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TESTI.
In Terenzio i pensieri e le parole sono più importanti delle azioni, la parola qui non è
dominata da ricchezza verbale o stilistica ma rende turbamenti ed emozioni, vincola
un messaggio morale o pedagogico, visione del mondo (vedi uso del monologo).
Da maschere a uomini, continuano a comparire personaggi tipici della palliata, ma
vengo resi più verosimili, uomini con i loro limiti e i loro punti di vista, c’è
un’evoluzione psicologica che li umanizza: T1 Il giovane innamorato, in conflitto con la
figura paterna (Andria, Panfilo si esprime in un monologo contro il padre che non gli
permette di sposare Glicerio e poi in un dialogo con l’ancella di lei Miside, se la prende
con la dispoticità dei padri nonostante provi gratitudine, amore interiorizzato; I
matrimoni combinati a pag.163, passaggio da potestas del padre a quella del marito
con vari riti, per Terenzio il matrimonio deve essere un’unione libera tra due persone
legate da vincolo di affetto); T2 Un vecchio progressista Micione (Adelphoe, prologo
iniziale di Micione che discute rapporti tra padre-figlio per l’educazione, suo figlio
Eschino e fratello ed educatore-rivale Demea, contrapposizione otium-negotium e
città-campagna); T3 Un parassita “contaminato” Gnatone (Eunuchus, parassita avido e
scroccone, adulatore di professione che rende omaggio ai personaggi plautini).
Educare i giovani, un dibattito acceso, l’Heautontimorùmenos e gli Adelphoe trattano
quest’argomento e l’Andria contiene una lunga digressione sui metodi educativi,
disputa tra modello improntato a mos maiorum o più ellenizzante e liberale: T4 Padri
contro figli, il pentimento di Menedemo (Heautontimorùmenos, il senex Menedemo ha
seguito modello tradizionale nell’educare il figlio Clinia che però si è allontanato, lui
pentito ne parla con il vicino Cremete che si interessa per pura solidarietà umana, qui
compare espressione Homo sum, humani nihil a me alieno puto, qui viene attaccata
l’idea di proporre se stessi come modello per i figli mentre per Terenzio è preferibile
un’educazione più liberale, natura umana essenzialmente buona e norme
universalmente valide devono essere rapportate al singolo individuo, già in Aristofane
e Menandro riflettevano in commedia di pedagogia); T5 La società si evolve, modelli
educativi a confronto (Adelphoe, scontro tra i due padri, tradizionalista Demea e
progressista Micione, binomio campagna-moralità e difesa da parte di Micione
dell’adulescens); testo-verifica Le riflessioni di un padre deluso (Adelphoe, Demea
riflette inaspettato e radicale cambiamento dopo litigio con fratello Micione
convertendosi a modello educativo moderno e urbano del fratello scapolo).
Pluralità di modelli e imprevedibilità di intrecci, contaminatio è prassi di introdurre
all’interno del canovaccio narrativo prescelto elementi da una seconda commedia,
espressa soprattutto nei prologhi: T6 In difesa della contaminatio (Andria, nel prologo
risponde all’accusa di contaminatio intentatagli da Luscio Lanuvino ricorrendo alla
grande tradizione della palliata con Nevio, Plauto e Ennio e accusa di non esser il vero
autore delle sue commedie e di mancare di vis comica); T7 Il dialogo, motore
dell’azione drammatica (Heautontimorùmenos, nel prologo si difende da accusa di
esser prestanome degli Scipioni, contrapposizione tra teatro d’azione e commedia
stataria, dichiarazione di poetica dell’autore).
Hecyra è la commedia di Terenzio con destino più tormentato, rappresentata la prima
volta nel 165 e la seconda nel 160 le furono preferiti spettacoli circensi, solo la terza
volta (sempre nel 160) ebbe successo, modellata sull’omonima commedia di
Apollodoro di Caristo contaminata con l’Arbitrato di Menandro. Parmenone, servo del
giovane Panfilo, racconta a Filotide l’antefatto, il padrone è innamorato di una
cortigiana, Bacchide, ma è stato spinto dal padre a sposare Filumena della quale però
poco a poco si innamora, questa discute con la suocera Sostrata chereagisce
debolmente alle accuse e prova ad aiutare i giovani, Filumena aspetta un figlio frutto
di una violenza, si scopre poi che il padre è lo stesso Panfilo grazie al riconoscimento di
un anello strappato alla fanciulla e poi donato a Bacchide nel lasciarla. Questa
commedia demolisce i luoghi comuni (ad es. la suocera non cerca di contrastare la
nuora), c’è incomunicabilità tra personaggi e concede poco spazio a comicità, motivo
del suo insuccesso. T8 In difesa della commedia e del suo autore (il prologo della
seconda edizione presenta la commedia in breve, quello della terza rivendica il diritto
del poeta di sperimentare forme artistiche non convenzionali, pronunciato dall’attore
Ambivio Turpione che si riferisce anche a insuccessi precedenti di Cecilio Stazio e
Terenzio attribuiti alla sorte, prologo e peroratio da tribunale), T9 Humanitas e
pregiudizio, Sostrata e Lachete (Lachete accusa moglie Sostrata di essere responsabile
dell’allontanamento di Filumena dal figlio Panfilo, carattere remissivo di questa
anticonvenzionale matrona romana che si rivolge con dolcezza ad un marito
aggressivo, ottusità contro bontà, alla ricerca della colpa, staticità di dialoghi e
humanitas di Sostrata, ogni personaggio si esprime in uno stile a lui appropriato), T10
Il pathos, la solitudine di Panfilo (Panfilo esprime in un monologo i suoi cambi d’umore
dopo aver scoperto della gravidanza di Filumena e riferisce discorso della suocera
Mirrina, noon è semplice resoconto del messaggero e c’è riflessione su dinamiche
psicologiche), T11 Sostrata, un paradigma di dignità (Sostrata comunica al figli odi
volersi ritirare in campagna per non essere di troppo, capace dei più nobili sentimenti
per salvare propria onorabilità e rassegnata di fronte a pregiudizi di cui è vittima, non
coincide con la maschera e ha un precedente nella Nausistrata del Phormio), T12
Bacchide, una cortigiana “nobile” (la cortigiana rievoca notte in cui Panfilo le racconta
sconvolto di aver violentato donna e narra del riconoscimento dell’anello di Mirrina che
preannuncia riconciliazione finale, il tutto filtrato dal punto di vista dell’io narrante,
donna buona e generosa che riunisce in sé anche le figure di Sira e Filotide da livello
più basso e comico a intermedio fino a B acchide in gradazione ascendente verso
moralità, considerata inverosimili in confronto all’Abrotono dell’Arbitrato di Menandro
che non perde spregiudicatezza nonostante generosità nell’aiutare riconciliazione tra
Caristo e Panfile che riconosce nel marito lo sconosciuto che l’aveva violentata).
