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DARWINISMO

La concezione della società che si ricava dalle affermazioni teoriche del Verga e dalla sua rappresentazione della realtà si può far rientrare nell'ambito culturale di un darwinismo sociale. La lotta per l'esistenza Il concetto di "lotta per l'esistenza" che Verga utilizza nella prefazione ai Vinti e che era già presente nel primo progetto del ciclo dei romanzi come si può leggere dalla lettera inviata al Paola del 1878 dove si fa cenno ad una "fantasmagoria lotta per la vita", deriva dall'opera di Charles Darwin (1809-1882) che con la sua teoria espressa nel 1859 nel suo libro "L'origine della specie", rivoluzionò la tradizionale concezione dell'origine della specie degli esseri viventi. Charles Darwin Darwin sosteneva che tra i vari individui esiste una lotta continua per la sopravvivenza perché il numero degli organismi viventi è superiore a quello che puòvivere con le risorse di cui si dispone. A sopravvivere a questa lotta sono i più adatti alle condizioni di vita in cui si trovano che possono così trasmettere i loro caratteri ai discendenti con una naturale selezione. La dottrina di Darwin ebbe una grandissima influenza su tutto lo sviluppo scientifico del secondo Ottocento, ed ebbe un notevole peso anche nelle scienze sociali, originando quel pensiero sociologico che si definisce appunto "darwinismo sociale". La visione della vita nel Verga Nella visione della vita del Verga la società a tutti i suoi livelli è dominata da un antagonismo spietato tra gli individui, i gruppi e le classi e le leggi che la regolano sono quelle della sopraffazione del più forte sul più debole e l'interesse individuale. Questa condizione non potrà mai mutare perché è insita nella natura stessa in ogni tempo e in ogni luogo. Verga non riesce a trovare una giustificazione allo sfruttamento.e alla sopraffazione e anche se non sa trovare alternative alla situazione sociale vuole porsi nei suoi confronti con un atteggiamento fortemente critico e, con disperata amarezza e forte lucidità, ne rappresenta tutti gli aspetti negativi. La visione del mondo Verga scrisse opere di grande valore umano e poetico e il suo Verismo non fu una fredda e distaccata riproduzione del reale ma la sua opera rispecchia, nonostante il rispetto del canone dell'impersonalità, una personale visione del mondo, ed il suo forte sentimento di dolore e di tristezza di fronte alla vita. Il mondo del Verga è un mondo senza Dio, un mondo governato dalle leggi della società moderna, in continuo cammino per la conquista del progresso, che non è grandioso per i vinti che alzano le braccia disperate e piegano il capo sotto il piede brutale dei vincitori. I personaggi verghiani I personaggi verghiani, infatti, non si ribellano: la loro vita è dominata dal fato, un fato che

non concede all'uomo alcuna libertà di realizzare i propri sogni e le proprie aspirazioni. Essi sono preda di un cieco fatalismo e quando cercano di uscire dal solco, purtroppo inesorabilmente segnato, la loro condizione si aggrava. Il Verga ama profondamente i suoi personaggi perché li comprende profondamente, perché sa che essi non hanno fede nella Provvidenza che sola può far aspirare in un mondo di pace e di giustizia. Il progresso non reca felicità. Il Verga, in netto contrasto con l'entusiasmo positivistico, nega che il processo significhi serenità e felicità ed è convinto che in questo mondo, teso verso la ricerca di beni materiali e di ambizioni sempre più elevate, l'uomo è chiuso in sé affidato alle sue forze che si logorano giorno dopo giorno. Impossibilità ad uscire dal proprio stato sociale. Uscire dallo stato sociale in cui il destino pone l'uomo non è possibile.

Questo è ciò che avviene al giovane 'Ntoni ed a Lia, che vedono fallire, il tentativo di trovare fuori dal proprio ambiente una vita migliore; è questo ciò che avviene anche a Mastro Don Gesualdo, il mastro, che invano cerca di diventare "Don" e che in questo vano tentativo verrà respinto sia dai suoi simili, sia da coloro che appartengono alla classe sociale a cui egli voleva accedere.

Quella di Verga è una società immobile dove la comunicazione o il passaggio da uno strato sociale a un altro è impossibile. In questo mondo si muovono i personaggi del Verga, uomini condannati al dolore e alla sconfitta ma, nonostante tutto, pieni di dignità, una dignità umile ed eroica che nasce soprattutto dalla loro forza interiore, dal modo con cui sopportano le avversità quotidiane, senza vane ribellioni e senza viltà.

La concezione tragica della vita

La concezione che il Verga ebbe della vita fu dolorosa e tragica.

perché egli vedeva tutti gli uomini sottoposti a un destino impietoso e crudele, che li condanna, non solo alla infelicità ed al dolore, ma anche all'immobilismo nell'ambiente familiare, sociale ed economico in cui sono venuti a trovarsi nascendo. Chi cerca di uscire dalla condizione in cui il destino lo ha posto non trova la felicità sognata, anzi va immancabilmente incontro a sofferenze maggiori, come succede a 'Ntoni Malavoglia ed a Mastro don Gesualdo. Per il Verga, all'uomo non rimane che la rassegnazione eroica al suo destino. La concezione fatalistica della vita è questa la concezione fatalistica ed immobile dell'uomo che sembra contraddire la fede nel progresso, propria del Positivismo e al quale non rimane che la rassegnazione eroica al suo destino. Infatti per Verga il progresso è solo esteriore ed è il progresso che gronda lacrime e sangue e costa pene infinite. L'umanità progredisce per le

Conquiste scientifiche e tecnologiche ma l'uomo singolo è sempre dolorosamente infelice e costantemente posto nelle mani del fato. Giovanni Verga (opere e poetica)

Il Verga, che è da considerarsi il maggiore dei veristi italiani, applica in modo coerente i principi della sua poetica nelle opere veriste composte dal '78 in poi dando origine ad una tecnica narrativa profondamente originale ed innovatrice.

