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Il termine latino divinatio è in uso presso i romani in connessione con divinus e quindi in contatto
con la divinità nell'accezione di divinare. Secondo Cicerone esistono due principali tipologie di
divinato, quella naturalis e quella artificiosa. Per quanto riguarda quella naturalis, si intende tutto
ciò che ha a che fare con la divinità e suo intervento diretto nel mondo cioè sulla natura. In questo
senso la divinità rivela il futuro agli esseri umani parlandogli direttamente tramite sogni o
possessioni, si intendono quindi i profeti, le sibille, i vates per i romani che cantavano le profezie.
Questo tipo di profezia poteva arrivare anche tramite le voces, cioè voci misteriose e non
identificate che la divinità mandava in giro. La divinazione artificiale invece era quella che arrivava
in modo indiretto dalla divinità e che quindi, in modo artificioso, l'uomo doveva interpretare
attraverso dei segni inviati dalla divinità. In questo senso chi era preposto all'interpretazione
possedeva una tecnica, una ars, specifica, avvicinando quindi questa forma di divinazione a una
disciplina “scientifica”, tanto che Cicerone la associa ad altre discipline come la medicina. In questo
senso il tecnico sarà ispirato dalla divinità a comprendere i segni delle viscere, degli uccelli o di altri
generi.
22. Descrivi molto sinteticamente cosa si intende per Definixiones in epoca imperiale e descrivine
brevemente il rito
Le defixiones sono dei malefici messi in atto contro una persona. Questi malefici erano delle vere e
proprie richieste a divinità degli inferi di legarsi a una persona per danneggiarla in vari modi.
Esistevano tanti tipi di defixiones, Audollent ne identifica cinque: quella contro gli avversari in un
processo, quella all'interno di un contesto agonistico, quelle per amore, quelle contro i ladri e quelle
per questioni economiche. Il rito consisteva nel modellare una statuetta con le fattezze delle
persona da colpire con le mani e le gambe legate dietro la schiena, questa sorta di bambola voodoo
veniva poi infilzata nei punti che si volevano colpire come il cervello, gli occhi, le parti intime etc. Si
recitava poi un formula che veniva anche incisa su un supporto che poteva essere cera, papiro o
piombo. Tutto questo veniva poi depositato in luoghi vicini agli inferi quindi in basso o acquosi,
vicini quindi al mondo sotterraneo, così che potessero essere recapitati facilmente ai demoni che
avrebbero assunto il controllo della vittima designata. Era molto importante quindi essere ben
specifici sul nome e le generalità di chi si voleva colpire.
23. Incantare ed excantare. A quale proposito nelle prime lezioni del corso vengono citati i verbi
excantare ed incantare?
Il verbo incantare deriva da cano con il suffisso in, quindi si può leggere come “cantare dentro”,
un'attività volta quindi a inserire un canto, una formula, all'interno di un corpo, come nell'uso nelle
XII tavole di “malum carmen incantare”, cioè recitare una maledizione. Il termine excantare invece
lo ritroviamo sia nelle XII tavole che in un passo di Catone, dove si tratta di trasferire qualcosa da
una parte all'altra in modo naturalmente “magico”. Nelle XII tavole sono le messi che vengono
trasportate per magia da un campo ad un altro, nel caso di Catone invece è la una malattia che
viene estratta dal corpo del malato e trasportata non si sa bene dove.
24. Nel corso si parla di Ambravalia, riassumi sinteticamente di cosa si tratta
Come richiama il nome gli Ambravalia erano una festa che interessava i campi, quindi
importantissima per i romani che vedevano nella proprietà terriera e le loro origini contadine il
caposaldo della loro società. In questa festa, relativa ai culti privati dei romani, si eseguiva un rito di
purificazione e propiziatorio per i campi e la famiglia. Il pater familias portava quindi in processione
intorno ai campi degli animali sacrificali. Catone riporta inoltre un carmen che veniva recitato per
favorire il rito dove il pater familias invocava la protezione della divinità sui campi e sulla famiglia.
25. Ovidio nel passo degli Amores parla di una Defizio che ha subito, puoi ricordare molto
brevemente di cosa si tratta?
Ovidio si trova a giacere con Corinna e con suo stupore non riesce neanche a iniziare la
performance ritrovandosi come bloccato. In questo senso, nel riportare l'evento, trova una possibile
spiegazione a questa defaillance nella magia partendo da un blocco dovuto a un miscuglio di erbe
malevole e arrivando a ipotizzare il maleficio di una strega. Ovidio descrive quindi un classico rito di
defixiones dove sulla cera rossa una strega avrebbe scritto il suo nome e lo avrebbe trafitto con gli
spilli, dove con cera rossa forse si indica proprio la fattura della statuetta delle defixiones che era
realizzata in cera e poi trafitta. Quindi tramite le erbe malefiche e il rito della defixione la strega ha
legato Ovidio impedendogli di amare come si deve la sua Corinna.
26. Nel corso si introducono le caratteristiche della Naturalis Historia. Puoi riassumerle molto
sinteticamente? Puoi anche aggiungere se, lo sai , come l’autore definisce la natura nel proemio
dell’opera. Riassumi molto sinteticamente le caratteristiche della Historia Naturalis, poi
commenta come l’autore definisce la natura del proemio dell’opera.
