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UGO FOSCOLO
La vita
Ugo Foscolo nasce il 6 febbraio 1778 a Zante, un'isola dello Ionio allora appartenente alla
Repubblica Veneta, oggi in territorio greco. In realtà il nome impostogli con il battesimo era
Nicolò; ma a partire dal 1797 egli volle usare il nome Ugo. Dopo un soggiorno a Spalato, nel
1793 può recarsi a Venezia e ricongiungersi alla madre, che vi si era trasferita. Foscolo è un
adolescente precoce e originale. Alla lingua materna, il greco moderno, egli aggiunge presto
un possesso profondo dell'italiano e delle grandi lingue classiche. Negli anni veneziani si
sviluppa l’amore per la letteratura e dalle letture accanite di classici e di moderni nascono le
prime prove poetiche, di forme e generi vari. Essenziale è tuttavia anche l'attività di
traduttore, che mostra la varietà di interessi e la ricerca espressiva del poeta. Negli anni
veneziani Foscolo ha modo di farsi apprezzare presso i più prestigiosi ambienti letterari:
dotato di una carica passionale seducente e accattivante, è ammesso nel salotto di Isabella
Teotochi, moglie del conte Albrizzi, della quale Ugo diviene l'amante. Grazie a lei, conosce
Cesarotti, Pindemonte e altri intellettuali in vista. La prima discesa di Napoleone in Italia
(1796) accende l'entusiasmo politico di Foscolo. Sospettato per le sue posizioni
filorivoluzionarie dal governo oligarchico di Venezia deve lasciare la città. Quando nel 1797 i
francesi entrano a Venezia, il poeta si arruola come tenente nell'esercito della nuova
Repubblica Cispadana e si impegna generosamente nelle istituzioni preposte alla riforma
dello Stato. Il 17 ottobre, però, Venezia è ceduta da Napoleone all' Austria con il Trattato di
Campoformio. È la grande delusione politica della vita Foscolo, le cui posizioni ideologico-
politiche piegano sempre più decisamente verso il pessimismo. Si sposta a Milano, nella
Repubblica Cisalpina. Alla fine del 1798, inizia a Bologna la stampa delle Ultime lettere di
Jacopo Ortis.
Al principio del 1799 si arruola come volontario nella Guardia Nazionale per partecipare alla
difesa della Repubblica Cisalpina (sarà ferito due volte). Sempre nel 1799 pubblica l'ode A
Luigia Pallavicini caduta da cavallo. Dopo la vittoria francese a Marengo (nel giugno del
1800) conosce in Toscana Isabella Roncioni, della quale si innamora. A Milano stabilisce
invece una relazione con Antonietta Fagnani, moglie del conte Arese, per la quale scrive l'ode
All'amica risanata. Negli ultimi giorni del 1801 esce a Milano il primo volume delle Ultime
lettere di Jacopo Ortis, la cui edizione definitiva verrà stampata l'anno seguente, con rapido
successo. Intanto è morto a Venezia il fratello Gian Dionisio (Giovanni), forse suicida, per il
quale compare il sonetto In morte del fratello Giovanni.
