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LA LETTERATURA COME MONUMENTO:

Cercare la gloria con le doti dell’intelletto e non con la forza fisica, ritorna il tema della gloria, l’idea che la

letteratura serve per immortalare la gloria ma anche il fatto che la letteratura serva addirittura per cercarla la

gloria. Vi è una rivendicazione dell’importanza dei libri e della scrittura che rivendicano il proprio spazio,

paragonabile a quello della forza fisica. La letteratura consente di conservare il più a lungo possibile la

memoria di quello che di noi resta.

Consente a chi scrive di prevaricare il limite dello spazio e il limite breve della vita di un uomo, lo spazio

breve della vita di un uomo.

Il modo proprio che l’uomo ha di resistere nel tempo è proprio quello della scrittura.

La più utile delle pratiche è la narrazione di una storia passata.

• Esistono le opere d’arte e i beni culturali che accendono l’animo di chi in esse riconosce il passato.

• È la memoria delle opere importante, suscita le imprese.

Cosa si intende per memoria delle imprese ? la virtù, il gesto eroico, fatto diventare azione che si manifesta

nell’esempio più che nel marmo. La fama delle gesta e della virtù si esprimono di più con le parole; la parola

contenuta nel testo letterario, vale di più che delle statua uscita dall’incudine, perché rivela qualcosa di più

utile e più profondo memoria delle imprese e la dimensione psicologica e affettiva; le dinamiche specifiche

che portano alle dinamiche, ai gesti. La memoria può veicolare ciò, l’arte figurativa no.

Il discorso riemerge con Macchiavelli: nel principe si accinge a dare una spiegazione dei significati storici

che le opere possono avere; eleverà il proprio libro alla stessa stregua e utilità che gli oggetti d’arte possono

avere. Definirà il suo libro “ la sua suppellettile”.

Nel testo è presente la dichiarazione del metodo utilizzata nella sua scrittura, è possibile ricostruire il nervo e

il nocciolo della sua dedicatoria.

Si rivolge a Giampiero De Medici per chiedere una lettura della sua opera, perché spera che l’opera possa

contenere consiglio utili per il bene dell’Italia.

Nella dedicatoria sostiene che chi vuole ottenere un favore del principe, sono soliti offrire al principe le cose

che sono a loro più care, o quelle cose in cui il principe prova più diletto.

A sua volta Macchiavelli offre al principe qualche testimonianza raccolta svolgendo servizio presso di loro;

parla della ricchezza che sente di dover dare al principe, ovvero una forma di conoscenza. Macchiavelli

dedica al principe il risultato della sua indagine e dei suoi studi che lo hanno portato a conoscere l’azione

degli uomini grandi.

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Attenzione e capacità di usare le cognizioni della storia passata per risolvere i problemi della continuità. Una

storia passata poteva suggerire soluzioni alla contemporaneità e poteva anche non essere considerata in modo

piatto come copia di ciò che accadeva, lo storico ha una visione prospettica , il tempo si evolve mantenendo

delle linee di continuità.

Pag 22

Gli incontri che contano (Petrarca)

Il concetto di imitazione non è rivolto solo al passato escludendo il futuro, ma sono luoghi e modi per

concepire meglio il presente e il futuro e dare una vitalità nuova all’essere proprio uomini del proprio tempo.

Petrarca è uno dei primi che si accorge di questi aspetti; Petrarca comincia a rendere sempre più evidente il

suo senso critico. Assume una posizione che riassume gli influssi della tradizione Toscana ma anche europea,

che gli permettono di avere tra le mane codici delle opere classiche e di scoprire opere considerate perdute

( opere dell’antichità latina).

Presenta un rifiuto nei confronti del padre, soprattutto l’indicazione del padre di seguire gli studi giuridici.

Gira in una dimensione europea, creando un ponte con gli intellettuali con i suoi stessi interessi.

Un’altra delle importanti scoperte di Petrarca avviene nella biblioteca di Verona scoprendo le lettere di

Cicerone. Si ispira a queste decidendo di organizzare le sue stesse lettere sullo stesso modello.

Raduna le lettere mandate a suoi interlocutori ; la lettera ha una dimensione biunivoca , dimensione e

risposta, arriva a concepire anche il rapporto con gli antichi come un rapporto che continua.

Dante aveva invece collocato il suo incontro in una dimensione eccezionale e unica, per Petrarca l’incontro

diventa invece abituale e costante nella sua esistenza.

Per Petrarca sono incontri ordinari, come con gli amici.

Pag 23 1348 si accinge a scrivere a Seneca.

Seneca era uno scrittore di filosofia morale. Petrarca si rivolge a lui, sostenendo che anche gli antichi lo

devono ascoltare che non sono solo utili per imparare e istruire. Petrarca voleva essere ascoltato su una

critica, se quando aveva deciso di essere istitutore di Nerone era a conoscenza che esso foste un tiranno.

Nell’affetto con cui si rivolge a Seneca , Petrarca gli rivolge delle critiche, assumendo l’atteggiamento di uno

scrittore moderno.

Petrarca rivendica un suo margine di identità e reinventa il suo concetto di imitazione , rivivificando e

capendo che solo in quel modo poteva segnare una traccia efficace nella letteratura. L’opera che crea è nuova

, tipica di chi si accinge a scrivere l’opera nuova, dialogando con l’opera nuova, recuperando le forme dal

passato, rinnovando dall’interno e non copiando. Si avvale di ciò che è già stato per rifarlo in modo

contemporaneo.

