vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
GAIO VALERIO CATULLO E I NEOTEROI
Catullo nasce a Verona attorno all’84 a.C. Egli è considerato il maggior
esponente del movimento poetico detto dei neòteroi, o poetae novi: questa
definizione fu data loro da Cicerone, il quale vedeva dava a questa nuova
corrente poetica una accezione negativa, dato il gusto prettamente
ellenizzante dei loro componimenti. La poesia neoterica è sostanzialmente
rivolta ad un pubblico di èlite, nobile non solo per il ceto ma soprattutto
d’animo.
L’opera di Catullo è legata ad alcuni argomenti principali, tra cui spicca
l’amore per la nobildonna Clodia, che egli chiama Lesbia nelle sue poesie.
Il Liber è costituito da 116 carmina, distinti in tre gruppi tipologici.
I carmi dal 1 al 60 sono quelli che Catullo definisce nugae, cioè
“sciocchezze”: si tratta di brevi componimenti polimetri che hanno come
argomento principale l’amore per Lesbia. Le poesia non sono disposte
secondo l’ordine cronologico in cui sono stati composti, ma sono collocati in
modo da raccontare la loro storia d’amore: il primo incontro (carme 51),
l’amore felice (carmi 2 e 3 sul passero di Lesbia e carmi 5 e 7, da mihi basia
mille), il loro giuramento di amore e fedeltà (carmi 70, 72 e 109); seguono
quindi i carmi sulla gelosia di Catullo attraverso invettive contro i suoi rivali e
contro la stessa Clodia (42), fino alla fine della loro storia.
Altri argomenti trattati in questo nucleo di componimenti sono le dediche ai
suoi amici, ad alcune famose etere di quegli anni e ad un giovinetto da lui
amato, Giovenzio.
I carmi dal 61 al 68 sono detti carmina docta: sono componimenti più ampi e
anch’essi polimetri. I carmi 61, 62 e 64 riguardano il matrimonio: sono
rispettivamente un epitalamio per due amici, un canto amebeo e la
narrazione delle nozze di Peleo e Teti, sotto forma di epillio (piccolo poema
epico) dal quale poi ne approfitta per raccontate il mito di Arianna
abbandonata.
Nel carme 63, Attis, narra sotto forma il mito dell’innamoramento della dea
Cibele per il giovinetto Attis.
I carmi 65 e 66 sono rispettivamente una introduzione e traduzione della
“Chioma di Berenice” del poeta greco Callimaco, in distici elegiaci.
Il carme 67 è un paraklausityron, un “lamento”, una sorta di serenata davanti
alla porta dell’amata.
Il carme 68 è una sorta di narrazione dei momenti più importanti della sua
vita, frammezzati dalla narrazione di alcuni miti.
L’ultimo nucleo di carmi, dal 69 al 116, è composto esclusivamente in distici
elegiaci e riprende gli stessi temi delle nugae.
Catullo muore a soli 30 anni a Roma nel 54 a.C.
POESIA ELEGIACA
L’opera di Catullo è stata di ispirazione a molti autori a lui successivi,
generando la nascita di un nuovo genere poetico, quello dell’elegia.
Si tratta di poesie d’amore composte esclusivamente in distici elegiaci e con
una lunghezza dai 25 agli 80 versi. Al tema amoroso i poeti elegiaci
aggiungono anche il tema mitologico, in quanto essi sostengono che la
riflessione sull’amore sia debitrice della filosofia per meglio comprendere la
situazione in cui si trova l’amante: il mito ha una funzione paradigmatica.
I primi libri di elegie compaiono nel 31 a.C., opera dei poeti Sesto Properzio
e Albio Tibullo.
Sesto Properzio era un proprietario terriero originario di Assisi ma educato a
Roma. La sua opera è composta da 4 libri di elegie: nel primo, Monobiblos,
egli si descrive come l’amante giovane e inesperto di Cinzia, una etera ricca,
bella e avida ma colta. la figura dell’amante è quella del servus amoris, quindi
in una condizione passiva che si lamenta dei tradimenti di Cinzia ma non
reagisce.
Il libro ebbe un notevole successo tanto che Properzio entrò a far parte del
neonato circolo di Mecenate, principe turco amico di del princeps Augusto. In
questo periodo Properzio compone una serie di elegie dedicate ad Augusto
che confluiscono nel secondo libro: in uno dei carmi compare una recusatio in
cui il poeta si scusa di non essere bravo nello scrivere poesie che non trattino
il tema d’amore.
A questo seguono altri due libri: nel quarto in particolare compaiono 7 elegie
a tema politico in lode di Augusto, ma anche componimenti dedicati a Cinzia,
ormai morta.
Albio Tibullo nacque a Gabii da una famiglia di rango equestre. La sua
opera è dedicata ad una donna sposata ma che aveva vari amanti, Delia,
donna amante della vita di campagna e che condivide col poeta l’aspirazione
ad una vita semplice.
Nel secondo libro della sua opera compare un’altra donna, Nemesi, amante
al contrario della vita mondana.
Nell’opera di Tibullo è confluito un terzo libro composto in realtà da carmi di
altri letterati del circolo di Messalla Corvino, di cui il poeta faceva parte, tra cui
una poetessa, Sulpicia: suoi sono le brevi poesie dedicate al giovane amante
Cerinto e al loro amore felice.
PUBLIO OVIDIO NASONE
Il principale esponente del genere elegiaco è stato Ovidio, nato a Sulmona e
vissuto a cavallo dei regni di Augusto e Tiberio. Entra a far parte del circolo di
Messalla Corvino e compone molte complesse opere a tema amoroso.
