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VI.
• Moralia in Iob, 35 libri, contengono una triplice esegesi, letterale, mistica e morale.
• Homiliae quadraginta in Evangelia, due libri di sermoni ricchi di dolcezza.
• Regula pastoralis, 4 libri con un autentico programma di vita e di lavoro per i vescovi.
• Dialogi, dedicati a Leandro di Siviglia, composti nel 594 sotto forma di dialogo fra l’autore e il
diacono Pietro, sono uno scritto agiografico. Essi rappresentano la volontà dell’autore di dimostrare
come la santità non sia un elemento relegato in un passato irraggiungibile, ma assolutamente
attuale, e come dunque il mondo ne sia ancora intriso, essendo attuale e concreta, attraverso i santi,
la presenza di Dio nella storia.
BEDA IL VENERABILE (672-735): figura di rilievo della cultura altomedievale inglese, Beda passa tutta la
vita senza uscire dal monastero. La sua opera nel campo dell’esegesi biblica è di divulgazione più che di
ricerca e innovazione dottrinale. Riscrive soprattutto trattati di commento alle Scritture mal conservati o
redatti, rivelandosi straordinario nelle capacità di sintesi e di chiarezza espositiva, privilegiando
l’interpretazione letterale a quella retorica.
Anche la sua produzione agiografica è rilevante:
• Vita Cuthberti: riscrive la biografia del santo, svuotata di localismi e personalismi, ma arricchita da
inserzioni teologiche e morali.
• Martyrologium: il primo martirologio “storico” del cristianesimo. Per ogni santo trattato, egli fornisce
una breve descrizione della vita e delle circostanze del martirio.
Di rilievo anche la produzione scientifico-enciclopedica, da cui traspare la “vocazione pedagogica”: dai
trattati grammaticali De metrica arte, De schematibus et tropis e De ortographia, ai De natura rerum
(piccola enciclopedia) e De ratione temporum (opera di cronologia terrena e ultraterrena).
Ma l’opera più importante di Beda è quella storica: l’Historia ecclesiastica gentis Anglorum, cinque libri
dall’arrivo di Cesare in Britannia fino al 731. Il nucleo forte è naturalmente la nascita e l’organizzazione della
Chiesa in Inghilterra, a partire dalla missione voluta da Gregorio Magno. Lo scrupolo storiografico di Beda è
di alto livello: si procura documenti (anche d’archivio) e testimonianze.
In conclusione, afferma che l’unico collante per un mondo pieno di divisioni è la Chiesa, con la cultura latina.
PAOLO DIACONO (725-799): nato da famiglia nobile longobarda in Friuli, fu storiografo alla corte di Carlo
Magno. Nel 779, dopo la caduta del regno, si ritirò a Montecassino, dove rimase fino alla morte se
escludiamo una parentesi al servizio dei franchi.
Si segnala per due opere agiografiche: la Vita beati Gregorii papae, testo asciutto e poco miracolistico in
cui il pontefice viene descritto come l’ideale del perfetto cristiano, e l’Homiliarium, raccolta di famosi
sermoni della tarda antichità e del tardo medioevo.
Ma è la produzione storiografica quella più importante: compone un’Historia romana in sedici libri, una
rielaborazione di un’opera di Eutropio con un’aggiunta fino ai tempi di Giustiniano, e l’Historia
Langobardorum, in sei libri, dalle origini mitiche del popolo germanico al 744, proprio prima del declino. Le
fonti sono solide (Beda, Gregorio di Tours, Isidoro), gli aneddoti potenti ed indimenticabili.
L’assenza inoltre di un sostrato cristiano, conferisce al testo una atmosfera laica, profana, che lo rende
davvero raro, una storia passionale, epica del suo popolo.
EGINARDO (780-840): intorno al 795 arriva alla scuola palatina di Aquisgrana, dove diede subito prova di
grande dedizione al lavoro. Ludovico il Pio lo nomina prima abate renano e poi precettore di Lotario, ma
l’addio alla vita politica di Eginardo precede i grandi scontri familiari regali.
Nell’830 scrive il suo capolavoro, la biografia di Carlo Magno: la Vita Karoli Magni. Le fonti stanno alla
base del racconto della giovinezza dell’imperatore, mentre dei suoi ultimi anni di vita è testimone oculare. Lo
stile è tratto dal modello delle Vitae Caesarum di Svetonio: classicheggiante, nessuna citazione biblica,
eliminazione di qualsiasi giudizio di valore o di commento sul personaggio.
Ne emerge un Carlo “multiforme”, la cui più grande virtù è la magnanimitas; un uomo intelligente, modesto,
energico, espertissimo nella guerra e fine politico, grande religioso.
Altra opera di Eginardo è la Translatio sanctorum Marcellini et Petri, testo agiografico in cui, traendo
spunto dal trafugamento e trasferimento delle reliquie dei due santi nell’827, se ne raccontano i miracoli
postumi.
VALAFRIDO STRABONE (809-849): precettore di Carlo il Calvo e abate di Reichenau, muore durante un
naufragio nella Loira, mentre era in missione come ambasciatore di Ludovico il Germanico.
Importante è il suo poemetto Visio Wettini, mille esametri che sono forse i primi antecedenti letterari della
Comedìa dantesca: vi si narra la visione onirica avuta dal monaco Vettino, al quale un angelo fa visitare
inferno, purgatorio e paradiso. Tra i dannati, trova anche Carlo Magno, punito per la sua lussuria.
Interessante anche il poemetto didascalico Hortulus, nel quale il poeta descrive la bellezza e la rigogliosità
della vegetazione degli orti del suo monastero (un vero e proprio trattato di erboristeria).
