Anteprima
Vedrai una selezione di 10 pagine su 264
Letteratura - origini 500 Pag. 1 Letteratura - origini 500 Pag. 2
Anteprima di 10 pagg. su 264.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Letteratura - origini 500 Pag. 6
Anteprima di 10 pagg. su 264.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Letteratura - origini 500 Pag. 11
Anteprima di 10 pagg. su 264.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Letteratura - origini 500 Pag. 16
Anteprima di 10 pagg. su 264.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Letteratura - origini 500 Pag. 21
Anteprima di 10 pagg. su 264.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Letteratura - origini 500 Pag. 26
Anteprima di 10 pagg. su 264.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Letteratura - origini 500 Pag. 31
Anteprima di 10 pagg. su 264.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Letteratura - origini 500 Pag. 36
Anteprima di 10 pagg. su 264.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Letteratura - origini 500 Pag. 41
1 su 264
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

Il Libro II del De Vulgari Eloquentia

comincia ad enunciare le materie di cui si può occupare il volgare illustre e passa

Nel secondo libro, in rassegna i diversi stili (parte che rimane interrotta).

Per quanto riguarda su cui si basa il De Vulgari Eloquentia abbiamo: la materia - la poetica di Orazio, le di Prisciano e la Institutiones Rethorica ad Herennium - dall'altro l'esperienza personale del poeta.

Nel secondo libro Dante intende parlare dei diversi stili e argomenti in cui si può usare il volgare illustre. Dante definisce 3 stili differenti:

  1. Il primo stile, al quale assegna la forma metrica della canzone. La considera la forma metrica più nobile con una particolare selezione di parole. La maggior parte delle canzoni dantesche sono canzoni che contemplano due misure distinte, una è l'endecasillabo e l'altra è il settenario, nello stile petrarchesco. Dante nel De Vulgari Eloquentia definisce il genere di canzone di endecasillabi.

Come un genere praticabile, che lui stesso praticherà e che considererà la forma più elevata.- definito lo "stile dei miseri che piangono". L'uso dell'aggettivo elegiaco e la brevità dello stile elegiaco, definizione fanno pensare che Dante potesse riferirsi ad una particolare specie di contenuti legati alla poesia d'amore di natura nostalgica o tragica. Questo perché con il termine elegia si intende un particolare genere della poesia d'amore latina di età augustea in cui il poeta (nella forma metrica del distico elegiaco, cioè due versi, un esametro e un pentametro) parla di un amore infelice e non corrisposto.- Dante avrebbe potuto articolare precisamente ciò che intendeva come comicità, lo stile comico: e questo ci avrebbe sicuramente aiutato a capire il perché definirà la sua opera commedia. Nella parte che riguarda gli abbiamo: argomenti (magnalia) 1) la prodezza delle armi (ridotto con a cui

corrisponde la armorum probitas, salus) materia epica;

cioè fuoco d'amore (abbreviato con dal nome della dea Venere);

amoris accensio venus

cioè la la materia directio voluntatis virtus, morale.

Dante fa un enorme passo avanti rispetto alla sua concezione della letteratura volgare della Vita Nova, ammettendo che questo tipo di letteratura poteva trattare anche argomenti epici e morali, oltre a quello Ricordiamo due canzoni importanti che rappresentano questa particolare produzione morale: posca c'amor del tutto m'ha lasciato le dolci rime d'amor ch'io e solia.

Nella prima Dante tratta di argomenti lontani da quello non essendo più innamorato dell'amore, (viene chiamata canzone della leggiadria). L'altra canzone parla della e in entrambe Dante nobiltà, si occupa di definire il concetto morale di nobiltà: questo avviene perché il tema risulta attuale al suo tempo, in quanto era in corso un dibatto acceso.

