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Una storia bizzarra

CXXXBerto Folchi viene attaccato da una gatta (al tempo il genere jolly del gatto era il femminile; quindi dire 'lagatta' non significa che quest'animale fosse una femmina). Berto, nel mese di Ottobre a Scandicci, aveva unforuncolo infetto nel sedere, e per questo, girava per casa senza mutande. Un giorno, avendo quattro tordi da arrostire, chiese alla sua fanticella di fare un fuoco e lui si pose a sedere sul 'deschetto'. La gatta, che stava lì sotto, scambiò la sue masserizie (eufemismo per indicare i genitali) per un topo, e li .Quando Berto iniziò a urlare, la sua damigella decise di provare a chiamare la gatta: "Muscina, musci, musci, muscina". Sua moglie, e poi i suoi vicini, sentite le urla, si recarono nella stanza. La moglie prese lo schedone dei quattro tordi sul fuoco e lo avvicinò alla gatta che, sentendo l'odore dei tordi, lasciò subito i genitali di Berto. La moglie chiamò poi un medico.

de jure coglionica (beffardo pseudo latino che serve a indicare la specializzazione del medico) (jure significa maestro) per far curare il marito.
64LXSacchetti, nel preambolo, afferma che molte volte accade che delle reliquie siano false e ingannevoli, come poco tempo prima era accaduto ai fiorentini, ai quali fu mostrato il braccio di Santa Reparata da un commerciante pugliese, venerato per moltissimo tempo prima di scoprire che fosse fatto di legno.
A Bologna il giorno di Santa Caterina fu mostrato a Frate Taddeo Dini il braccio della santa. Il Frate però, era già stato in Palestina sul Monte Sinai ed aveva visto il corpo glorioso della santa (si credeva che non si potesse decomporre). La badessa impone al Frate di mostrarlo per non perdere la devozione del monastero.
Frate Taddeo quindi, raccontò l'accaduto alla sua folla e disse che se questa Santa avesse avuto tre braccia, allora quello poteva essere il terzo. Molti capirono la battuta, ma purtroppo molti altri

devotamente non lo fecero mai (la reazione è come un test di intelligenza per il Frate e per il lettore).

Commento dell'autore: Sacchetti si fa portatore di una idea morale che condanna chi inquina e macchia la purezza della fede ingannando le istituzione ecclesiastiche per fini di guadagno. Secondo lui chi lo fa dovrà prima o poi scontarne la pena, in questo o nell'altro mondo.

Parla anche dell'inganno molto famoso sul latte della vergine Maria che era solo acqua calcarea portata da Gerusalemme: ormai ogni monastero aveva quella reliquia, ma, se fosse così, questa sarebbe la reliquia più preziosa dato che il corpo della vergine Maria è in cielo, e lei sarebbe una fontana per tutto questo latte.

CCVII

Uno dei molti esempi di novelle che circolano da un autore a un altro (la troviamo anche in Masuccio Salernitano cento anni dopo; non può avergliela passata Sacchetti perché il trecentonovelle rimane nel cassetto dell'autore.

Fino al 500). A Buccio Malpanno d'Amelia viene fatto credere che le brache di un frate chiamato Antonio incautamente lasciate sul capezzale dopo il sesso con sua moglie Caterina siano quelle di San Francesco. Caterina era una donna molto giovane che non era soddisfatta intimamente dal marito Buccio. Un giorno, mentre lui non era in casa, Caterina conosce Frate Antonio, con il quale passa dei 'bei momenti'. Sentendo la porta della casa aprirsi, il Frate impacciato si tuffa dalla finestra per non essere colto in fragrante, dimenticandosi però le sue brache, che la mattina dopo vengono trovate da Buccio Malpanno. Caterina e Antonio, accorgendosi dell'errore, capiscono che il marito le ha trovate e chiedono aiuto a Frate Domenico, il quale, essendo molto anziano, decide di rimediare all'errore dell'amico per preservare la reputazione dell'ordine francescano. Domenico ammette a Buccio che San Francesco gli ha rivelato che lui è molto triste.

