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Cittadini Famosi
FILIPPO VILLANI scrive "Cittadini Famosi", all'interno ci sono anche degli artisti. Letterato che parla degli artisti attivi a Firenze. Parla di Cimabue, Giotto, info sulla scuola giottesca. Tentativo di creare una storia dell'arte a Firenze. Si individua un capostipite, Cimabue, poi Giotto e la sua scuola. Testo che nasce in latino, i letterati usano la lingua corta nella quale i notai stilavano gli atti. Circola tradotto e fa una cronologia andando a recuperare i pittori e artisti del mondo classico: Fidia, Policleto. Ruolo di Giotto, va aldilà dei confini della città e della cultura italiana. Giotto è un nome che rimarrà per molto tempo. Testo ripreso nella versione di Antonio Maretti, scrive nella prima metà del 400. Ricordarsi chi era Cimabue e Giotto.
SIENA 9 agosto 1311 ci ricorda l'arrivo in duomo, attraverso una processione che ha fatto uscire dalla bottega dell'artista questa nuova pala d'altare, fino al Duomo.
Una processione accompagnata dalle campane in festa, celebrazione estremamente rilevante e la figura di Duccio di Boninsegna che realizza "Maestà" di Siena.
PETRARCA, CANZONIERE
Canzoniere. Torna il nome che abbiamo visto da Villani, che con Petrarca sono contemporanei. In questo sonetto fa paragone con grande artista del passato Policleto è colui che ha fatto ritratto madonna alata, Simone Martini. Un senese che ha conosciuto Petrarca perché è stato pittore di forte di una corte papale in esilio ad Avignone.
<<La ritrasse in carne>>, Petrarca ha commissionato a Simone Martini un ritratto a matita, abbiamo la testimonianza del lascito di Petrarca. È il frontespizio di uno di quei codici manoscritti che Petrarca ha commissionato a Simone Martini. Troviamo l'incipit del volume dedicato alle opere di Virgilio e vediamo le Georgiche (campagna) e uomini in arme che rappresentano l'Eneide è il poeta che volge gli occhi al cielo.
È il ritratto di Virgilio. È un sonetto di Petrarca.
Quando giunge l'alto concetto. È un artista egli stesso che va a riflettere su come avviene l'ispirazione per creare un'opera d'arte. Simone Martini che doveva miniare (stile penna d'oca che tiene in mano Virgilio), quando Simone arriva all'alto concetto. Virgilio guarda in alto perché aspetta gli arrivi l'ispirazione. Martini doveva fare ritratto di Laura, va a riprendere il mito di Magnone (artista del passato che modella una splendida donna e questa figura di marmo si innamora tanto che viene impietosita e l'artista rende questa statua una donna vera e propria).
PIETRO BEMBO, Letterato e Cardinale Pietro Bembo, pittore è Tiziano. Tiziano domina la scena europea nel 500. Perché ritroviamo il rapporto stretto tra letterato e grandi artisti? Lo ritroviamo in uno dei sonetti che compongono le rime di Bembo. Che non commissiona le proprie opere a Tiziano, ma ha iniziato.
Con il suo maestro Giovanni Bellini, tra cui anche il ritratto della propria amata. Sta parlando del fatto che ha davanti a sé il ritratto dipinto e mi rappresenti il bel volto di colei che ha a cuore sé stesso. Opera pittorica chiamata "freddo smalto", cosa vuol dire? Stiamo parlando di un dipinto eseguito a olio, immagine fredda perché non è capace di gestire quei sentimenti che il poeta prova guardando e ricordando l'immagine di lei.
GIORGIONE
I ritratti delle donne amate su tela o tavola a olio, erano diffusi nella cultura italiana, in particolare in quella Veneta. Laura è quella con dietro alloro. Giorgione tramanda la fortuna contro delle opere di Petrarca.
BOCCACCIO, ritratto
Affresco stampato. Nel Decameron c'è una bellissima novella, nella V della VI giornata. C'è dialogo tra notaio (esponente alto della cultura dell'epoca e Giotto). Stanno cavalcando, vengono sorpresi dalla pioggia, sono pieni di fango.
E ad un certo punto il Messer cerca di prendere in giro Giotto <<Pensi che qualcuno che ci vede conciati così, vedendoti, brutto come sei>>, Giotto risponde <<Messere>>. Giotto lo ripaga con la stessa moneta, un artigiano è capace di padroneggiare la lingua per metterlo in silenzio pagandolo con la stessa moneta. Un artigiano è capace di maneggiare la lingua volgare per facilitarlo e metterlo in silenzio, pagandolo della stessa moneta. Boccaccio è molto attento alla cultura visiva, fa dei disegnini. Il nome di Giotto è tanto famoso che viene ricordato la sua scomparsa del 36, attraverso l'opera di un poetastro, ricordando il campanile dell'ultima opera incompiuta di Giotto. Stefano Fiorentino è una testimonianza tarda di Giotto affermato. Alfonso Bernardino da Siena ricorda il contrasto tra fiori di pace e quello di Baudelaire, facendo riferimento ad affreschi come Ambrogio Lorenzetti.
II-16/02/2023 RICETTARI
MEDIEVALI (Libri di segreti)
Un giovane (dai 13/14 anni), quali erano gli insegnamenti che si trovava di fronte una bottega come quella di Giotto?
Il sapere che si impara alla scuola di Giotto, il vertice della cultura artistica del tempo, è acquisizione di un sapere che viene dalontano. Che passa a cui ce ne ha dato testimonianza (Cennino Cennini), passano delle conoscenze che sono frutto di secoli esecoli di attività artistica.
Importante che prima di Cennino Cennini esisteva un enorme bacino di conoscenze che noi conosciamo solo in parte.
