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LESSICO:
Convelesco = iniziare a riprendere forza
È tipico di chi guarisce da un malattia
o
Audacia = sicurezza d’animo, temerarietà, imprudenza, eccessiva
licenzia
Quindi, audax assume il significato di eccessiva confidenza nelle
o proprie capacità
Cura = diligenza e timore nell’occuparsi di qualcosa
Nel frattempo Paride scopre di non essere un pastore:
Paris interea regis filius adgnoscitur et a puellis nymphisque cupitur.
Interea, credo, versis ad prospera fatis,
regius agnoscor per rata signa puer. 90
Laeta domus nato post tempora longa recepto est,
addit et ad festos hunc quoque Troia diem.
Utque ego te cupio, sic me cupiere puellae;
multarum votum sola tenere potes.
Nec tantum regum natae petiere ducumque, 95
sed nymphis etiam curaque amorque fui.
† Quas super Oenonen facies mutarer in orbem †
nec Priamo est a te dignior ulla nurus.
TRADUZIONE & ANALISI:
Interea, credo, versis ad prospera fatis,
regius agnoscor per rata signa puer.
Intanto, penso, poiché i fati vertono verso cose favorevoli, io vengo
riconosciuto (agnoscor) come un bimbo regale (puer regius) attraverso segni
certi/inequivocabili (per rata signa)
Laeta domus nato post tempora longa recepto est,
addit et ad festos hunc quoque Troia diem.
La casa (di Priamo) è felice per il figlio riaccolto (nato recepto) dopo lungo
tempo (post tempora longa), e Troia aggiunge (addit) a quelli festivi anche
questo giorno (hunc diem)
Paride viene riconosciuto come figlio di Ecuba e di Priamo e quel giorno
nel calendario troiano diventa festivo
Il fatto che un bambino cresciuto da dei pastori, venga riconosciuto dai
genitori da oggetti inseriti nella cesta con cui il bambino viene esposto è
un topos Poetica,
Lo stesso Aristotele, nel primo libro della in cui ci parla
o della tragedia, parla del topos della agnizione = riconoscimento
Afferma che ci sono tantissime tragedie che usano questo
l’Edipo re
topos, in primis
Utque ego te cupio, sic me cupiere puellae;
multarum votum sola tenere potes.
E come io ti desidero, così le ragazze mi desideravano; ma (sottinteso) solo tu
puoi ottenere il desiderio di molte
Grammatica:
Cupiere = sta per cupierunt
o
Nec tantum regum natae petiere ducumque,
sed nymphis etiam curaque amorque fui.
E non solamente le figlie (natae) di re e comandanti mi chiedevano, ma (in
questo caso l’avversativa c’è perché è necessari -> pone in contrapposizione le
figlie umane e le ninfe) sono stato oggetto di attenzione e di amore anche per
le ninfe
Grammatica:
Petiere = sta per petierunt
o
† Quas super Oenonen facies mutarer in orbem † VERSO CORROTTO
Così com’è non è possibile tradurlo -> il suo significato potrebbe essere:
quale aspetto/bellezza nel mondo “mutarer”
Mutarer è intraducibile -> alcuni hanno pensato si potesse
o trasformare in “mirarer” Heroides
Di tutta la produzione ovidiana, le sono quelle
Heroides,
messe peggio dal punto di vista filologico -> le che
pure ci sono state tramandate da molti manoscritti, ci sono
giunte in uno stato non ottimale
Sono un centinaio i codici che ci trasmettono il testo
Il più antico che abbiamo è del IX secolo, ma non è in
condizioni ottimali
In particolare, la XVI e la XXI epistola, hanno dei problemi
perché i versi che vanno dal 39 al 144 non sono stati
considerati da tutti i filologi come spuri
Ciò perché compaiono per la prima volta nell’edizione a
stampa del 1477, con un dicitura dell’editore: delle
Heroides ci sono dei versi che vanno aggiunti ex
antiquissimo codice
Ultimamente, però, si pensa che siano ovidiani
La più evidente prova che hanno mosso chi crede che questi
versi non siano autentici è il fatto che la XVI sia l’epistola più
lunga In realtà può darsi che l’epistola sia già lunga in origine,
perché nella XVII epistola, Elena afferma che si sono
scritti fin troppo
In questo verso c’è un riferimento proprio a questa ninfa che era
o stata la prima compagna di Paride: Enone
La V Heroides è scritta da Enone per Paride -> nella XVI
epistola Paride dice che Enone è stata “una tra le tante”,
mentre la ninfa, nella V epistola afferma che nel periodo in
cui lui era solo un pastore c’era solo lei
LEGGI LA V EPISTOLA (Enone a Paride)
nec Priamo est a te dignior ulla nurus.
Né in seguito a te nessuna nuora è più degna per Priamo
SEZIONE N°5
Paris tamen Helenam amat et classem comparat ut in Greciam
vehatur.
Sed mihi cunctarum subeunt fastidia, postquam
coniugii spes est, Tyndari, facta tui. 100
Te vigilans oculis, animo te nocte videbam,
lumina cum placido victa sopore iacent.
Quid faceres praesens, quae nondum visa placebas?
Ardebam, quamvis hic procul ignis erat.
Nec potui debere mihi spem longius istam, 105
caerulea peterem quin mea vota via.
Troia caeduntur Phrygia pineta securi
quaeque erat aequoreis utilis arbor aquis;
Ardua proceris spoliantur Gargara silvis,
innumerasque mihi longa dat Ida trabes. 110
Fundatura citas flectuntur robora naves,
texitur et costis panda carina suis.
Addimus antennas et vela sequentia malo;
accipit et pictos puppis adunca deos.
