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Forme “preistoriche” di poesia latina sono i , formule misteriose in lingua arcaica assonanzate e
ritmate destinate a vari scopi, caratterizzate da uno stile solenne e monumentale. Rientrano in questo
genere preghiere, giuramenti, profezie, sentenze solenni: un carmen non è tale per il contenuto, ma per la
forma, che è costituita da una prosa fortemente ritmata e caratterizzata da figure di suono. Carmina
particolarmente importanti sono quello Saliare (cantato dal collegio dei Salii che portavano in processione
gli scudi sacri) e quello Arvale (inno per la purificazione dei campi).
Importanti per la produzione letteraria successiva (soprattutto per la commedia) sono alcune forme pre-
Fescennini versus
letterarie popolari, come i , delle battute volgari e oscene che venivano recitati nelle
feste rurali con funzione apotropaica.
Il Teatro Romano Arcaico
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A partire dal (prima rappresentazione di Livio Andronico) le opere sceniche conoscono una
straordinaria fioritura: tutti i poeti romani di questo periodo scrivono per la scena, le autorità statali
organizzano le rappresentazioni e i nobili proteggono gli artisti. I generi teatrali sono:
Palliata
- : genere comico di ambientazione greca
Cothurnata:
- genere tragico di ambientazione greca
Togata
- : genere comico di ambientazione romana
Praetexta
- : genere comico di ambientazione romana
Non sono da escludere influenze etrusche: in un passo di Ab urbe condita (Livio) si dice che per ingraziarsi
gli dèi durante una pestilenza furono chiamati dei danzatori etruschi che ballavano accompagnati dal flauto
e che i giovani romani imitarono integrandoli con dei motteggi.
L’occasione principale di rappresentazione delle opere teatrali era data dalle feste religiose, le più
importanti delle quali sono i ludi Romani, i ludi Megalenses, i ludi Apollinares e i ludi plebeii. I committenti
delle rappresentazioni si identificano con la nobiltà, e ciò comporta la frequente esaltazione di imprese
eroiche degli antenati e la mancanza di vere forme di critiche sociali o attacchi personali espliciti.
207 collegium scribarum histrionumque
Nel venne fondato il , segno evidente del riconoscimento delle
professioni di scrittori e attori, tuttavia il primo teatro in pietra a Roma fu costruito solo nel 55 a.C., mentre
prima esistevano solo strutture provvisorie in legno. Un aspetto fondamentale della messa in scena era
costituito dall’uso di maschere, che erano fisse per alcuni personaggi costanti in ogni commedia (il vecchio,
il giovane innamorato, la cortigiana…) e che permettevano ad un singolo attore, cambiandosi di maschera,
di interpretare più personaggi. Il mestiere di attore era praticato solo da schiavi e recava il marchio
d’infamia. Atellana
A fianco di questi generi teatrali continuava a restare in vigore l’ , un genere teatrale popolare che
prevedeva la stesura di canovacci essenziali (che prevedevano comunque maschere fisse) su cui poi gli
attori improvvisavano aggiungendo bisticci e battute nello stile dei Fescennini.
L’epica Arcaica: Livio Andronico E Nevio
Livio Andronico (Taranto 280?-Roma 200?)
Livio Andronico è considerato iniziatore della letteratura latina. Era originario di Taranto da cui giunse a
240
Roma nel 272, forse come liberto di Livio Salinatore. Nel mise in scena il primo testo drammatico a
Roma, ma la sua opera più significativa fu probabilmente la traduzione in saturni latini dell’Odissea
Odusia
( ). Nel 207 gli fu commissionato un partenio in onore di Giunone, la cui fama gli permise di
insediare il suo collegium scribarum histrionumque nel tempio di Minerva sull’Aventino.
Della sua produzione teatrale ci sono rimasti solo titoli e pochissimi frammenti: le tragedie sono legate per
lo più al ciclo troiano (Achilles, Aiax Mastigophorus, Equos Troianus, Aegisthus); mentre per le commedie
possediamo solo il titolo Gladiolus, che doveva avere come protagonista un soldato fanfarone predecessore
del Miles Gloriosus di Plauto.
Odusia
L’ ha una portata storica enorme, perché per la prima volta viene proposta una traduzione di
un’opera letteraria. In questo modo l’Odissea può essere fruibile anche dai Romani che non conoscevano il
greco e diventare un testo scolastico (Orazio racconta che a scuola dovevano impararlo a memoria). Ha una
concezione artistica della traduzione: cerca di costruire un testo fruibile come opera autonoma ma che
conservi il prestigio e la qualità artistica dell’originale. Deve creare a Roma una lingua letteraria capace di
recepire lo stile dell’epica greca, e lo fa adoperando arcaismi e formule del linguaggio religioso.
Gneo Nevio (Capua 275?-Utica 201)
La vita di Nevio fu caratterizzata da un notevole impegno politico che si riflette nei caratteri della sua opera,
Bellum Poenicum
in particolare nel , poema epico in saturni dedicato alla prima guerra punica che egli
combatté in prima persona. Nella prima parte del poema c’è un excursus sulle origini leggendarie di Roma
che la collega alla caduta di Troia, come farà poi Virgilio. Di certo il poema ha ispirazione nazionale, ma non
conviene staccarlo troppo dalla tradizione greca, in quanto si può notare come cerchi di replicare lo stile
formulare.
