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Il Vergil di Klingner1967
Il Vergil di Klingner1967 raccoglie e riordina molti lavori sulle bucoliche georgiche e eneide. Il libro coronò una vita di studi dedicati a V. e forse per questo è un libro disorganico in cui partidiverse hanno diverse premesse e disposizioni mentali.
Per K. La forma e l'arte di V. sono espressione di immagine del suo modo di essere, del suo carattere morale, la forma poetica e la sua unità si spiega con la coerenza delle idee e dei sentimenti e con la loro energia ordinatrice e non con la sapienza tecnica. L'interpretazione condotta sul sentimento della vita e sulle idee religiose nella poesia non era un metodo nuovo in sé, ma nuovo nella critica virgiliana.
Si propone oltre all'apprezzamento della bellezza poetica, estetica, la scoperta ed il commento dei valori spirituali universali, primo fra tutti il valore della vita come idea di completezza e totalità.
Per K. Le Bucoliche sono l'idealizzazione della vita estetica, l'immagine
della pace dell'anima. La felice solitudine pastorale e la musica appaiono l'unica salvezza dalle fatiche e dal dolore del mondo. Il processo di trasformazione dei valori dell'arte in valori della vita è più deciso e maturo nelle Georgiche. Il soggetto del poema non sta nei pratici insegnamenti di agricoltura, si scopre un'immagine del mondo e dell'esistenza. Nelle Georgiche l'antitesi fra sventura e salvezza che era nelle Bucoliche è trasferita in una più vasta considerazione della vicenda cosmica di morte e di vita, di distruzione e fecondità. Per K. L'Eneide è il culmine della creatività di Virgilio perché in essa il rapporto con la storia tanto problematico nelle Bucoliche è padroneggiato. Senza rinunciare a nulla dell'epica romana l'ha mutata nell'intimo. Broch -> La morte di Virgilio -> tentativo di esplorare la coscienza di un genio morente. V. sente dimorire perché il suogenio ha esaltato un presente effimero. V. è qui un eroe dell'attesa, un profeta che ignora il futuro ma religiosamente lo attende e adesso sacrifica sé e la sua opera. Vrucuare l'Eneide! → il comando che viene a Virgilio dal futuro, non perché è imperfetto o incompiuto, ma perché è senza amore e senza religione della morte. Resta al di qua del mondo illusorio delle parole parziali. La scissione fra poetica e verità è sentita come colpa e dolore. L'INTERPRETAZIONE SIMBOLISTA E STRUTTURALE Alla fine della guerra le coscienze turbate vollero leggervi le loro stesse convinzioni sui tragici contrasti della storia e sul male del mondo. Non sono pensieri certamente espliciti nelle opere di V e per questo la filosofia negativa fu letta per simboli. La tendenza fu avviata da Poschl nel 1950 soprattutto dopo la traduzione americana del '62. In Italia ciò fu ricevuto con diffidenza e ostilità. Intorno al Virgiliodi Broch tutto parla, ogni oggetto, ogni gesto dice se stesso e altro, avverte,evoca, minaccia.
Il lavoro di Poschl si divide in 3 parti, Motivi fondamentali, Le figure principali e Principi artistici.
E' l'effige simbolica di una convinzione politica nazionale e filosofica: l'impero romano e la pace instaurata da Augusto sono la conclusione di uno scontro fra le forze cosmiche e in terra fra opposte volontà umane.
I suoi pensieri non sono espliciti ma si manifestano per simboli. X P il giudizio che V dà alla storia del mondo romano è positivo e si riconosce nei simboli miticieroici.
Per P. il carattere narrativo di Turno è quello di figura tragica, è un nobile valoroso spinto in rovina da forze superiori a lui. E' giovane bello e prode, un eroe, ma tradisce se stesso. E' una colpa, ma per P. Virgilio lo considera un colpevole innocente.
Nell'analisi strutturale il carattere individuale è privo d'importanza.
Perché il significato non è in sé ma si ottiene dalla posizione del significante e dalla combinazione dei significati. Il modello sociale inconscio è fondamentale rispetto al dato, il posto occupato è fondamentale rispetto a ciò che occupa. Strutturale è l'esegesi che presuppone come antecedente primario dell'opera non un soggetto, ma una contestualità oggettiva.