tra la parte nobile e il ceto popolare sui diritti della parte nobiliare, a causa della nascita del ceto sociale mercantile. Essendo la Scrive in canzoni, metrica poetica più lunga e con cui è più facile esprimere il suo pensiero. Dante fuori da Firenze era poco conosciuto, uno dei pochi che lo conosceva era ed è per questo che egli sarà Cino da Pistoia citato numerose volte nel De Vulgari Eloquentia. Ogni volta che Dante si cita si definisce proprio "amico di Cino". Questa forma particolare venne studiata dallo storico che sostenne Mirko Tavoni, l'ipotesi della scrittura di questo trattato nella città di Bologna (non si hanno certezze sugli spostamenti di Dante dopo aver lasciato Firenze). Il cambio deciso verso i trattati in prosa latina indirizza ad un cambiamento di pubblico, ma anche al bisogno di etichettarsi come intellettuale, modo da poter entrare a far parte dei (professori) dell'università di Bologna. Dante

Cercava doctores di farsi conoscere meglio dai colleghi bolognesi di Cino, che praticava la poesia in volgare come passatempo e riusciva a riconoscere a sé stesso il titolo di poeta morale, invitando i colleghi bolognesi a considerare che il volgare potesse essere utilizzato anche per argomenti più importanti oltre a quello amoroso.

17. OPERE LATINE DURANTE L'ESILIO: MONARCHIA, EPISTOLE, EGLOGHE

"MONARCHIA"

Il solo trattato portato a compimento da Dante è e viene scritto in latino negli anni dell'esilio in una data difficile da stabilire. Attraverso una testimonianza di Boccaccio possiamo pensare che la "Monarchia" sia stata ripresa e conclusa nel 1317 e a sostegno di tale ipotesi vari studiosi hanno sottolineato che in un punto del primo libro Dante richiama un passo del Paradiso, cantica la cui stesura fu avviata nel 1316. Nei tre libri in cui si articola la Monarchia, Dante riversa le tre idee fondamentali del suo pensiero politico:

  1. 231)
l'autorità pontificia. Secondo Dante, l'imperatore e il papa sono entrambi investiti direttamente da Dio e hanno autorità autonome, ognuno con il proprio ruolo specifico nel disegno divino. Per formattare il testo utilizzando tag html, puoi utilizzare i seguenti: 1) Per evidenziare il testo in corsivo, puoi utilizzare il tag ``. Ad esempio: l'Impero è l'istituzione provvidenzialmente necessaria per unire politicamente l'umanità e per garantire il benessere del mondo. 2) Per evidenziare il testo in grassetto, puoi utilizzare il tag ``. Ad esempio: il popolo romano è deputato, per disegno della provvidenza, alla scelta dell'imperatore. 3) Per inserire caratteri speciali, come ad esempio l'è o l'è, puoi utilizzare le entità HTML. Ad esempio: l'Impero è l'istituzione provvidenzialmente necessaria per unire politicamente l'umanità. Ecco come potrebbe apparire il testo formattato con i tag html: l'Impero è l'istituzione provvidenzialmente necessaria per unire politicamente l'umanità e per garantire il benessere del mondo; il popolo romano è deputato, per disegno della provvidenza, alla scelta dell'imperatore; l'autorità imperiale e l'autorità pontificia discendono direttamente da Dio e dunque i due poteri sono autonomi. Proprio nel terzo libro viene trattata la questione ideologicamente più delicata e cioè se l'autorità imperiale venga direttamente da Dio o per mediazione del papa. Dante espone la sua teoria secondo la quale il papa e l'imperatore derivano direttamente da Dio, senza mediazioni, la loro autorità, nell'ordine di un disegno generale che, considerata la separazione dell'uomo in corpo e anima, provvede a un doppio fine: la felicità terrena e la felicità eterna. Mentre alla prima sovrintende quale guida l'imperatore, alla seconda provvede l'autorità pontificia.

Il Papa e ciascuna autorità opera in piena indipendenza e autonomia. Questa separazione delle competenze non deve escludere però una collaborazione: infatti la felicità terrena è preludio a quella eterna e quindi è opportuno che l'imperatore porti verso il Papa lo stesso rispetto che un figlio deve avere nei confronti del padre e allo stesso tempo è conveniente che il Papa gratifichi l'imperatore del beneficio illuminante della grazia, concessa attraverso la benedizione. "EPISTOLE"LE

Sono tredici di Dante che ci sono pervenute, tutte in latino. Dante intende l'epistolografia le Epistole come un genere letterario cui far ricorso per corrispondenza diplomatica, per ammonimento morale, per partecipazione politica, per interventi a carattere letterario. Spiccano per l'impegno morale e politico le tre epistole che Dante scrive, tra il 1310 e il 1311, al tempo della discesa dell'imperatore Arrigo VII in Italia e che indirizza:-(ep.

