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ECLOGHE, POEMA DIDASCALICO ED EPICA DI VIRGILIO
Virgilio nacque nel 70 a.C. ad Andes, un piccolo villaggio nei pressi di Mantova, da una famiglia di
piccoli proprietari terrieri; compì i primi studi a Cremona, poi si trasferì a Milano e di lì a Roma,
dove completò la sua formazione retorica; trasferitosi successivamente a Napoli, frequentò la
scuola dell'epicureo Sirone e iniziò così ad accostarsi alla corrente filosofica dell'epicureismo.
Il 41 a.C. fu per Virgilio l'anno di un evento che segnò il traumatico confronto con le tumultuose
vicende storiche del suo tempo: coinvolto nella ridistribuzione delle terre del Cremonese e del
Mantovano a favore dei veterani stabilita da Ottaviano, l'indomani della vittoria sui cesaricidi
avvenuta a Filippi, il poeta perse il podere paterno, salvo poi recuperarlo grazie all'intercessione
presso Ottaviano dell'amico, politico e letterato Pollione.
Questi eventi si intravedono nella sua prima opera, le Bucoliche, la quale attirò le attenzioni di
Mecenate che lo fece entrare nel suo circolo. Da quel momento in poi la vita del poeta si concentrò
tutta nell'impegno letterario.
A 52 anni Virgilio intraprese un viaggio in Grecia, che tuttavia fu fatale alla sua salute: infatti, forse
in seguito a un'insolazione, si ammalò gravemente e, riaccompagnato in patria da Augusto stesso
di ritorno dall'Oriente, morì pochi giorni dopo lo sbarco a Brindisi nel 19 a.C.
La sua vita è tutta concentrata nella stesura delle sue opere letterarie che, se da un lato seguono il
cambiamento dei tempi (dalle guerre civili alla caduta della repubblica e dal successivo passaggio
al principato alla pax Augusta), dall'altro lato risentono di vicende e stati d'animo del tutto
personali. In particolare si ricordano:
le Bucoliche (42-39 a.C.): si tratta di 10 brevi componimenti di argomento pastorale in
esametri, detti "ecloghe", ovvero "poesie scelte, a sé stanti", in cui il poeta partecipa in
modo soggettivo alla materia trattata: il mondo rappresentato è l'Arcadia, che simboleggia il
luogo pacifico dello spirito contadino, contrapposto all'inquietudine della vita; quella
contadina è certamente una vita ideale, ma tuttavia non priva di ansie e dolori. In
particolare:
1. è un dialogo fra due pastori, che hanno subito la confisca delle loro terre; tuttavia,
Titiro riesce a recuperare le sue terre grazie all'intervento a Roma di un giovane,
mentre Milibeo è costretto all'esilio.
Lo sfondo dell'egloga è autobiografico: anche Virgilio, infatti, dopo la battaglia di
Filippi del 42 a.C., avrebbe perso e poi recuperato i suoi terreni nel Mantovano
grazie all'intervento del giovane Ottaviano;
2. il pastore Coridone canta il suo amore sfortunato per il giovane Alessi; Coridone è
rozzo, ma possiede molte greggi, sa cantare con abilità ed è disposto a seguire
l'amato a caccia; Alessi, però, non si lascia persuadere e Coridone può consolarsi
solo con la speranza di trovare un amante più disponibile;
3. è una gara poetica tra due pastori che procede come un "botta e risposta"; l'arbitro
dichiara la contesa senza vincitori né vinti e celebra l'abilità di entrambi i cantori;
4. è l'unica egloga priva di cornice bucolica, in quanto è l'annuncio profetico
dell'avvento di una nuova età dell'oro: la porterà un puer, la cui nascita è nel 40
a.C., anno del consolato di Pollione, protettore di Virgilio (e amico di Catullo). In un
primo tempo rimarranno ancora alcune tracce dell'antica età del ferro, ma col
crescere del fanciullo si attuerà una nuova era di pace e ogni malvagità sarà
progressivamente cancellata dal mondo. Virgilio si augura così di essere testimone
della piena maturità del giovane.
Chi è il puer? Il poeta non ne fa mai il nome e il componimento assume così un tono
profetico e misterioso:
- gli antichi pensavano che dovesse essere un figlio di Pollione e lo identificavano
con Asinio Pollione Salonino, che in realtà ne era il nipote. Nell'egloga non è mai
detto che Pollione debba essere il padre del puer e dunque questa ipotesi
potrebbe essere corretta;
- il figlio di Ottaviano e Scribonia, la cui nascita era già annunciata in estate (nacque
comunque Giulia!);
- il figlio di Antonio e Ottavia, che in realtà sarebbe nato solo nella primavera
successiva (nacque comunque una femmina!);
- il figlio di Marco Antonio e Cleopatra; questa nascita poteva essere vista solo
come un oltraggio contro la tradizione romana;
- Marcello, figlio di Ottavia e Marcello, suo ultimo marito;
- Augusto, ipotesi impraticabile visto che il fanciullo non è ancora nato quando
l'imperatore sale al potere (63 a.C.);
- secondo gli amanuensi cristiani è la prefigurazione di Cristo nato fra due età, l'età
classico-pagana e l'età nuova; tale interpretazione fece sì che per tutto il
Medioevo Virgilio venisse venerato come praenuntius Christi, "profeta del
Cristianesimo".
- secondo altri studiosi, al contrario, il puer è lontano sia dal Cristo della Chiesa
cattolica sia dal Messia ebraico e risulta essere una figura umana, della quale si
accennano la madre, i lunghi dolori, l'educazione tipicamente romana e l'invito ad
assumere cariche pubbliche.