Sicuramente il mondo medioevale eredità cultura artistica che risale molto tempo prima.
Di questo MARE MAGNUM (enorme bacino di conoscenze), ci sono rimasti testi in gran parte scritti o in greco o in latino. Il testo che si considera più antico è "Mappae clavicula", testo che si ritiene trasmesso da vari manoscritti e databile nel VI.
Poi "Eraclio" del VIII, "De coloribus" del XII.
La necessità di far sì che questa tradizione orale non vada perduta. Ecco perché abbiamo a che fare con testi che sono tramandati su codici manoscritti e in alcuni casi su testimonianze su papiri (medium scriptorium diffuso in Africa settentrionale, vedi Alessandria d'Egitto). L'altro aspetto è che questi ricettari hanno una fortuna lungo il tempo. Non abbiamo copie uguali, perché ogni bottega inseriva qualcosa di nuovo. Altro elemento su cui invita la prof a riflettere, il codice è del XII nelle Fiandre (zona Belgio, Francia, Germania). I testimoni più antichi arrivano dal mondo bizantino. 1. MAPPAE CLAVICULA Databile al secolo VI e tramandati in codici posteriori: l'interesse del testo è nell'essere pressoché direttamente collegabile a ricettari tardo-antichi (Papiri di Leida e Stoccolma). Testo che ci tramanda conoscenze del mondo tardo classico. Perché Vitruvio è autore del piùimportante trattato sull'architettura del mondo augusto. Il titolo è probabilmente una traduzione errata del greco tardo. Probabilmente chi ha cercato di tradurre questo testo (quasierudito), ha equivocato due termini greci keiromakton (sbagliato), e keirokmeton. Il termine mappa in latino significa tovagliolo, panno, drappo, a volte anche carta, mentre clavicula significa piccola chiave. I due termini sembrano completamente slegati. Tale incongruenza è stata spiegata ipotizzando una traduzione sbagliata dal greco dovuta a un incrocio per metatesi della k, trakeiromakton corrispettivo di mappa e keirokmeton che significa "elaborazione manuale", che al plurale è usato anche per indicare opere che contengono ricette. Il termine clavicula, invece, compare nella letteratura alchemica in un'opera attribuita a Zosimo di Panopoli dal titolo Chiave delle arti e in una lettera di Psello, nella quale si fa riferimento a un testo intitolato La chiave, che“Le diverse arti” del XII, “De arte illuminandi” (vedi arte dell’illuminare di Parigi vistocon Dante), “ Libro dell’arte” di Cennino Cennini.
Quest’ultimo era 1396-1427, si concentra soprattutto sulla pittura. Essendo il prodotto di una bottega, si sofferma sia su pitturasu tavola che su affresco.
Poi “ Ricettario” a opera di Giovanni Alcherio e Jean Lebègue. Quest’ultimo era un commerciante, uomo colto - questi rapporti(visconti imparentati con la famiglia regnante francese), viene in italia per acquisire ricettari che servono per le arti.
Lo statuto sociale dell'artista in questa fase è quello di un artigiano.
Fin’ora abbiamo parlato quindi di MANOSCRITTI, come si imparava all’interno di una bottega?
Si ascoltava quello che diceva il maestro e si vedeva quello che faceva lui o gli apprendisti più grandi. Parliamo dellatrasmissione del sapere per via orale. Importante che si senta
Viene attribuito a Ermete Trismegisto. Il termine chiave nel titolo è spiegato nel prologo di una versione risalente al XII secolo della Mappae Clavicula dove l'autore dice di aver realizzato una compilazione per svelare i segreti di altri libri sacri.
La mappa dà un'importante testimonianza sui colori di quel periodo, su quale materiale devono impiegare. La città bizantina per eccellenza è Ravenna, dove troviamo mosaici. La chiave ci dà le ricette su quali materiali usare per arrivare a formare i mosaici in primis, ma ci racconta anche su come colorare le pelli. Serviva non solo per l'arte, ma anche per la vita quotidiana. Anche la lavorazione dell'oro e dell'argento anche per la scrittura. Perché entrambi servivano per decorare i codici manoscritti.
Testo che documenta il passaggio delle conoscenze artistiche tra mondo tardo antico e mondo medievale.
PROLOGO
C'è una raccomandazione importante
All'inizio del libro. Scongiura a chi trova questo testo di non consegnarlo a nessuno se non a suo figlio. Il senso della raccomandazione? Perché il sapere di bottega è un segreto, ecco perché ci vuole la chiave. Infatti ancora nel 500, molti dei testi riservati all'attrattatistica useranno la parola "segreti", non possono essere divulgati, ma tramandati gelosamente all'interno della successione delle generazioni (di padre in figlio).
COMMENTATORI
Mettono in rilievo che questo testo è rilevante per il passaggio del mondo tardo antico e medioevo. La tesi di Baroni, Pizzigoni e Travaglio è la seguente: quando l'Impero Romano si dissolve gli aspetti materiali relativi alle lavorazioni alchemiche raggiungono (o hanno già raggiunto) l'Europa occidentale tramite testi tradotti dal greco originario in latino. Non abbiamo nessuna cognizione di come tutto ciò avvenga. Fatto sta che, all'improvviso, dopo la riforma carolingia,
za per la comprensione delle tecniche artistiche dei Romani è il trattato "I colori e le arti dei Romani" scritto da Eraclio nel VIII secolo. Questo testo fornisce una descrizione dettagliata dei pigmenti utilizzati dagli antichi Romani, delle loro tecniche pittoriche e delle loro conoscenze nel campo dell'arte. È un documento fondamentale per gli studiosi interessati all'arte romana e alle sue influenze sulla cultura occidentale.