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Letteratura latina II - Seneca Pag. 1
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Seneca e la Filosofia

Seneca è un filosofo eclettico e asistematico. La sua filosofia accoglie teoremi e rivelazioni provenienti da dottrine opposte e discordanti ed è indissolubilmente legata alla realtà e agli eventi storici, da cui l'autore trae spunto per le sue valutazioni. Pur fondandosi sulla tradizione stoica, la filosofia di Seneca richiama motivi di derivazione socratica, epicureista e cinica, vantando addirittura dei punti di contatto con la nascente dottrina cristiana. "L'asistematicità e l'ecletticità della filosofia di Seneca hanno spinto il critico Traina a parlare di questo autore come di un uomo perennemente diviso tra la cella e il pulpito", espressione che appunto sottolinea una

tensione tra un'anima individualistica che, secondo i precetti epicureisti, spinge Seneca all'isolamento, e un'anima sociale, che appellandosi a una salda cultura stoica, lo porta a mettersi in gioco con la realtà. Quest'ultima sembra prevalere sull'altra soprattutto quando Seneca assume un ruolo determinante nella "de Tranquillitate animi" società romana, divenendo precettore di Nerone. Così, nelche "specul atque agit", egli esalta il ruolo del filosofo, colui occupandosi dello stato e della politica e "temprando lo scettro ai regnatori" anche a costo di compromettere il suo equilibrio interiore. In quest'ottica si giustifica dunque la scelta di una "filosofia militante", che avvalendosi della scrittura e caricandosi di una valenza etica e cosmopolita, può trasmettere i propri precetti alla folla e guidare il cambiamento in positivo della società.

Seneca e la politica

Le più remote riflessioni di Seneca sul potere politico sono contenute nel De ira, in implicito riferimento all'imperatore Claudio, condanna l'ira invocando la cui egli, in moderazione e il controllo degli impulsi più spontanei. Nell'Apokolokyntosis, poi, Seneca condanna l'eccessiva tirannia di Claudio nel gestire lo stato, immaginando che l'imperatore, dopo la sua morte, venisse spedito agli inferi e qui diventasse schiavo dei suoi stessi liberti. È il De Clementia, tuttavia, l'opera che più riflette il pensiero politico di Seneca. Riferendosi implicitamente a Nerone, suo protetto, alla clementia, ovvero all'autolimitazione, che non proviene da Seneca lo invita limitazioni esterne, ma è spontanea e si realizza nell'esclusivo obiettivo della pax sociale. La clementia viene dunque opposta all'autocrazia e alla tirannia e viene concepita quale la forma più nobile di scelta governativa: spetta dunque al

Filosofo Garantire che la clementia non sia episodica, attraverso un responsabile intervento nella vita pubblica e un ragionevole ricorso alla "filosofia limitante", punto di partenza per lo sviluppo della società e garanzia del rispetto delle prerogative sociali, politiche e governative da parte dell'imperatore. Seneca e la società Nell'Epistola 48, 2, Seneca si rivolge a Lucilio dicendo: "È necessario che tu viva" per gli altri se vuoi vivere per te stesso. Questa affermazione epigrafica sta alla base della concezione che Seneca elabora a proposito del rapporto tra uomo e società. Partendo dal presupposto che l'uomo nasce libero e che spontaneamente si unisce agli altri uomini in una società che si configura quale la condizione possibilitante per la vita degli esseri umani, Seneca propone un'etica comportamentale volta al reciproco sostegno, riprendendo dunque la celebre massima terenziana: Homo sum, humani nihil a me alienum puto.

alienum puto. In quest'ottica si giustifica dunque, sulla scia di Petronio, la critica alla schiavitù, che si pone in linea di un uguaglianza aprioristica e che, tuttavia, si realizza esclusivamente nell'esortazione a stabilire rapporti più armonici e confidenziali con gli schiavi, e la critica alla società classista che ritiene che la virtù sia un privilegio sociale o familiare, a cui Seneca risiede nell'anima dei singoli, indipendentemente dal ceto di appartenenza e dalla grandezza degli antenati. Paradossale è, invece, il concetto che Seneca ha della folla. Secondo il filosofo romano, infatti, questa va rifuggita laddove conduce all'eccesso e all'immoralità ed in questo, l'autore romano sembra quasi anticipare un tema caro dell'esistenzialismo di Sartre, scrittore francese del 20 secolo che, sulla scia di Seneca,