Queste difficoltà di identificazione ci portano alla fine a vedere nel puer non un
bimbo reale, ma piuttosto una metafora della nascita di una nuova era;
5. due pastori cantano l'uno la morte di Dafni, pastore siciliano inventore della poesia
bucolica, e l'altro il suo splendore e i riti che da allora gli si dedicheranno; alla fine i
due contendenti si scambiano dei doni, senza tralasciare di congratularsi
vicendevolmente e di dichiararsi reciproca ammirazione;
6. Sileno, sorpreso nel sonno da due giovani pastori e da una ninfa, ancora ebbro
dalla sera precedente, canta miti cosmogonici e metamorfici che, dalla fondazione
del mondo, giungono alla celebrazione di Cornelio Gallo, amico di Virgilio;
7. è la narrazione fatta da Melibeo (protagonista dell'egloga I) di una gara di canto a
"botta e risposta" tra Coridone e Tirsi; l'arbitro dichiara vincitore Coridone ed
esclude Tirsi, probabilmente perché quest'ultimo aveva affrontato argomenti non
sempre felici e aveva paragonato il rivale a delle piante;
8. contiene due storie d'amore: Damone canta il suo amore infelice per Nisa e
Alfesibeo assume le vesti di una donna tradita dal suo amante, che cerca di
riconquistare attraverso una cerimonia magica;
9. riprende il tema dell'espropriazione delle terre affrontato nell'egloga I: due pastori
lamentano la perdita delle terre da parte di un compagno; l'egloga termina con
l'apparizione della tomba di un personaggio a noi sconosciuto, la quale simboleggia
l'approssimarsi della città e quindi la negazione del mondo pastorale;
10. è un omaggio all'amico Cornelio Gallo sofferente per essere stato abbandonato
dall'amata Licoride che è fuggita oltre le Alpi; Virgilio gli offre così il conforto del
mondo bucolico, ma Gallo deve sperimentare che anche la fuga nell'Arcadia è
inutile per placare il suo tormento amoroso.
le Georgiche (37-29 a.C.): poema didascalico di argomento agricolo in esametri: il poeta
concepisce la natura come una palestra delle virtù e il mondo contadino come il luogo in cui
l'uomo afferma le sue capacità attraverso il lavoro e la dura fatica quotidiana.
I 4 libri in cui le Georgiche sono suddivise presentano un proemio e un epilogo ciascuno e
sono raggruppati in due diadi: il I e il II sono dedicati alla coltivazione rispettivamente dei
cereali e degli alberi da frutto con un elogio alla fertilissima Italia, mentre il III e il IV vertono
sull'allevamento rispettivamente del bestiame e delle api;
l'Eneide (29-19 a.C.): poema epico in esametri in 12 libri, che racconta il viaggio di ritorno
da Troia di Enea, figlio di Anchise e di Venere, e che esalta, attraverso di lui, le origini e la
potenza di Roma: Enea è pius, "devoto" alla famiglia, alla patria e agli déi, accetta il
compito affidatogli dal fato ed è il mezzo attraverso cui si realizza la vocazione di Roma.
Con il padre, il figlio Iulo e alcuni compagni, Enea sta viaggiando per mare alla ricerca di
una terra in cui fondare una nuova città così come il Fato ha stabilito. Dopo sette lunghi
anni, vengono finalmente gettati da una tempesta sulle coste libiche, dove vengono accolti
benevolmente dalla regina Didone; nel corso di un banchetto Enea racconta alla fanciulla
con un lungo flashback la sua storia: narra la caduta di Troia, la morte di Priamo, la perdita
della moglie Creusa e i viaggi nell'isola di Creta sconvolta da una pestilenza, in Epiro dove
Eleno ha sposato Andromaca, vedova di suo fratello Ettore, e nell'isola di Trinacria (l'attuale
Sicilia) dove muore il padre Anchise; Didone si innamora di Enea, ma Giove ricorda all'eroe
il suo destino e così egli riparte, mentre la donna si uccide.
Giunto a Cuma, Enea è accompagnato dalla Sibilla a visitare il regno dei morti per trarre
oracoli dal suo destino: incontra prima l'anima di Didone e poi quella del padre Anchise,
che gli predice il suo futuro narrandogli la grandezza di Roma, che verrà fondata dai suoi
discendenti.
Enea giunge poi alle foci del fiume Tevere e manda un'ambasceria al re Latino ben
disposto verso di lui; tuttavia Giunone, acerrima nemica dei Troiani, suscita contro di lui
l'ostilità della moglie e del re dei Rutuli Turno, promesso sposo della figlia, e la guerra
divampa.
Al termine dei violenti scontri, i Troiani conquistano la città del re Latino e Turno viene
ucciso in duello da Enea, il cui figlio fonderà la città di Albalonga e dalla sua stirpe
discenderanno Romolo e Remo che fonderanno Roma.
Appendix Vergiliana: sotto questo nome è pervenuta una serie di componimenti che
nell'antichità furono attribuiti a Virgilio, ma che in realtà sono quasi tutti spuri e redatti
probabilmente da autori del I secolo d.C. che intesero trarre spunto dalle sue opere per
imitarne lo stile. Si ricordano per esempio: 14 epigrammi contenuti nel Catàlepton (poesie
"alla rinfusa"), Dirae ("Imprecazioni"), Ciris ("L'airone"), Culex ("La zanzara"), Aetna, Copa
("L'ostessa"), Elegiae in Maecenatem, Moretum ("La focaccia").
LIRICA E SATIRA DI ORAZIO
Figlio di un liberto, Orazio studiò a Roma, Napoli e Atene presso i maestri più in voga, ma fu
costretto a interrompere i suoi studi a causa degli avvenimenti seguiti all'ucci