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ARIOSTO CANTO XXXV
23
Son, come i cigni, anco i poeti rari,
poeti che non sian del nome indegni;
sì perché il ciel degli uomini preclari
non pate mai che troppa copia regni,
sì per gran colpa dei signori avari
che lascian mendicare i sacri ingegni;
che le virtù premendo, et esaltando
i vizii, caccian le buone arti in bando.
24
Credi che Dio questi ignoranti ha privi
de lo 'ntelletto, e loro offusca i lumi;
che de la poesia gli ha fatto schivi,
acciò che morte il tutto ne consumi.
Oltre che del sepolcro uscirian vivi,
ancor ch'avesser tutti i rei costumi,
pur che sapesson farsi amica Cirra, 6
più grato odore avrian che nardo o mirra .
6 XXXV.23, 1 son…rari: anche i veri poeti sono rari come i cigni.
23, 3-4 sì…regni: perché il cielo non permette mai che si dia un’eccessiva abbondanza di uomini degni.
25
Non sì pietoso Enea, né forte Achille
fu, come è fama, né sì fiero Ettorre;
e ne son stati e mille a mille e mille
che lor si puon con verità anteporre:
ma i donati palazzi e le gran ville
dai descendenti lor, gli ha fatto porre
in questi senza fin sublimi onori
da l'onorate man degli scrittori.
26
Non fu sì santo né benigno Augusto
come la tuba di Virgilio suona.
L'aver avuto in poesia buon gusto
la proscrizion iniqua gli perdona.
Nessun sapria se Neron fosse ingiusto,
né sua fama saria forse men buona,
avesse avuto e terra e ciel nimici,
7
se gli scrittor sapea tenersi amici .
27
Omero Agamennón vittorïoso,
e fe' i Troian parer vili et inerti;
e che Penelopea fida al suo sposo
dai Prochi mille oltraggi avea sofferti.
E se tu vuoi che 'l ver non ti sia ascoso,
tutta al contrario l'istoria converti:
che i Greci rotti, e che Troia vittrice,
e che Penelopea fu meretrice.
28
Da l'altra parte odi che fama lascia
23, 7-8 che…bando: i quali (sovrani avari) schiacciando le virtù ed esaltando i vizi, cacciano in esilio le arti.
Netta la posizione del poeta, che attribuisce alla poesia (ed anche al mecenatismo che le consente di
sopravvivere) una indiscussa funzione etica e civilizzatrice.
24, 1 ha privi: ha privato.
24,3 schivi: estranei per volontario rifiuto.
24, 5-8 oltre…mirra: sopravviverebbero inoltre al sepolcro, benché avessero vissuto indegnamente, purché
si sapessero attirare le simpatie dei poeti (Cirra, monte del Parnaso sacro alle Muse), emanerebbero profumo
migliore del nardo e della mirra (essenze molto preziose). Al culmine del vigore argomentativo, il discorso
dell’autore si fa provocatorio e trasgressivo, attribuendo alla poesia una utilità eternatrice che scavalca la
giustizia e la verità.
7 XXXV.25 non…né…né: la provocazione prosegue con l’impietosa negazione delle convinzioni più
incrollabili. Ariosto rovescia gli eroi dagli ‘altari’ sui quali sono stati per secoli celebrati.
25, 4 si puon: si possono.
25, 5-8 ma…scrittori: ma i palazzi e le grandi ville, donati dai loro discendenti, hanno fatto sì che si
tributassero loro gli onori più alti da parte delle mani degli scrittori, dispensatrici di questo stesso onore. Si
giunge al grottesco, al rovesciamento demitizzante, secondo il quale i protagonisti dell’Eneide, dell’Iliade e
dell’Odissea si sarebbero indirettamente comprati quella fama.
26, 1-2 non…suona: Augusto non fu retto e benevolo come lo canta la tromba di Virgilio.
26, 4 proscrizione iniqua: le dure leggi di proscrizione emanate durante il triumvirato. La poesia viene
investita del potere di cancellare le scelleratezze infamanti sul piano politico, persino quelle di Nerone, se solo si
fosse accattivato l’amicizia degli scrittori.
Elissa, ch'ebbe il cor tanto pudico;
che riputata viene una bagascia,
solo perché Maron non le fu amico.
Non ti maravigliar ch'io n'abbia ambascia,
e se di ciò diffusamente io dico.
Gli scrittori amo, e fo il debito mio; 8
ch'al vostro mondo fui scrittore anch'io . è
Nel Canto XXXV, Ariosto sostiene la seguente tesi: chi non immortalato dalla poesia, si
condanna all’oblio.
è “facciano
Di conseguenza, necessario che i grandi personaggi si amiche le Muse” per
essere ricordati e celebrati nella memoria. è
Ariosto sostiene che la poesia ricopra un ruolo importantissimo per la storia poiché essa
in grado di leggerla, interpretarla e tramandarla ai postumi.
Tuttavia, la poesia viene ricordata più facilmente perché a differenza della storia che si
limita ad una analisi oggettiva dei fatti, la poesia ha il potere di raccontare ed interpretare
con sentimento.
A tale proposito, il Canto XXXV volge un monito a tutti i grandi uomini del passato e a tutti
“se
quelli che vorrebbero essere ricordati: volete essere celebrati in qualità di uomini
magnanimi e volete essere ricordati dalle generazioni future, sappiate che solo noi poeti
abbiamo il potere di non farvi cadere nell’oblio. Quindi, fatevi amici i poeti affinché siate
ricordati dai postumi con benevolenza.
A dispetto di quanto si possa credere, Ariosto non sta dicendo che i poeti dicono delle
falsità, piuttosto sta ammonendo i suoi superiori sul fatto che la poesia possiede dei
contenuti che saranno tramandati nei secoli e conservati dalla memoria.