Poemetto agiografico di eccellente fattura è la Vita Mammae, biografia in esametri di san Mamma di
Cesarea, mentre in De imagine Tetrici si ha una svalutazione di Teodorico e della eresia ariana e
un’apologia di Ludovico il Pio.
Valafrìdo è poi autore di una cospicua produzione lirica e constatatore della decadenza degli studi.
NOTCHERO BALBULO († 912): bibliotecario e maestro nell’importante monastero svizzero di San Gallo,
chiude il secolo carolingio e inaugura il successivo. La sua importanza a livello letterario è da ascrivere alla
sistemazione più o meno definitiva del nuovo genere della sequenza (composizione poetica composta sul
vocalizzo dell’Alleluia: ad ogni nota corrisponde una sillaba).
Nell’885 mette insieme una prima raccolta di sequenze, il Liber hymnorum.
Ma anche la produzione storiografica di Notchero è degna di nota: il De gestis Karoli Magni contiene
aneddoti vivacissimi, e al suo interno elemento giocoso e moraleggiante si mescolano gradevolmente.
ALCUINO DI YORK (730-804): vero ideatore della scuola e dell’accademia palatina, Alcuino dal 782
diventa il più intimo consigliere di Carlo, e l’interprete principale della riforma degli studi voluta dal sovrano:
a lui sono dovuti i due più importanti testi legislativi sulla materia, l’Admonitio generalis e l’Epistola de
litteris colendis. In essi sono trattati temi quali la correzione dell’ortografia e della sintassi, l’unificazione
della pronuncia, la correzione dei libri, lo studio dei classici e i problemi del quadrivio.
Alcuino è un grande divulgatore più che un pensatore originale.
Fra le sue opere troviamo quelle teologiche (Adversus Felicem e Libri Carolini), quelle grammaticali (De
Grammatica, De rhetorica, De orthographia), esegetiche, agiografiche (Vita sancti Willibrordi /
Vedasti / Richerii / Martini), dottrinali (De fide sanctae et individuae Trinitatis e Liber de virtutibus et
vitiis).
La sua vocazione per la dialettica lo spinge a strutturare molte opere sotto forma di dialogo, come nel caso
del Dialogus Saxonis et Franconis, due allievi di diversa nazionalità alla scuola di Alcuino. Sono frequenti
anche i componimenti poetici, come i Versus de patribus sanctae Eboracensis ecclesiae, in 1660
esametri, che raccontano la storia della chiesa di York.
Liricità, soggettività, socialità: sono questi i tre cardini dell’attività alcuiniana.
LIUTPRANDO DA CREMONA († 972): uomo politico impegnato su vari fronti (prima al servizio di Ugo di
Provenza, poi di Berengario II del Friuli, infine di Ottone I), vive e opera a lungo in Germania, scrivendo tre
opere:
• Antapodosis, è il racconto di fatti a lui contemporanei in chiave di forte polemica contro gli avversari
politici e personali. La narrazione è ricca di aneddoti vivacissimi, se non scandalosi: i signori
settentrionali, i pontefici e i bizantini diventano personaggi grotteschi o boccacceschi, l’elemento
femminile acquista spazio ma è connotato negativamente (es: la moglie di Berengario II mette in
salvo gioielli nascondendoli nella vagina).
• Relatio de legatione Constantinopolitana, fornisce indicazioni sulla visione che l’Occidente
germanico aveva dell’impero di Bisanzio.
• De rebus gestis Ottonis Magni imperatoris, di connotazione biografica.
Liutprando ha una visione pessimistica della storia, che per lui è sostanzialmente prepotenza e
sopraffazione. La violenza è la sua chiave di lettura degli eventi. Denaro, sesso e potere sono le molle che
spingono gli uomini ad agire, e Liutprando è capace di allungarsi in aneddoti frizzanti e vivacissimi, senza al
contempo perdere di vista il filo della narrazione storica.
ROSVITA DI GANDERSHEIM (935-973): entrata ventitreenne come canonichessa nel monastero sassone
di Gandersheim, vi organizza un cenacolo di studi. Avendo come fine quello dell’elevazione spirituale,
sviluppa la conoscenza e l’amore verso la letteratura di tutti i tempi.
Scrive un poema epico-storico, i Gesta Ottonis, 1500 esametri che narrano le imprese di Ottone I di
Sassonia, ma che come afferma Bertini, “non intendono celebrare le imprese di un singolo eroe, quanto
proporre come esemplare la storia complessiva della casa di Sassonia”.
Ma l’opera per la quale Rosvita è rimasta famosa sono i cosiddetti Dialoghi drammatici. Si tratta di sei
componimenti in prosa rimata, ispirati alle commedie di Terenzio. I titoli vulgati sono: Gallicanus, Dulcitius,
Calimachus, Abraham, Paphnutius, Sapientia. Sono sei storie edificanti, che si chiudono col trionfo del
bene sul male, e che si oppongono agli argomenti immorali dell’autore pagano.
Rosvita mostra un’eccezionale attrazione per il patetico e il meraviglioso, è morbosamente attratta dalle
tentazioni della carne, e dalle crudeltà fisiche, che descrive con grande dettaglio. La dialettica moralità-
immoralità domina la scena, e a questo sono asservite delle psicologie rigidissime, praticamente simboliche.
Altro dualismo ben delineato è quello fra uomini (deboli, isterici, avidi, lussuriosi, sconfitti) e donne (caste,
devote, inflessibili, ironiche, vincenti).
GUALTIERO DI CHATILLON (1135-1203): nato presso Lilla e notaio presso la cancelleria del vescovo di
Reims, Gualtiero fu poeta epico, d’amore e di satira (contro la corruzione morale e materiale della Chiesa,
ma anche contro Federico Barbarossa, considerato un Anticristo).
La sua opera più importante è comu