Qua tamen ipse vehar, comitata Cupidine parvo 115
sponsor coniugii stat dea picta tui.
Imposita est factae postquam manus ultima classi,
protinus Aegaeis ire iubetur aquis.
TRADUZIONE & ANALISI
Sed mihi cunctarum subeunt fastidia, postquam
coniugii spes est, Tyndari, facta tui.
Ma a me subentra la noia di tutte, dopo che, o figlia di Tindaro, si presentò la
speranza (spes) della tua unione (tui coniugii)
Lui, pur potendo avere moltissime relazioni, non è appagato da nessuna
di queste
Quindi, prime le andavano bene tutte quante -> dopo di che, le altre gli
danno noia
Te vigilans oculis, animo te nocte videbam,
lumina cum placido victa sopore iacent.
Quando ero sveglio vedevo te con gli occhi, invece di notte con la mente,
quando gli occhi (cum lumina) giacciono vinti da un tranquillo suono (placido
sopore)
Quindi, Paride dice che il giorno la vedeva con gli occhi, mentre la notte
la vedeva con la mente inoltre, usa il verbo videre all’indicativo
imperfetto, indicando un’azione continuativa
Quid faceres praesens, quae nondum visa placebas?
Ardebam, quamvis hic procul ignis erat.
Che cosa avresti potuto fare una volta presente, tu che mi piacevi ancora prima
di essere vista da me? Io ardevo d’amore, nonostante (quamvis + indicativo) il
fuoco fosse lontano (hic procul)
Si contraddice con qualcosa che ha già detto precedentemente:
precedentemente aveva detto di aver portato lui stesso la fiamma a
Sparta, mentre qui dice che il fuoco era lontano da lui (cioè a Sparta,
dov’era Elena)
Qui è presente nuovamente il lessico del “bruciare d’amore”
Nec potui debere mihi spem longius istam,
caerulea peterem quin mea vota via.
E io non potei lasciare irrealizzata per me più a lungo (longius -> comparativo
assoluto), senza che (quin) io potessi andare verso i miei desideri attraverso la
rotta per mare (via caerulea)
Troia caeduntur Phrygia pineta securi
quaeque erat aequoreis utilis arbor aquis;
Le pinete di Troia vengono tagliate (caeduntur -> tagliare, fare a pezzi) dalle
scure Frigia e ogni albero era pugile per le acque marine (aequoreis)
Grammatica:
Caeduntur = paradigma: caedo, caedis, cecidi, caesum, caedere
o
Qui parte una sezione dove Ovidio ci racconta come Paride ha
organizzato il suo viaggio:
Costruisce una flotta per dirigersi a Sparta
o
Ardua proceris spoliantur Gargara silvis,
innumerasque mihi longa dat Ida trabes.
E lo scosceso Gargaro (ardua Gargara) viene spogliato degli alti boschi
(proceris silvis) e il vasto Ida fornisce a me innumerevoli pezzi di legno (trabes)
L’insistenza con cui Paride sta dicendo che tutta la catena montuosa dell’Ida
viene rasa al suolo e vengono usati tutti gli alberi per lo scopo di creargli una
flotta è un’esagerazione
Ciò è sottolineato dal modo in cui le parole sono inserite nei versi:
107 = a-V-b-A-B (aggettivo a – verbo perno – aggettivo b – nome A
o – nome B)
108 = V-a-b-B-A
o 109 = a-b-V-A-B
o 110 = a-b-V-B-A
o
Grammatica:
Proceris silvis = complemento di privazione in ablativo
o Ardua = arduo da scalare
o
Questo elenco di azioni va avanti anche successivamente:
Fundatura citas flectuntur robora naves,
texitur et costis panda carina suis.
Il legname (robora) viene flesso (fletuntur) per dare una struttura alle navi
veloci (naves citas) e la ricurva carena (panda carina) viene connessa (texitur)
ai suoi fianchi (suis costis)
Robur = quercia -> per questo “roboris” è genitivo e dativo di VIS
(=forza)
Texo, textus, -> verbo legato alla tessitura
Anche qui abbiamo tutto un gioco di sostantivi e aggettivi
Addimus antennas et vela sequentia malo;
accipit et pictos puppis adunca deos.
Aggiungiamo gli alberi e le vele che prendono dall’albero maestro; e la poppa
adunca accoglie gli dèi dipinti (deos et pictos -> significa che alle estremità di
poppa e prua sono dipinti gli dèi, che sono bene auguranti)
Perché c’è così tanta insistenza sulla costruzione della nave?
Agli antichi questa descrizione interessa molto
Già nell’Odissea è presente la descrizione della zattera di Ulisse
o Queste descrizioni sono molto dettagliate
o
Ciò è possibile ritrovarlo anche in Catullo, nel carme 64 (tra i carme
d’Orta)
Parla delle nozze di Peleo e Teti e, attraverso un escamotage
o ingegnoso, quando arriva a raccontarci com’è fatta la coperta
nunziale, ci dice che ha dei disegni e attraverso la loro descrizione
ci parla del mito di Teseo e Arianna
È presente una cornice in cui poi si presentano 200 versi di
descrizione di questa coperta
Quello narrato da Catullo è il primo viaggio in mare ed è,
come qui, la storia di un amore ricambiato
Quindi, qui Ovidio porta un omaggio a questa tradizione, rinnovandola
Qua tamen ipse vehar, comitata Cupidine parvo
sponsor coniugii stat dea picta tui.
Ma quella su cui io stesso (ipse) verrò trasportato, si erge dipinta (picta) la
statua della dea che mi ha promesso (sponsor) l’unione con te (coniugii tui)