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GLI SCRITTORI DELLA GRANDE GUERRA
Il racconto della guerra da parte degli storici e tramandata e interpretata dalla letteratura.
Vengono scritti soprattutto diari e memorie: non opere come romanzo ma hanno costituito la
base della tradizione letteraria fino agli anni ’30.
Il racconto della grande guerra è un racconto individuale anche se la guerra è esperienza
collettiva degli italiani che hanno sentito il bisogno di testimoniarla. In particolare la prima
guerra mondiale è stata testimoniata in modo incredibile essendo stato evento nuovo rispetto
alle guerre precedenti: c’erano state guerre di indipendenza che erano state sanguinose ma
non paragonabili a quanto accadde con la prima guerra mondiale soprannominata grande
guerra che finì per coinvolgere tutti i paesi europei e dal 1917 con l’ingresso degli USA per
decisione del presidente Wilson. E’ stata guerra tecnica, tecnologica, produsse un numero di
caduti immenso assieme ai feriti e ai mutilati. Sia il fronte occidentale andò incontro ad una
grande carneficina (Francia, Inghilterra, Germania) sia il fronte orientale che pur essendo
fronte minore colpì quasi tutte le famiglie italiane. Fu il primo evento collettivo a segnare
nel dramma l’unità della nazione: fino a quel momento l’unità era caratterizzata da
controverse interne, fragile, parte meridionale si sentiva colonizzata da quella settentrionale;
la grande guerra unì la nazione ma non fu voluta dalla maggioranza della nazione ma da una
minoranza dall’elité che coltivava ideali di nazionalismo, voler espandere il
paeseinterventismo democratico che si basava sul fatto che bisognava accettare guerra
contro Germania e Austria perché andavano contro gli ideali umanitari e democratici:
entrambe rappresentate da due monarchie imperiali Kaiser Guglielmo e la dinastia asburgica
con Franz Joseph (divenuto imperatore nel 1848 e morto a fine 1916 e sostituito da Carlo
d’Asburgo ultimo imperatore austro-ungarico fatto santo da Boitiwa).
Tutte le famiglie furono coinvolte nella guerra e il terrore, la devastazione di quell’evento ha
lasciato testimonianza anche in letteratura attraverso diari e memorie: il fatto stesso di essere
scampati alla morte portava all’impulso di narrare agli altri ciò che si era vissuto. In
generale tutti quelli che vivono un evento storico importante sentono la necessità di narrare
quello che hanno vissutotutti i reduci portano appresso un fardello di dolore e rimorsi,
hanno visto morire i loro amici e famigliari e spesso si sentono in colpa di essere
sopravvissuti.
Anche nella seconda guerra mondiale l’esperienza del campo di concentramento ha prodotto
letteraturaPrimo Levi “se questo è un uomo” tocca il tema che chi ha vissuto un inferno
teme di non essere creduto, timore vero per chi sa di aver vissuto certe esperienze che teme
vengano dimenticate. Lo sterminio nazista ha prodotto letteratura che ancora dura ma
bisogna distinguere la letteratura di chi ha vissuto quei fatti e di chi li racconta in maniera
indiretta attraverso una scrittura rielaborata utilizzando racconto o romanzo o testimonianze
di altri. Primo Levi si è suicidato il 10 aprile 1987 perché riteneva che le nuove generazioni
a cui si rivolgeva passando gli anni non credessero o si dimenticassero di ciò che
raccontava.
Le scritture si caratterizzano per testimonianze, memorie anche puntiformi giorno per
giorno con i diari oppure estese per lungo periodo oppure quando il tempo ha fatto elaborare
l’esperienza nasce da ciò il romanzo attraverso l’invenzione: il reduce solitamente non
scrive romanzo ma ciò che ha visto, sentito, provato e che può testimoniare e in base alla
qualità e a come e dove è stata vissuta abbiamo memorie diverse anche in base al carattere
di chi scrive (ottimisti oppure pessimisti); gli scrittori scrivono della guerra anche se non
sono stati combattenti ma hanno partecipato alla storia del paese leggendo giornali, lettere
vedendo la sofferenza degli altri e riassumono tutto ciò nella loro scrittura dando forma
narrativa in romanzo di invenzione che però tratta la sostanza degli eventi
accadutiletteratura ispirata dalla guerra generalmente fatta da scrittori che vengono dopo
per consegnare ai posteri il romanzo della guerra.
Per la memorialistica (no da leggere)
-“Il mito della grande guerra” di Mario Isnenghi 1970storia della letteratura fiorita dai
luoghi e dalle esperienze di guerra
- “La guerra di Carta”
-“Tempi di uccidere” di Biondi 2015
Tra le scelte da leggere: “Filippo Rubé” di Giuseppe Antonio Borgese 1921, pubblicato tre
anni dopo la fine della guerratempo per elaborare sentimenti e lo scrittore ha tempo di
elaborare romanzo su verità dei fatti. Libro recuperato da pochi anni, uscì nel 1975.
