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DEL DOPPIO FINALE

Secondo una notizia antica, Virgilio avrebbe sostituito, in una seconda edizione, parte del poema contenenti le lodi di Cornelio Gallo (caduto in disgrazia presso Augusto) con la storia del pastore Aristeo, che conclude l'opera: Aristeo, perse le sue api per aver causato la morte di Euridice, moglie di Orfeo, riesce poi ad avere un nuovo sciame su suggerimento della madre.

Non si vede bene come le lodi di Gallo potessero avere un'estensione equivalente (l'epillio di Aristeo è più di 200 versi). Ciò che invece è sicuro è che la 'digressione' narrativa di Aristeo non ha niente di posticcio o di improvvisato, sia perché è un esempio di grande poesia, sia perché è ottimamente inserita nella struttura didascalica del contesto: Aristeo è un prototipo mitico del modello di vita che Virgilio vorrebbe insegnare ai suoi contemporanei.

LE GEORGICHE COME POEMA DIDASCALICO

Le opere

didascaliche della tradizione ellenistica nascevano da una scelta paradossale, dal gesto di un letterato brillante che affrontava una materia poco appetibile, perché umile o tecnica. Queste opere, come i Georgiche di Virgilio, o il veleno dei serpenti di Arato, o le opere di Nicandro di Colofone, erano sbilanciate: curatissime sul versante della forma, ma poco interessate a insegnare davvero. La tradizione della poesia didascalica si spezza con Lucrezio, che, spinto dal suo personale indirizzo di pensiero, supera le esigenze del gioco poetico per farsi portatore di messaggi di salvazione attraverso il sapere. Virgilio, vicino sia agli alessandrini che a Lucrezio, si fa portatore di un nuovo messaggio di salvazione e disaggezza: egli, pur non rinunciando alla ricerca intellettuale tesa a liberare dall'angoscia del vivere, non rifiuta la religiosità tradizionale. L'ENEIDE Con l'Eneide, Virgilio non intendeva emulare Ennio, ma sostituirlo. Per questo motivo.

Erainevitabile il confronto diretto con Omero. Secondo i grammatici antichi l'intenzione dell'Eneide sarebbe duplice: imitare Omero elodare Augusto partendo dai suoi antenati. Un primo sguardo all'opera mostra che si tratta di una semplificazione ragionevole. I dodici libri sono anzitutto concepiti come una risposta ai quarantotto libri dell'Iliade e dell'Odissea.

L'ENEIDE

Eneide I-VI: racconta il travagliato viaggio di Enea da Cartagine alle sponde del Lazio, con una retrospettiva sulle vicende che avevano portato Enea da Troia a Cartagine. Metà odissiaca. Tuttavia il viaggio di Enea non è un ritorno a casa come quello di Odisseo, ma è un viaggio verso l'ignoto.

Eneide VII-XII: a partire dal settimo libro, comincia la narrazione della guerra che si concluderà con la morte di Turno. Metà iliadica.

Gli antichi ponevano un intervallo di circa quattro secoli tra la distruzione di Troia e la fondazione di Roma.

L'opera è attraversata da scorci profetici che conferiscono alla storia un orientamento 'augusteo'.

LA LEGGENDA DI ENEA

Enea era in Omero un eroe troiano importante, ma non centrale, la cui casata era destinata a regnare su Troia dopo l'estinzione della stirpe di Priamo. Successivamente divenne eroe popolare, anche nell'arte figurativa. Si stabilì ben presto un collegamento con il Lazio antico, dove il culto di Enea è attestato già dal IV secolo a.C.

Tra il II e il I secolo a.C. Enea viene connesso a Romolo, il fondatore della città di Roma. Questo permetteva alla cultura romana di rivendicare una sorta di autonoma parità con i Greci, proprio nel tempo in cui Roma acquisiva l'egemonia del Mediterraneo greco.

Attraverso la figura del figlio di Enea, Ascanio / Iulo, una gens Iulia, nobile casata romana, la rivendica per sé nobilissime origini. Un esponente di questo clan, Giulio Cesare, e più

Tardi il figlio adottivo Ottaviano, governano l'impero.

LE RAGIONI DEI VINTI

L'Eneide è la storia di una missione voluta dal fato, che renderà possibile la fondazione di Roma e la sua salvazione per mano di Augusto. È dunque un poema nazionale, in cui la collettività deve rispecchiarsi e sentirsi unita.

I sentimenti dei personaggi sono costantemente in primo piano, come ad esempio nel caso di Didone. La guerra contro Cartagine non nasce da una differenza (eroi romani positivi contro nemici crudeli e perversi), ma nasce da un eccessivo e tragico amore.

Allo stesso modo la guerra nel Lazio oppone popoli simili e vicini tra loro (per accentuare questo punto, Virgilio arriva a sostenere che i Troiani, attraverso il progenitore Dardano, hanno origini italiche).

LA FORTUNA DI VIRGILIO

Il grammatico Epirota iniziò già prima del 20 a.C. a tenere lezioni sui versi di Virgilio, anche se a quel tempo l'Eneide non era ancora di

pubblico dominio. È singolare ricordarlo, ma l'Eneide doveva essere distrutta, per volontà del suo autore, quasi fosse un testo ancora abbozzato e mal rifinito. Augusto intervenne personalmente per salvare il poema, e affidò la cura del manoscritto a Vario Rufo, amico personale di Virgilio.