I 2 lavori di Buchheit su V studiano le idee del nazionalismo romano e le forme generali della cultura nell'età cesariana-augustea e con esse interpretano le Georgiche e L'Eneide. Per lui Giunone è un elemento narrativo e ideologico principale, perché nel suo odio e la riappacificazione si vedono la tenacia di Roma. Nel primo libro si accenna al perdono di Giunone e quindi anticipa il poema, lavora quindi come un tragediografo attico che anticipa, interessato al fatto che il pubblico, conoscendo la storia, si interessi al modo in cui viene.
raccontata. Sostiene che V insistendo sull'origine italica del progenitore dei troiani → Dardano, vuole consolidare il mito della coscienza nazionale; è un ritorno a casa non un esilio. L'opposizione fra Cartagine e Roma è l'altro tema con il quale V ha esaltato Roma e la sua missione. Otis → il problema dei critici V è quello di essere nella via media tra il solo attaccamento al significato letterale e la tendenza a trovare significati nascosti e corrispondenze numeriche. Il problema è trovare quel che è là, trovare simboli autentici. Per Otis tutta la poesia di V. è augustea dalle B. all'Eneide e addirittura per lui sembrano i suoi convincimenti più sicuri nelle Bucoliche che nell'Eneide, il cui contenuto tenderebbe più a un'immagine generale dell'esistenza. Otis dice che V non ebbe modelli x il suo lavoro, comprese che i caratteri omerici non erano più utilizzabili. AvevaRinnovato il contenuto e insieme lo stile per non risultare goffo. Troviamo 2 aspetti principali: la simpathy → la partecipazione e L'empatia → l'empatia, l'immedesimazione. Nel suo lavoro fa difetto il vero senso storico cioè proprio quell'elemento che nelle intenzioni dell'autore doveva costituire il nuovo punto di vista per definire i caratteri originali e moderni dell'arte di V.
LA SCUOLA DI HARVARD
La sua esegesi è amara e pessimistica. Vi sarebbe il dualismo fra un'apparenza → tono romano e augusteo e una sostanza → la coscienza del dolore umano. Il sacrificio di spirito e di vite che il processo politico richiede non troverebbe mai una giustificazione, non sono quindi le sue opere della speranza, ma del dubbio assoluto, non ripensamenti della storia ma accuse. Una sconfitta dell'individuo di fronte alla storia. Il più eloquente dei segni di questo contrasto è nella morte di Turno; cancella la
soggettività creante non è percorribile. È SUPERFLUO CERCARE LE RADICI UMANE DELL'INVENZIONE POETICA. La Penna → LE INTERPRETAZIONI. La tecnica epica di Virgilio Heinze Didone. Virgilio ha desunto l'esito tragico dell'amore di Didone dal suo predecessore → Nevio, ma ne ha desunto la semplice ossatura; lo svolgimento è opera sua. In nessun'altra parte della sua epopea egli si è allontanato da Omero più di questa → descrizione dell'amore capace di riempire di sé e di distruggere la vita. Il poema di Didone è certamente imparentato con l'epillio. Innumerevoli volte in tutti i generi di poesia e di stile i poeti greci avevano cantato la storia di una donna abbandonata → ma è stata la tragedia a dargli il prototipo del personaggio → Medea. Il poeta non narra sentimenti, ma lascia che sia l'eroina stessa ad esprimerli. Quando capisce che tutto è finito lo congeda con odio sprezzante;
questo schermo non resiste a lungo, quando si iniziano i preparativi della partenza il suo orgoglio crolla. Si abbassa all'umiltà e implora un breve rinvio per non dover soccombere al dolore della separazione. La morte è l'unica via di uscita dalla sofferenza. Alla vista dei muti testimoni della sua breve felicità ritrova la calma sublime della rinuncia e fa i suoi conti con la vita: nella piena coscienza della propria grandezza e della sua profonda caduta esce dalla vita, irriconciliata con il suo uccisore, ma conciliata con la morte.
V ha cercato di evitare o di mascherare la monotonia del monologo; la confessione del suo amore è fatta da Didone alla sorella. Le considerazioni che portano all'irrevocabile decisione non vengono introdotte con monologo, ma riferiscono i suoi pensieri.
Didone è l'immagine ideale di una donna eroica come le concepiva V, perciò andava caratterizzata soprattutto in forma negativa, dalla sua persona.
è tenuto lontano ogni tratto fanciullesco, ingenuo, timido, ogni meschinità