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GIORNATA I, NOVELLA IX
Nella sua prima novella, Elissa si impone come una gran femminista. Mentre nell'introduzione, Elissa appoggia l'idea di Filomena che avranno bisogno della direzione da parte degli uomini per questa scappata dalla città, che forma un'immagine d'Elissa come una che crede nell'impotenza delle donne di fare cose senza l'aiuto degli uomini, la sua prima storia sembra dare un'impressione diversa di lei. La sua novella è breve ma il significato della storia è chiaro e ha un gran impatto. Elissa racconta di una pietosa donna di Guasgona che tornando da un pellegrinaggio è stuprata da un gruppo di uomini scellerati in Cipri. Il re di Cipri, però, è incapace di eseguire nessun tipo di ordine nella sua isola per paura della violenza dei crociati. Anche se la gente di Cipri l'avverte che sia inutile chiedere al re di dare una pena a questo gruppo di uomini, la donna va comunque a parlare con.il re. Il discorso è breve, come la novella di Elissa, ma la donna è bravissima con le sue parole e l'effetto sul re è immenso. Da allora in poi, il re è tutto cambiato e decide di non permettere più la criminalità nella sua isola. Attraverso questo breve racconto, Elissa dimostra il potere della donna di cambiare un uomo. Ciò nonostante, Elissa è molto realistica nel senso che la donna deve essere violata in qualche modo per incitare un cambiamento nell'uomo e che alla fine, non è la donna che ha il potere di cambiare la situazione in Cipri, ma tecnicamente è il re, l'uomo che tiene la posizione di potere nella società. La donna è sempre secondaria, la persona dietro le quinte, che con la sua intelligenza può influenzare l'uomo sottilmente in un modo femminile, senza forza ma forse con parole furbe come quelle della donna di Guasgona. Nella lingua di Elissa, è anche notabile
che ci potrebbero essere alcuni riferimenti sessuali. Quando Elissa descrive il momento in cui il re si trasforma, lo raffigura quasi come un uomo eccitato, "il re, infino allora stato tardo e pigro, quasi dal sonno si risvegliasse, rigidissimo persecutore divenne." Le parole, "risvegliarsi" e "rigidissimo" specificamente indicano quest'eccitazione dell'uomo. Quindi, l'idea del potere della donna per Elissa purtroppo potrebbe essere collegata all'abilità delle donne di piacere agli uomini. Un altro punto interessante nella novella di Elissa è la voce di Elissa e di tutti gli altri personaggi come narratore che sembra un'eco della voce del narratore, Boccaccio. Elissa comincia la sua storia con "Giovani donne..." e nelle prime righe dell'introduzione della prima giornata, Boccaccio segnala che si rivolgeva alle donne, "Quantunque volte, graziosissime donne, me copensando riguardo quanto voi..."Il testo fornito è un estratto di un'analisi del Decameron di Boccaccio. Il compito richiede di formattare il testo utilizzando tag HTML.
“naturalmente tutte siete pietose…”. Potrebbe essere che Boccaccio si sta inserendo nelle novelle qua e là per ricordarci della sua presenza e delle varie cornici che esistono nel libro. Potrebbe anche servire come una promemoria che questo libro è scritto per le donne.
INTRODUZIONE ALLA GIORNATA IV E LA NOVELLETTA DI BOCCACCIO
L'introduzione alla giornata IV è diversa dalle altre, ed è uno dei passaggi dell'opera in cui Boccaccio dà informazioni di poetica molto nitidi e forti e risalta il suo intento di nobilitare la novella. Possiamo dire che nell'introduzione alla giornata IV, lo scrittore sospende la narrazione che fa cornice al “Decameron” per prendere lui stesso la parola (assieme al Proemio e alla Dedica alle donne rappresenta la terza occasione in cui è l'autore a parlare in prima persona), rivolgendosi alle “carissime donne”, lo scrittore dichiara che l'”impetuoso vento e”
Ardente della ‘nvidia’ si è scagliato sulle sue novelle che circolavano ancor prima che il “Decameron” fosse ultimato, finendo per essere accusato di curarsi fin troppo del genere femminile e dell’amore in un'età in cui non dovrebbe farlo più. Egli dovrebbe piuttosto volgere le sue attenzioni alle “Muse in Parnaso” lasciando perdere la stesura di narrazioni di lingua e argomenti umili come le novelle e dedicarsi alla poesia, l’unico genere degno di conferirgli dignità letteraria.