Virgilio divenne presto il classico di Roma. Grammatici come Giulio Igino, capo della biblioteca Palatina, si dedicarono a chiarire i punti meno chiari dell'opera. Una pleiade di poeti minori si dette a imitare i più vari aspetti della tecnica virgiliana, e una parte di questo lavoro fluì nell'Appendix Vergiliana, nel corso del I secolo d.C., nella

LA FORTUNA DI VIRGILIO

Da Valerio Probo in poi, si gettano le basi dell'esegesi virgiliana. Le ricerche dei filologi si depositano col tempo in veri e propri commentari perpetui, a uso degli studenti, di cui abbiamo:

il grande commento di Servio;

le raccolte minori di scolii;

il curioso commento retorico di

Tiberio Donato. Analoga importanza hanno le dissertazioni su Saturnalia Virgilio ospitate dai di Macrobio. MANTOVA 70 A.C. – BRINDISI 19 A.C. Venosa 65 a.C. – Roma 8 a.C. ORAZIO: VITA Quinto Orazio Flacco nacque l' 8 dicembre 65 a.C. a Venosa, al confine tra l'Apulia e la Lucania. La sua famiglia era modesta: il padre era un liberto e a Venosa possedeva una piccola proprietà. A Roma il giovane Orazio frequentò la scuola del grammatico Orbilio, ma si formò anche in Grecia, ad Atene e a Pergamo. Si arruolò nell'armata repubblicana di Bruto, ricevendo il titolo di tribuno militare e il comando di una legione. Dopo il disastro di Filippi del 42 a.C., interruppe la sua carriera militare. Tornato a Roma grazie all'amnistia (41 a.C.), perde però il fondo scriba quaestorius di Venosa, e dovette lavorare come per guadagnarsi da vivere. Intorno al 38 a.C. Virgilio e Vario lo presentano a Mecenate, del cui circolo entra a.

far parte nove mesi dopo. Nel 33 a.C.Mecenate gli dona un podere nella campagna sabina.Muore il 27 novembre 8 a.C., appena due mesi dopo la morte dell’amico Mecenate.

GLI EPODI

La produzione giambica di Orazio sembra legata alla fase giovanile della sua attivà poetica. Essa sicaratterizza per le asprezze polemiche, i toni carichi, illinguaggio poetico violento.

Il suo modello di riferimento è il poeta greco Archiloco: Epistole I, 19, 23 ss: Parios ego primus iambos / ostendi Latio,numeros animosque secutus / Archilochi, non res et agentia verbaLycamben. «Io per primo trapiantai nel Lazio i giambi del poeta diParo, seguendo i ritmi e gli spiriti di Archiloco, non gli argomenti eOrazio afferma di averle parole che perseguitavano Licambe».mutuato da Archiloco i metri e l’ispirazione aggressiva,ma non i contenuti, e in questo ribadisce l’originalitàdella sua poetica. Giambi

Altro modello importante è costituito dai di Callimaco,

importanti per la loro varietà. GLI EPODI si tratta di 17 componimenti scritti in un arco di tempo tra il 41 e il 30, e pubblicati insieme al II Satire: libro delle componimenti 1-10 sono in trimetri e dimetri giambici alternati; il componimento 11 è in trimetri giambici ed elegiambi alternati; i componimenti 12-16 sono caratterizzati dall'alternanza dell'esametro con un altro metro, per lo più trimetro; il componimento 17, non epodico, è in trimetri giambici. GLI EPODI il nome rimanda alla forma metrica: epodo è propriamente il verso più corto che segue un verso più lungo, formando con esso un distico. iambi, Orazio li chiama facendo riferimento al ritmo e al tono aggressivo tipico della poesia giambica greca. Varietà di argomenti: carmi di invettiva, epodi erotici, epodi civili, elogio della vita rustica... LE SATIRE satura tota Secondo il giudizio di Quintiliano, nostra est. Orazio indica in Lucilio

L'inventore del genere, ma non fa cenno alla satira di Ennio. A Lucilio Orazio riconosce l'elemento fondante del genere satirico: la scelta dell'esametro. Altre caratteristiche importanti delle satire di Lucilio erano il tono aggressivo e la varietà tematica: polemiche letterarie, discussioni filosofiche, questioni linguistiche o grammaticali, lettere, conversazioni. Più importante di tutti era l'elemento autobiografico.

LE SATIRE

Libro I: dedicato a Mecenate, comprende dieci componimenti. Fu pubblicato entro il 33 a.C.

Libro II: otto satire soltanto, ma la terza considerevolmente più lunga del solito (ben 328 esametri). Fu pubblicato nel 30 a.C. insieme agli Epodi.

In Orazio, l'attacco personale è sempre collegato con una intenzione di ricerca morale. Al piacere gratuito dell'aggressione, Orazio sostituisce l'esigenza di analizzare i vizi mediante l'osservazione critica e la rappresentazione comica delle

persone.Lucilio attaccava con virulenza i cittadini eminenti, ma questo non era possibile per il figliodi un liberto. Perciò Orazio guarda a un piccolomondo di irregolari: cortigiane, parassiti, artisti,imbroglioni, filosofi di strada, affaristi, popolominuto.

LE SATIRE

La morale oraziana ha le sue radici nell’educazione, nel buon senso tradizionale, ma anche nelle filosofieellenistiche, che giungono all’autore attrave

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Publisher
A.A. 2020-2021
102 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/04 Lingua e letteratura latina

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher yogapesca di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di lingua e letteratura latina e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Napoli Federico II o del prof Scienze letterarie Prof.