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LA CULTURA DELLA CONTRORIFORMA
La Chiesa rinforza tutte le strutture create nel primo periodo della Controriforma. I
membri della Compagnia di Gesù (i gesuiti), oltre che a istruire giovani (anche nobili)
nei seminari, acquistarono importanza in tutta Europa. La Chiesa comprese che non
bastavano il controllo e la censura che venivano esercitati dalla Congregazione del
Santo Uffizio (che gestiva le attività dell’Inquisizione e stilava l’Indice dei Libri Proibiti),
ma era necessario intervenire in modo diretto. Fu per questo motivo che molti gesuiti
furono essi stessi critici letterari e cercarono di offrirsi come modelli da seguire nella
nuova arte del Barocco.
GLI INTELLETTUALI,LE CORTI, LE ACCADEMIE
La figura e il ruolo dell’intellettuale risente di un profondo mutamento nel
diciassettesimo secolo. Perse la posizione di prestigio che aveva guadagnato. Questo
perché la Chiesa aumentò i controlli su di essi, per ragioni economiche e per la
tendenza progressiva dei principi all’assolutismo. Alla figura del letterato colto che
parla con il principe come suo pari ( modello offerto da Castiglione) non è più possibile
e alla figura del letterato si sostituisce quella del segretario, che mette il suo ingegno
in attività pratiche e amministrative. Molti artisti italiani trovano sostegno nelle corti
straniere. Le corti in genere favoriscono lo sviluppo delle arti legate al teatro.
Acquistano importanza le figure di musicisti e scenografi. Alcuni artisti si slegano dalla
dipendenza alla corte e lavorano in modo autonomo: o si inseriscono nel mercato del
libro (cercando di scegliere trame che piacciano al pubblico e che non vengano
censurate) o diventano attori girovaghi della Commedia dell’Arte o rimangono
indipendenti e sostengono il loro talento. Nascono nuove Accademie, come quella dei
Lincei e quella degli Investiganti. Hanno un incremento quella degli Umoristi, degli
Oziosi, degli Infuriati e degli Incogniti. Nel 1612 l’Accademia della Crusca stila il primo
Vocabolario.
LA RIVOLUZIONE SCENTIFICA TRA TECNICA E LETTERATURA
L’espressione rivoluzione scientifica indica un distacco netto con il passato.
Rivoluzione scientifica indica scoperte nel campo geografico, astronomico, botanico e
biologico. Vengono scoperti il: termometro, barometro e il microscopio. Le scoperte
geografiche avevano allargato gli orizzonti dell’uomo alla realtà extraeuropea. Le
scoperte astronomiche fecero si che l’uomo e la terra perdessero la posizione di
centralità nell’universo che fino a quel momento si era creduto avessero. L’astronomia
fu il punto di partenza per la rivoluzione scientifica e le osservazioni dirette (permesse
dal cannocchiale) di Galileo, Brahe e Keplero fecero si che l’uomo mutò l’idea che
aveva di se stesso. Nacque il metodo sperimentale, che si basava sull’osservazione
diretta del fenomeno. Dall’osservazione dei fatti si procedeva poi alla formulazione di
una legge generale che lo spiegasse. Sul problema del metodo si ricerca si
incentrarono le osservazioni di diversi filosofi e scienziati del tempo, come Cartesio
( Discorso sul metodo), Bacone e lo stesso Galileo. Bacone fondò un metodo nuovo che
si basava sull’osservazione di dati raccolti per poi pervenire a una regola generale. Il
progresso può realizzarsi solo dopo aver sgombrato la mente dalle false verità e dopo
aver conferito al linguaggio un uso prettamente denotativo e non figurato come era
quello della Bibbia. Anche Galileo vuole un metodo basato sulle sensate esperienze e
rigorosamente tradotte in leggi matematiche.
LA LETTERATURA ITALIANA
Un quadro d’insieme
Anche nell’ambito della letteratura italiana termine importante è la meraviglia. Si
cerca un rinnovamento, una rottura delle regole e l’evasione da esse, libertà anche dal
principio di imitazione e emulazione che aveva caratterizzato il periodo precedente.
Nascono nuove forme e generi misti, fra cui il tragicomico e l’eroicomico.
LA TRATTATISTICA
La trattatistica retorica: il primo trattatista di retorica fu Peregrini che scrisse
“Delle acutezze”. Egli fa parte dei moderato-barocchi, coloro che non accettavano le
innovazioni del periodo a favore delle regole cinquecentesche. I poeti del 1500 si
chiedevano se un opera dovesse in primo luogo docere o delectare, gli autori del 1600
scelsero il diletto. L’atto stesso di dispiegare l’ingegno attraverso l’acutezza è
considerato dilettevole. Tesauro è uno fra i più importanti critici italiani del Barocco.
Egli scrive il “Cannocchiale aristotelico”. Nel titolo compare la parola cannocchiale:
termine del tutto innovativo e spesso usato nella letteratura del 1600. Per Tesauro il
cannocchiale sarebbe Aristotele poiché è l’unico idoneo a esaminare le perfezioni e le
imperfezioni dell’eloquenza. Il cannocchiale però è il simbolo della nuova era, così
come Aristotele è simbolo della tradizione. Il titolo dell’opera è quindi ossimorico e è
considerato una vera e propria metafora. L’intera opera è un vero e proprio
monumento alla metafora, partendo già dal titolo.