Boccaccio decide di rispondere a ognuna di queste accuse raccontando la novella di Filippo Balducci (anche chiamata ‘novella delle papere’), da molti critici designata come la 101 della raccolta (considerata normalmente di 100). Si pensa che questa novella sia ispirata alla novella XIV del “Novellino” in cui le donne sono considerate come demoni. Importante è dire che essa è considerata come un
exemplum.La novella racconta di Filippo Balducci, uomo benestante sposato con unadonna che amava moltissimo. Quando ella morì, gli lasciò un figlioletto cheFilippo, afflitto dal dolore, decise di portare con sé sul "monte Asinaio" (ilmonte Senario, nei pressi del Mugello) per dedicarsi alla vita da eremita. I due trascorrono la vita all'interno di una celletta, in completa solitudine edestranei a tutto ciò che accade nel mondo.Passano gli anni e il figlio di Filippo divenne maggiorenne. Sapendo che ilpadre, oramai anziano, si recava spesso a Firenze per sbrigare alcunefaccende, si offrì di seguirlo per aiutarlo. Non conoscendo però nulla delmondo esterno il ragazzo gli chiese continuamente di illustrargli tutte le coseche gli passavano sotto gli occhi: i palazzi, le case, le chiese, ecc...E proprio da una di queste chiese si riversava per strada "una brigata di belle giovani donne ornate" (aggettivi cheindicato il testo fornito utilizzando tag html:indicano l'appartenenza alla nobiltà), diritorno da un matrimonio appena celebrato.
Il ragazzo non riuscì a distogliere lo sguardo da loro e chiese spiegazioni a Filippo il quale gli rispose che si trattava di "papere", cercando di sopprimere in lui qualsiasi appetito sessuale. Tutto inutile perché egli, folgorato da quella visione quasi angelica e addirittura più bella degli stessi angeli dipinti che il padre gli aveva mostrato sin da quando era piccolo, avrebbe voluto tanto "avere una di quelle papere" così da "darle a beccare".
La novella si chiude con un finale aperto dove Filippo, tentando invano di contenere l'entusiasmo del figlio, si pente di averlo portato con sé in città.
GIORNATA VI, NOVELLA I
La regina della giornata VI è Elissa e la prima novella è narrata da Filomena.
Il tema della giornata è la capacità di imbastire una risposta arguta e pronta, efficace per
esempio quando occorre liberarsi da una situazione imbarazzante o persino pericolosa. La prima novella è, non a caso, una sorta di manifesto del "parlar bene" e di riflessione programmatica sulla capacità di narrare. Qua si parla dei motti di spirito: una frase, una battuta o un breve racconto che serve ad esprimere, in maniera mascherata ciò che altrimenti sarebbe male accolto o sconvenevole. La protagonista della novella è la nobildonna fiorentina madonna Oretta, sposata con il nobile Geri Spina. Durante un soggiorno in campagna, Oretta partecipa ad una lunga escursione insieme ad un gruppo di uomini e donne cortesi; per alleviare la noia e la fatica, uno dei suoi compagni le propone di farle passare il tempo raccontandole una delle storie più belle mai sentite, al punto che invece che a piedi le sembrerà di essere a cavallo. Madonna Oretta accetta volentieri l'offerta e il cavaliere comincia il suo racconto. Egli però nonè abile con le parole e la storia, che di per sé sarebbe stata molto piacevole, si prolunga senza motivo, tra ripetizioni, errori e correzioni.
Il narratore si confonde, anticipa i colpi di scena, rovina gli effetti della trama.
Oretta, non potendo più sostenere lo strazio dell’ascolto, ormai certa che il suo accompagnatore non sarà in grado di portare a termine il racconto, gli domanda di lasciarla proseguire a piedi, poiché il cavallo che lui le aveva fornito per abbreviare il viaggio, cioè la novella, si era rivelato inefficace.
Il cavaliere comprende l’allusione e accetta di buon grado il suggerimento, passando ad altre novelle e lasciando perdere quella storia cominciata così male.
Anche questa novella è meta-diegetica, ed è una novella nella novella.
GIORNATA VI, NOVELLA II
Cisti fornaio è raccontata da Pampinea ed è la seconda novella della sesta giornata. Il tema sono le risposte argute e la regina
è disponibile e che dovranno accontentarsi di una quantità inferiore di vino. Geri accetta e la cena si svolge con successo, con tutti i nobili che apprezzano il vino di Cisti. Alla fine della serata, Geri si complimenta con il fornaio per la sua abilità nel produrre un vino così pregiato e gli offre una generosa somma di denaro come ringraziamento. Cisti accetta con gratitudine e decide di utilizzare quei soldi per migliorare ancora di più la sua attività di fornaio.è adatto per quelvino pregiato ma al massimo per prendere l’acqua nell’Arno.Il nobile comprende la battuta di spirito e scopre il comportamento del servo,e alla fine decide di inviarlo da Cisti con un fiasco piccolo. La conclusionemostra un dialogo in cui Cisti confessa a Geri che non voleva essere avaroma che un vino così buono non poteva esser bevuto dalla servitù; alla fine gliregala tutta la bevanda e i due diventano amici.A raccontare gli eventi è un narratore onnisciente che conosce bene ipersonaggi e i fatti che stanno per succedere: siamo in presenza dunque diuna focalizzazione zero.Dal punto di vista dei personaggi Cisti fornaio a differenza di altre novelle diBoccaccio non prevede la presenza di molte voci rispetto a quella delprotagonista: a fianco al ben caratterizzato e sagace Cisti vi è solo una sortadi coprotagonsita, ovvero l’ambasciatore Geri Spina. Il servo, altropersonaggio della novella, ha una funziona solo diegetica,
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