Tra il 1802 e il 1803, Foscolo pubblica varie edizioni delle poesie: l'ultima comprende dodici
sonetti e le due odi; dà anche alle stampe la traduzione della Chioma di Berenice. Dal 1804 ai
primi mesi del 1806 è nella Francia del Nord con il contingente italiano, qui ha una relazione
con la profuga inglese Fanny Emerytt, dalla quale ebbe la figlia Mary (detta Floriana) che
conoscerà molti anni dopo e che lo assisterà nell'ultimo difficile periodo trascorso in
Inghilterra. In Francia traduce il Sentimental Journey [Viaggio sentimentale]. Nel 1806
ritrova infine a Venezia la madre e la sorella, dopo un decennio di separazione. Ristabilisce
anche il legame con Isabella Teotochi Albrizzi. Nell'estate incontra Pindemonte, al quale
dedica il poemetto Dei sepolcri, compiuto nel settembre e stampato al principio del 1807, in
seguito dall'Esperimento di traduzione della Iliade di Omero. Nel marzo del 1808 è nominato
professore di eloquenza latina e italiana presso l’università di Pavia. Fa in tempo a tenere, nel
gennaio 1809, l'orazione inaugurale, ma la cattedra viene presto soppressa, e Foscolo perde
l'incarico dopo solo un anno. L'atteggiamento franco e risoluto , quando non spavaldo e
litigioso, verso i francesi e verso i letterati più affermati gli procura un numero sempre
maggiore di nemici, ai quali si aggiunge anche Monti, la cui amicizia con Foscolo si spezza
definitivamente attorno al 10. Foscolo passa da una polemica all'altra, alternando i toni della
satira a quelli delle accuse dirette. Alla crisi dei rapporti con l'ambiente intellettuale milanese
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si aggiunge la censura dell' Ajace, la tragedia foscoliana rappresentata nel 1811 alla Scala. In
essa vengono ravvisati riferimenti polemici a Napoleone e il governo francese decreta la
soppressione. Ciò segna la rottura definitiva tra il poeta e il potere napoleonico. Dopo vari
spostamenti tra Venezia e Milano, nell'estate del 1812 il poeta si stabilisce a Firenze, dove
resta fino alla fine dell'anno seguente. Qui si coinvolge in altri amori, in parti colare per
Quirina Mocenni, la «donna gentile» (come la chiama Foscolo) che gli resterà legata per
tutta la vita, soccorrendolo ancora negli ultimi difficili anni. Scrive una nuova tragedia,
Ricciarda, la cui prima ha luogo a Bologna il 17 settembre del 1813. In una villa sui colli di
Bellosguardo, nei pressi di Firenze, lavora al poema Le Grazie. Dopo la sconfitta di
Napoleone a Lipsia, nell'ottobre, il Regno Italico è sull'orlo della caduta. Foscolo riassume il
proprio posto nell'esercito. È coinvolto nella sollevazione di Milano (aprile 1814); ha contatti
con gli inglesi e con i congiurati per salvare l'indipendenza del Regno dall'Austria. Ma infine,
prevalendo gli austriaci, ha un breve periodo di tentennamento dinanzi alle loro offerte
(giustificate dall'atteggiamento antifrancese tenuto dal poeta negli ultimi anni). Dovendo, da
ufficiale, giurare fedeltà al nuovo potere, fugge in esilio (30 marzo 1815), dapprima in
Svizzera e in Germania, poi in Inghilterra. Si apre così l'ultima fase dell'esistenza foscoliana,
segnata da incalzante miseria e da frustrazioni e amarezze. È un decennio duro, che finisce
con il compromettere la già provata salute di Foscolo. Dal settembre del 1816 Foscolo fissa
dunque definitivamente la propria residenza a Londra, dalla quale si allontanerà di poco, per
sfuggire all'assalto dei creditori (che nel novembre del 1824 lo costringono a tre settimane di
prigione per un debito). È costretto a vivere per alcuni periodi sotto falso nome. Lo assistono
nella crescente miseria la figlia Floriana, che si trasferisce a vivere con lui nel 1821, e il
soccorso sempre però insufficiente, dei pochi amici rimasti. In condizioni così precarie e
umilianti, Foscolo riesce a produrre una gran quantità di scritti. Si tratta soprattutto di
collaborazioni riviste, con saggi sui maggiori autori della letteratura italiana: Dante,
Petrarca, Boccaccio, Ariosto, Tasso. È con essi che prende di fatto avvio la nostra moderna
critica letteraria. Lavora anche alle Lettere dall'Inghilterra e dà gli ultimi ritocchi all'Ortis,
dedicandosi anche, ma senza avvicinarsi alla conclusione, alle Grazie. Tra 1825 il 1826,
completa in vece la Lettera apologetica (un'appassionata difesa della propria coerenza
politica), che uscirà postuma nel 1844 a cura di Giuseppe Mazzini.
