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ASINIO POLLIONE
(76-4 d.C)
Uomo politico di rilievo, si schierò con Cesare contro Pompeo e in seguitò collaborò con Antonio.
Celebrato da Virgilio nella IV ecloga, durante il consolato del 40. Si ritira dalla politica dopo una
vittoria contro popolazioni illiriche (39). Si mantiene estraneo al conflitto tra Ottaviano e Antonio.
Si mantenne indipendente e anticonformista rispetto al regime augusteo. Morì nel 4 dC.
Giovanissimo era stato amico di Catullo, e divenne poi protettore di poeti come Virgilio e Orazio.
Fu poeta egli stesso e organizzatore di cultura.
Oratore atticista. Scrisse tragedie elogiate da Virgilio e Orazio. Ma la fama la deve soprattutto alle
Historiae : composte dal 35 e incentrate sulla crisi contemporanea. Parlava delle guerre civili
• tra Cesare e Pompeo, ed arrivava almeno fino a Filippi (42 a.C) che aveva visto la vittoria di
Ottaviano e Antonio sui cesaricidi Bruto e Cassio. Impianto monografico, apriva uno
squarcio sul passato recente: perchè attribuiva le origini degli eventi narrati alla stipula del
primo triumvirato (60 a.C.).
mirava a uno stile nuovo e personale.
TITO LIVIO
(59-17 d. C)
Data di nascita fornita da S. Gerolamo,per alcuni è il 64. Nacque a Padova, Gallia Cisalpina. Da un
ceto abbiente, impregnato di cultura greca e romana, da una città nota per il suo attaccamento alle
tradizioni e la sua prosperità. Vasta formazione culturale e dal rapporto personale che potè
instaurare con Augusto. Si trasferì presto a Roma,dove trascorse buona parte della vita. Ma morì
nella città natale nel 17,secondo Gerolamo,12 secondo altri.
Preferì non intraprendere la carriera politica,restando fedele alla propria vicazione letteraria.
A partire dagli anni successivi alla battaglia di Azio (31) che videro il consolidarsi del principato
augusteo, si dedica a una monumentale storia di Roma, con vicende di oltre 750 anni: dalla
fondazione della città e dal suo antefatto mitologico: l'arrivo di Enea in Italia.
Il titolo era Annales (o Libri) ab urbe condita; abbandono dell'impronta monografica (Sallustio e
Asinio Pollione) e ritorno alla tradizionale struttura annalistica. Ma con dimensioni gigantesche per
l'annalistica passata.
Libri ab urbe condita
142 libri. La narrazione arriva fino al 9 a.C,anno della morte di Druso, il diletto di Augusto. Non
sappiamo se la morte dell'autore abbia lasciato l'opera incompleta, o se per esempio avesse in
programma la trattazione, anche, della morte di Augusto.
Pubblicò l'opera per singoli blocchi. Gli ultimi 20 libri, sull'ascesa di Ottaviano dalla guerra contro i
Cesaricidi, vennero pubblicati solo dopo la morte del principe nel 14 d.C. Per motivi di prudenza.
Nello struttrare l'opera due criteri complementari:
- rispetta l'impianto annalistico fino a spezeettare in più tronconi la narrazione di vicende lunghe
diversi anni
- si è sforzato di dividere l'opera in sezioni autonome (come a sottolinearsi di volta in volta l'aprirsi
di un nuovo ciclo di eventi),ad alcune delle quali sono premesse dichiarazioni introduttive,forse i
blocchi che pubblicava di volta in volta. Ma la complessità dei materiali urtava contro questa
organizzazione.
Prevedeva in origini,pare una divisione per decadi, gruppi di 10 libri. Cui forse talora si aggiungeva
un'ulteriore divisione in "pentadi",gruppi di 5 libri. Ma non pare avvenisse così in tutta l'opera: forse
abbandonò l'impianto primitivo. Via via che si avvicinava al suo tempo le informazioni
aumentavano,obbligandolo a una sempre più particolareggiata narrazione. Ne conseguiva la
difficoltà di costringere la trattazione in blocchi unitari di 5 o 10 libri o semplicemente
l'impossibilità di prevederne con esattezza lo sviluppo.
Sono sopravvissuti solo i libri 1-10, dalla fondazione al 293 a.C, e i libri 21-54,dallo scoppio della
II Punica,nel 219,fino al trionfo di Emilio Paolo. Degli altri restano sommari schematici e brevi
(perioche),compilati nel IIII-IV dC. Pochi frammenti dei libri perduti.
Prima decade
I libro: Enea; fondazione Roma (753), re etruschi e loro cacciata, stabilimento dell'istituzione
basilare della res publica, il consolato (509).
concede ampio spazio alle tradizioni leggendarie, pur ostentando un tenue scetticismo.
Libri II-V: al libro II vi è prefazione. le vicende dall'inizio della repubblica all'incendio di Roma a
opera dei Galli invasori (390).