V) ai signori d'Italia perché accolgano l'imperatore come messo divino, -(ep. VI) ai fiorentini superbi e arroganti nella loro opposizione all'imperatore, -(ep. VII) all'imperatore stesso per incitarlo a rompere gli indugi e a scendere dalla Lombardia a Firenze. Importantissima è l'epistola XIII, la più lunga tra quelle scritte da Dante e diretta a Cangrande della Scala per annunziargli la dedica e inviare il primo canto del Paradiso. L'epistola, sulla cui paternità dantesca sono stati espressi dubbi, chiarisce le motivazioni poetiche, morali e politiche che sono a fondamento del poema e ne illustra i criteri per una corretta interpretazione. Dante distingue tra senso letterale e senso allegorico della visione e una lettura adeguata del poema esige l'integrazione tra i due sensi: il senso letterale che raffigura il viaggio ultraterreno del protagonista e rappresenta lo stato delle anime dopo la morte e il senso allegorico chepresenta il destino di castigo o grazia eterni che l'uomo consegue scegliendo, col libero arbitrio, il male o il bene. Ai personaggi e agli episodi della Commedia, avverte Dante, sono affidati un significato reale e storico e un significato esemplare e morale e il fine pratico di insegnamento etico e di innalzamento spirituale è raggiunto in virtù della congiunzione tra verità e allegoria.
"EGLOGHE" LE Dell'ultimo scorcio della vita di Dante, tra il 1319 e il 1320, sono le in esametri latini, due Egloghe, scritte in risposta a due analoghi componimenti inviatigli da Giovanni dal Virgilio, bolognese, grammatico e maestro di poesia classica. Sotto la veste pastorale, ripresa da Virgilio, Dante nella prima delle egloghe respinge la proposta del suo interlocutore di scrivere in latino il suo poema, mentre nella seconda rifiuta l'invito a trasferirsi da Ravenna a Bologna. 2418.
LA COMMEDIA: GLI ANNI DI COMPOSIZIONE Poco dopo i quarant'anni, Dantedà avvio alla stesura della Commedia e tale impegno lo accompagnerà fino alla morte. Non siamo in possesso di dati precisi che ci aiutino a stabilire una data di inizio del poema ma possiamo immaginare l'avvio della stesura nel 1306-1307 con l'interruzione del Convivio e del De Vulgari Eloquentia. I dati interni all'Inferno non ci portano oltre il 1309 e nel canto XXIII del Purgatorio abbiamo un richiamo alla battaglia di Montecatini dell'agosto del 1315 che dovrebbe stabilire attorno a quella data la fase finale di redazione della cantica. L'invio del primo canto a Cangrande della Scala, assieme alla nota epistola, e la promessa di 10 canti nella seconda egloga, in cui si fa cenno del Paradiso come di opera non portata a termine, convalidano l'ipotesi che l'inizio della composizione vada collocato attorno al 1316 e che la conclusione coincida all'incirca con la morte del poeta. IL TITOLO Dante sceglie il titolo commedia, come lo si

Può motivare grazie all' "Epistola perché a Cangrande", a differenza della tragedia, che al principio la materia è ammirabile e placida e il finale orribile, la Commedia presenta al principio un inizio terribile ma il finale è glorioso. Infatti, se guardiamo la materia, è orribile e fetida al principio, perché abbiamo l'inferno, ma prospera e diventa desiderabile alla fine perché abbiamo il Paradiso. Per quanto riguarda il "modus loquendi", cioè lo stile, Dante è favorevole ad uno stile piano e umile. Non sempre però nella Commedia lo stile è umile e piano, poiché spesso punta all'alto, verso la raffinatezza e la preziosità espressiva. Dante però comunque aveva rispecchiato delle difficoltà nel determinare il genere del tutto nuovo che stava elaborando, tanto è vero che il termine "comedia" appare solo in due circostanze e solo nell' "Epistola perché a Cangrande".

Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
264 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Rit02 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana dalle origini al 500 e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Salerno o del prof Paolino Laura.