Approfondimento: L’ESPOSIZIONE DEI BAMBINI (pag.199) era pratica diffusa, già
in Grecia come nel mito di Edipo per malformazione fisica, relazione illecita,
incesto o violenza, problemi economici (si distingue tra esposizione in luogo
impervio e deserto, a)po/qhsij, e in luogo frequentato che offriva possibilità di
salvezza se raccolti da coppie sterili ad es., e)/kqhsij), poi a Roma con Romolo e
Remo abbandonati su rive del Tevere e allattati da lupa, fino a età imperiale
quando si stabilì che ognuno dovesse allevare tutti i figli maschi e almeno la
prima femmina e si proibì l’uccisione prima dei tre anni, l’esposizione fu proibita
nel 374 d.C.
DIBATTITO CRITICO: per Haffter Terenzio riforma la palliata poiché riduce cantica,
rende prologo polemico e non espositivo, elimina allocuzioni al pubblico e pratica
contaminatio); per Arnott invece i materiali esistenti sono scarsi e le varianti rispetto
al modello greco sarebbero adattamenti e non riscritture programamtiche; per
Goldberg attua una riforma consapevole poiché è un autore calato nel suo tempo e fa
scelta attenta dei modelli, concentrandosi sul perchè li vari e non come.
LUCILIO (168/148-102 a.C.) E LA NASCITA DELLA SATIRA
Lucilio si colloca nello stesso ambiente culturale di Terenzio, i grandi personaggi del
circolo scipionico furono nella maturità i suoi protettori, è un uomo di alto rango e
colto che non vive del proprio lavoro e quindi non ha problemi a farsi dei nemici tra i
potenti (Terenzio non poteva permettersi scelte ardite e indipendenza di giudizio).
Approfondimento: LA SATIRA, UN GENERE INTERAMENTE ROMANO (pag.208-
209). Le origini di questo genere (satira/sermones) sono piuttosto misteriose già
per i dotti latini, il termine “satura” non deriva dal greco “satyros” ma piuttosto
da satura lanx come piatto misto di primizie per dei e specialità gastronomica
oppure da lex per saturam come insieme di stralci di vari argomenti in un solo
provvedimento legislativo, in ogni caso mescolanza, varietà. Questo genere non
ha quindi un nome che derivi dal greco ed è diverso dagli altri proprio per
essere una prerogativa romana (Quintiliano “satura… tota nostra est”), lascia
spazio a voce del poeta, varietà tematica, realismo e quotidianità (caratteri
ritrovati in parte nelle satire di Ennio e forse Nevio, ma Lucilio si dedica a questo
genere in esclusiva e non come occupazione minore). Lucilio userà metri vari
(scegliendo poi l’esametro), argomenti vari e tono pungente, dopo di lui
vengono Orazio, Persio e Giovenale.
È il primo letterato a condurre una vita da scrittore, volontariamente appartata da vita
politica, nasce nel 148 o, per aver preso parte ad assedio di Numanzia nel 133 come
equites, più probabilmente 168 a.C., morto sicuramente nel 102 a.C. Lucilio scrisse
trenta libri di satire, sistemate nel I sec a.C. da Valerio Catone basando l’ordine sul
criterio metrico (forse prima raccolta in 5 libri pubblicata nel 130 circa), l’autore si
orientò progressivamente verso l’esametro come provocazione ironica (verso della
poesia epica usato per materia quotidiana e dizione colloquiale). Quest’opera,
intitolata forse alla greca Schèdia “improvvisazioni” oppure Poemata/Sermones,
contiene una varietà di argomenti, nel I libro c’è vasta composizione del Concilium
deorum con parodia dei concili divini dell’epica (da Omero a Ennio), nel III libro c’è
colorita descrizione del viaggio in Sicilia, precetti culinari, nel XVI libro si rivolge alla
donna amata, giudizi di retorica e poetica, analisi critico-letterarie. Spirito polemico,
realismo, moralismo e critica sociale nei confronti dei costumi contemporanei, rifiuta
unico livello di stile e amalgama linguaggio dell’epica in chiave parodica e linguaggi
specialistici finora esclusi da poesia latina.
Approfondimento: URBANITAS (pag.212-213) indica buon gusto privo di eccessi,
eloquio dell’uomo elegante fino a età