Per citare alcuni esempi: è
- L’Imperatore romano Augusto si macchiò di terribili delitti per salire al potere; eppure
acclamato dalla poesia e così noi oggi, a distanza di secoli, lo reputiamo un uomo forte
e magnanimo. In realtà, Augusto aveva un solo pregio: buon gusto nella poesia.
è
Avendo scelto Virgilio come suo poeta, Augusto passato alla storia come uomo
8 XXXV.27, 1-4 Omero…sofferti: fu Omero a far credere che Agamennone sia uscito vittorioso, e che i
Troiani fossero inetti e deboli, e che Penelope si sia mantenuta fedele al suo sposo e abbia subito dai proci
pretendenti infiniti oltraggi.
27, 6 tutta…converti: la vis comica e la forza di ribellione dell’autore raggiungono il culmine del
rovesciamento parodico di ogni valore e verità.
27, 8 meretrice: prostituta.
28, 2 Elissa: Didone, vedova di Sicheo, protagonista del libro IV dell’Eneide, nel quale si narrano i suoi
amori con Enea.
28, 3 bagascia: donna di cattivi costumi, prostituta. La parodia giunge al lessico scurrile da commedia.
28, 4 Maron: Publio Virgilio Marone.
28, 5 ambascia: dolore, perché la poesia è negletta e trascurata.
28, 7-8 gli…anch’io: parla l’Evangelista che, in quanto tale, fu scrittore a sua volta, eletto pertanto da
Ariosto a rappresentante della categoria di cui si sente parte.
giusto, nonostante abbia anch’egli compiuto dei misfatti (esempio, le liste di
proscrizione). è
Ariosto sorride de potere della poesia, così forte da influenzare i giudizi. Così, non detto
è
che Augusto sia stato così buono e non detto che Nerone sia stato così cattivo.
CONSIDERAZIONI DI ARIOSTO SU ILIADE, ODISSEA, ENEIDE
- Omero canta Agamennone come un uomo vittorioso e fece apparire i troiani più umani
ed inerti. Descrisse Penelope come una donna fedele e una vittima dei Proci.
Ma (pensa Ariosto) se vuoi che la verità non sia nascosta, guarda i fatti da un’altra
prospettiva: Troia risultò forte e vincente, mentre Penelope fu donna di cattivi costumi.
- Virgilio parla di Didone come la vedova di Sicheo che s’innamorò del giovane Enea.
Anche Enea s’innamorò di lei ma il Fato lo costrinse ad abbandonarla, richiamandolo
al compito di fondare l’Italia e l’Impero Romano.
è “donnaccia”
Oggi, Didone reputata da tutti noi una ma non possiamo sapere se lo sia
stata veramente. Possiamo stare certi, che Virgilio non essendole stato amico, ha
deciso di descriverla come l’eroina del pudore.
“Non ti maravigliar ch'io n'abbia ambascia,
e se di ciò diffusamente io dico.
Gli scrittori amo, e fo il debito mio;
ch'al vostro mondo fui scrittore anch'io”.
“Non
Parafrasando: pensare che non sia addolorato nel dire queste cose (ovvero,
screditare il valore veritiero della poesia) perché io stesso amo la scrittura, amo gli scrittori
e sono scrittore.
Questo verso ha suscitato diversi commenti e interpretazioni:
- Ariosto continua a credere a quello che i poemi dicono, ma cerca di svegliare gli animi
sui poteri di questa.
- Ariosto afferma che la poesia potrebbe effettivamente trasfigurare la realtà.
Manzoni e Machiavelli sostengono una tesi altrettanto interessante: se l’indignazione
è
contro Augusto non si manifestata nel corso dei secoli, bisogna ringraziare anche il
potere dei postumi, i quali hanno continuato a descriverlo come uomo magnanimo e
d’esempio.
PENSIERO FANTASTICO E PENSIERO VEROSIMILE SECONDO MANZONI
Manzoni sostiene che Ariosto sia il poeta dell’armonia perché si limita a una descrizione
giocosa e fantastica dei fatti.
è “storico
Machiavelli l’autore della verosimiglianza nonché lo più poeta che mai” perché
racconta fatti storici senza dimenticarsi della poesia. Infatti, egli sostiene che la poesia
abbia un senso anche per i condottieri e i soldati proprio per il valore morale che essa
è
trasmette, per l’identità individuale e collettiva che capace di creare.
Quindi (anche se entrambi i poeti sono da considerarsi i pilastri della letteratura italiana)
per quel che concerne la storia, Machiavelli godrà di un ruolo preponderante
IDENTITA’ INDIVIDUALE E IDENTITA’ COLLETTIVA: esplorano il tessuto civile, etico,
sociale e politico della società.
Si citano due esempi di due diversi autori, che per uno studioso del Cinquecento
sarebbero risultati antitetici, tanto nella sintassi quanto nell’ideologia.
–
IL CORTEGIANO Baldassare Castiglione (1513-1524)
è
Il Cortegiano una sorta di manuale che intente formare l’uomo di corte nei migliore dei
modi, con tutte le virtù che un uomo di corte può avere: danzare, intrattenere nei momenti
di svago, ottima prestanza fisica nei tornei e nelle giostre militari, radunare in se ogni
è
attitudine e capacità caratterizzate da sprezzatura. Cos’è la sprezzatura? La sprezzatura
quell’atteggiamento volto a nascondere l’arte sotto un’apparente naturalezza (per
esempio, un ballerino che balla splendidamente ma non mostra i segni delle lunghe ore di
studio). è
L’obiettivo del Cortegiano quello di raggiungere un alto valore