Un autore cieco copia ciò che è già stato fatto.

La libertà degli occhi e dell’ingegno sono tipiche dell’uomo moderno. Il progresso dell’uomo è tendere verso

quello che si credeva impossibile, volgendo lo sguardo al futuro e non al passato.

Petrarca chiede sia come figlio che come uomo della sua generazione che siano rispettati i suoi tempi, i suoi

spazi intellettivi, facendo si che gli sia permesso di dilungarsi, e perdere tempo. Vuole rivendicare il suo

spazio per le piccole cose, anche per quelle che apparentemente sono riconducibili all’inutilità.

Non si vuole venire meno a dei principi, ma riappropriarsi di questi dopo una valutazione critica.

Petrarca in una lettera successiva, scrive a Boccaccio, dicendo che lo scrittore deve imitare e non fare la

copia. La sua idea di imitazione viene riportata a un ambito metaforico, ovvero la somiglianza che intercorre

tra padre e figlio. La somiglianza tra la voce di padre e figlio non implica la stessa mentalità, per Petrarca il

figlio va avanti, accresce ciò che il padre il compiuto. Il rapporto tra padre e figlio anche se conflittuale è

affettuoso.

Dentro questo rapporto affettuoso si crea un legame di somiglianza, vedendo il figlio ci si ricorda il padre ma

si colgono anche le differenze. Così anche il poeta imitando , deve mantenere un legame di sangue tra le

opere che è però talmente intrinseco che questo legame deve essere solo intuito ma difficilmente

esplicitamente dimostrato.

Immagine della api che fanno il miele  aggiunge il fatto che il miele è frutto di un processo metabolico,

rielaborato da organismi viventi che sono le api, restituendolo in qualcosa di altro e di diverso. Questo

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nutrimento, ricavato dalle opere è acquisto dall’autore, rielaborandolo e creando delle opere nuove. Le opere

del passato hanno il valore del nutrimento. Questo nutrimento diventa tutt’uno con il meccanismo dell’autore

che diventa forma altra.

Lettera Boccaccio

Pag 23-24

La lettura è qualcosa che si ripete, leggere una volta non basta per comprendere al meglio il testo. La

scrittura è un processo che ci nutre ( abbiamo un richiamo metabolico per una seconda volta).

Petrarca non fa più distinzione tra l’età classica e quella pagana; per Petrarca non c’è discontinuità tra questi

due periodi , addirittura non c’è distinzione neanche con le sacre scritture, il modo di porsi è uguale con tutte

le scritture, ovvero cibo e nutrimento.

Allude al fatto che la scrittura non deve essere “ consumata “ frettolosamente, il sera- mattino di cui parla

Petrarca è metaforico. Questi testi diventano per Petrarca cosa propria, è presente un’assimilazione che fa

dimenticare quasi l’autore. 12.11.2013

pag 24

oblivisci per Petrarca significa fare una sospensione, mettere tra parentesi le angustie del proprio tempo.

Questa lettera a Tito Livio, non a caso è collocata agli inizi degli anni ’50, quando Petrarca si sta accingendo

a cambiare completamente vita.

Petrarca decide dopo aver sonato varie possibilità decide di trasferirsi in Italia, non in Toscana o a Roma ma

a Milano. Questa scelta costituisce una risposta netta e chiara nella direzione dell’impegno; sceglie Milano

perché invitato dai Visconti. Significa per Petrarca passare dalla quiete degli studi a una vita parzialmente

attiva; nel momento in cui i Visconti invitano il poeta è per dar lustro alla propria corte, Petrarca era già

famoso in tutta Europa. Petrarca deve rivolgersi a una signoria accentratrice per il suo intento, ovvero verso

la direzione di un bene migliore, quello nazionale.

Quelli del poeta sono tentativi per raggiungere il bene comune.

Petrarca per Tito Livio ha un affetto filiale, a soli 20 anni scopre anche parte delle sue opere.

Vuole rendere grazie al poeta, Petrarca leggendo i suoi testi riesce ad evadere dalla realtà.

Punti focali della letteratura di Petrarca che verranno ripresi da Macchiavelli:

• Accostamento alle opere del passato, sono un vero e proprio incontro di idee con gli artisti del

passato  lettura come incontro e come dialogo e non come fruizione passiva

• Imitazione degli antichi che sia libertà, percorso condotto autonomamente che sia discernimento e

sviluppo delle proprie scelte

• Relazione che si istaura con gli autori del passato ha la stessa dinamica che si ha in un processo

metabolico

• Relazione costruttiva che si istaura con gli autori del passato permette di dominare le angustie con

una consapevolezza nuova, dominare le storture senza farsi dominare da esse.

Lettere che Macchiavelli invia a Francesco Vettori nel 1913 :

pag 24

Costituisce un momento cruciale della repubblica prima sia nella storia di Firenze che nella storia di

Macchiavelli. Il poeta capisce che la signoria dei Medici è quella che potrà portare alla salvezza dell’Italia.

Questo pensiero lo porta a scrivere un opuscolo. Tra marzo e dicembre stende la maggior parte del suo

scritto, chiamato inizialmente “ de principatibus “ e ne dà notizia all’amico Francesco Vettori. Leggere gli

antichi porta Macchiavelli ad avere una maggior considerazione e dignità nei co

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Publisher
A.A. 2015-2016
25 pagine
3 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher jackenrico di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof D'Alessandro Francesca.