Romanzo che indaga sugli effetti psicologici che si determinano nella vita degli ex
combattenti, come l’incapacità di continuare a vivere nella pace: la guerra non finisce,
continua nei ricordi, nelle memorie in un disordine mentale dei personaggi. Altro romanzo
di Emilio Lussu, sardo politico italiano del ‘900 fondatore del partito sardo d’azione,
comandante della brigata Sassari che causò molti mortiLussu scelse l’esilio e si trasferì a
Parigi fino al 1945. “Un anno sull’altipiano” l’opera nata dalla grande guerra più diffusa e
più letta: libro scritto dal 1936-38 pubblicato a Parigi nel 1938 e in Italia nel 1945. Lo scrive
con un intendo politico: la grande guerra era stata resa dal fascismo fondamento per la
nuova nazione fascista (molti reduci aderirono al fascismo): cerimonie anniversari, altare
della patria, culto delle armi, eroismo; gran parte della letteratura della grande guerra è
solidale al fascismo che fa della guerra l’evento fondatore della nuova nazione italianain
genere letteratura di guerra ha tendenza politica, ma ci sono scrittori che pur aderendo al
fascismo narrano in maniera oggettiva i fatti. Il Duce fa in modo che i reduci vengano
favoriti, chi è stato in guerra e può dimostrarlo ha ingresso privilegiato nel nuovo stato:
fascismo regime che nasce in guerra e muore in guerra (come i totalitarismo in genere).
Lussu è uno dei pochi reduci ufficiali profondamente antifascista e sente come proprio
dovere sottrarre la memoria della guerra alla gestione egemonica del fascismo per far sì che
si possa parlare di guerra indipendentemente dal fascismo per cui chi è reduce non deve
essere etichettato necessariamente come fascista.
Il libro di Lussu scritto dopo 20 anni dalla guerra, ha avuto modo di selezionare gli eventi e
di raccontare una guerra combattuta lealmente da parte dei combattenti ma malcondotta dai
vertici militariscende in polemica con gli alti ufficiali e al tempo stesso conferma gli ideali
che hanno portato Lussu ad andare in guerra. Si tratta di operazione ideologica complessa
che descrive varie tipologie di ufficiali: quella dell’ufficiale paranoico che la guerra fa
impazzire ad esempio l’ufficiale Leone, poi ufficiali ex socialisti che si trovano in trincea e
tendono a fraternizzare con le truppe essendo tentati a rivoltare l’esercito contro Roma per
fare della guerra una rivoluzione sociale, cioè fare come in Russia che sta combattendo la
prima guerra mondiale e con la rivoluzione bolscevica 1917 si ritira dalla guerra, lascia il
fronte per fare guerra agli zar, quindi guerra che si rivolge verso l’interno verso il proprio
governo e anche in Italia ci furono tentativi del genere e Lussu descrive ciò.
Non si tratta di un diario ma Lussu afferma nella prima pagina che non è un romanzo nel
senso che non è tutto inventato: insieme di esperienze vissute, di osservazioni sulla qualità
di ufficiali e sulla loro ideologia, sulle caratteristiche e reazioni della truppa da questa
esperienza a distanza di 20 anni, utilizzando la sua esperienza culturale per scrivere libro
lucido e limpido, scrive libro sulla grande guerra che oggi è come un punto di riferimento.
Non è memoria diretta ma costruita nel tempo con elementi tratti dalla propria esperienza e
da esperienza altruilibro che accoglie più punti di vista, simile ad un romanzo storico.
“Addio alle armi” di Hemingway: racconta storia di ufficiale americano alleato, per cui
guerra nel 1917 quando americani entrano in Italia, e lo scrittore crea romanzo di guerra e di
amore che si fondono. E’ romanzo che ha fatto conoscere nel mondo la storia della guerra
italiana (la memorialistica restava in Italia): descrizione realistica di assalti, frequenza di
morte, profondità di dolore e ferite, narra dell’evento di Caporetto. Hemingway riesce a
cogliere l’esperienza della guerra, momenti simbolici rappresentando efficacemente la
guerra e facendola apprendere dai lettori di tutto il mondo mentre le memorie hanno limite
di essere legate all’esperienza del singolo che ha capacità inferiore di estendere la visuale.
Nuova edizione di questo romanzo con pagine introduttive del figlio. Usa un linguaggio
nuovo con dialoghi straordinari, fonde esperienza individuale del protagonista con gli eventi
bellici. Libro che narra da vicino la guerra e insieme la narra nel suo insieme: lui era sul
fronte italiano, ha combattuto la guerra civile di spagna, inviato sul fronte del pacifico
durante la seconda guerra mondiale sente che le guerre si manifestano come epifanie nella
storia e quindi le segue anche se non le condivide, alcuni scrittori militarizzati non amano la
guerra ma sentono che in essa ci sono manifestazioni di grandi sentimenti ed emozioni
dell’essere umano come amicizia, fratellanza, sofferenza, amore, paura. Oggi la guerra è
vista come male assoluto dopo la seconda guerra mondiale art. 11 della costituzione
italiana recita che la repubblica italiana ripudia la guerra, per cui si fanno manifestazioni
contro la guerra. A quel tempo andare in guerra era sinonimo di uomini veri (fin da Ulisse
che va a recuperare Achille che la madre ha nascosto per non farlo andare in guerra)
l’esperienza della guerra fa di un ragazzo un uomo. (Il tema della guerra è sempre stato
vivo in letteratura: da Omero con la guerra di Troia.) Molti ragazzi nel giro di pochi mesi si
sono ritrovati dal banco di scuola in trinceala guerra ha segnato un’intera generazione, chi
aveva un diploma diventava ufficiale e comandava su chi era anche più anziano di lui.
L’uomo si forma in battaglia.
Hemingway muore a Cuba suicida nel 1961: i suoi libri ci mostrano la guerra nella veste più
cruda, la testimonia anche con orrore ma non c’è visione pacifista contro la guerra perché in
essa c’è il valore per chi l’ha vissuta, la racconta e la ricorda.
Oggi non si celebra la guerra ma si ricorda la memoria