Opere

L'attività letteraria del Verga, dopo le prime opere giovanili e senza rilievo, può essere divisa in due fasi: una prima dove egli studiò l'alta società e gli ambienti artistici, unendo residui romantici e modi scapigliati con la tendenza generica a una letteratura "vera" e "sociale" e una seconda che può propriamente essere definita quella verista.

La fase romantica

Nei primi romanzi ("Una peccatrice", 1866; "Storia di una Capinera" 1869; "Eva" 1873; "Tigre...)

reale" 1873; "Eros"1875) Verga descriveva stati d'animo e sentimenti che erano anche suoi, inventando passioni tragiche, ma anche tentando un'analisi della società, che ne svelasse i difetti e la falsità. Nella prefazione a Eva, il Verga accusa i lettori di essere insensibili e di chiudere gli occhi sullo spettacolo della miseria. In questi romanzi il Verga racconta già storie di vinti: la donna che si avvelena per amore, la giovane obbligata a farsi monaca, che muore di disperazione, il pittore sconfitto nelle sue aspirazioni e nella sua passione per una ballerina, le passioni devastanti di una contessa russa uccisa dalla tisi.

La fase verista

Da Nedda ai Malavoglia

La serie di romanzi fu interrotta, nel 1874, da una novella, diversa per argomento e, in parte, per stile: Nedda. Verga racconta la storia di una povera raccoglitrice di olive, vittima della miseria.

Nedda

In Nedda la polemica contro la società borghese è basata sullo

studio di una precisa situazione sociale e il contesto non è più quello brillante dei salotti, ma quello chiuso e travagliato di un borgo siciliano.

Vita dei campi e Novelle rusticane

Nedda fu un episodio isolato, infatti, il Verga continuò a scrivere romanzi mondani, ma, dopo qualche anno, egli sviluppò le aspirazioni umane e stilistiche accennate in quella novella e compose due raccolte di novelle "Vita dei campi" 1880 e "Novelle rusticane" 1883.

Il ciclo dei Vinti

Inoltre progettò un ciclo di cinque romanzi, "I vinti", dei quali, però, scrisse solo i primi due: "i Malavoglia" 1881 e "Mastro don Gesualdo" 1888, ai quali interpose "Il marito di Elena" 1882, romanzo indeciso fra la vecchia maniera e la nuova.

Tali opere sono ambientate in Sicilia, nei dintorni di Catania, che il Verga ben conosceva e amava.

I personaggi sono contadini, pastori, pescatori, piccoli artigiani a volte arricchiti e a

volte no, nobilucci di paese. Gli influssi del Naturalismo Verga, come voleva la poetica del naturalismo e del verismo, voleva esaminare la società italiana nei suoi strati più bassi, colta nel suo tipico aspetto regionale, nella sua Sicilia. Per far questo concepì un ciclo avente come titolo complessivo "I vinti" e articolato in cinque romanzi, i quali avrebbero dovuto studiare i vinti nella lotta per il progresso in cinque fasi diverse. I Malavoglia I Malavoglia sono la storia di una famiglia, alcuni membri della quale sono sconfitti nel loro sforzo per uscire dalla miseria: è la lotta per il progresso allo stato elementare, in un ambiente i cui problemi sono quelli del pane quotidiano. Mastro Don Gesualdo Mastro Don Gesualdo è la sconfitta di chi, vinta la battaglia per una migliore condizione economica, aspira alla promozione sociale e spera di conquistarla attraverso un matrimonio. I tre romanzi non scritti, dei quali rimane solamente qualchecapitolo del primo di essi, dovevano narrare la sconfitta di quella vanità che può sussistere solo ad un alto livello sociale (La duchessa di Leyra), la sconfitta nelle ambizioni politiche tese alla conquista del potere (L'onorevole Scipioni) e la sconfitta nell'ambizione dell'artista che aspira alla gloria (L'uomo di lusso). La posizione ideologica del Verga è evidente nella novella "Fantasticheria", nella quale immagina di recarsi ad Aci Trezza, il paese dei Malavoglia, in compagnia di una signora del gran mondo, che si mostra fatuamente entusiasta di quella vita semplice. Verga, polemizzando con quella frivola superficialità, afferma la sua adesione morale al coraggio virile con cui quegli umili affrontano la vita. Verga enuncia così "l'ideale dell'ostrica", ossia l'attaccamento al luogo di nascita, alle antiche consuetudini, la rassegnazione alla durezza di unavita a volte disumana, la coscienza, radicata in ognuno, che quella società chiusa, arcaica, spesso gretta, è l'unica difesa contro il nuovo che viene da fuori e che non si è pronti ad accettare, l'ostinazione
Dettagli
Publisher
A.A. 2006-2007
10 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Exxodus di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Scienze letterarie Prof.