sulla convinzione che la chiarezza e la semplicità del linguaggio siano fondamentali per comunicare efficacemente i concetti filosofici. Seneca ritiene che la filosofia debba essere accessibile a tutti e che il linguaggio complesso e artificioso possa ostacolare la comprensione del messaggio. Pertanto, egli adotta uno stile diretto e senza fronzoli, privilegiando la trasmissione del contenuto filosofico rispetto alla forma estetica del testo. La scelta di rivolgersi a Lucilio, un amico e allievo di Seneca, è significativa. Seneca invita Lucilio a ritirarsi dalla folla e a cercare la propria interiorità, sottolineando l'importanza di rifugiarsi nella propria anima per trovare il senso di comunanza con l'intera umanità. Questo invito riflette la complessità psicologica dell'autore e la sua ricerca di una dimensione interiore che vada oltre le influenze esterne. In conclusione, Seneca adotta uno stile semplice e chiaro nella sua scrittura filosofica, con l'obiettivo di educare e comunicare efficacemente i suoi messaggi. La sua scelta di rivolgersi a Lucilio e di sottolineare l'importanza dell'intimità interiore evidenzia la sua complessità psicologica e la sua ricerca di un senso di comunanza con l'umanità.dunque sul ricorso alle Sententiae, ovvero ad espressioni coincise e perentorie che, unite a una struttura paratattica e a un linguaggio "inlaboratus et facilis", si prestano ad offrire notevole efficacia al dramma della condizione umana. Tale scelta giustifica altresì il ricorso alle variationes, ovvero ai continui cambi stilistico-tematici caratteristici delle opere filosofiche, intervallati da Fulmen in clausola, chiusure epigrafiche che riprendono in poche parole il motivo principale del messaggio filosofico: il tutto nell'esemplare ricorso a una tecnica divisionista che, generando una serie di choc assortiti con la varietà di paradossi, antitesi, interrogative e epigrafi, manifesta l'instabilità psicologica dell'uomo-filosofo e le continue variazioni del suo animo. Seneca e il mondo tragico Il teatro tragico di Seneca è un completo capovolgimento dei valori delle sue opere filosofiche: in esso ogni uomo appare vinto dalle passioni.anche quelle più basse, quasi come se fosse spinto in un incessante turbine verso il male più profondo. La filosofia e la dottrina stoica alimentano in questo modo le tragedie, mostrando sotto l'ira e il forma di exempla, i conflitti interiori dell'uomo tra la passione, che genera furor, sentimenti, questi, capaci di generare una forza invincibile che porta irrimediabilmente al male, e la ragione, il logos, incapace di frenare gli istinti dell'uomo e dunque totalmente impotente nei confronti dei devastanti impulsi umani. Il conflitto tra bene e male, dall'interno della psiche umana, assume una forma universale, diventando paradigma dell'intera condizione umana. Seneca, che nelle altre sue opere adoperava il linguaggio razionale per consigliare all'uomo quali valori seguire, ora sembra volerlo ammonire mostrandogli a che livello di degenerazione possa arrivare. E' sempre presente, tuttavia, nel mondo tragico di Seneca, la ratio, che ricorre per

lo più in situazioni o personaggi di secondo piano e che si oppone al furor delle passioni umane: essa tuttavia, finisce col ridursi a semplice parametro valutativo, evidenziando ancor più, mediante una sorta di processo inverso, le atrocità e i misfatti delle tragedie.

Seneca tragediografo

Le tragedie cothurnatae (ovvero di modello greco) di Seneca sono le uniche tragedie latine ad esserci pervenute in forma non frammentaria. Sono particolarmente indicative come documento della ripresa del teatro antico tragico nel mondo latino, rappresentano infatti il punto di arrivo della cosiddetta "tragedia retorica". Dopo i tentativi inutili di promuovere questo genere in età augustea, nella successiva età giulio-claudia (27 a.C./68 d.C.) e nella prima età flavia (69 d.C./96 d.C.) gli intellettuali ricorsero alla tragedia per esprimere la propria opposizione al regime (la preferenza della democrazia rispetto alla tirannide è argomento comune di

moltetragedie greche).Le tragedie di Seneca sembra fossero destinate soprattutto alla lettura, anche se ciò non escludeva una possibile, seppur molto macchinosa, rappresentazione scenica. La lettura in pubblico presupponeva una maggiore importanza data alla narrazione dei sentimenti dei personaggi e ai dialoghi sofistici: la tragedia assumeva così forti toni di espressionismo verbale a discapito delle azioni vere e proprie.

Il teatro tragico di Seneca è un completo capovolgimento dei valori delle sue opere filosofiche: in esso ogni uomo appare vinto dalle passioni, anche quelle più basse, quasi come se fosse spinto in un incessante turbine verso il male più profondo. La filosofia e la dottrina stoica alimentano in questo modo le tragedie, mostrando sotto forma di exempla i conflitti interiori dell'uomo tra passione, vista come forza invincibile che porta irrimediabilmente al male, e ragione, incapace di frenare gli istinti dell'uomo. Il conflitto tra

bene e male, dall'interno della psiche umana, assume una forma universale, diventando paradigma dell'intera condizione umana. Seneca, che nelle altre sue opere adoperava il linguaggio razionale per consigliare all'uomo quali valori seguire, ora sembra volerlo ammonire mostrandogli a che livello di degenerazione possa arrivare. Appaiono spesso scene macabre, raccontate con minuziosità maniacale. I toni sono il più delle volte cupi e le situazioni atroci, al limite dell'orrore. Assume anche parecchia importanza la retorica, volta ad esaltare il pathos di ogni situazione con sentenze isolate e di grande rilievo. La tensione drammatica è ottenuta infine tramite lunghe digressioni che sembrano isolare le singole scene come quadri a sé stanti. La Struttura delle Tragedie - Tragedia in 5 atti - Atto I: Prologo. Recitato da uno o due personaggi - Coro. Separa i restanti cinque atti. Ha una funzione ridotta rispetto alla tradizione: non è se
Dettagli
A.A. 2012-2013
5 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/04 Lingua e letteratura latina

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher foreveryoung1993 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura latina 2 e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Napoli Federico II o del prof Squillante Marisa.