Anche la produzione teatrale di Nevio doveva essere cospicua: Romulus e Clastidium sono i primi titoli a noi
noti di preteste, tragedie di argomento romano. Probabilmente fu più importante la produzione comica
(Tarentilla). Probabilmente il suo teatro era molto più politicamente impegnato di quello dei suoi
successori e conteneva invettive personali: fu per un periodo incarcerato dopo essere entrato in conflitto
con la potente famiglia dei Metelli.
Plauto (Sarsina 250? – Roma 184?)
Era nativo di Sarsina, in Umbria, quindi di un’area non ancora pienamente grecizzata come Livio Andronico
e Nevio. Era un cittadino libero, anche se probabilmente non di famiglia nobile. Un codice presenta il nome
Titus Maccius Plautus, dove “Maccius” non è un tipico nome gentilizio romano, ma può essere associato al
Maccus personaggio dell’Atellana: sembra dunque che il poeta si sia dotato di un nome che alludeva al
mondo della scena comica ricalcando il sistema onomastico romano.
Fu un autore di enorme successo, infatti nel II sec. circolavano circa 130 commedie a suo nome, di cui molte
probabilmente spurie: Varrone, nel suo De comoediis Plautinis, riconosce come autentiche solo 21
commedie. Va notata la fortissima prevedibilità degli intrecci e dei “tipi umani” (il servo astuto, il vecchio,
il giovane innamorato, il lenone, la prostituta, il parassita, il soldato fanfarone) incarnati dai personaggi,
nonché la presenza di prologhi esplicativi che riassumono la trama eliminando qualsiasi colpo di scena:
l’autore non è interessato a particolari questioni di etica o psicologia.
Gli intrecci sono tutti prevedibili e riconducibili alla lotta fra due antagonisti per il possesso di un bene. La
commedia del servo
forma prediletta è quella della “ ”, infatti l’azione di conquista del bene viene
delegata a un servo ingegnoso. Si può vedere nel servo un personaggio in cui Plauto in parte si rispecchia, in
una sorta di metateatro. Il servo spesso persegue un fine legittimo ma lo ottiene con mezzi truffaldini,
creando un paradosso che sfugge alle definizioni di conformismo o anticonformismo. La Fortuna ha una
grande presenza, generalmente come alleata del servo. Un altro elemento caratterizzante è l’agnizione:
qualcuno o qualcosa ha un’identità nascosta o mentita che poi viene fortunosamente rivelata a tutti.
numeri innumeri
Per Plauto si parla di , ovvero gli infiniti metri che adopera nelle sue opere, ricreando in
latino i modelli greci. Non si può sapere bene quale sia il rapporto tra le palliate di Plauto e i modelli greci,
perché non comunica il titolo della commedia su cui si è orientato, infatti il suo pubblico non è ancora
abbastanza colto da cogliere eventuali riferimenti ai modelli greci. In ogni caso, attinge a modelli ellenistici
e non solo ad autori di primo livello.
La commedia plautina è intrisa di giochi di parole, bisticci, metafore, similitudini e doppi sensi. Viene meno
la suddivisione in atti e cambia il sistema onomastico: usa nomi greci, ma inediti.
A volte la commedia minaccia una sovversione di tutto ciò che il pubblico accetta come normale e naturale,
ma non assume direttamente come avverrà in Terenzio un valore di riflessione critica e rinnovamento della
mentalità tradizionale. Lo scioglimento tipico consiste in un “rimettere a posto le cose” in cui il pubblico
assiste alla ricomposizione dell’ordine partendo da un disordine, in modo che il quadro sociale non venga
messo in discussione.
Le principali commedie:
Amphitruo
- : Per conquistare Alcmena, Giove va a Tebe impersonando suo marito Anfitrione,
mentre Mercurio impersona il suo servo Sosia. Quando si sono introdotti nella casa i due
personaggi rientrano a casa, e infine Anfitrione si rallegra per aver gareggiato contro un dio.
Aulularia
- : Il vecchio Euclione nasconde in casa una pentola d’oro che serviva per le nozze della
figlia Fedria. La pentola sparisce ma poi si scopre che l’aveva rubata un giovane innamorato per
sposare proprio Fedria.
Cistellaria
- : un giovane innamorato non può sposare la sua amata perché di nascita illegittima, ma
poi il fato rivela la sua regolare identità e consente le nozze.
Curculio
- : è un parassita di un giovane innamorato di una cortigiana, per aiutarlo mette in scena un
raggiro ai danni di un soldato e del lenone ma alla fine si scopre che la cortigiana è libera e può
sposare chi vuole.
Menaechmi
- : Menecmo ha un fratello gemello di cui non è a conoscenza, e quando costui arriva in
città si instaurano una serie di equivoci fino all’agnizione finale.
Miles gloriosus
- : il servo Palestrione aiuta il soldato fanfarone Pirgopolinice a conquistare la
ragazza amata.
Mostellaria
- : il servo Tranione, per coprire gli amori del giovane padrone, fa credere al vecchio
Teopropide che nella sua casa ci sia un fantasma.
Pseudolus
- : lo schiavo Pseudolo riesce a spennare il lenone Ballione e a portargli via la ragazza
amata per il suo padrone
Ennio E L’Epica Fino All’Età Di Cesare
(Rudiae 239- Roma 169)
Ennio nacque a Rudiae (Puglia) nel 239 e giunse a Roma nel 204, forse portato da Catone. Nel corso della
sua vita entrò a far parte del Circolo degli Scipioni, élite culturale aperta ai temi della cultura greca.
E’ attestata una grande varietà di opere minori, come gli Hedyphagetica, opera didascalica sulla
gastronomia, e le Saturae, probabilmente con piccoli episodi autobiografici. Ci sono altri testi minori di
argomento filosofeggiante come l