LE ULTIME LETTERE DI JACOPO ORTIS
È un romanzo epistolare: si immagina che si tratti delle lettere scritte da Jacopo all’amico
Lorenzo Aldreani, che le avrebbe raccolte con l’intento di “erigere un monumento alla virtù
sconosciuta”. Inizialmente viene fatto da parte di Lorenzo un'avvertenza al lettore; (allusione
al discorso di Vittorio Alfieri Della virtù sconosciuta, scritto in onore di un amico morto),
aggiungendo delle prose di raccordo e un resoconto finale sul suicidio e la sepoltura di
Jacopo.
L’opera di Foscolo è intessuto di citazioni e di letteratura. Lorenzo raccoglie le lettere di
Jacopo, introducendo di tanto in tanto spiegazioni in prosa e narrando in finale il momento
della morte e della sepoltura dell’amico.
La libertà vista come termine chiave fondamentale,Jacopo è un fautore del concetto di
libertà derivato alla Rivoluzione francese ma nella sua situazione politica attuale si trova a
vivere una situazione di sconfitta dei suoi ideali. (Riferimento alle parole che Dante
all’interno della commedia fa pronunciare a Virgilio).
Il riferimento che costituisce l'antefatto dal punto di vista storico del romanzo è il trattato di
Campoformio avvenuto il 17 ottobre 1797, con il quale Napoleone cede Venezia all’Austria.
(Questa è una delusione per Foscolo e per tutti coloro che avevano visto in Napoleone un
liberatore e avevano sperato nell’instaurarsi di un regime democratico in Veneto dopo la fine
del regime oligarchico.). Questo antefatto spiega la decisione del personaggio di ritirarsi sui
colli euganei per evitare le pressioni del regime. Incontra Teresa di cui si innamora, con il
padre in difficoltà economica e la sorella. Il padre decide di dare in sposa Teresa a un uomo
per la quale non prova amore. La donna da lui amata è destinata a sacrificarsi per amore
della sua famiglia (Teresa vittima sacrificale ai pregiudizi e agli interessi). Anch’essa è come
la patria, costretta a sottostare a un volere superiore.
Composizione 70
Tra le poche opere di Foscolo compiute e approvate vi sono le Ultime lettere di Jacopo Ortis,
un romanzo epistolare, la cui composizione impegnò a lungo l'autore; tra i primi abbozzi e
l'edizione definitiva corrono oltre vent'anni. La prima traccia del romanzo si incontra in un
progetto di lavoro steso nel 1796 da Foscolo diciottenne. Due anni dopo nasce la stesura più
antica dell'Ortis vero e proprio, del quale uscì una prima parte alla fine del 1798 a Bologna.
L'impegno militare contro gli austro-russi costrinse Foscolo a in terrompere la stesura,
completata a sua insaputa da un certo Angelo Sassoli per interessamento dell'editore. Tale
versione tapocrifa ottenne un discreto successo con varie ristampe non autorizzate recanti il
nome di Foscolo. Questi dapprima disconobbe pubblicamente l'apocrifo; quindi si rimise al
lavoro, e tra il 1801 e il 1802 preparò due edizioni interamente rifatte e accresciute. La
seconda servì da base per varie ristampe, e per le correzioni, soprattutto stilistiche, apportate
dall'autore negli anni dell'esilio svizzero (con una stampa a Zurigo nel 1816) e inglese (a
Londra apparve nel 1817 la versione definitiva).
Struttura
Le Ultime lettere di Jacopo Ortis sono costituite da una raccolta ordinata delle lettere
indirizzate da Jacopo all'amico Lorenzo Alderani fra l'11 ottobre 1797 e il 25 marzo 1799; vi
sono anche alcune lettere indirizzate all'amata Teresa e ad altri. Lorenzo presenta nelle
lette