La prima sono gli Amores, una raccolta di elegie dedicate ad un personaggio
fittizio, Corinna. Ovidio introduce una figura maschile nuova, quella
dell’amante che si concede a più donne. Gli Amores dunque introducono già
degli elementi innovativi che ritroviamo anche in altre opere del poeta.
Nelle Heroides ad esempio riprende il genere epistolare: il libro è composto
da lettere scritte dalle eroine del mito verso i loro amanti. Le epistole hanno
toni fortemente patetici, cantano la lontananza e l’abbandono.
L’originalità di Ovidio è visibile dei Medicamina faciei, un poemetto in cui dà
consigli di cosmesi, e i Remedia amoris, in cui invece dà consigli su come
calmare il dolore per i tradimenti dell’amata.
Una delle sue opere principali à l’Ars amatoria, poema didascalico in tre libri
in cui si presenta come maestro d’amore. Ovidio nel primo libro insegna
come conquistare una donna (i luoghi, le tecniche di approccio, come vestirsi,
ecc..); nel secondo libro spiega come mantenere stabile la relazione; nel
terzo libro si rivolge direttamente alle donne, insegnando come sedurre un
uomo, come truccarsi e atteggiarsi.
L’opera non fu assolutamente gradita da Augusto, che proprio in quegli anni
stava emanando delle leggi sulla moralizzazione dei costumi.
Ovidio di conseguenza decise di dedicarsi ad un nuovo genere, quello del
poema didascalico: compone infatti le Metamorfosi, in cui sono narrate varie
storie prese dal mito, ponendo comunque al centro l’amore come tema
fondamentale.
Le sue ultime opere sono i Fasti, i Tristia e le Epistulae ex Ponto.
I Fasti, progettati per essere 12 libri, sono un elenco delle festività romane,
con la spiegazione delle loro origini, e organizzate mese per mese; Ovidio
non riuscì mai a completare l’opera perché fu condannato all’esilio a Tomi,
forse per una relazione con la figlia di Augusto.
Cercò dunque di farsi perdonare componendo i Tristia, 5 libri di elegie, in cui
racconta la sua disperazione e la nostalgia di Roma, e le Epistulae ex Ponto,
lettere in forma poetica in cui descrive la vita, la natura e le popolazioni del
luogo.
Ovidio non riuscì mai a far ritorno a Roma ma morì a Tomi in solitudine nel 18
d.C.
PUBLIO VIRGILIO MARONE
Virgilio nasce in un villaggio vicino Mantova nel 70 a.C. La sua famiglia si era
arricchita grazie all’apicoltura, e infatti tutte le sue opere sono pervase da un
forte amore per la vita in campagna.
La sua prima opera, pubblicata nel 48 a.C., sono le Bucoliche, o Ecloghe, un
genere sconosciuto a Roma e che si ispira alla poesia del greco Teocrito:
compare la descrizione di una natura intatta in cui si vive serenamente.
Virgilio adatta questo genere alla mentalità romana; l’opera è composta da 10
ecloghe, ognuna lunga tra gli 80 e i 100 versi.
Il tema pastorale è sviluppato nelle ecloghe 1 e 9, dove compare la figura del
contadino che ha perso le sue terre, immagine ispirata dal fatto che Virgilio
subì la confisca delle proprie terre. Se nelle ecloga 1 abbiamo un dialogo tra
due contadini che discutono sulla confisca, nelle ecloga 9 la perdita è
definitiva: è un riferimento alle confische attuate da Antonio.
Gli altri componimenti mostrano la natura arcadica, gli amori, le gare di canto:
nella ecloga 6 i pastorelli trovano un satiro, lo fanno ubriacare e lo legano, poi
lo costringono a cantare un poemetto astronomico. Nella ecloga 4 compare
una profezia cantata che narra l’imminente nascita di un fanciullo che
avrebbe portato l’età dell’oro: è una simbologia orientale che non si riferisce
ad un personaggio reale. Nella ecloga 10 c’è un dialogo tra l’amico poeta
Cornelio Gallo, il quale difende la poesia elegiaca, e Virgilio che invece
difende il genere bucolico.
Nel 37 a.C. Virgilio entra nel circolo di Mecenate e gli viene commissionato
un poema didascalico sull’agricoltura. Compone le Georgiche, in 4 libri, in cui
si esorta il ritorno all’attività agricola. In quest’opera Virgilio esalta il lavoro dei
campi mostrandolo come idilliaco e gioioso; riempie la narrazione con
digressioni ed episodi della storia passata. Il quarto libro in particolare è
completamente dedicato all’apicoltura.
L’opera maggiore e più nota di Virgilio è l’Eneide, poema epico - mitologico di
fondazione sul modello dell’epica omerica. L’Eneide è in 12 libri e ha come
protagonista Enea, principe troiano fuggito da Ilio con la missione di rifondare
Troia. Il personaggio di Enea è un eroe positivo che nell’ottica virgiliana
incarna Augusto. L’opera è organizzata allo stesso modo dell’Odissea: i primi
sei libri narrano le peregrinazioni dell’eroe alla ricerca del luogo di
fondazione, che gli viene rivelato a poco a poco attraverso varie profezie. La
narrazione inizia in medias res, quando Enea è nel bel mezzo di una
tempesta. In particolare, tra le vicende narrate vi è l’Ilioupersis ( la distruzione
di Troia) nel secondo libro; l’amore tra Enea e Didone, regina di Cartagine,
nel IV libro.
Nel VII libro Enea interroga la Sibilla cumana e trova il bastone d’oro con cui
si spalancano le porte dell’Aldilà, collocate nei pressi del lago Averno, e qui
incontra lo spirito del padre, che gli mostra la futura Roma e i suoi eroi, tra cui
Augusto e Cesare. Nello stesso libro l’eroe arriva finalmente nel Lazio, nei
libri dal VII al XII combatte e sconfigge i r