di vestiti

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
29 pagine
3 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-LIN/05 Letteratura spagnola

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher rorynut di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura spagnola 1 e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Napoli Federico II o del prof Gherardi Flavia.