Libro VI: una introduzione. Ha inizio la seconda "pentade" (390-293 aC). La ricostruzione di Roma
e il suo muovere alla conquista dell'Italia e si conclude con il libro X. Un destino provvidenziale
sembra sottoporre il popolo romano per renderlo degno di guidare il mondo. Galleria di personaggi
esemplari. Conflitto tra patrizi e plebei, destinato a concludersi col patto sociale (scontro per i diritti
politici che finisce per assomigliare a quello tra populares e optimates e a quello tra aristocrazia e
plebe urbana nullatenente) che dà compattezza alla comunità romana. Influenza della storiografia di
età graccana, traspone in questo conflitto tematiche sociali in auge d'epoche successive, quali debiti
e distribuzione delle terre. Ha condizionato in questo la storiografia moderna.
Seconda decade
non la possediamo. Libri XI-XX (298-219). Pirro, conquista di Taranto e I punica. Forse interesse
etnografico per Cartagine, usi e origine,
Terza decade
XXI-XXX (219-201). II guerra punica,quella annibalica. Due pentadi: offensiva di Annibale e la
successiva riscossa romana,fino alla vittoria definitiva. Solo Annibale è responsabile della guerra e
manipola la cronologia su avvenimenti che gravano sulla politica d Roma. Tutte le speranze dei
cartaginesi sono riposte in un solo uomo,Annibale, mentre Roma,seppur possa contare
sull'eccezionale Scipione ha un superiore ordinamento politico e istituzionale. Il suo esercito è di
cittadini, non di mercenari.
Quarta e quinta decade
Libri XXI-XLV arrivano fino al 167 e hanno per oggetto le guerre in Oriente contro Antioco,
Filippo, Perseo e in Italia contro Liguri e Galli. Dopo la vittoria su Annibale, assoggettamento.
Bisogno continuo di trovare giustificazioni etiche all'epsansione romana. Virtù delle figure più
problematiche rispetto alla prima decade.
Libri XLVI-CXLII
difficile indicare una sistematica disposizione. Il lavoro si stava dilatando.dalle perioche: pare
dedicasse un libro per ogni anno tra il 51-44 (CIX-CXVI),mentre nella parte finale un solo libro non
bastava a tutte le vicende di un singolo anno.
<<Prefatio>>:
la prefazione a tutta l'opera risente del clima post Azio: la grande vittoria di Ottaviano e la fine delle
guerre civili, delle violenze. Il pubblico si dimostrato desideroso di conoscere la storia recente, così
grande successo avevano avuto le Historiae di Sallustio e anche Asinio Pollione.
Livio descrive la storia a partire dalla fondazione di Roma e prima. Diversamente. Non credeva che
la crisi fosse stata episodica,aveva anche per lui un carattere epocale, ma nel fare storia voleva
mettere in evidenza non i fattori di dissoluzione,ma quelli che avevano reso possibile la grandezza
di Roma. Roma era santa, aveva vissuto a lungo nella purezza di valori e solo di recente era
decaduta (non certo da prima delle guerre puniche come aveva sostenuto Sallustio). La sua
superiorità morale in confronto agli altri popoli era la giustificazione al suo imperialismo.
Ammette di cercare consolazione in un passato virtuoso per stornare lo sguardo dai mali del
presente,gravi. Sul presente la visione è pessimista, sallustiana: Roma un impero enorme che
schiaccia se stessa, non più in grado di sopportare nè i mali che l'affliggono nè i rimedi, un
concettismo già quasi tacitiano.
Ha fiducia nel futuro, ma è perplesso riguardo a presente, non è coinvolto dall'entusiasmo generale
nato attorno al principe (celebrato pochi anni prima nelle Georgiche da Virgilio). Mostra
indipendenza nei confronti del regime, non aveva bisogno di comportarsi da cliens. Ma non era
opposto al regime. Lo stesso regime non tentò di imporre la propria egemonia sulla storiografia
come aveva fatto sulla poesia.
Simpatia filorepubblicana: Pompeo,Catone l'Uticense, Bruto e Cassio,Cicerone. Un nostalgico
repubblicanesimo che era in linea con l'ideologia del principato. E interessava anche ad Augusto
sbarazzarsi della memoria scomoda di Cesare. Livio era consentaneo al nuovo regime.
Accuratezza di Livio come storico
Livio si è basato sugli annaleisti precedenti e su Polibio (II sec a.C in stretto contatto con Scipione
Emiliano),evitando di controllare le notizie che da essi gli provenivano. Di certo gli era d' ostacolato
non appartenere al ceto di governo,perchè così non aveva accesso agli archivi ufficiali e non aveva
potuto avere diretta esperienza della politica. Ma non controllò nemmeno le iscrizioni pubbliche a
ricordo di determinati eventi e mostra di non conoscere nemmeno i risultati delle scrupolose
indagini antiquarie della generazione precedente: Attico e Varrone. Non si interessò alla
documentazione originale. Si pone all'opposto dello stesso Polibio che scoraggiava dal fare storia
usando solo altri libri di storia. Egli fu, come avrebbe detto Cicerone, un exornator rerum:
individuava come proprio compito la rielaborazione letteraria dei materiali in una narrazione
dall'impianto didascalico, indirizzata a mettere in luce i valori morali e patriottici dai quali era
scaturita la grandezza di Roma.
Manca conoscenza geografica approfondita.