Gli dice che sua moglie aveva portato a casa la reliquia del Santo, che serviva per aver più facilmente figli. Tuttavia, dato che gliela aveva prestata da molto tempo, le rivoleva indietro per tante altre donne che volevano anche loro un figlio. Buccio, felicissimo, restituisce le braghe e subisce anche una penitenza per averle maltrattate in una cassa. Commento dell'autore: pone il suo commento come una domanda. Si chiede perché Frate Domenico ha inventato quelle castronerie, abbandonando ogni onestà per coprire il peccato del compagno. Questo suo peccato, è secondo Sacchetti ancora più grave di quello di Frate Antonio, che doveva essere punito e non protetto. Ha anche utilizzato San Francesco, uno dei più importanti. Per questo peccato Domenico si ammala di lebbra, che diventa il segno della sua malvagità. Sacchetti qui diventa il predicatore della malvagità. GIOVANNI SERCAMBI, il Novelliere Nasce a Lucca nel 1348, partecipa allabattaglia di Pontetetto nel 1369, viene eletto nel consiglio generale di Lucca nel 1372 e Gonfaloniere di Giustizia nel 1397. Nel 1400 viene eletto Gonfaloniere per la seconda volta e poi membro dei Dieci di Balia, contribuendo all'instaurarsi della signoria di Paolo Guinigi (riesce ad indirizzare l'opinione pubblica) (ci saranno poi screzi vari con Guinigi che lo porteranno a ritirarsi a vita privata negli ultimi anni). Il Guinigi però non si fidò mai completamente o tantomeno manifestò la propria gratitudine. Lo scrittore, da parte sua, non nascose la sua poca considerazione per il nuovo signore, che egli giudicava debole e troppo facilmente influenzabile dai nemici. Di mestiere faceva lo speziale (letteralmente farmacista) ed aveva un negozio di oggetti medici come spezie, che potevano essere anche quelle per cucinare, ma anche di cartoleria, libri e manoscritti che venivano copiati e convenzionati dalla famiglia (erano come una casa editrice del tempo).

tempo). Raccoglie il Novelliere nel 1390 ca e scrive le Croniche nel 1400. Torna ad essere consigliere di Palazzo nel 1408 e muore il 27 Marzo nel 1424, anni di peste. Il Novelliere è un opera che contiene 150 testi in cui si propone di guidare e di divertire i propri concittadini, orientandone nelle scelte politiche. Le sue novelle si concluderanno pertanto con un immancabile punizione E con l'esaltazione del capo famiglia, a cui si deve assoluto rispetto. Troviamo una cornice che racconta la peste del 1374: una brigata di lucchesi che, per sfuggire dalla peste, decidono di fare un viaggio con un lungo itinerario in cui, per passare meglio il tempo, raccontano una novella 65 (in quest'opera Sercambi le chiama exemplum). Il viaggio si svolge fra una domenica del mese di febbraio e il 4 aprile del 1374. La brigata fa infatti ritorno in pace in occasione della Pasqua, che nel 1374 cadeva proprio il 2 aprile e immediatamente prima del 6 aprile, data emblematica, in cui si

celebrava l'aricorrenza della festa della libertà dalla dominazione pisana. Il periodo prescelto per la peregrinazione coinciderebbe poi col carnevale. Pur rifacendosi al modello del Decameron, questa cornice se ne allontana profondamente sul piano ideologico: innanzitutto è una brigata itinerante, obbligata a percorrere un lunghissimo cammino per l'intera penisola prima che sia trascorsa la quarantena. La piccola comunità poi è governata da un singolo uomo (altore - autore) che gli amministra. In secondo luogo si nota anche la presenza di religiosi (ai quali è riservata la recitazione di canzoni morali) come anche di giullari, musicisti e danzatori che dovranno divertire il pubblico, non può non ricordare la stessa corte dei Guinigi. Il novelliere non si tratta di una semplice registrazione scritta di racconti orali, bensì di un testo concepito per la scrittura. Il paradosso è però costituito dal fatto che il codice che ci ha
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Publisher
A.A. 2023-2024
106 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher gemmaaaaa di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana I e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Degl'Innocenti Donatella.