La trattatistica morale: è dedicata alle strategie comportamentali in un ambiente
in cui dominano obliquità e dissimulazione e dove è necessario sapersi adeguare al
continuo mutare dei contesti. Termine fondamentale proposto da Torquato Accetto è la
prudenza. Egli scrive un trattato dal titolo ossimorico: “Della dissimulazione onesta”.
La dissimulazione può essere onesta perché consiste semplicemente nel non far
vedere le cose veramente per come sono. È un arte del velare le cose a scopo
puramente difensivo. Propone duplicità e copertura del reale pensiero.
La trattatistica politica: è all’insegna dell’antimachiavellismo. La condanna
dell’opera di Machiavelli procede di pari passo alla riscoperta di Tacito. Tacito, quale
storico della Roma Imperiale, aveva vissuto una situazione politica più vicina a quella
degli uomini del 1600. La trattatistica politica ruota soprattutto intorno al concetto di
Ragion di Stato, discussa già in “Sulla ragion di Stato” di Botero. Con ragion di Stato si
intende l’insieme dei mezzi usati dal governante per acquisire e conservare il potere.
LA STORIOGRAFIA
Ha interesse per la contemporaneità. Punto importante è la ricerca del vero, che deve
essere condotta senza condizionamenti esterni che potrebbero nuocerle. Le opere
storiografiche sono dedicate ad esempio alle vicende della monarchia francese o alla
guerra dei Trent’anni. Altro interesse della storiografia è la religione perché spesso gli
storici sono anche religiosi e come tali nel periodo della Controriforma sono mossi da
istinti propagandistici.
Paolo Sarpi : è lo storico più importante del periodo. A Venezia accadde un fatto. Due
preti furono accusati di colpe comuni. La Repubblica di Venezia voleva punirli
personalmente senza rimandare la vicenda ai tribunali religiosi. La Chiesa invece
voleva occuparsene personalmente. Sarpi si schierò dalla parte della città di Venezia,
sostenendo come il potere temporale dovesse essere disgiunto da quello spirituale e
non dovessero occuparsi dei fatti riguardanti l’altro. L’opera principale di Sarpi è
“L’istoria del concilio tridentino” . l’interpretazione di Sarpi è pessimistica e identifica
nella Chiesa del periodo della Controriforma il grado massimo di degradazione che
l’organo ecclesiastico abbia mai raggiunto. La scrittura è limpida, efficace e spesso
ironica. Per questo e per il contenuto fu velocemente inserita nell’Indice dei libri
proibiti.
LA SCRITTURA FILOSOFICA E SCIENTIFICA
Giordano Bruno, Tommaso Campanella e Galileo Galilei furono tre personalità scomode
per la cultura controriformistica. Innanzitutto perché sostenevano la teoria
copernicana, in grado di scardinare le credenze che si erano avute fino a quel
momento e poi perché non andavano d’accordo con alcuni passi della Bibbia. Furono
chiamati a rispondere personalmente davanti al tribunale dell’Inquisizione delle loro
teorie ereticali.
Giordano Bruno e i “Dialoghi” : anche se visse nella seconda metà del 1500
esercitò un’importante influsso sulla cultura del periodo Barocco. Egli fece parte
dell’ordine dei Domenicani ma fra le sue letture figurava Erasmo da Rotterdam (lettura
vietata ai Domenicani) e decise di uscire dall’ordine. Brevemente si appassionò al
calvinismo e poi se ne distaccò. In materia religiosa si definiva ateo, ma in ambito
culturale si appassionava al neoplatonismo, alla magia, all’astrologia e alla
mnemotecnica ( l’arte di conoscenza e memorizzazione). Fu denunciato all’Inquisizione
e venne incarcerato nelle carceri del Sant’Uffizio. Alcuni momenti sembrava volesse
abdicare i suoi pensieri, ma alla fine ritenne fossero giusti e così fu condannato al
rogo. La condanna venne eseguita il 17 febbraio del 1600. Importanti sono i suoi
dialoghi cosmologici e morali. In “La cena de le Ceneri” descrive il dialogo durante il
primo giorno di Quaresima. Teofilo sostiene la teoria copernicana e la discussione
ruota tutta intorno a questa. Vengono toccati anche altri punti fondamentali della
filosofia di Bruno come ad esempio l’infinità dell’universo e l’animismo universale
( cioè ogni componente del cosmo ha un’anima sua propria).
Tommaso Campanella e “La città del Sole ”: egli su un antiaristotelico,
contrario ad ogni norma precostituita, amava la libertà in ambito espressivo. Basa la
conoscenza sull’osservazione diretta della natura. Egli entra a far parte dell’ordine
Domenicano all’età di 14 anni ma la sua sete di conoscenza fa si che entra in
contrasto con le autorità ecclesiastiche. Egli ha il progetto di dar vita a una nuova
società, basandosi su quanto detto in “La città del Sole”. Egli riuscì a scampare alla
pena di morte fingendosi pazzo. Passò circa 30 anni della sua vita in carcere e potè
vivere tranquillo solo gli ultimi anni della sua vita. La sua è un opera utopistica in
forma di dialogo. L’utopia consiste nella descrizione di una città fantastica, ideale e
perfetta nell’organizzazione sociale. Ognuno opera secondo la sua virtù naturale. Non
esiste proprietà privata, né dei beni. Si vive senza i tabù che l’allontanamento dallo
stato naturale ha prodotto. L’utopia non è nostalgica( sogno del ritorno alle origini) ma
propositiva, di trasformazione del reale. Nel suo realismo utopico convivono il sogno
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