La Naturalis Historia è un'opera che si può definire “enciclopedica” realizzata da Plinio il Vecchio che
riassume il sapere antico in 37 libri. Una testimonianza importantissima dell'antichità che ha
influenzato la modernità e tutt'oggi continua a influenzare coloro che la studiano. La trattazione di
Plinio riguarda la natura e la Naturalis Historia può essere tradotta come scienza della natura,
indagine attorno alla natura. La natura per Plinio è però sinonimo proprio di “vita” e questa lettura
emerge dal proemio dove vi è la dedica a Tito, figlio di Vespasiano, a cui Plinio si rivolge affermando
che il suo argomento non è altro che la vita e scusandosi se non è all'altezza del suo dedicatario.
Plinio riprende le sue nozioni da altri autori, dichiarandolo esplicitamente, e definendo la sua
un'opera di consultazione, e parla di cose basse e rozze, perché tratta anche argomenti come insetti
e sassi, ma comunque essendo la vita il suo tema in realtà non ci sarebbe argomento più alto di
questo. L'opera è realizzata da un punto di vista etnocentrico, infatti la visione pliniana è
profondamente romano-centrica e specificamente di quella élite romana aristocratica che ne
avrebbe fatto uso. Lo stesso Plinio nel proemio si scusa se dovrà utilizzare nozioni di stranieri, cioè i
greci, e addirittura alcuni barbari nel senso dispregiativo romano. La natura vista in modo
antropocentrico, dove l'uomo è al centro e la domina, mentre la natura viene sfruttata per
soddisfarne i bisogni.
27. Spiega cosa si intende per codice in semiotica
In una comunità per comunicare si stabilisce un codice, un insieme di segni scelti in modo arbitrario
che permettono di trasmettere una informazione tramite la definizione di un contenuto associato,
un messaggio quindi che gli altri membri di quella determinata cultura possono decodificare. In
questo senso ogni codice è quindi realizzato in maniera univoca all'interno di una società con la
scelta di una serie di fonemi che andranno a stabilire una lingua. Per questo motivo esistono lingue
diverse comprensibili solo a coloro che fanno parte di una determinata cultura/società.
28. A quale evento magico si riferisce l'episodio del Satyricon?
Nel Satyricon viene narrato da Petronio il racconto di Nicerote e il suo incontro con un volta-pelle,
un uomo che si trasformava in lupo. La licantropia è una metamorfosi, quindi una magia estrema
che muta il corpo umano, e Nicerote la descrive vivamente con la visione del suo compagno di
passeggiata notturna che, in un cimitero, si spoglia e si trasforma in lupo. Ci sono quindi tutti gli
elementi che legano questa magia agli inferi, come il cimitero e i suoi spiriti e la luna simbolo di
Proserpina. Nicerote farà poi ritorno dalla sua Melissa che lo informerà che un lupo ha ucciso il loro
bestiame ma è stato colpito alla gola. Così Nicerote andrà a sincerarsi che il suo compagno sia
effettivamente quel licantropo e, scoperta la verità sul versipelles, se ne terrà alla larga.
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L’antropologia aiuta a vedere la propria esperienza del mondo come:
RELATIVA
L’antropologia anzitutto studia le somiglianze e le differenze tra:
CULTURE
La cultura che l’antropologo può studiare sul campo è quella:
APPRESA
L’etnografia è una disciplina
DESCRITTIVA
I segni più diffusi di una cultura sono
ARBITRARI
Per gli antropologi la magia è
UNA CORNICE INTERPRETATIVA TOTALE COME LA RELIGIONE
Studiare letteratura latina antropologicamente significa
STUDIARE LA CULTURA CHE L’HA PRODOTTA E LE DIFFERENZE DALLA NOSTRA
Tra i primi ad aver studiato la magia antica in modo non etnocentrico
GRAF
Il màgos in origine è
UN PRETE PERSIANO
L’influenza Della Cultura Greca Sulla Latina:
ACCULTURAZIONE
L’uso catulliano di magus indica
UN ATTEGGIAMENTO ETNOCENTRICO DESUNTO DALLA TRADIZIONE GRECA
La prima attestazione di magus nella letteratura latina si trova in:
CATULLO
Il brano ciceroniano valuta positivamente i magi perché
IL PRSONAGGIO CHE PARLA CREDE NELLA LORO VERIDICITà
Magi nel brano ciceroniano è usato con:
UNA DENOTAZIONE
L’attestazione di magus in Cicerone è tratta da
DE DIVINATIONE
La concinnitas di Cicerone
È UN TRATTO DEL SUO STILE LEGATO ALLA RICERCA DI ARMONIA
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Virgilio attesta la presenza di riti magici a Roma in età repubblicana?
IMPOSSIBILE DIRLO (?)
Il frammento di levio ci è giunto
PER TRADIZIONE INDIRETTA (APULEIO)
Virgilio per la prima volta usa il termine magicus in riferimento a
RITI PERSIANI
Levio è
UN POETA PRENEOTERICO
Il modello letterario di Virgilio è?
TEOCRITO
Il carmen lustrale si cantava per riti di
PURIFICAZIONE DEI CAMPI
Il verbo EXCANTARE nelle XII tavole si riferisce a:
TRASFERIMENTO MAGICO DA MESSI DA UN CAMPO ALL’ALTRO
La funzione poetica per Jakobson riguarda:
LA LINGUA IN GENERALE
Il termine carmen deriva da:
CANO
Le leggi delle XII tavole vennero promulgate nel:
451 – 450 a.C.
Il verbo canto è
INTENSIVO DI CANO
Si può parlare di funzione poetica della lingua per la magia?
Sì
Il saturnio è